Cristo il Barbone stava sotto un ponte
insieme a Dodici compagni matti,
anche loro di retaggio regale
ma squattrinati nomadi per scelta.
Amico della povertà, sognava
un mondo di bellezza e verità,
un mondo liberato dal dolore,
consacrato alla luce dell’amore
– il più grande che si possa provare!
Era immerso nel mare del silenzio,
prigioniero del pensiero divino,
di una complicata identità
subita e non costruita.
La sua grazia catturava i passanti
e gli automobilisti in corsa
proprio come un giardino colorato:
fiori vivi, e alberi color prato – splendore
senza fine, eppure a termine…
Chi fosse in realtà rimane un mistero
affascinante e tenebroso
come tutti i misteri; in ogni senso
fu fratello gemello dell’effimero
sebbene ormai sia parte dell’eterno,
leggenda senza tempo più che storia.