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Autore: Thiare    12/12/2015    2 recensioni
"Sei stato tu, Erik."
Il tono di Charles è la musica di mille violini mentre rivela ad Erik quattro delle parole più dure della sua vita. Ma c'è qualcosa di incrinato nella sua voce, come una nota scordata. (...)
Quattro parole per mettere fine ad una persona sono troppo poche per credere che siano vere, ma la lacrima che rotola giù per la guancia di Charles è l'ultima pennellata al devastante quadro di quella scena. Qualcosa si rompe rumorosamente molto in fondo all'anima di Erik, qualcosa che non avrebbe mai pensato di possedere ancora.

{Cherik} {X-men: first class}
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Four little words
 



"Sei stato tu, Erik."


Quelle quattro parole gli risuonano come una nenia stonata e l'immagine di sua madre gli offusca gli occhi.

"Sei stato tu, Erik."


Uno. I soldati che la stringono forte, lui che prova a spostare la moneta, lei che gli sussurra di stare tranquillo.

"Sei stato tu, Erik."


Due. Il grilletto tremola pericolosamente dietro il dito di Shawn, lui stringe i denti, la mamma che gli dice di avere fiducia in lui, che ce la può fare.


"Sei stato tu, Erik."


Tre. Il sorriso al cioccolato di Shawn è una stilettata al cuore dopo quel macabro tonfo sinistro.








"Tu, sei stato tu, Erik."

Il tono di Charles è la musica di mille violini mentre rivela ad Erik quattro delle parole più dure della sua vita. Ma c'è qualcosa di incrinato nella sua voce, come una nota scordata.

Il tono di Charles è rassegnato, perché il bene l'ha portato a credere che nelle persone ci sia altro bene e credere questo l'ha portato a perdere le gambe.
Mentre lo vede lì, steso tra le sue braccia, morbido e buono come ciò che di più buono c'è al mondo, si ricorda di ciò che aveva detto ad una persona che era stata un suo grande amico, quello che sembrava un'eternità prima.



"C'è un giorno peggiore in serbo per me" aveva affermato nel suo solito tono sfacciato al professor Xavier. "La morte non mi spaventa. Ma so che arriverà il giorno in cui riuscirò ad amare una persona ma non a proteggerla da me stesso. E quando arriverà quel giorno... penso che la ucciderà. E mi ucciderà."




Quattro parole per mettere fine ad una persona sono troppo poche per credere che siano vere, ma la lacrima che rotola giù per la guancia di Charles è l'ultima pennellata al devastante quadro di quella scena. Qualcosa si rompe rumorosamente molto in fondo all'anima di Erik, qualcosa che non avrebbe mai pensato di possedere ancora.
 

"Si chiama cuore, Erik. Anche tu ne hai uno."
"I mostri non hanno un cuore."
"Vuol dire che non sei un mostro."



E quelle manine affusolate premute contro il suo petto gli erano sembrate la salvezza per un dannato come lui e gli occhi di Charles erano troppo profondi, mentre lui era abituato a stare in superficie.



E' colpa sua, non ha spostato la moneta.
E' colpa sua, ha spostato il proiettile.



Quel giorno è arrivato, la fiducia si perde, la nenia finisce, un amante muore e, dentro Erik, quel ragazzino piange.
A sapere ancora, come si piange.




 
   
 
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