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Autore: Cee4    07/12/2015    2 recensioni
Lei, lui e gli amici di lui. Una storia senza forme.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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translation Nulla era esattamente sbagliato, ma nulla stava andando nel verso giusto.
Erano perfettamente nel mezzo. Non felici, non tristi.
Erano solo lì.
Perlomeno lei era lì che si limitava ad osservare e ad esistere insieme a lui. A volte impaurita di avvertire qualcosa, magari un false allarme o la fine di tutto sul serio.
Lui sospirò cambiando leggermente la posizione che aveva assunto riposando la sua testa sulla sua coscia destra.Stava ancora con il viso di fronte la TV, riprendendo a canticchiare.
Lei gli sorrise,  accorezzandogli i capelli scompigliati. I suoi capelli erano davvero fini, un po' danneggiati a causa delle ultime tinte pensò.
Era stanco, regolare anche quello pensò. Le occhiaie di lui non la preoccupavano più. In qualche modo anche i cerchi neri sotto gli occhi erano qualcosa che  aveva preso a definirlo.
Lui sarebbe presto stato fuori di lì a causa di qualche impegno. Lei cercò di non fissare gli occhi di lui che si stavano per chiudere, concentrandosi sullo show che stavano dando in televisione.
Si era abituata a far finta di nulla, a non dire molto in momenti come quelli. Dopo tre anni in cui si erano conosciuti così appassionatamente, era arrivato il punto in cui non c'era più bisogno di aggiungere altro.
Non era il fatto di essere annoiati dalla voce dell'altro, ma entrambi si conoscevano bene.
Cielo, lei era in grado di immaginare persino l'intonazione della sua voce.
Non era come se non si amassero più.
Anzi, lei sentiva di amarlo più di ogni cosa al mondo.
"L'amore non vince tutte le guerre" come recitava la lavagnetta del suo coffee-shop preferito, però.
Il telefono di lui squillò. Con le dita stanche,  lo afferrò, mormorò in risposta  e riattaccò.
-Dovresti andare a dormire-, le disse e, tenendole la mano, la portò in camera da letto.
Lei si lasciò guidare, appoggiandosi sul materasso soffice. Potè avvertire un suo bacio finale sulle labbra accompagnato da un "Ti amo" a bassa voce.
Quelle tre parole le aveva già sentite almeno un milione di volte e avrebbe volute ridonargliele con la stessa emozione con cui le aveva pronunciate la prima volta.
Lei era già stanca, come se tutta l'energia del mondo si stesse opponendo al suo corpo.
Matt probabilmente pensò che si era addormentata, ma lei potè sentire la sua risata triste e il suo "Torno presto".
Prima che lei potesse realizzare che non stava immaginando un secondo bacio sulla fronte, lui se ne era già andato.
Infine, era già passata una settimana. Lui sarebbe dovuto ritornare e lei era stata abbastanza occupata e non aveva cercato di aggiornarsi sui suoi spostamenti.
Di nuovo nulla, erano due settimane.
Non era ancora preoccupata. Considerando il loro tipo di relazione e il tipo di vita di lui, il fatto che non la chiamasse non era così inusuale
Tre settimane e lei capì che c'era qualcosa che non andava.
Attese la quarta settimana per andarlo a cercare.
Non era da lei ma decise che aveva bisogno di far smettere ogni strana sensazione che le stringeva lo stomaco. Così andò allo studio di registrazione di amici in comune, attraversò il vialetto e notò come le mani le tremassero non poco. Si sentiva spenta e intorpidita, non nella norma.
Il primo a notarla fu un amico1 di lui, poi amico2.
Amico3, il suo preferito,  le disse che lui era nello studio a riposare, che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Lei assentì, non convinta completamente. Oltrepassando tutti e tre, la sua mano raggiunse la maniglia della porta dello studio.
La risata familiare e a tratta sgraziata del suo fidanzato la colse impreparata. Potè vedere attraverso i vetri della stanza lui conversare insieme a due uomini e ad una donna, la sua ex.
Lei cercò di non sragionare, davvero si fermò a razionalizzare ogni pezzo. Però, non pote che lasciare la maniglia. Perché aveva deciso di vedere lei? Era ritornato e non si erano visti neanche una volta. Lui sentiva ancora qualcosa per lei? A lui era mancata per tutto il periodo in cui la loro relazione stava iniziando a frammentarsi?
Lei tentò di processare ogni cosa.
Lui stava bene. Non era occupato così da non avere tempo per vedere lei. Quel tempo aveva deciso soltanto di non averlo.
Lei ritornò indietro lasciandosi dietro un "Gli dirò che sei passata, ok?" di amico2. Probabilmente lei aveva anche annuito, probabilmente gli aveva risposto qualcosa come "No, va tutto bene. Sarà occupato".
Non sentiva niente e si focalizzò a scendere le scale gradino per gradino con calma perché, Dio, stava per piangere e aveva il terrore degli ascensori.
Lui la raggiunse, la chiamò e lei si voltò.
L'incrocio dei loro occhi spaccò il secondo e lei si fece forza a trascinarsi fuori dall'edificio.
L'avrebbe potuta seguire.
Se l'avesse voluto, sì.
Il copione da cuore infranto le si presentava più reale del previsto.
Il petto le scoppiava, le parole di lui  risuonavano nella testa come il peggiore dei mal di testa.
"Tornerò presto". Lui non era tornato, non aveva voluto. Non era tornato da lei, almeno.
Era arrabbiata? Perchè poi? Perchè delusa della fine di un amore già in una zona grigia da un pezzo?
Una parte di lei non accettava il dolore che le stringeva la gola, una parte era grata di sentire quel tipo di sentimento.
Il suo cuore, era certa, si stava rompendo. Non fece niente a parte abbracciare la tortura.
In fin dei conti sarebbe stata viva anche se sola, e non esistendo come un' anima vuota al suo fianco.

***

Ho ritrovato questo pezzo di storia in una vecchia cartella. Parlava dei Muse, ora forse un po' meno o invece ancora sì tanto.
Non mi andava di cestinarla e nella nostalgia del momento la pubblico sperando di ritornare a completarla o  trovare qualche nuovo spunto.
Ben accetti i commenti, soprattutto date un nome al lui e agli amici.
Buon Natale in anticipo e never say never per il 2016 ^^



   
 
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