Sunrise
Kokoro wo nani ni tatoe you
Hitori michiyuku kono kokoro
Kokoro wo nani ni tatoe you
Hitoribocchi no samishi sa wo
[A cosa comparare l'animo?
A quest'animo che segue il sentiero da solo
A cosa comparare l'animo?
Alla solitudine dell'esser tutto solo-
La canzone di Therru]
La voce roca e provocante rovinava il timbro pacato che usualmente avevi.
Le parole di disprezzo che prounciavi non eran tue.
Ma non te ne accorgevi nemmeno, quando sfidavi con lo sguardo quegli insulsi falliti che osavano minacciarti.
Minacciavano Te, il Principe.
E sembravano poco interessati alla giovane che ti osservava con disgusto quasi tangibile, ma che, nonostante tutto, i tuoi nemici continuavano a tener ferma.
Forse avevano paura che Tu potessi portarla via da loro.
Ma a Te cosa poteva importare di quella sprovveduta?
I vostri sguardi si erano incrociati solo per qualche manciata di secondi.
Avevi provato a proferire parola, ma la voce e le parole stesse morivano in gola. Un balbettio sconnesoda parte tua, e Lei era già scappata lontano.
Lontano da Te.
Non avevi provato a fermarla; le suole sembravano non voler abbandonar quella porzione di terra.
Osservavi perso la figura che pian piano si allontanava, terrorizzata. Terrorizzata almeno quanto Te.
Non avevi ben compreso come quella spada fosse finita tra le tue mani, che mai si erano sporcate di sangue, come quegli uomini fossero a terra, come quella ragazza, che ti guardava con orrore crescente, avesse finito per scappar via. La nausea ti travolse in poco. Capisti tutto. Eri stato Tu.
Tu a impugnare quella spada.
Tu a colpire spietato gli uomini che adesso erano a terra sfiniti-se non morti-.
Tu a far scappar via dal terrore quella ragazza.
Tu ad uccidere tuo padre.
Non era stato l'altro. Colui che oscuro risiedeva in Te. Eri Tu, non Lui. Boccheggiasti per qualche attimo, prima di correre via col cuore in gola, disgustato da Te stesso.
L'arancio del cielo ti offuscò per qualche attimo la vista.
Fissasti inespressivo il sole nascente, coperto dalle insistenti nuvole.
E, ancora una volta, non compresi cosa facessi lì. Il calore crescente che ti scaldò il petto e le gote sembravano non appartenerti.
D'improvviso, sentisti i folti capelli mori di Lei solleticarti il volto. Scopristi con non poco imbarazzo che aveva poggiato la testa sul tuo petto.
Socchiudesti gli occhi, sorvolando la vergogna iniziale, inspirando il profumo dolce che proveniva dal viso marchiato della fanciulla.
E il mondo sembrò tornare a posto. Ogni cosa riaquistò il suo ordine, solo quando i vostri sguardi si incontrarono di nuovo.
Tornasti in pace con Te stesso osservando quegli occhi così puri, cercando di impedirti di sorridere.
Vero, eri riuscito ad usare quella spada, quella spada che solo il Re era in grado di sfoderare. Ma non era quello a scardarti il cuore.
E, solo in quel momento, un sorriso sincero nacque sul tuo volto. E, di nuovo, sorse l'alba.