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Autore: violaserena    10/12/2015    1 recensioni
Seguito de “La Rivincita dei Lupi”.
Dopo due anni di pace e prosperità, dal Continente Orientale arriva una nuova minaccia.
Un uomo ha riunito un imponente esercito e intende marciare a occidente per vendicare la sua regina e conquistare i Sette Regni.
Una nuova guerra si profila all’orizzonte.
Riusciranno gli Stark e le altre famiglie a vincere e a ristabilire l’armonia? O soccomberanno di fronte a questo nuovo nemico?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Jon Snow, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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ARYA

 

Una lanterna illuminava il viso sorridente di Jon.
Arya lo guardava in silenzio, seria in volto. Un vecchio detto del Nord diceva che durante l’inverno faceva così freddo che la risata di un uomo gli si congelava in gola, soffocandolo sino alla morte.
Lei non aveva più riso dal giorno della battaglia.
Il gelo dominava nella cripta, ma lei non sentiva freddo. Non sentiva niente.
Guardò i lineamenti di pietra di Jon, poi di Robb e di suo padre. Sfiorò i loro volti, toccandoli con delicatezza come se potessero rompersi tra le sue mani da un momento all’altro.
Sentì Rickon singhiozzare e i meta-lupi guaire.
«Smettila di frignare. Non torneranno in vita» disse forse in maniera troppo acida.
Il suo fratellino cercò di asciugarsi le lacrime che ricadevano copiose sul suo bel viso.
«Ognuno manifesta il dolore come preferisce» affermò Bran con sguardo triste.
«Forse, se piangessi anche tu riusciresti…» cominciò a dire Sansa.
«Taci. Non ho voglia di sentire le tue stupide parole» le rispose.
Spettro le si avvicinò e le leccò una mano.
Lo guardò. Il meta-lupo albino, da quando Jon era morto, seguiva lei e Nymeria dappertutto. Non la lasciava mai sola. Mai. Forse, in un certo senso, era un modo che suo fratello aveva per starle vicino.
In fondo lo sapeva, lo sentiva: una parte di Jon era in Spettro. Così come una parte di lei era in Nymeria, di Bran in Estate e di Rickon in Cagnaccio.
«Credo sia meglio risalire» sussurrò sua madre.
Annuì. Incominciarono ad avviarsi verso l’uscita.
Benjen Stark – che era arrivato a Grande Inverno per il funerale dei caduti, in particolare del nipote – si accostò ad Arya e senza farsi sentire dagli altri disse: «Non smettere di vivere, non farlo mai».
«Non ho intenzione di…».
«Lo so. Interiormente intendevo. Non dimenticare è importante, ma andare avanti lo è altrettanto».
Lei rimase in silenzio.
Usciti dalla cripta, si separarono.
Un corvo – dall’alto di una torre – osservò attentamente la giovane Stark, mentre un altro gracchiava: «Snow, snow».
Accanto a lui un uomo con una maschera a forma di lupo sussurrò: «La morte non è la cosa peggiore. È un dono che il Dio dai Mille Volti ci fa, la fine alle nostre miserie e tribolazioni».
Jaqen H’ghar rimase immobile per qualche secondo, poi si tolse la maschera e si passò una mano sul volto, dalla fronte scivolando fino al mento. E dove quella mano passò, ogni cosa subì un mutamento. Il viso si fece più allungato, gli occhi divennero grigio scuro e la sua corporatura più snella. Quando scosse il capo i suoi lunghi capelli lisci, metà rossi e metà bianchi, si dissolsero. Al loro posto comparvero capelli castano scuro.
«Snow, snow» gracchiò di nuovo il volatile del vecchio Mormont.
Il corvo con tre occhi fissò l’assassino e poi disse: «Un tempo avevo un fratello che amavo, un fratello che odiavo, una donna che desideravo. Attraverso gli alberi li vedo ancora, ma nessuna delle mie parole li ha mai raggiunti. Il passato resta passato. Possiamo trarne un insegnamento, ma non lo possiamo modificare».
Jaqen sorrise e si passò nuovamente una mano sul volto riassumendo il suo precedente aspetto. Si rimise la maschera e affermò: «No, ma possiamo continuare a vederlo».
«Gli uomini dimenticano. Solo gli alberi ricordano».
«Non Arya, non gli Stark. Loro ricorderanno sempre. Il Nord non dimentica, dovresti saperlo».
Brynden Rivers abbozzò quello che avrebbe potuto sembrare un sorriso, poi sbatté le ali e volò via.
L’assassino rimase per un po’ a osservare l’orizzonte, poi scomparve.
«Grano, grano» si udì solo il gracchiare del corvo dei guardiani della notte.
Qualche metro più in basso, Arya entrò nella sua stanza insieme a Nymeria e Spettro.
Si coricò sul letto e chiuse gli occhi.
Della battaglia non ricordava quasi niente. Sapeva solo che l’esercito dei sovrani dei Sette Regni aveva vinto. Ricordava poi di aver ucciso Barba Insanguinata: l’aveva fatto a pezzi. Se lo meritava dopo quello che aveva fatto.
Ramsay le aveva espresso più volte i suoi complimenti. Doveva essere stata davvero crudele con il mercenario, ma non le importava.
Sangue di lupo scorreva in lei. Forse più che nei suoi fratelli.
I caduti erano stati molti da entrambe le parti: lord Bracken, Tytos Blackwood, Gerion Lannister, Obara e Nymeria Sand erano solo alcuni dei morti dell’esercito del Continente Occidentale.
Numerosi erano poi i feriti.
Sentì bussare alla porta.
Non andò ad aprire.
La porta si aprì lo stesso e Tyrion entrò.
Il nano avanzò lentamente. I meta-lupi non si mossero e lei nemmeno.
«Mi dispiace» le disse fermandosi al centro della stanza. «Non sono riuscito a proteggere tuo fratello».
Arya lo guardò per un lungo attimo e poi scoppiò a ridere. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, eppure quella fu l’unica cosa che fece.
Il Folletto sospirò. «Vorrei che ridessi per la gioia, non per schernire qualcuno».
«Devi ammettere, però, che quello che hai detto è molto divertente. Tu proteggere Jon?».
«Pensi che non sia in grado di proteggere qualcuno?».
«Guardando la fine che ha fatto mio fratello direi di no. Tu sei bravo a usare le parole e il denaro, ma in un combattimento tutto ciò non serve a niente».
«Già, non servono… Sono inutile, vero?».
«Tyrion… I-io… Sai che non lo penso. I-io sono solo…».
«…Una stupida ragazzina che non riesce ad accettare ciò che è successo!» esclamò Tommen entrando nella stanza.
«Ma come ti permetti?» rispose stizzita scendendo dal letto.
«Ho detto la verità, se poi tu non vuoi accettarla è un altro discorso».
«Taci!».
«Tommen, credo che…» cercò di fare da paciere il nano.
«Jon è morto, Arya. È morto! Fattene una ragione!».
«Stai zitto!» urlò lei stringendo forte i pugni.
Spettro e Nymeria fissarono il giovane Lannister.
«Non comportarti da stupida. Alzati e cammina. Continua a vivere!». Detto ciò le si avvicinò, le prese il volto tra le mani e la baciò.
Arya rimase immobile, sorpresa. Poi, ripresasi da quel gesto inaspettato, gli tirò un pugno.
Tommen indietreggiò, si toccò la guancia e sorrise: «Allora, dopotutto, sei ancora tu».
Lei girò la testa dall’altra parte, imbronciata e imbarazzata allo stesso tempo.
«Io so che cosa provi. Gerion è morto per salvarmi. Se solo fossi stato più forte, lui sarebbe ancora qui».
Arya chinò la testa mesta. Tutti avevano perso qualcuno di caro in guerra. Tutti. Eppure lei aveva pensato solo a se stessa e si era rinchiusa nel suo dolore respingendo coloro che le si avvicinavano. Aveva respinto i suoi fratelli, i suoi amici, le persone che più amava.
«Si dice che, qualunque cosa succeda, sia bene non piangere. Sia bene essere forti. Io credo che non sia vero. Perché quando si vuole piangere bisogna avere la forza per farlo» affermò serio Tyrion.
I meta-lupi si avvicinarono alla giovane Stark.
Lei li accarezzò dolcemente e poi diede un bacio sulla guancia prima a Tommen e poi al Folletto.
«Grazie» sorrise sinceramente.
Il figlio di Jaime divenne rosso come un peperone.
«Non svenire, ragazzo» lo prese in giro Tyrion.
Arya rise e poi si avviò verso la porta seguita da Nymeria e Spettro.
«Esci?».
Annuì. «C’è una cosa che avrei già dovuto fare da diversi giorni».
Si incamminò lungo i corridoi del palazzo di Grande Inverno. Sorrise e salutò tutti coloro che incontrava.
Uscì in cortile e, persa nei suoi pensieri, andò a sbattere contro qualcuno.
Era Gendry. Il giovane teneva in mano un elmo a forma di toro. Probabilmente era stato nelle fucine per ripararlo dalle ammaccature che aveva subito durante la battaglia contro i mercenari.
Nonostante fosse diventato re da più di due anni, Gendry non aveva perso l’abitudine di frequentare le fucine e di forgiare da sé tutto ciò che gli occorreva.
«Una lady dovrebbe sempre guardare dove cammina» la punzecchiò.
«Un sovrano dovrebbe sempre essere in ordine e pulito, non sporco di fuliggine o quant’altro».
«Sono un sovrano particolare».
«E io una lady particolare».
Sorrisero. Poi Gendry la abbracciò. Rimasero così per qualche tempo, in silenzio. Non c’era bisogno di parole.
«Grazie» gli sussurrò.
«Lo sai che se hai bisogno di me io ci sono».
«Lo so».
Restarono a parlare ancora per un po’, poi Arya si recò nel parco degli dei. Camminò lentamente osservando con nuovi occhi quel luogo. Si fermò davanti all’albero del cuore. Usò la sua abilità di metamorfo per entrare dentro di esso e viaggiò nel passato. Rivide lei e i suoi fratelli bambini correre nel parco e fare il bagno nelle pozze di fango, vide sua madre ridere e suo padre pregare. Vide un tempo che non c’era più, ma che poteva essere ricreato. Ritornò nel suo corpo e si girò sorridendo. Bran, Rickon, Sansa, sua madre, Estate e Cagnaccio erano lì. Ed erano lì anche suo padre, Robb e Jon, Vento Grigio e Lady. Lo sarebbero sempre stati.
Guardò Spettro e lo accarezzò dolcemente.
«Valar Morghulis» sussurrò.
Il meta-lupo leccò le lacrime che rigavano il suo volto. Così fecero anche Nymeria, Estate e Cagnaccio. I suo fratelli e sua madre si chinarono e la abbracciarono.
Era un abbraccio insolito, che comprendeva uomini e lupi. Insomma, era un abbraccio da Stark.
«Tutti gli uomini devono morire».
Jon era morto, ma sarebbe vissuto per sempre nel suo cuore.

 

 

 



Angolo Autrice.
Ciao a tutti! :)
Siamo quasi giunti alla fine di questa storia: il prossimo capitolo sarà l’ultimo infatti!
In questa parte Arya è scossa per la morte di suo fratello, ma grazie alle parole dei suoi amici e della sua famiglia ritrova il sorriso. Il passato non può tornare, ma può essere sempre impresso nella memoria e nei nostri cuori.
Inaspettatamente poi Tommen bacia la giovane Stark (dove ha tirato fuori tutto questo coraggio? xD) e Jaqen, per un momento, assume l’aspetto di qualcuno di importante.
Che cosa succederà ora? Che cosa faranno i protagonisti?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! :)
A presto,
Violaserena.

  
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