Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |       
Autore: Francesca_H_Martin    02/12/2015    4 recensioni
“Hai mai voluto rivivere un giorno dall’inizio alla fine?”
Stiles e Lydia sono divisi da forze maggiori. Lei è rinchiusa all’eichen house.
Per tutto ciò che è accaduto in questo periodo a Beacon Hills si sentono inutili, soli, impotenti.
Un ricordo-triste e doloroso che sia- è l’unica cosa che permette loro di andare avanti; il ricordo di quel fatidico giorno, il ricordo che vivono ogni notte nei loro sogni: il giorno in cui Stiles confessa a Lydia che ha ucciso Donovan.
Ho immaginato che Lydia è stata la prima persona a saperlo.
Ho immaginato che sua la reazione è opposta a quella di Scott.
Lei l’avrebbe compreso, l’avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto che era tutto ok.
Una fanfiction divisa in due parti, la prima molto più dark, la seconda più dolce e romantica con alcuni riferimenti a uno dei telefilm che amo di più: Dawson’s creek.
Spero vi piacerà :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

UN GIORNO DA NON RIVIVERE.



 Ho immaginato questa ff sulle note della canzone "chasing cars" dei sleeping at last, per una migliore lettura vi consiglio di ascoltarla :)






 
Hai mai voluto rivivere un giorno dall’inizio alla fine?”
Capisci che la tua vita è appesa ad un filo solo quando ti accorgi che l’unico pensiero che riesci ad avere è la morte.
Quando avverrà.
Come avverrà.
Chi la farà avverare.
 
Ormai ho perso il conto.
Non so precisamente da quanto mi trovi qui, in questa stanza fredda e buia, su questo letto che è diventato un tutt’uno con il mio corpo come se fosse un organismo a parte che non posso controllare.
Saranno mesi, o magari settimane se sono fortunata.
 
E’ proprio in questi momenti che capisci quali sono le cose importanti della vita:
Famiglia.
Amici.
Amore.
Prada.
Perfino la scuola.
La normalità è la vera felicità che tutti bramano, nessuno l’ha mai capito.
Io si.
Sarebbe bella una vita senza voci, troppe voci nella testa. Una vita senza avere sempre la sensazione che la fiamma che giace in qualcuno, innocente o malvagio che sia, presto si spegnerà e tu non potrai farci niente.
 
Si, la mia vita è appesa ad un filo ma non mi importa. L’unica cosa di cui mi importa sono le persone che amo.
Vorrei liberarmi, vorrei aiutarli, vorrei sapere se stanno bene ma l’anestetizzante che circola nel mio corpo non mi permette neanche di muovere un muscolo.
Vorrei…
 
I pensieri di Lydia vengono interrotti bruscamente dal cigolio di quella vecchia porta arrugginita.
E’ l’infermiera, puntuale come al solito.
Ogni giorno si reca lì per anestetizzare la ragazza, è come se ne traesse conforto, piacere, soprattutto  nel vedere il dolore nei suoi occhi sapendo che non ha neanche la forza di urlare, neanche la forza di emettere un minuscolo ed  impercettibile suono.
 
-“Bene, bene…Chi abbiamo qui? Una fastidiosa banshee che mi guarda come se fossi la persona più terribile dell’universo?!”
 
La donna si avvicina sempre di più con quella siringa in mano, siringa  che avrebbe terrorizzato chiunque visto lo spessore e la lunghezza dell’ago.
Gira intorno a quel letto camminando molto lentamente e blaterando cose che Lydia a stento riesce a sentire.
Ad un certo punto il suo volto è ad un centimetro dal volto della ragazza.
La fissa con aria soddisfatta, come se quello fosse stato un gioco e lei fosse stata la vincitrice della partita.
 
-“Sai, è maleducazione non rispondere.”
 
L’ago scivola pian piano sul braccio pallido della ragazza. E’ gelido come il ghiaccio, tanto gelido da causarle la pelle d’oca.
Non può muoversi ma riesce a percepire le sensazioni. Eccome se le percepisce.
Riesce a percepire la puzza di muffa che proviene da quel soffitto vecchio e logoro, il rumore incessante delle gocce che cadono ininterrottamente da quel rubinetto malandato, la poca luce fioca che emette quella specie di lampada appesa al muro.
La parte peggiore però sono dei rumori striduli che ricordano tanto il rumore delle unghie che graffiano senza pietà una superficie.
Ogni notte, alla stessa ora, questi rumori si fanno vivi alle sue orecchie, nitidi come non mai.
E’ come se ci avesse fatto l’abitudine.
Non ricorda più ormai neanche la sensazione di dormire tranquilla nella sua stanza, nel silenzio più totale.
 
-“Visto che non rispondi alla mia domanda, che ne dici di cantare una canzoncina?...
Un due tre, Stiles non è qui per te!
Quattro cinque sei , Malia morta la vorrei!
Sette otto nove, Scott è scomparso chissà dove!”
 
Lydia cede di un battito.
Ha paura.
Ha paura per i suoi amici, una grande FOTTUTA paura.
L’infermiera continua a canticchiare con quel solito fare arrogante e con quel ghigno fastidioso accarezzandole la guancia biancastra.
 
-“E siamo arrivati a dieci, dove tutti muoiono e noi siam felici!
Sei contenta? Potrai vantarti di essere l’unica sopravvissuta, sempre se ci riuscirai!”
 
-“La…Lasciami…in…pace”
 
Lydia pronuncia queste parole con fatica, come se qualcosa stringesse così forte la sua gola da non permetterle quasi neanche di respirare.
 
-“Molto bene Lydia, finalmente una risposta! E come premio…Fammici pensare un attimo…Ti sei aggiudicata doppia dose di anestetizzante!”
 
La donna alza il braccio a una distanza notevole rispetto a quello di Lydia e dopo neanche un secondo lo perfora con tutta la ferocia possibile.
 
“Lydia…I killed  Donovan!”
Un mugolio quasi impercettibile si presenta alle sue orecchie, di nuovo, come ogni sera.
Un sibilo.
 
 E dopo Nero.
E ancora nero.
 
 
 
 
Hai mai voluto rivivere un giorno dall’inizio alla fine?”
 
“I killed Donovan. I killed Donovan. I killed Donovan. I killed Donovan.”
Ogni giorno queste parole rimbombano nella mia testa come aghi che perforano incessantemente la mia pelle.
Una straziante agonia.
Ogni singola volta è come affogare nel più profondo degli abissi.
Non c'è cosa peggiore nel sapere che la vita di una persona le è stata tolta, specialmente se sei stato tu a togliergliela.
 
Non sono un eroe.
Non lo sono mai stato.
 
 
-“It’s you. It’s all you. You know everyday, I saw her lying in that hospital slowly dying. I thought, how the hell am I supposed to raise this stupid kid on my own? This hyperactive little bastard who keeps ruining my life? It’s all you. It’s you Stiles.
You kill your mother, Stiles.You hear me? You kill her and now you killing me.”
 
Come posso esserlo se ho ucciso mia madre?
 
 
-Your friends, your family, everyone who ever meant something to you, we’re going to destroy all of them, Stiles.
One.By.One.”
 
Come posso esserlo se ho causato tanti problemi alle persone che amo di più?
 
 
-“Some of us have to make mistakes, some of us have to get our hands a little bloody sometimes, some of us are human!”
 
Come posso esserlo se anche il mio migliore amico mi considera un mostro?
 
 
Stiles continua a fissare quella pioggia incessante dalla finestra della sua camera fin troppo caotica.
Riflette perfettamente il suo attuale stato d’animo.
Si sente perso, inutile, stupido.
Impotente.
Impotente perché una delle persone più importanti della sua vita è rinchiusa ricevendo chissà quali torture.
Impotente perché non sa come proteggere i suoi amici.
Non sa come salvarli.
Non sa come affrontare questa nuova situazione.
Impotente perché si sente solo.
Impotente perché ogni giorno è come se rivivesse quell’incubo. Il pensiero di aver ucciso un ragazzo lo divora ogni singolo momento della sua vita.
 
Ogni sera chiude gli occhi troppo presto per non pensare.
Per dimenticare.
Per non sentirsi un mostro.
Ma è sempre tutto inutile.
Solo un ricordo riesce a calmarlo, uno solo. Un ricordo che gli appare ogni singola notte, quando tutto ormai è spento, quando tutto ormai è già vissuto.
E’ come se quel singolo momento, triste e doloroso che sia, sia l’unico momento che ormai lo fa andare avanti. E’ la sua tana, il suo rifugio, la sua casa.
 
Una lacrima gli riga il viso mentre si alza da quella sedia per gettarsi a capofitto sul quel comodo letto.
Disfa velocemente le coperte e si copre a velocità supersonica fin sopra il naso.
Il mondo è un posto meno orribile lì, sotto le coperte.
Nessuno può giudicarlo, nessuno può farlo sentire come un errore umano.
O forse si. C’è sempre lui a convivere con se stesso, d’altronde.
E’ tutta una mera illusione.
 
-“Chiudi gli occhi, su Stiles! Chiudili!”
 
Si ripete queste parole stringendo prepotentemente i pugni.
 
-“Stiles…chiudi…gli…occ…”
 
-Si Stiles, chiudi gli occhi, ci sono io ora…”
-“L…Lydia, sei tu?
 
Ed eccola, come ogni notte, proprio come se fosse davvero lì accanto a lui, come quel fatidico giorno, seduta su quel letto con i suoi occhioni verdi pieni di tristezza si, ma vuoti di delusione e disprezzo.
 
E poi nero.
E ancora nero.
 
 
 
 
 
 
“Hai mai voluto rivivere un giorno dall’inizio alla fine?”
 
                                                                                           
                                                                                                         “I’ll keep you safe
                                                                                                         Try hard to concentrate
                                                                                                         Hold out your hand
                                                                                                        Can you feel the weight of it
                                                                                                        The whole world at your fingertips
                                                                                                        Don’t be, don’t be afraid
                                                                                                        Our mistakes they were bound to be made
                                                                                                        But I promise you I’ll keep you safe”
 
 
 
Lydia bussò ripetutamente la porta scricchiolante della camera di Stiles senza ricevere alcuna risposta.
Lui c’era. Ne era sicura. Lo sceriffo Stilinski gliel’aveva confermato solo pochi minuti prima.
E allora perché non rispondeva?
 
 
-“Stiles se non apri subito la porta la butto giù io con un calcio! E se pensi che non possa riuscirci, chiedi a Parrish!”
 
Neanche una risposta. Quella casa in quel preciso istante sembrava abbandonata.
Lydia non era abituata a quel silenzio, ogni volta che metteva piede lì era come essere avvolti in quella piacevole atmosfera natalizia, quando tutti sono contenti di stare insieme, quando tutti si rannicchiano attorno al focolare per raccontare qualche leggenda o qualche storia paurosa per terrorizzare i più deboli di cuore.
Non aveva mai provato quella sensazione in casa sua, non da quando suo padre se n’era andato.
 
-“Stiles! Ti avviso, sto per aprirla! Uno…Due…”
 
Tre.
 
Con un calcio aprì quella porta ma la scena che si trovò davanti le fece gelare il sangue.
La voce non le usciva, il battito cardiaco che accelerava all’impazzata, un nodo alla gola tremendo che non le permetteva di prendere aria.
Uno Stiles sconvolto, terrorizzato che fissava le sue mani piene di sangue come se avesse visto un fantasma faceva da sfondo a quell’incubo ad occhi aperti.
Le lacrime solcavano il suo viso come pioggia cristallina che abbandonava quella prigione color nocciola.
Quel pavimento ruvido e freddo dove Stiles si trovava in ginocchio disperato, privo di vita, sconvolto, non aveva mai visto tanto rosso in vita sua.
Le gocce di sangue scivolavano dalle sue mani tremanti come gocce di rugiada che abbandonavano quelle foglie malandate.
 
-“Ly…Ly…”
 
Nonostante si sforzasse tanto di parlare, le parole rimanevano sulla punta della lingua senza fuoriuscire, come se fosse troppo rischioso, come se avessero paura, come se fossero bambine spaesate e confuse  per la prima volta a contatto con il mondo crudele.
 
-“I…I…”
 
Il respiro affannato, ansimante.
 
-“I killed Donovan”
 
Senza rifletterci troppo pronunciò queste parole trattenendo il fiato. I suoi occhi socchiusi tanto dalle lacrime, con quell’espressione segnata per sempre come una cicatrice mai più rimarginabile.
Il suo dolore era palpabile, tanto palpabile che un brivido si increspò sulla pallida schiena di Lydia la quale corse senza pensarci due volte tra le sue braccia.
 
-“Stiles shh…Sono qui…Ora sono qui.”
 
Quelle delicate piccole mani facevano avanti ed indietro su quella guancia umida e fin troppo calda.
Ogni suo tocco per Stiles era un sollievo. Era come se fosse capace di liberarlo in parte da tutti i problemi, da tutti i dolori che lo affliggessero in quel momento.
 
-“Stiles io ti conosco e so che se l’hai fatto c’è un motivo valido. Non devi…Non devi pensare neanche per un secondo di…di essere un assassino. Un mostro. So che in questo momento lo stai pensando, lo vedo dai tuoi occhi… Ehi, guardami!”
 
Lydia prese il volto del ragazzo e lo girò verso sé, occhi dentro occhi.
 
-“Mi hai capita?! Non… non ti permettere di pensarlo neanche per un attimo perché sei la persona più dolce e buona che io conosca. Non dubitarne proprio ora, quando le cose sono più difficili. E’ proprio in questi momenti che devi ripetertelo.”
 
Le sue mani continuavano ad accarezzarlo dolcemente.
 
-“Errare è umano Stiles. Nessuno vive la sua vita senza mai sbagliare. Quello che davvero importa è… riuscire a convivere con questi sbagli. Capirli. Imparare da loro. Ma soprattutto capire il perché di questi sbagli.”
 
-“Io stavo…Stavo cercando solo di difendermi. Non giustificarmi Lydia e  non illudermi dicendo che non sono un assassino! Ho ucciso Donovan e questo è tutto quello che so e che devo sapere!”
 
La voce spezzata che aumentava sempre di più,  così come il suo pianto.
 
-“Niente è solo bianco o nero Stiles.”
 
Lydia gli asciugò quelle lacrime sorridendogli.
Quel sorriso gli ridiede speranza.
 Lo spostò sul letto e lo stese sotto quelle coperte baciandogli la fronte, proprio come se fosse suo figlio, proprio come se fosse pronta a canticchiargli la ninnananna.
 
-“Dormi Stiles, ora ci sono io. Sei al sicuro. Ti prometto che sarai al sicuro.”
E così, dopo che Lydia si accertò che Stiles davvero stesse dormendo, si stese accanto a lui, lo accarezzò e lo guardò per un ultima volta prima di chiudere gli occhi.
I loro cuori battevano all’unisono e le loro mani erano avvolte in quel tepore, l’una dentro quella dell’altro.
E così rimasero per quasi tutta la notte.
Insieme.
Vicini.
Mano nella mano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE: Per scoprire cosa succederà nel finale vi consiglio di leggere anche la seconda parte che pubblicherò mercoledì prossimo :) è molto  più dolce e romantica! Se volete recensire per farmi sapere cosa ne pensate ne sarei felice! Grazie per tutto!
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Francesca_H_Martin