- No. Assolutamente no. –
- Non capisco perché ti opponi così tanto alla cosa, Merlin. –
- Vuole veramente saperlo, Sire? Poi non si lamentasse se divento volgare. –
- E se ti dicessi che è un ordine dal tuo re? –
- Le risponderei per l’ennesima volta che sono il suo servitore, non il suo cane. –
- Un’ultima volta, Merlin… dai… -
- No! Non mi trasformerò in un cane per divertirla! – esplose Merlin, alzando le braccia al cielo.
- Non se ne parla. Non sono un buffone. –
- Su questo si potrebbe discutere – replicò il re, incrociando le braccia al petto.
- Te lo ordino, Merlin. In fondo è il mio compleanno. –
- No! Non può usare questa scusa ogni anno! Quella volta è stato un errore che non si ripeterà! –
- Ma eri un collie bellissimo! Non puoi non ammetterlo! –
- Ho soltanto sbagliato un incantesimo, Arthur. Non capiterà mai più. Lo giuro. –
- Devo usare altri metodi per convincerti…? – iniziò Arthur, avvicinando ancora di più il volto al mago.
Un paio di minuti dopo si trovavano sul letto, ignari del mondo che li circondava, come sempre. Arthur prese come sempre le redini della situazione, posizionando Merlin sotto di lui e iniziando a massaggiare il sodo fondoschiena di Merlin, fermandosi ad ammirarlo per un po’, accarezzandolo con un tocco leggero. Merlin da canto suo era partito. Ormai nulla aveva più senso se non Arthur. Si girò leggermente e sussurrò al re: - Sono pronto. –
- Quindi lo farai? – rispose il re alzando la testa e spostando la sua attenzione dal sedere del mago al suo legittimo proprietario.
- Hai vinto, come sempre. – replicò Merlin, sbuffando divertito. Non poteva vincere contro quell’uomo.
- Bene. – sorrise il re.
Si alzò e si rivestì anche lui, furioso con se stesso per essersi fatto abbindolare con così poco.
- Sei proprio un figlio di buona donna. Ti odio. –
- Sappiamo entrambi che non è vero. –
- Lo sai che sei proprio carino? – gli disse grattandogli le orecchie.
***
Qualche settimana dopo, di presto mattina, Merlin andò come sempre a svegliare Arthur, che senza di lui si sarebbe alzato dopo il pranzo. Prima di tirare le tende e quindi svegliare il re si avvicinò al suo letto e sussurrò poche parole incomprensibili. Si tirò su soddisfatto e disse tra sé e sé:
- Così impari, asino reale. –
- Ma cosa…? – si chiese ripassando ancora la mano.
- Cosa succede sire? – chiese innocentemente Merlin.
- Che cosa hai fatto Merlin! – urlò ancora più forte – non di nuovo! –
- Cosa? Non credo di aver capito, Sire. –
- Non le conviene sfidare uno stregone sire. – disse Merlin – sono creature malvagie. –