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Autore: Altair13Sirio    06/12/2015    3 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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La ragazza passeggiava lentamente sotto la pioggia con l’ombrello blu alzato sopra il capo. Indossava un giubbotto verde stretto da un laccio ai fianchi con un cappuccio largo dietro al collo; ogni bottone era ben fissato. I suoi stivaletti in pelle marroni schioccavano a ogni passo, alzando schizzi qualora mettesse i piedi in una pozzanghera. Il suo corpo ondeggiava delicatamente mentre avanzava, e manteneva la sua posa senza modificarla minimamente.
Il suo viso era quasi completamente coperto: il colletto del giubbotto era alzato in modo da coprirle le labbra, e i lunghi capelli neri si agitavano mossi dal vento, coprendole la visuale; tra questi spiccava una ciocca cremisi che dal lato sinistro della fronte le scendeva fino alla clavicola. I suoi occhi neri sembravano essere persi nel paesaggio che le si stagliava di fronte, una miriade di luci e negozi ai lati della strada, insegne luminose e passanti occasionali che incrociavano la sua strada, ignorandola come lei ignorava loro. In realtà, quegli occhi neri erano concentrati sui pensieri della ragazza; non stava ammirando le luci colorate che da qualche giorno cominciavano a diminuire per le strade, segnando la fine delle feste che ogni anno portavano tanta gioia a tante famiglie, e non guardava nemmeno le persone che incontrava; non avrebbe potuto interessarle di meno di quelle persone.
Quello a cui pensava la ragazza era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, un sentimento che l’aveva assalita da un po’ di tempo e l’aveva fatta ricredere sulle proprie emozioni. La sua mente andava ad anni addietro, quando era ancora una piccola ragazzina che a causa della sua statura veniva scambiata per una bambina molto più piccola; era cresciuta da allora, sicuramente, e nonostante non fosse alta come avrebbe sempre sognato, non si lamentava di quello che era riuscita a raggiungere. Adesso la gente la riconosceva come una donna, com’era giusto che fosse alla sua età, e da donna, si poteva concedere sentimenti che una volta si era proibita…
Anche il suo viso era cambiato: non era più dolce e delicato come una volta; i suoi lineamenti erano sempre gentili con il suo viso, ma la sua espressione era cambiata drasticamente; la ragazza non sorrideva quasi mai, aveva un lieve broncio perenne in faccia, ma questo non significava che fosse insensibile, anzi, una volta conosciuta bene, era molto espansiva. L’unico problema era che non avesse tante persone alla quale mostrare questo lato della sua personalità. Tutti i suoi amici erano andati via, lei era rimasta sola in quella città, ed era stato difficile trovare altre persone con cui instaurare dei buoni rapporti.
Mentre avanzava con la testa fra le nuvole, il suono di un clacson proveniente da sinistra attirò la sua attenzione. C’era un’auto scura dall’aspetto usato che costeggiava il marciapiede, ferma di fronte a lei. Il finestrino del passeggero si abbassò e un volto che non vedeva da molto tempo fece capolino. << Kate, sali! >> Esclamò sorridendo il ragazzo, che aprì lo sportello per facilitarle l’entrata.
Kate si fermò un attimo prima di riconoscere il viso luminoso del suo vecchio amico Tommy e poi si avvicinò ricambiando quel sorriso e richiudendo l’ombrello prima di entrare nell’auto.
Dentro la macchina si stava bene; l’aria condizionata aveva reso l’atmosfera rilassante, e a Kate piaceva molto quella sensazione di stare dentro a un posto al caldo, mentre fuori la pioggia picchiava sui vetri e bagnava qualsiasi cosa fosse allo scoperto. Sospirò e si lasciò andare a un sorrisetto nervoso, rivolgendo un ultimo sguardo prima di voltarsi verso il ragazzo che le sorrideva serenamente.
Il sorriso che affiorò sulle labbra di Kate fu il più spontaneo che ebbe avuto in anni, e lei stessa non avrebbe pensato di reagire così vedendo quel ragazzo dopo tanto tempo. Si spostò una ciocca di capelli dal viso imbarazzata e cercò di trovare le parole per rompere il ghiaccio. << E’ da tanto che non ci vediamo, eh? >>
<< Cavolo… Non so come abbia fatto a stare senza di te tutto questo tempo… >> Commentò Tommy guardandola con occhi sognanti. << Mi sei mancata, Kate. >> Aggiunse con tono rassicurante.
Kate sorrise imbarazzata distogliendo lo sguardo più volte. << Mi sei mancato anche tu, Tommy. >>
L’automobile ripartì e i due vecchi amici cominciarono a parlare. Era passato più di un anno dall’ultima volta che si erano visti, ma a Kate era sembrata una vita: Tommy era il ragazzo con cui si era sempre potuta sentire libera, erano sempre stati assieme, specialmente negli ultimi anni prima di dividersi, dopo le scuole superiori. Le era sempre rimasto vicino, anche nei momenti più bui, e lei gli era stata molto grata per quel suo sostegno; era quel tipo di amico che si poteva definire un “vero amico”, e Kate si sentiva molto fortunata ad averlo incontrato: non aveva molti amici, lei…
Vedere di nuovo Tommy era davvero bello, nonostante lei non sapesse cosa dire; lui invece sembrava pieno di cose da dire, idee, commenti, progetti per il futuro, ma attendeva che fosse la ragazza a partire. Era cambiato, in ogni caso…
Aveva i capelli più lunghi di una volta, a Kate piaceva quel suo taglio, ed era un po’ più muscoloso di prima, ma lo sguardo era la cosa più caratteristica di quel ragazzo: trasmetteva un senso di vita che faceva passare tutti i cattivi pensieri dalla mente di Kate, e sembrava essere diventato ancora più espansivo di quanto già fosse prima. Sicuramente aveva imparato un sacco di cose interessanti all’università, che tuttavia Kate non avrebbe mai capito… Però le mancavano quei tempi quando passavano i pomeriggi a studiare la fisica e a discutere sul loro futuro, su quello che desideravano fare. Tommy diceva sempre di voler diventare uno scienziato e dare le risposte a tutte le domande che si sarebbe posto; ovviamente Kate non fu mai tanto ambiziosa: lei era più realista…
<< Com’è l’università? >> Chiese finalmente alzando lo sguardo mentre Tommy cambiava marcia nell’auto.
Il ragazzo mosse rapidamente le sopracciglia piegando un labbro in risposta. << Grande! Non pensavo che fosse un ambiente così vario e aperto; lì mi sono davvero messo in gioco! >> Disse girando lo sguardo per un attimo.
Kate annuì. Aveva visto alcune foto, quello che era successo a miglia da lì, che aveva coinvolto il suo amico; una volta partito Tommy, lui e Kate non si erano tenuti molto in contatto, entrambi avevano le loro vite adesso, si sentivano dei pesi per l’altro – o almeno questo era quello che passava per la testa di Kate – e quindi gli sembrò più facile andare avanti, ognuno per la propria strada, per quanto triste potesse sembrare. Ogni tanto però Kate vedeva quello che succedeva al suo vecchio amico, grazie ai social network, quindi sapeva dei suoi ottimi voti all’università, delle sue nuove amicizie; aveva visto quanto fosse felice, lontano da lei. Dall’altra parte, invece, Kate sembrava aver perso qualcosa di importante dopo la partenza di Tommy, la sua vita sociale era diminuita di colpo, non le piaceva stare a contatto con la gente, ed ormai si ritrovava sola in una città alla quale sentiva di non appartenere…
<< Sono felice che tu ti trovi bene. Io non posso dire molto di qui, invece… >> Commentò sarcastica, desiderando però di poter sparire da quella città che era stata la sua casa per diciannove anni, ormai.
Tommy rise. << Ah, dai, ci sarà qualcosa di divertente in questo vecchio buco! >> Era davvero eccitato nel rivedere Kate, lo poteva intuire dal suo tono. Era possibile che gli fosse mancata così tanto?
Kate piegò la testa di lato. << Bé… Il festival primaverile era divertente… Quando eravamo giovani. >> Disse con disappunto, cambiando subito la frase che stava per dire; non poteva dire di aver partecipato a manifestazioni o feste che le avevano lasciato dei bei ricordi lì; per quanto le riguardava, adesso Kate si ritrovava ad assistere alla vita che aveva vissuto lei negli anni precedenti, attraverso i ragazzi del presente.
<< “Quando eravamo giovani”! Parli come una vecchia! >> Commentò ridendo con forza il ragazzo. Kate si finse offesa.
<< Oh, grazie! >> Disse ad alta voce, cercando di far ridere ancora di più l’amico. Chissà perché, quando era con Tommy non riusciva a rimanere seria troppo a lungo.
Il ragazzo rise, ma riacquisto l’autocontrollo rapidamente, per non distogliere l’attenzione dalla strada. << Mi fai sentire ancora più decrepito di quanto sia. >> Disse passandosi un dito sotto una palpebra, come per asciugarsi una lacrima che aveva perso a causa delle risate. Il suo sorriso innocente intenerì Kate.
<< Lo stesso vale per me. >> Commentò poggiando la testa al sedile su cui stava seduta.
Sospirò sentendosi invadere dalla nostalgia di quando erano ancora a scuola. Era strano; normalmente, una persona avrebbe avuto un sacco di domande da fare a un amico tornato a casa dopo tanto tempo. Lei invece si sentiva imbarazzata, come se stesse parlando con uno sconosciuto. Si sentiva improvvisamente una pessima amica, avrebbe dato l’impressione di non importarle se avesse continuato a comportarsi in quel modo, ma forse Tommy non ci faceva caso…
<< Vivi ancora con tuo padre? >> Chiese il ragazzo facendo girare la testa da un lato all’altro mentre usciva da un incrocio. Kate alzò lo sguardo sorpresa.
<< No. >> Rispose rapidamente. << Appena finita la scuola me ne sono andata di casa. Non avrei sopportato di stare alle dipendenze di qualcuno a questa età! >> Disse quasi schifata dell’idea di dover vivere con il genitore. Era vero. Kate aveva lasciato suo padre non appena era stato possibile e si era trasferita il più lontano possibile da  casa sua.
<< Quindi hai una casa tua? >> Chiese il ragazzo sorridendo.
Kate piegò la testa. << Ho affittato un appartamento in centro, ma si può dire che ho parecchia libertà… >> Spiegò increspando un labbro pensando alla propria quotidianità. Non era molto diversa da quando era piccola, solo che invece di andare a scuola, la ragazza lavorava. Per il resto, era come se nulla fosse cambiato.
<< Hai un lavoro? >> Chiese Tommy dopo che la ragazza ebbe menzionato l’affitto da pagare.
Kate annuì orgogliosa. << Lavoro in quella pasticceria di cui ti parlavo sempre! >> Rispose ammiccando. << E’ come un parco giochi, per me! >> La ragazza era sempre stata molto golosa di dolci, e spesso aveva trascinato l’amico in quella pasticceria che adesso era il suo lavoro. Tommy ricordava bene quelle volte che fu costretto ad andare con lei in quel posto, facendosi imboccare con gli occhi chiusi dei dolci a caso scelti da Kate; quello scenario era comune per i due ragazzi, che facevano lo stesso quando erano a casa, con le creazioni della ragazza.
<< Ma tu non sai cucinare! >> Esclamò Tommy incredulo, mostrando però con la propria espressione che stesse scherzando. Si voltò verso l’amica inarcando un sopracciglio e spalancando la bocca per tirare fuori quell’esclamazione così avventata che fece ridere la ragazza. Aveva ancora in bocca il sapore dei dolci preparati da lei, e non era un bel ricordo

Kate si perse d’aria per un attimo quando rise. La sua risata suonò come un cinguettio soffocato mentre la ragazza si piegava in avanti per cercare di calmarsi. << In effetti faccio la commessa. >> Rispose un po’ delusa, continuando a sorridere. << Però sto migliorando! Se dovessi assaggiare qualcosa di mio adesso, ne rimarresti sorpreso! >> Lo sfidò con un sorrisetto furbo.
<< Certo. Lo zucchero adesso lo usi? >> Disse lui con tono sarcastico mettendosi comodo sul proprio sedile. Quella domanda innescò una reazione scomposta da parte di Kate.
<< E’ successo solo una volta! >> Esclamò infastidita. Quel giorno che invece dello zucchero, la ragazza aveva utilizzato il sale nell'impasto di una torta non se lo sarebbero mai dimenticato. Chissà quante volte ancora Tommy glielo avrebbe ricordato…
Era passato tanto tempo, ma Kate cominciava a sentire la tensione allentarsi, come se stessero tornando indietro nel tempo, a quando erano ancora amici e si dicevano tutto, senza mai mentire. Che cosa era cambiato da allora? Perché era così difficile parlare con Tommy, adesso? Il fatto che fosse andato via per un anno? Aveva solo fatto la cosa giusta, seguendo i suoi sogni; una cosa che Kate non era stata in grado di fare…
Proprio quel pensiero le fece venire un dubbio: Tommy era mancato per più di un anno, e non era mai tornato prima d’ora. Quando e perché era tornato proprio adesso, all’improvviso? << Quando sei tornato a casa? >> Chiese Kate perplessa. Pensava che non lo avrebbe più rivisto lì, dopo essere partito per l’università.
Tommy sembrò annoiato da come ne parlò:<< Le vacanze. Giusto un paio di settimane, non ho potuto rilassarmi come si deve, in effetti… I miei mi hanno sballottato in giro a incontrare parenti che non vedevo da una vita, e allora queste due settimane si sono trasformate in un incubo… >> Ridacchiò ripensando alle proprie vacanze e mettendosi una mano fra i capelli. << Domani riparto… >> Fece girando la testa verso il portabagagli, dove giaceva una valigia nera ben chiusa. Aggiunse di aver già salutato i suoi genitori, poiché avrebbe dovuto alzarsi presto il giorno dopo. Poi si rivolse con rammarico alla ragazza. << Avrei voluto passare per fare un saluto, ma non ne ho proprio avuto il tempo… >> Era uscito proprio per quello, quella sera.
Kate non lo biasimava per averla evitata; era ancora sorpresa del fatto che l’avesse salutata quel giorno. << Non preoccuparti… Io non pensavo nemmeno di avere un posto nella tua memoria… >> Mormorò abbattuta. Kate non si sarebbe mai identificata come una buona amica; pensava sempre di non sapere nulla dell’altro, di non essere in grado di aiutare, e il fatto di essere rimasta da sola dopo la partenza di Tommy glielo aveva fatto credere ancora di più… La gente era sempre presente per lei, mentre invece lei era sempre stata egoista, parlando sempre e solo dei suoi problemi, di quanto stesse male, senza mai preoccuparsi nemmeno una volta degli altri, di quello che sentissero loro

<< Ma che dici, Kate? >> Chiese incredulo Tommy fermando la macchina improvvisamente. Si girò verso la ragazza e le rivolse uno sguardo perplesso. << Sei la persona più importante per me su questo mondo! Se avessi potuto farlo, sarei rimasto qui con te! >>
Kate fu grata al ragazzo per quelle parole dolci; sorrise, nonostante non ci credesse. << So che non lo avresti fatto… >> Commentò lanciando un’occhiata di sfida a Tommy, che dopo quella risposta sembrò tentennare un po’. La scienza era tutto per lui, non avrebbe mandato tutto all’aria per una ragazza.
<< Forse no… >> Disse annuendo imbarazzato. Era molto sincero, e questa sua qualità piaceva molto a Kate. << Ma avrei cercato di essere più presente! >> Ammise lui. Non importava se stesse mentendo o no; ormai era passata quell’occasione, e Kate poteva solo pensare al presente, in cui le loro strade si erano di nuovo incrociate.
<< In che senso, “più presente”? >> Chiese alzando piano la testa.
Tommy si bloccò trattenendo il respiro.
<< Cosa avresti fatto, se fosse andata a quel modo? >> Chiese Kate muovendosi un po’ sul suo sedile per rivolgersi verso il ragazzo.
Tommy si sentì in trappola, ma non perse il sangue freddo e una volta ripreso a respirare, cominciò a spiegarsi, in modo poco ordinato. << Io… Io non lo so… >> Mormorò inizialmente. Il suo sguardo andava da una parte all’altra dell’abitacolo della macchina; faceva di tutto pur di non incontrare lo sguardo della ragazza, ed entrambi sapevano perché. A un certo punto sembrò stufarsi di quella insicurezza e cominciò a parlare più velocemente:<< Ascolta: io avevo paura. Ho sempre temuto di non essere abbastanza per te… >> Si interruppe. << Di non essere… In grado di aiutarti. >> Continuò con fatica. Sembrava si stesse togliendo un grande peso dal petto. Kate stava ad ascoltarlo sorpresa di quella improvvisa confessione. << Ogni volta che parlavamo credevo di essere fuori tema, di non essere di aiuto… Ma tu continuavi a sorridere a ogni cosa, e ho pensato che forse a qualcosa servivano le mie parole… >>
Kate era affascinata dalle parole di Tommy, era forse la prima volta che lo vedeva così concentrato e profondo durante un discorso. Non pensava che quel ragazzo potesse avere dei dubbi o delle paure…
Tommy strinse un pugno. << Quando sono partito… Ho pensato che tu mi odiassi. >> Come avrebbe mai potuto credere una cosa simile. << Ero l’unico che stava con te, eravamo sempre insieme, e io egoisticamente me ne sono andato, lasciandoti nei casini! >> Non poteva biasimarsi per aver fatto la cosa giusta. Ma di quali “casini” parlava?
<< Tommy… >> Mormorò Kate lasciandosi sfuggire un sorrisetto e scuotendo impercettibilmente la testa. << Io sto benissimo… Sono felicissima di vederti di nuovo, ma non posso certo costringerti a rimanere qui per sempre! >> Disse ragionevole. << Abbiamo tutti le nostre vite, e nessuno può permetterci di intromettersi! >> Cercò di convincere Tommy di non avercela con lui per essere andato via. Lei non era una ragazza vendicativa, si immedesimava molto nell’altro per capire il suo punto di vista.
Tommy però non credette alle sue parole. << Kate. >> Pronunciò il suo nome con drammaticità, come se stesse uscendo dall’ombra. << Non puoi mentirmi. >> Continuò muovendo la testa lateralmente. << So che cosa provi da quel giorno. Sono passati tanti anni, ma la tua mente è ancora debole e il tuo cuore ferito. Non si può dimenticare qualcosa di tanto orribile. >> Stava davvero parlando di quello. Quell’argomento che era stato un tabù per anni, l’unico argomento di cui nessuno dei due aveva mai voluto o potuto parlare; perché lo stava facendo proprio ora? Lo sapeva che Kate non voleva parlarne! Non era bello da ricordare!
<< Tommy… >> Mormorò mettendosi una mano sulla fronte corrucciata e girando la testa dall’altra parte. Non poteva abbandonarla proprio in quel momento, cominciando a dire cose che lei non voleva sentire!
<< Kate, io so quello che hai provato per tutto il tempo! >> Esclamò cercando di non lasciare che la ragazza lo interrompesse. Si spinse in avanti puntando un braccio lontano per dare più enfasi a quella frase. << Ti ha fatto male, e tu hai voluto ignorare la ferita. >>
<< Ti prego… >> La ragazza lo supplicava di non andare oltre. Non voleva sentire altre cose riguardo a quello. Non voleva più provare quel dolore.
Ma Tommy continuava. << No! Guarda come ti ha ridotta la negligenza! Tremi al solo pensiero di quello che accadde sei anni fa! >> Kate tentò di convincersi del fatto che quel tremore fosse dovuto al freddo che le era entrato nelle ossa, ma non fu abbastanza credibile.
<< Non voglio pensarci, Tommy… >> Fu la triste supplica della ragazza che scosse la testa con vigore per convincere l’amico a cambiare argomento. La risposta di Tommy la sorprese.
<< E allora non farlo! >> Esclamò stranamente convinto di quello che stesse dicendo. Kate gli rivolse uno sguardo interrogativo e lui non ci mise molto a spiegarsi. << Tutto questo dolore e questa paura… >> Mormorò con voce tremante. << A cosa serve? Ti opprime solo di più, quando dovresti concentrarti sulle cose belle che ti capitano! >>
Kate muoveva piano la testa, non convinta. << Mi stai dicendo che dovrei… Dimenticare? >> Chiese con più forza di quanto avrebbe voluto. << Devo dimenticare tutto quel dolore? Tutto quello che ho perso? >> Alzò la voce, quasi come se Tommy fosse da incolpare per qualcosa.
Il ragazzo scosse la testa con razionalità, senza scomporsi. << Non dico questo. >> Spiegò con calma. << Quello che è successo… E’ successo tanto tempo fa. >> Disse subito dopo abbassando lo sguardo e cercando di mimare qualcosa con le mani. << Allora non potei fare nulla per aiutarti. Tu sei andata avanti senza mai incolpare nessuno, senza mai chiedere nulla… Hai portato dentro di te questi dubbi fino ad ora… >> Si portò una mano al petto alzando lo sguardo e puntandolo dritto verso gli occhi di Kate. << Voglio aiutarti per davvero, Kate! Lascia che faccia qualcosa per alleviare le tue sofferenze. Smettila di tormentarti per qualcosa di cui non avevi il controllo e condividi quel dolore con me, perché possa non sentirti più sola! >>
Le parole di Tommy erano davvero dolcissime. Kate lo aveva sentito parlare così solo qualche altra volta, e se non stava recitando nella compagnia teatrale della scuola, allora lo aveva fatto prima di quella tragedia, sei anni prima… E quella era la prima volta che la ragazza pensava di prendere seriamente in considerazione le parole del ragazzo, di credergli per davvero. << Tommy… >> Mormorò abbassando lo sguardo imbarazzata, sentendosi indegna di sostenere lo sguardo di quel ragazzo così coraggioso da guardarla dritta negli occhi e dirle quelle cose così forti.
Tommy le prese delicatamente il mento e la costrinse a rialzare lo sguardo, così che potesse tornare ad ammirare i suoi occhi neri. << Kate… >> Disse con dolcezza mentre avvicinava il viso a quello della ragazza. << Non sei sola. >> Detto questo la baciò.
E non fu un bacio di quelli che si danno tra amici, per scherzo, o quelli finti dei vecchi film; era un bacio vero, uno di quelli che Kate non aveva mai avuto prima! Non lo aveva mai sentito con tanta forza, né tantomeno quel sentimento che si era fatto prepotentemente strada non appena le labbra di Tommy avevano incontrato le sue, ricordandole il suo affetto per quel ragazzo, sì, ma non solo quello: qualcosa di più profondo della quale non aveva mai sospettato l’esistenza fino a quel momento; aveva sempre cercato di nasconderlo, credendo di sbagliarsi, o di essere pazza… Ora riconosceva l’amore per il suo vecchio amico.
Quando le labbra dei due ragazzi si furono divise, Kate si sentì quasi delusa dalla effimera durata di quel momento così speciale: era stato un interminabile secondo, e lei sentì come se ne avesse voluto ancora e ancora… Avrebbe voluto non staccarsi mai da Tommy, neanche per respirare, come se sulla terra importasse solo quello ormai; eppure era successo, e lei non poteva vivere di soli baci. Se ne rese conto non appena scoprì di essere senza fiato. La sua mente annebbiata era appesantita da una moltitudine di pensieri che non riusciva a formulare e sul suo viso vi era stampata un’espressione incredula: la bocca semiaperta e gli occhi spalancati, insolitamente lucidi.
La ragazza deglutì chiudendo la bocca, pensando di sembrare stupida. Lo sguardo imbarazzato e un po’ divertito di Tommy le diede quell’impressione. Prese aria più volte, cercando intanto di formulare una frase, qualcosa che potesse dare un senso a quel suo silenzio, ma dalla sua bocca non uscì nulla, e i suoi occhi, per qualche motivo, non riuscirono più a staccarsi dal viso del ragazzo.
Non era la prima volta che Kate baciava Tommy. Era già successo, a sedici anni, quando passavano tanto tempo insieme, tra casa, scuola, biblioteca… Erano in camera di Kate, si stavano rilassando dopo un pomeriggio dedicato allo studio; chiacchieravano del più e del meno, come facevano sempre quando erano insieme; non importava l’argomento, qualunque cosa fosse, veniva da sé… Kate non ricordava neanche come accadde, ma a un certo punto saltò fuori una conversazione su come sarebbe stato baciarsi. I due ragazzi, a quei tempi, non avevano un gran senso del pudore, in più erano molto intimi; questo faceva sì che si dicessero tutto, e che condividessero anche i segreti più imbarazzanti. Kate sfidò Tommy a baciarla, dicendogli che non ne avrebbe avuto il coraggio, ma quel ragazzo di tre anni prima la sorprese, dandole un bacio sulle labbra che non avrebbe impressionato molto Kate, ma che avrebbe comunque lasciato il segno.
Allora, Kate non provò quello che aveva provato adesso; era stata una cosa casuale, quasi accidentale, entrambi i ragazzi erano stati d’accordo su quello, e Kate non provò nulla di tutto quello che aveva sperimentato un attimo prima. In un primo momento non era riuscita a pensare a nient’altro che al coraggio dell’amico che si era fatto avanti con tanta baldanza, ma poi aveva pensato che fosse stato strano, diverso da come se lo sarebbe aspettato, e quando Tommy le ebbe confermato di aver provato la stessa cosa, si promisero di non baciarsi mai più. E tutto continuò come se niente fosse, senza dimenticare, ma mettendo quell’episodio assieme a tanti altri, ricordandolo spesso e volentieri, anche in presenza di altri amici, senza imbarazzo o timore. Sembrava una strana promessa, ma l’avevano mantenuta, fino a quel giorno.
Kate si mise le mani alla bocca spalancando ancora di più gli occhi. Tommy sembrò preoccupato dalla sua reazione e avvicinò la testa come per chiedere cosa avesse. << Mi ero dimenticata della promessa… >> Mormorò con voce sconvolta, facendo ridere Tommy. Erano già tornati come prima, a scherzare e ridere per niente, ma c’era qualcosa di più questa volta; questa volta sapevano entrambi di provare veramente qualcosa per l’altro.
Tommy sembrò perplesso per un attimo, ma poi rise pensando che la ragazza lo stesse prendendo in giro. << Credo sia stato diverso dall’altra volta… >> Mormorò ghignando e ricevendo in risposta un sorriso simile da Kate. In poco il ragazzo tornò serio. << Ascolta, Kate: voglio seriamente essere una figura importante per te! E se questo significa dover venire qui ogni settimana, attraverso tutte le difficoltà, la stanchezza e qualunque altra cosa possa mettersi tra noi, se sarà per aiutare te, per farti stare bene, per stare con te… >> Prese un respiro profondo prima di concludere la sua frase. << Io lo farò. >> Sapeva che lo avrebbe detto. Già dopo aver cominciato a parlare in quel modo, Kate aveva capito cosa voleva dirle. E lei sarebbe stata felice di accettare il suo amore, di tornare a vederlo spesso come un tempo, ma sentiva che non si potesse più tornare a quando erano inseparabili, e per di più, andare anche oltre… Credeva fosse impossibile ricominciare, dopo quel lungo periodo di silenzio tra i due.
Abbassò lo sguardo lusingata. << Ne sono sicura, Tommy… Ma come potremmo andare avanti? >> Chiese tristemente. Dal passato non si poteva scappare, e Tommy stava cercando di convincerla del contrario.
Il ragazzo sorrise come se sapesse esattamente cosa fare per convincere Kate e allargò le braccia con calma. << Semplicemente facendolo: andare avanti! Basta con i rimpianti, i brutti ricordi, il dolore… La nostra vita è quello che è ora grazie a ciò che abbiamo fatto nel passato, ma non resterà così per sempre: siamo noi a forgiare il nostro futuro, e se rimani nel passato, allora non sarai altro che un ricordo. >> Aveva ragione, e Kate si sentì veramente come la descrisse lui: un ricordo, perso in mezzo ad altri ricordi lontani, incapace di scrollarsi di dosso quella storia, credendo di esserne per sempre legata.
Tommy si mise comodo sul suo sedile e poggiò una mano sul volante. << Non ti voglio costringere a fare qualcosa che non vuoi. Ma se credi in me, dammi questa possibilità. >> Mormorò rivolgendole lo sguardo con fiducia. Accese la macchina mentre la mente di Kate elaborava tutto quello che aveva sentito e uscì dal posto in cui si era fermato poco prima. << Ti accompagno a casa. >> Disse poco dopo, facendole alzare la testa improvvisamente. Era l’unica cosa di cui non avevano parlato ancora: andare a casa. Era ovvio che Tommy l’avrebbe accompagnata fino a casa sua, ma fino a quel momento non ci avevano nemmeno pensato; che Tommy fosse uscito quella sera proprio per incontrare Kate e parlarle di quello? Forse voleva confessarle il suo amore, prima di dover ripartire… Era un ragazzo così dolce…
L’automobile scorreva senza problemi sulla strada bagnata. L’aria dentro l’abitacolo era piacevolmente calda, Kate si era anche slegata il giubbotto per evitare di sudare, e il ritmico ondeggiare delle sospensioni le stavano facendo venire sonno. Dopo aver dato le indicazioni a Tommy per raggiungere casa sua, la ragazza non aveva più aperto bocca, limitandosi a fissare il paesaggio di luci che scivolava rapido fuori dal finestrino, soffermando lo sguardo sulle persone che raramente passavano sul marciapiede parallelo alla strada.
Il modo di guidare di Tommy era impeccabile; era così rilassante stargli seduta accanto mentre lui guidava con calma sotto la pioggia. Kate si sentiva protetta da quel ragazzo che in passato aveva significato molto per lei; che potesse tornare a significare qualcosa dopo tutto quel tempo? Kate ne sarebbe stata felice, ma sapeva che non sarebbe stato facile vivere in un modo simile: ci sarebbero stati grandi ostacoli da superare insieme, Tommy avrebbe potuto non sopportare lo stress di dover viaggiare così tanto per vedere lei, Kate avrebbe potuto pensare di non importargli tanto a quel punto… Però il ragazzo aveva ragione a dire che aveva bisogno di aiuto: era così paranoica e pessimista! Magari sarebbe andato tutto bene, Kate avrebbe solo dovuto credere un po’ di più a Tommy e forse le cose si sarebbero fatte da sole.
L’automobile si fermò improvvisamente di fronte a un palazzo grigio e poco illuminato; Kate si sorprese scoprendo di essere già arrivati a destinazione e si guardò intorno delusa: la guida di Tommy l’aveva rilassata anche troppo e aveva perso il senso del tempo e dello spazio. Tommy le sorrise amichevolmente quando spense la macchina. << Vorrei che tu ci pensassi, Kate. So che può essere difficile per te, cambiare non è mai facile! >> Spiegò scuotendo la testa. << Ma in fondo non è meglio affrontare i problemi insieme, piuttosto che per conto nostro, in questo folle mondo? >> Concluse sorridendo sinceramente.
Aveva ragione. Kate aveva già capito tutto prima che Tommy avesse provato a spiegarle perché sarebbe stato meglio accettare la sua proposta, ma sentirlo parlare era così bello, la ragazza sarebbe rimasta seduta su quel sedile per ore, ascoltando la sua voce.
<< Ehm… Già… >> Mormorò imbarazzata, alzando e abbassando la testa come per controllare che non avesse lasciato cadere qualcosa. Una parte di lei avrebbe voluto lasciare la macchina senza dire niente, ma un’altra parte di lei avrebbe voluto non muoversi da lì e dire a Tommy che tutto quello che lui provava per lei era ricambiato. << Grazie per il passaggio, Tommy… >> Si tese verso di lui per baciargli una guancia e il ragazzo non si oppose, rimanendo perplesso da quel piccolo gesto.
La guardò confuso mentre usciva dall’auto, chiudendosi dietro lo sportello. Kate si guardò intorno un po’ spaesata quando fu fuori: la pioggia non cadeva più con forza, l’aria era fredda ma non sentiva più il bisogno di richiudere il giubbotto o aprire l'ombrello, nonostante fosse appena uscita dalla macchina riscaldata. Alzò lo sguardo verso il palazzo in cui abitava. Era così deprimente dover rientrare lì ogni sera da sola, addormentarsi da sola, uscire da sola…
Notò che Tommy esitava a ripartire. Che stesse aspettando qualcosa? Non l’aveva ancora salutata, e la sua faccia imbambolata era ancora lì, a fissarla. Kate si voltò sorridendo. Si appoggiò allo sportello della macchina e prontamente vide il finestrino abbassarsi; Tommy aveva intuito che la ragazza aveva ancora qualcosa da dirgli. << E’ stato davvero bello poter parlare di nuovo con te, Tommy. >> Mormorò appoggiandosi con le braccia allo sportello e infilando la testa dentro l’abitacolo. << Mi ha fatto stare bene… Non mi sentivo così da tanto tempo… >>
Tommy sembrò lusingato. << Non c’è di che, Kate. >> Rispose con calma lui poggiando il gomito sul sedile accanto e mantenendo una mano sul volante.
Kate sembrava imarazzata, come se ci fosse qualcosa che volesse dire, ma che non riuscisse a dire, e Tommy non sembrava volersi muovere da lì, in attesa di qualcosa che non sembrava arrivare. Rimasero in quella posizione a fissarsi imbarazzati finché il ragazzo non rimise a moto la macchina.
<< D’accordo, Kate… >> Mormorò quasi deluso, con tono stanco. << Domani dovrò partire presto, se decidi qualcosa, puoi chiamarmi in qualsiasi momento, va bene? >> Detto quello gli lanciò un sorriso fiducioso prima di tornare a guardare la strada.
Kate si sentì triste. Non voleva che Tommy se ne andasse, voleva dirgli quello che provava per lui subito, o avrebbe perso la sua occasione! Chissà quando si sarebbero rivisti, se non l’avesse fermato ora.
<< Aspetta! >> Esclamò Kate allungando un braccio verso l’automobile. Tommy rimase fermo con una mano sulla leva del cambio e una sullo sterzo. La guardava con un’espressione interrogativa che gli chiedeva cosa volesse dirgli ancora. Forse se lo immaginava, forse non voleva pensare a qualcosa prima di conoscere la verità. Kate lo sapeva cosa voleva dire, e lo avrebbe detto ora.
<< Vuoi… >> Mormorò con voce tremante, diventando tutta rossa in faccia. << Vuoi… Venire su per… Parlare un altro po’? >> Chiese spostando lo sguardo da un’altra parte per non dover incontrare quello di Tommy, che sarebbe stato sicuramente di scherno se l’avesse vista in faccia.
Il ragazzo fu sorpreso. << Sei sicura? >> Chiese senza muoversi dalla sua posizione.
Kate rimase immobile senza staccare il proprio sguardo dalla strada. Annuì piano borbottando qualcosa. << Vorrei… Parlare un po’ per… >> Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi stupiti di Tommy. << Andare avanti…? >> Sussurrò imbarazzata, diventando ancora più rossa in viso. Nonostante il freddo, Kate si sentì sciogliere sul posto, stava andando letteralmente a fuoco e avrebbe voluto spogliarsi istantaneamente per potersi godere quel freddo invernale, anche se non sarebbe servito, probabilmente… Data la sua altezza, doveva stare leggermente piegata per poter incontrare lo sguardo di Tommy dentro l’auto, ma avrebbe voluto raddrizzare la schiena per non poter più vedere gli occhi sognanti del ragazzo, che adesso la stava facendo aspettare con nervosismo.
Dopo una lunga attesa che a Kate sembrò un’eternità, il ragazzo girò le chiavi nel quadro e le sfilò via, uscendo dalla macchina e raggiungendo il marciapiede dove Kate lo guardava incredula. Si mise accanto a lei e le sorrise in modo espansivo, offrendole il braccio. Kate lo guardò confusa prima di appoggiarsi al suo braccio e cominciare a camminare in direzione dell’entrata del palazzo. Quando le luci del palazzo li illuminarono, i due ragazzi furono finalmente in grado di vedersi in faccia per cogliere tutti i dettagli dell’altro. Kate notò così che nello sguardo di Tommy c’era qualcosa di più profondo e saggio di una volta…
Il ragazzo commentò invece i capelli della ragazza. << Non mi ero accorto che ti fossi tinta i capelli! >> Disse sorpreso puntando un dito contro la ciocca rossa al lato della fronte di Kate. In effetti nell’automobile non c’era abbastanza luce per notarlo, e Kate sorrise quando afferrò la ciocca tinta per mostrarla meglio a Tommy.
<< E’ da poco che li ho così… >> Commentò ridendo ingenuamente. << Ho sempre voluto tingermi i capelli in qualche modo particolare, ma ho sempre avuto paura di farlo… >> Disse insicura mentre tirava fuori da una tasca la chiave per aprire il portone del palazzo. Quando furono dentro e si furono richiusi il portone alle spalle, gli chiese:<< Ti piacciono…? >> Con tono timoroso, come se avesse paura della risposta del ragazzo.
Tommy rispose con leggerezza. << Ti stanno molto bene! Mi sarebbe piaciuto vederti con i capelli colorati a scuola; credo che ti sarebbero venuti dietro un sacco di ragazzi… >>
Kate ridacchiò e nascose la bocca dietro alle mani, come per evitare di ridere in faccia a Tommy. << Hai una bella immaginazione… >> Mormorò girando lo sguardo. Tommy si sentì indignato.
<< Credimi: non hai idea di quanto abbia dovuto faticare per tenerti al sicuro, a scuola! >> Esclamò muovendo rapidamente una mano, mentre Kate lo conduceva all’ascensore posto in mezzo alle rampe di scale che la ragazza non si era mai sognata di usare. << Eri una fiamma alle superiori! >> Esclamò lui.
Kate rise di nuovo entrando in ascensore. << Sì, una fiamma ossidrica… >> Scherzò non volendo credere alle parole del ragazzo. << Se fossi stata così popolare, perché sarei rimasta con uno sfigato come te? >> Chiese staccandosi da lui e spostando la mano dalla sua testa ai suoi piedi, come per mostrarlo a sé stesso.
Tommy rise mentre l’ascensore si metteva in movimento. << A parte gli scherzi, è la verità. >> Tornò a sostenere lui con sguardo serio.
<< Sì? >> Chiese Kate ancora poco convinta. << E perché nessuno mi ha mia chiesto di uscire? >> Era sicura che Tommy si stesse sbagliando. Quando erano a scuola la gente ignorava o evitava Kate, chi diavolo avrebbe voluto avere a che fare con una come lei, una folle che aveva portato alla morte la propria madre?
Tommy sembrò avere la risposta pronta. << Perché tu non li avresti voluti. >> Disse con semplicità. << E quindi mi sono occupato di convincerli a lasciarti in pace. >> Sembrava troppo semplice. Per come aveva vissuto a scuola, Kate avrebbe detto di essere sempre stata presa in giro alle spalle, di essere stata coinvolta in pettegolezzi di ogni genere giusto per far fare quattro risate alla gente… E in fondo a lei non interessava: la gente non le interessava, quindi non era rilevante quello che pensassero di lei.
<< E se tra questi pretendenti ci fosse stato un ragazzo che mi piaceva? >> Chiese con un sorrisetto la ragazza, pensando di mettere in trappola Tommy.
<< Non ce n’erano. >> Rispose senza problemi lui. << Hai sempre detto di non sopportare i nostri compagni maschi, reputandoli insulsi pervertiti. >>
Kate rise senza contegno dopo aver sentito le proprie parole attraverso la bocca di Tommy. Era vero, ripensarci la faceva ridere così tanto… << E va bene, ti lascerò vincere questa volta… >> Disse riprendendo fiato mentre si asciugava una lacrima che le era uscita da un occhio per le troppe risate.
Tommy piegò un angolo del labbro superiore quando Kate ammise la sconfitta e tornò a parlare dei capelli della ragazza, l’argomento che aveva scatenato quella discussione. << E… Come mai proprio rossi? >> Chiese mentre l’ascensore si fermava, accompagnato da uno squillo elettronico quando le porte si aprirono.
Kate sorrise guardando Tommy con la coda dell’occhio mentre uscivano dall’ascensore per raggiungere la porta del suo monolocale. Non ricordava spesso il motivo del colore dei suoi capelli. << Oh, mi piaceva… >> Rispose dandogli poca importanza. Tommy forse intuì che ci fosse qualcosa di più che il semplice gusto estetico di Kate, ma non volle chiedere di più, reputando l’informazione poco importante.
Mentre la ragazza cercava di aprire la porta con la chiave difettosa, cercò di dire qualcosa al ragazzo:<< Comunque… E’ stato davvero carino da parte tua, venire a trovarmi… >>
<< Era troppo tempo che non ci vedevamo… >> Rispose calmo lui, non volendo farle credere che fosse un peso per lui essere lì. Era ovvio che sarebbe passato.
<< No, sul serio… >> Mormorò lei una volta che fu riuscita ad aprire la porta. Lei invece non si sarebbe aspettata una visita da parte sua. Entrò in casa e lo invitò a seguirla. Dopo che Tommy fu dentro, Kate richiuse la porta dietro di lui; poi fece scivolare via dalle spalle il pesante giubbotto e lo lasciò cadere a terra, mentre invece poggiò l'ombrello blu ai piedi di un appendiabiti sulla destra.
La stanza era abbastanza spaziosa per una persona, c’era un divano letto al centro della parete opposta, era in disordine e le coperte sembravano esplodere. Kate non era molto ordinata, ma Tommy aveva pensato che sarebbe cambiata un po’ dopo tutto quel tempo… Invece era sempre la solita Kate… Diceva che il suo disordine era “ordine” per lei, ma Tommy non la pensava allo stesso modo
Dalla parte opposta del letto c’era un piccolo televisore vecchio modello, Kate non poteva certo permettersi marche costose o schermi giganti. Il televisore era poggiato su un ripiano moderno in vetro e metallo, diviso in più strati su cui erano catalogati alcuni libri e dischi di musica. Tommy poté notare che la ragazza ascoltava ancora la stessa musica di quando andavano a scuola insieme; a lui non dispiaceva il metal, ma preferiva altri generi musicali meno forti… I libri che la ragazza aveva letto erano pochi, invece, ma erano aumentati dall’ultima volta che li aveva visti lui: quasi tutti erano libri scientifici, che parlavano di fisica quantistica e dell’universo, ma ce n’erano anche un paio sul paranormale e leggende metropolitane… Forse aveva cercato di capire perché fosse successo proprio a lei, quello che era successo
Sulla parete sinistra c’era un armadio a muro bianco, segnato da bordi squadrati neri, mentre l’angolo vuoto era insolitamente immacolato. Dal lato opposto c’era la cucina, e oltre ai fornelli, c’erano alcuni ripiani su cui la ragazza poteva lavorare e un paio di sedie su cui sedersi, e poi un tavolino pieghevole riposto accanto al frigo. Appoggiate alla parete da dove si entrava, sulla sinistra, c’erano una libreria che Kate sembrava aver riempito di cianfrusaglie e ricordini, e una scrivania su cui giaceva il monitor di un computer nero. Tommy ricordava quel computer; vi avevano fatto decine di ricerche a casa di Kate, scolastiche e non. Kate doveva non aver voluto separarsene.
Il pavimento era grigio. In giro per la stanza e su alcune sedie erano sparsi vestiti e diversi accessori per la casa. In fondo alla stanza, sulla destra, c’era una porta scorrevole che permetteva un po’ di privacy nel bagno, di dimensioni assai ridotte.
<< Sono davvero felice… >> Mormorò Kate girandosi verso Tommy dopo aver fatto girare la chiave nella serratura della porta di ingresso. Gli mise le braccia al collo e gli sorrise dolcemente. In quella posa la differenza di statura tra lei e lui era molto evidente, soprattutto perché ora Kate cercava di raggiungere il viso del ragazzo con il suo, ma non ci riusciva; in effetti, Tommy era cresciuto inaspettatamente dopo le medie, mentre Kate non era diventata alta come avrebbe sperato… Non poteva lamentarsi, ma rivedere Tommy così alto di fronte a sé la fece sentire un po’ in imbarazzo e le tornarono in mente i giorni quando andavano ancora a scuola insieme, e lui faceva molto leva sull’altezza per prenderla in giro. Cercò di non far notare le sue guance rosse e ghignò con soddisfazione. << Negli ultimi tempi avevo un dubbio che continuava a preoccuparmi… >>
Tommy sorrise rassicurante, con lo sguardo di uno che sembrava avere tutto sotto controllo. << E quale sarebbe? >> Chiese piegando la testa leggermente di lato e molto di più verso il basso, sul viso di Kate. Il modo in cui sorrideva fece capire a Kate che anche lui ricordava tutti gli scherzi sulla sua statura.
Kate lo lasciò attendere un po’, accarezzandogli dolcemente il collo. Lo guardò come se stesse esaminando una pietra preziosa e poi sorrise con malizia, facendo capire a Tommy chi comandasse. Era sempre stato così: Kate aveva sempre comandato Tommy, lui era stato quasi il suo schiavetto personale quando erano più giovani; quel sorriso era il segnale che Kate volesse divertirsi, e che Tommy non avrebbe potuto fare niente per impedirglielo, praticamente era un interruttore che faceva diventare Tommy docile come un cucciolo e permetteva a Kate di fargli fare tutto quello che voleva. << Mi sono chiesta più volte per cosa stessi vivendo… >> Mormorò perdendo quel sorrisetto e concentrandosi su una ciocca di capelli di Tommy, con cui si mise a giocherellare. << Ero completamente sola, non facevo nulla di produttivo… Non aveva senso. >>
Tommy ascoltava con attenzione; capiva che Kate si fosse sentita molto sola in quell’ultimo anno, e non poteva non dispiacersi per quello che le stava raccontando adesso la ragazza.
<< C’è stato un momento che ho preso in considerazione il suicidio. >> Disse quasi ridendo la ragazza. Tommy ebbe un brivido lungo tutta la colonna vertebrale, pensando a quell’eventualità. Come avrebbe reagito se un giorno avesse ricevuto la notizia della morte di Kate?
Tommy si mostrò dispiaciuto. << Deve essere stata dura per te… >> Mormorò mettendole una mano su un fianco e una dietro la schiena. << Scusami, Kate… Non mi ero reso conto di quanto fosse serio il vuoto lasciato… >> Cercò di confortarla in qualche modo.
Nonostante le scuse del ragazzo, Kate scosse la testa sorridente. << E’ tutto a posto, ora. >> Si avvicinò piano con le labbra a una guancia del ragazzo. Lo baciò delicatamente; la sua pelle era così liscia e morbida, non sembrava quella di un uomo… Si ricordava di aver visto Tommy con la barba, una volta: era stato un tale shock che gli aveva ordinato di non farsela più ricrescere! Era bello vedere che aveva continuato a radersi, nonostante fosse rimasto lontano…
<< Come mai? >> Chiese perplesso il ragazzo rivolgendole lo sguardo corrucciato, non sapendo che la risposta stesse per arrivare.
La ragazza sorrise benevola e lo baciò come aveva fatto prima lui con lei. Adesso però era lei a dettare le regole, era lei che comandava – e a Kate piaceva comandare – e lo baciò come volle lei, lentamente, assaporando ogni istante di quella sensazione inebriante che Kate non aveva mai provato prima e di cui già sentiva di non poter fare a meno. Dopo il bacio che le aveva dato Tommy, Kate aveva atteso questo momento con impazienza, chiedendosi se sarebbe mai arrivato. Ora che era arrivato, finalmente, la ragazza avrebbe voluto che durasse per sempre, che si bloccasse il tempo in quel preciso istante, e che loro non si dividessero mai più.
Sapeva che sarebbe successo, invece. Si sarebbero divisi, anche se avessero dovuto passare tutta la notte attaccati l’uno all’altra, Tommy se ne sarebbe dovuto andare, e lei avrebbe dovuto dirgli addio un’altra volta, con la speranza di rivederlo il più presto possibile… E anche se lui avesse promesso di tornare presto, l’attesa avrebbe distrutto Kate prima di quel momento. Sapeva che non era possibile cambiare le cose – almeno per il momento – quindi avrebbe voluto che quell’istante durasse il più a lungo possibile.
Mentre i due ragazzi si baciavano, le mani di Tommy si cominciarono a muovere, accarezzando gentilmente i fianchi e la schiena di Kate. Allo stesso modo, Kate continuava a scompigliare i capelli del ragazzo, strofinando delicatamente il suo collo. << Kate… >> Mormorò Tommy allontanandosi controvoglia dalle labbra della ragazza. Lei fu sorpresa da quel gesto e lo cercò a bocca aperta, avanzando con la testa, quasi come se non si fosse accorta del cambiamento. << Vorrei che tu ci pensassi bene a… >>
<< Sta’ zitto. >> Sussurrò dolcemente ma con autorità lei. Lo tirò a sé dal colletto e lo baciò di nuovo, meno intensamente di prima, ma con più spinta. Lo lasciò andare dopo quel bacio per dirgli una cosa:<< Io ti amo, Tommy, e non so come abbia fatto a non accorgermene prima… >>
Tommy non riusciva a credere alle parole della ragazza che un tempo era stata la sua migliore amica. E non riuscì a credere nemmeno a come glielo disse: in quel caso, la vecchia Kate sarebbe arrossita, cercando di mantenere una certa dignità e distacco, non si sarebbe mai spinta così tanto fino a dirgli che lo amava con tanto trasporto. Era davvero cambiata, in fondo…
Si baciarono di nuovo, e questa volta Kate lo tirò a sé, cercando di far abbassare la testa di Tommy per poter essere sullo stesso piano e farlo andare dove voleva lei. Mentre lo guidava con passi lenti e corti, il ragazzo sembrò non riuscire più a trattenersi; prese in mano la situazione e cominciò a muoversi più intensamente, stringendo con forza i fianchi magri di Kate e facendole intendere di lasciarsi andare. Kate, in risposta, mordeva le labbra del ragazzo con malizia e si sosteneva dal suo collo. A un certo punto intuì le intenzioni di Tommy e si lasciò sollevare; il ragazzo la prese in braccio per fare in modo che fossero alla stessa altezza. Lei si agganciò al suo busto con le gambe e sorrise divertita quando il ragazzo ebbe uno scatto di sorpresa, dovuto a quel suo gesto. Era strano stare così vicini, attaccati l’uno all’altra, ed entrambi potevano sentire sensazioni insolite, che gli avrebbero portato disagio se non fossero stati loro due…
Tommy doveva aver capito cosa volesse fare Kate, perché avanzò con lei saldamente aggrappata al proprio petto verso il divano letto aperto. Continuavano a baciarsi anche mentre si muovevano, come se non volessero perdere neanche un minuto senza farlo. Erano già là? Erano davvero diventati così intimi, nonostante non si fossero visti per un anno? Ma che importava! Si erano voluti da sempre, sarebbe stato deleterio attendere ancora. Con questo pensiero nella mente Tommy spinse Kate sul materasso pieghevole e le chiuse le vie d’uscita mettendo le mani attorno alle sue spalle per appoggiarsi, dopo essersi disfatto del giubbotto ed averlo buttato per terra.
Kate rise un po’ quando cadde rimbalzando fiaccamente sul divano, ma il suo sorrisetto scomparve quando il viso di Tommy fu a un centimetro dal suo, e sentì improvvisamente una grande pressione su di sé. Era un po’ spaventata, ma sapeva di non avere niente da temere con Tommy. Lui la guardava così serio, però… Sembrava pensare a tante cose, quasi come se lei fosse diventata invisibile. Ma non era così.
Lei era ovunque nella mente del ragazzo, in quel momento, ed era lui ad avere paura per quello che sarebbe accaduto in quella stanza, tra pochi istanti. Temeva di rischiare qualcosa di grosso, come se niente sarebbe potuto tornare come prima, dopo quello… Era come scommettere su una partita di calcio senza conoscere le squadre che si sfidavano; non sapeva come sarebbe andata a finire, e se le cose fossero andate male, rischiava di perdere tutto. L’unica cosa che poteva fare, era sperare che le cose continuassero…
La baciò sulle labbra un’altra volta, questa volta tornando subito a fissarla con serietà, mentre con le mani le sbottonava lentamente la camicetta bianca. << Kate. >> Disse con voce bassa. << Io ti amo, e farò di tutto per aiutarti. >>
La risposta di Kate fu un sorriso innocente, felice. Senza aggiungere altro, il ragazzo abbassò la testa e cominciò a baciarle il petto, dove un piccolo reggiseno nero le copriva i seni.
Tommy sorrise. Si erano visti nudi parecchie volte, il ragazzo sapeva bene che aspetto avesse la ragazza senza vestiti, e lo stesso era per lei; tuttavia era diverso questa volta. << Non sei cresciuta molto… >> La prese in giro, facendola diventare tutta rossa dalla vergogna.
<< Sta’ zitto! >> Esclamò burbera spingendogli la faccia con una mano. Una volta Kate si era lamentata con Tommy di non avere le forme di una ragazza della sua età; nonostante tutte le lamentele, quella Kate non si preoccupava di quello, perché era sicura che aspettando sarebbe finalmente cresciuta e la gente non l’avrebbe più scambiata per una bambina. Quel giorno Tommy però non le aveva creduto e le aveva detto che secondo lui era molto improbabile che potesse crescere ancora, a quell’età; dopo quella sua dichiarazione, Kate era andata su tutte le furie e gli aveva detto che lo avrebbe stupito: una volta diventata maggiorenne lui non l’avrebbe più riconosciuta, a detta di lei. Alla fine fecero una scommessa, ma né Kate né Tommy ricordavano cosa ci fosse in gioco; in ogni caso, Tommy aveva dimostrato di avere ragione ancora una volta. Ma non gli importava…
Il ragazzo sorrise divertito dall’improvviso imbarazzo della ragazza. << Sei bellissima. >> Le confessò con tono dolce mentre tornava a baciarle il petto.
Per Kate fu quasi inaspettata quella dichiarazione; spalancò gli occhi nonostante la sua espressione fosse indifferente e abbassò lo sguardo sulla testa del ragazzo, affondata nel suo petto. Le voleva bene davvero. La amava.
Glielo aveva detto tante volte, ma quella volta era diverso. Kate sentì il cuore cominciare a battere più velocemente, cominciò ad ansimare dalla tensione; oppure era lui a provocarle tutto quello? Era Tommy che la stava facendo sudare e godere con i suoi baci, con le sue parole, tanto da farla gemere e graffiare la schiena del ragazzo per l’eccitazione?
La ragazza gli prese la testa tra le mani e la spinse sul proprio petto, come per proteggerlo. Sospirò cercando di ritrovare l’autocontrollo; anche lui era leggermente provato dopo i graffi causati dal troppo trasporto di Kate. Chiuse gli occhi un momento e poi diede un colpetto sulla spalla di Tommy. Lui alzò la testa e lei si mise a sedere, facendogli fare di conseguenza.
Lo guardava con un sorriso mesto, stanco, debole, ma pur sempre un sorriso. Erano entrambi a gambe incrociate su quel letto, Kate vicino al centro del materasso, Tommy più sul bordo. La ragazza si diede qualche spinta per avvicinarsi al ragazzo e quando fu lì allargò il proprio sorriso.
Gli cinse una spalla con il braccio sinistro, mentre gli posava la mano destra sul petto, poi avvicinò il viso poggiandolo per un attimo alla sua spalla. Lo guardò negli occhi da quella posizione, dal basso verso l’alto, con un’espressione che Tommy non ricordava di aver mai visto in Kate, almeno negli ultimi anni: era felice.
Un attimo dopo, la ragazza si spinse in avanti e lo baciò con passione, spingendo la mano destra sul suo petto, mentre Tommy si lasciava guidare da lei, rimanendo al suo posto con la schiena eretta.
Uno strano suono provenne dal basso e Tommy sentì un improvviso dolore acuto al petto, esattamente dove Kate stava tenendo schiacciata la propria mano. Cosa poteva essere? Cercò di guardare in basso, ma il viso di Kate gli bloccava la visuale, quel bacio stava andando avanti nonostante quello che avvertisse il ragazzo; possibile che si stesse immaginando tutto? Il viso candido di Kate era così carino, i suoi occhi chiusi la rendevano così innocente mentre lo baciava che gli veniva da chiedersi se sapesse davvero cosa stesse facendo. Sentì un altro suono, questa volta meno solido del primo, e il dolore si intensificò. Era impossibile che si stesse immaginando un simile dolore. Emise un gemito quando avvertì una scossa al petto.
Dopo quel suo gemito, gli occhi di Kate si aprirono all’improvviso, incutendogli immediatamente un terrore mai provato prima.
La ragazza cominciò a mordergli le labbra e la lingua con violenza, ghignando malignamente mentre lo fissava con i suoi occhi neri. Per qualche ragione, il ragazzo non riusciva a distogliere lo sguardo; era strano, aveva paura e voleva guardare da un’altra parte, ma perché, prima di tutto, e cosa avrebbe potuto incutergli un tale timore? Era un sentimento che non provava da anni, ma ora che lo stava sentendo, che lo stava spingendo a distogliere lo sguardo, ricordava di averlo provato più volte, sempre con la stessa persona, in diverse situazioni. E come quella notte, stava resistendo. Stava resistendo perché aveva promesso di essere forte per lei, di rimanere dalla sua parte… Ma era troppo forte, e non riusciva a concentrarsi con quel dolore al petto.
Tommy pensava che quella particolarità della sua amica fosse scomparsa, con il tempo, che ogni traccia di quella “oscurità” fosse andata via… Ma forse non era così… Forse era rimasta nascosta per tutto quel tempo, in attesa di tornare in superficie e far preoccupare di nuovo la povera Kate. Non poteva permettere che accadesse di nuovo! Ma perché quello sguardo così divertito? Perché Kate sorrideva mentre lo mordeva e gli graffiava la schiena, facendogli uscire il sangue? Perché quel dolore al petto si acuiva ogni istante di più, e a Kate sembrasse non importare?
Quando sentì di non poter più sopportare quel dolore, Tommy lanciò un segnale alla ragazza, che però non si fermò per chiedergli cosa stesse succedendo, ma continuò a morderlo, quasi come se volesse succhiare via l’anima di Tommy. Cercò di divincolarsi, di colpirle una spalla per dirle di fermarsi, ma Kate continuava con quel suo strano modo di baciarlo, ormai diventato monotono e doloroso.
Non conosceva quella Kate ossessiva e violenta, possibile che fosse sempre stata così ma che non se ne fosse mai accorto? Oppure diventava così solo in una situazione del genere? Forse avrebbe dovuto solo accettarlo, ma avrebbe voluto prima parlarne. << KATE! >> Esclamò alzando le braccia e spingendola via dalle spalle.
Kate era ancora avvinghiata alle labbra di Tommy quando lui la spinse via, ma non ci pensò neanche un attimo ad allentare la presa con i denti, che risultò nello strappare la carne del ragazzo e fargli lanciare un gemito di dolore subito dopo essersi premuto le mani sulla ferita. Solo in quel momento si rese conto di avere qualcosa infilato nel torace: un coltello, e la mano di Kate che lo teneva ben stretto.
Sconvolto, Tommy alzò lo sguardo verso la ragazza, che sorrideva follemente; aveva le labbra macchiate del suo sangue e i suoi occhi erano diventati più inquietanti che mai. Ridacchiò eccitata. << Che cosa c’è, Tommy? Non ti piace? >> Chiese con una vocina acuta, mentre il ragazzo cominciava a sentirsi strano.
Kate attese qualche secondo perché il ragazzo di fronte a lei perdesse conoscenza, poi lo mantenne in equilibrio tirando dal coltello infilato nel suo petto e gli diede un pugno sul viso talmente forte da spingerlo indietro e fargli scivolare via il coltello dalla ferita.
Kate rise elettrizzata, alzando le mani insanguinate come per cercare di dare un contegno alle proprie risate, e sbattendo i piedi sul materasso. Si avvicinò al bordo del divano letto gattonando, stringendo ancora il coltello in una mano, e si affacciò per vedere il corpo esanime del suo amico. La inebriava così tanto fare quella cosa, ma trattandosi di una persona come Tommy, Kate si sentì quasi svenire dall’emozione. Trattenne il respiro per un attimo, dopo essersi liberata con una risata potente; poi si mise le mani ai capelli e tirò con forza, come per dirsi di stare calma. Inspirò ed espirò tra i denti, gemendo debolmente, fissando il muro di fronte a sé.
Lo aveva fatto. Lo aveva davvero fatto! Ma doveva stare calma, non poteva farsi sentire; ma era troppo eccitante! Era troppo emozionata per averlo fatto, non riusciva a trattenersi! E poi perché avrebbe dovuto? Era proprio quello il piacere più grande, se lo avesse frenato se ne sarebbe pentita per sempre: una occasione come quella capitava una sola volta nella vita.
Kate spalancò la bocca e scoppiò in una risata lunga e liberatoria, in preda al delirio, che finì solo quando la ragazza ebbe esaurito il fiato, tra le convulsioni che scossero tutto il suo corpo. Sospirò poi beatamente quando fu finito. Le serviva proprio quella piccola distrazione… Sorrise rilassata e si guardò intorno, ammirando il lavoro compiuto. Aveva sporcato le lenzuola, però… Assunse una faccia di disappunto quando notò le macchie rosse su cui stava seduta. Non si poteva ottenere un piacere simile senza sacrificare qualche piccola cosa, in fondo…
Kate scese dal letto e si inginocchiò accanto al corpo immobile di Tommy. Aveva la ferita sul petto ancora sanguinante, mentre quella sul labbro non era molto di rilievo: il sangue aveva già smesso di affluire là. Gli sorrise come un’amica. << E’ stato bello rivederti, Tommy… >> Mormorò facendo passare lo sguardo dai piedi fino alla testa del ragazzo. << Mi hai fatto sentire come quando eravamo giovani… E molto di più… >> Continuò accarezzandogli la testa.
La ragazza sospirò tornando con la schiena dritta, mentre faceva scivolare le gambe di lato con fare sensuale e si metteva a sedere accanto al cadavere. << E’ un peccato che io abbia già qualcuno che mi faccia stare bene… E io lo amo, anche più di te. >> Il corpo di Tommy rimaneva immobile, come se stesse ascoltando le parole della ragazza. Sentì la necessità di chiarire le cose. << Oh, certo che ti amo, Tommy! >> Rise lei abbassando la testa fino a quasi toccare il viso del ragazzo con la punta del naso. << Solo… Non quanto lui… >> Tornò indietro e mosse di lato la testa, piegando in giù gli angoli della bocca per un minuto. << Non te la prendere. Sarai sempre il numero due, in fondo… >> Ammiccò per concludere.
Rimase lì a fissarlo con nostalgia, ammirando il suo corpo per alcuni minuti. << E’ un peccato che non possa tenerti con me… >> Mormorò facendo scorrere l’unghia dell’indice destro – quella lunga – sul petto del ragazzo. << Sarebbe troppo complicato, sai? >> Avvicinò di nuovo la faccia al viso di Tommy. << Una volta ci ho provato, sai? Sai? >> Chiese con voce eccitata, sorridendo come una matta. << E sai com’è finita, Tommy? >> Ridacchiò in modo stupido. << Non lo so neanche io, perché quella persona in realtà non è mai esistita! >> Esclamò allargando le braccia e ridendo facendo sussultare le spalle ogni volta. Le sarebbe piaciuto tenere qualcosa di lui con sé, però… Ma non avrebbe potuto farlo…
<< Devi avere un cuore bellissimo, Tommy… >> Mormorò con voce sensuale scrutando con attenzione il petto squarciato del ragazzo. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi; si puntò una mano sul petto avvicinandosi rapidamente di qualche centimetro. << Io l’ho visto! >> Disse. Era vero. Tommy aveva un cuore meraviglioso, era buono, gentile, amichevole, stava sempre dalla sua parte, e non riusciva a vedere il male nella gente. In fondo erano uguali: neanche lei poteva vedere del male negli altri, non più! E lei sapeva che il cuore di Tommy era pieno di bontà, voleva vederlo, voleva toccarlo, e voleva tenerlo con sé, ovviamente, ma non poteva farlo quello…
Lentamente, la ragazza avvicinò la mano destra alla ferita sul torace del ragazzo; si sentiva tutta eccitata, come una bimba che faceva qualcosa che non doveva fare, e quello rendeva la cosa ancora più eccitante! Con delicatezza, allargò la ferita con le unghie e vi infilò dentro le dita, rapidamente. Cercò a lungo il cuore del ragazzo, tastando prima la carne viscida e poi le sue costole, solide e ferme; avrebbe voluto strapparle via con forza, ma si rese conto di non poter fare una cosa simile: avrebbe fatto un casino tremendo!
Alla fine raggiunse il cuore; lo sentì: ruvido, viscido, era ancora scosso da deboli fremiti, si stava spegnendo… Avrebbe voluto strapparlo via da lì – sì, avrebbe voluto strappare via molte cose dalle interiora di Tommy – ma le venne in mente un’idea migliore: non avrebbe potuto tenerlo, quindi sarebbe stato inutile tirarlo fuori, ma avrebbe tanto voluto vederlo spegnersi nelle sue mani; ma avrebbe sporcato dappertutto e forse non sarebbe neanche riuscita a catturare l’attimo… Ecco perché, invece di lasciare che si fermasse tra le sue mani, avrebbe fatto in modo che si fermasse a causa delle sue mani!
Kate mise lentamente la sua mano attorno al cuore debole di Tommy e sospirò profondamente, cercando di recuperare il controllo ormai perso. Si sentiva tutta elettrizzata, come se stesse per fare qualcosa di vietato, molto pericoloso, ma molto eccitante. Ghignò inspirando con forza prima di stringere con forza la mano destra. Sentì l’interno della mano bagnarsi del sangue caldo di Tommy, la carne viscida sgusciarle via dalle dita in cerca di spazio…
Ridacchiò eccitata, tirando fuori la mano a scrollandola piano per far andare via un po’ del sangue. Ma ce n’era ancora tanto, e Kate non poteva certo farlo andare via tutto…
Fu in quel momento che sentì una fitta pungente alla tempia. Emise un gemito e schiacciò la mano sopra al punto in cui sentì quel dolore, prima di sorridere. Si voltò per cercare, ma non c’era nulla lì; si girò dall’altra parte, guardando nell’angolo vuoto e vide la nera figura di Slend che la fissava, piegato per poter stare sotto il soffitto della stanza, con una posa passiva. La guardava senza mai distogliere lo sguardo. Kate lo salutò sorridendogli e alzò la mano insanguinata per mostrargli il suo lavoro. << Era da tanto che non lo vedevo… >> Mormorò alzandosi e dirigendosi verso di lui. Lo abbracciò sorridendogli innocentemente. Nonostante fosse cresciuta, la sua faccia non riusciva ad andare più in alto del bacino dell’uomo con la cravatta rossa; all’inizio era stato un po’ frustrante, ma in fondo non le importava…
Quando lui le chiese cosa ci facesse mezza nuda, la ragazza rise guardandosi il petto scoperto. << E’ stato lui… Era davvero innamorato, e volevo fargli capire di provare lo stesso per lui. >> A quella risposta, Slender Man sembrò contrariato. << Non fare quella faccia! Lo sai che tu sei la cosa più importante nella mia vita. >> Gli disse prendendogli un braccio e rivolgendogli uno sguardo languido. << Lui era al secondo posto… >> Sussurrò dolcemente cominciando a riabbottonarsi la camicetta.
Non ci sarebbero stati problemi; Tommy aveva detto di aver già salutato i suoi genitori, sarebbe dovuto partire il giorno seguente, molto presto, quindi nessuno lo avrebbe visto, e ci sarebbe voluto molto più tempo prima che qualcuno si fosse potuto accorgere della sua scomparsa. Kate sapeva che sarebbe andato tutto bene, ora Tommy era con lei, Slend era con lei, e tutte le altre persone che aveva ucciso dopo aver finito la scuola sarebbero state con lei. Non era sola come all’inizio, dopo aver perso tutti i suoi amici, quando avevano deciso tutti di lasciarla per seguire le loro strade; lei si era sentita ferita dalle loro scelte, si era sentita abbandonata e non aveva più saputo cosa fare. Ma poi aveva ritrovato una luce.
Aveva tanti amici adesso, tante persone che le volevano bene, che la seguivano di nascosto, che la osservavano da lontano, per assicurarsi che non le accadesse nulla di brutto. E lei li amava, tutti quanti; gli voleva bene come una famiglia, e lei avrebbe ricordato sempre i loro volti, i loro sacrifici per lei, tutto l’amore che le avevano dato dopo essere morti.
Ma più di tutti, lei avrebbe ricordato Slender Man, che l’aveva ritrovata dopo che la ragazza fu rimasta da sola, che le aveva dato quella spinta, quella forza per rialzarsi e trovare una soluzione al suo dolore. Le aveva dato tanto amore, l’aveva fatta sentire viva come un tempo, e lei aveva deciso di ricambiare quell’affetto, trovando delle persone importanti e dandole a lui. Sì, i loro spiriti rimanevano con lei, le facevano compagnia, ma non sarebbe stato esatto dire che lo stesse facendo per sé soltanto; in effetti le bastava la compagnia di Slender Man, dopo tutto quel tempo passato senza di lui. Ma lui aveva bisogno di loro. Lui non aveva ucciso nessuno da quando si erano lasciati, tanti anni prima, e aveva sepolto quel suo desiderio, quel suo bisogno di uccidere per tutto quel tempo; lo aveva fatto perché, nonostante tutto, aveva voluto dimostrare a Kate di essere cambiato, di essere buono. E ci era riuscito. Ma non ce la faceva più a trattenersi. Quindi, Kate, benevola, aveva deciso di alleviare quella sua sofferenza; aveva preso quel vecchio coltello che un tempo ebbe bagnato con il proprio sangue, e aveva ucciso. Aveva ucciso persone a lei care, persone che avrebbe potuto considerare “amici”, ma anche semplici “conoscenti”, gente incontrata per strada, persone che avrebbe considerato “nemici”… Li aveva uccisi tutti quanti e aveva dato i loro corpi e le loro anime a Slender Man, perché potesse alleviare il proprio dolore immergendosi in quello degli altri.
E la sua casa, se non fosse stato per l’azione di Slender Man, sarebbe apparsa agli occhi di chiunque come un mattatoio, una stanza piena di cadaveri, con le pareti imbrattate di sangue anche nei posti più improbabili, e i nomi delle sue vittime scritti con il loro stesso sangue sui muri. Kate stessa avrebbe avuto un aspetto diverso, se non fosse stato per lui: avrebbe avuto uno sguardo diverso in volto, con gli occhi vuoti, un ghigno malvagio, i vestiti rossi, zuppi di sangue, come i suoi capelli, che aveva deciso di colorare a quel modo proprio per poter vedere sempre una parte di quel sangue su di sé, anche se finta.
Ormai non le importava più di niente, del proprio aspetto, dei propri bisogni, della gente… L’unica cosa che importava era lui, perché le aveva dato tutto, e voleva ricambiare in quel modo. Grazie a lui riusciva a non impazzire, che le torturava la mente in ogni istante della giornata, che le faceva provare dolore nelle profondità del proprio corpo, che le dava quel piacere che solo lui sapeva darle… Solo lui riusciva a farle sembrare normale e “felice” tutto quello che la circondava…
Lui la amava, e lei lo sapeva. Per questo era felice. Non c’era niente di cui preoccuparsi, e se ci fosse stato un problema, Slender Man se ne sarebbe occupato, come se ne sarebbe occupata lei se fosse stato necessario.
Si preoccupavano l’uno dell’altra, e stavano bene. Sarebbero rimasti insieme per sempre, con i loro amici. E Kate non avrebbe potuto desiderare nulla di meglio, perché sarebbe stata felice.
Perché lei era sua.

 
   
 
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