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Autore: Sick_Unicorn    12/12/2015    2 recensioni
Nessuno sa cosa succede davvero in un manicomio, non si può sapere il dolore causato dal dover essere rinchiuso in un posto contro la propria volontà, un posto dove il dolore regna e tu non puoi fare niente. Anche se sei solo distrutto e non pazzo.
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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I’m destroyed, not crazy
 
Nessuno sa cosa succede davvero in un manicomio, non si può sapere il dolore causato dal dover essere rinchiuso in un posto contro la propria volontà, un posto dove il dolore regna e tu non puoi fare niente. Anche se sei solo distrutto e non pazzo.
Un tempo ero una ragazza felice, avevo soltanto ventitre anni e facevo il lavoro dei miei sogni. Ero un bellissimo clown, amavo i bambini e vedere i loro volti contenti quando gonfiavo palloncini, quando facevo le boccacce, quando raccontavo le barzellette e quando giocavo con loro. Questo amore era corrisposto, i bambini si ricordavano di me, il mio nome da clown “Snowflake Joy” che deriva dal bel fiocco colorato che capeggiava sul mio capo, era quello ciò che i bambini ricordavano di me è che faceva accendere i loro sorrisi alle feste dove io ero presente.
Ed è stato proprio ad una festa come tante che la mia felicità è morta. Avevo passato la festa come al solito, avevo fatto giocare i bambini e ci eravamo divertiti in tutti i modi possibili. Solo una cosa era diversa dalle altre volte, lo zio della festeggiata, un bel ragazzo a quanto ricordo, mi guardava mentre giocavo con i bambini mentre uno strano sorriso capeggiava sul suo volto. Io ero abituata a rispondere ai sorrisi di tutti, ero un clown ed il mio scopo era quello, per questo non esitai a rispondere al sorriso del ragazzo senza alcun doppio fine, era solo un sorriso di cortesia.
La festa era finita, stavo rimettendo in ordine le mie cose appena i bambini andarono via quando sentì dei passi verso la mia direzione, mi girai e vidi che era lo zio della bambina sempre con quel sorriso sul volto lo stesso che mi aveva mostrato per tutta la festa.
Mi chiese quale fosse il mio nome, il mio vero nome e non quello da clown, e risposi Gwen in tutta normalità, lui continuò a farmi domande su di me per poi invitarmi a fare un giro con lui. Non volevo accettare, non ero abituata ad uscire con gente conosciuta a feste di bambini ma, alla fine, fui persuasa dai suoi modi da gentiluomo, ed andai con lui. Non avessi mai preso questa scelta, la scelta che mi ha rovinato la vita.
Mi portò nella sua macchina, andammo in un parcheggio isolato ed iniziò a farmi complimenti, ad accarezzarmi... le carezze diventarono più audaci e cercai di allontanarlo ma ottenni la cosa contraria, lui sfoggiò ancora quel sorriso per poi avventarsi su di me. Fui violentata da quell’uomo, il posto era praticamente fuori dal mondo e nessuno sentì le mie urla o vide il mio dimenarmi senza successo, a parte la pallida luna piena che capeggiava in cielo quella notte.
Li cambiai radicalmente, non ero più il clown gioioso di un tempo ed ero diventata una ragazza triste e completamente distrutta, Non volli più fare feste, ogni volta mi rifiutavo perché non era il caso di far vedere ciò che ero diventata a dei poveri bambini. La loro Snowflake Joy era morta, ed anche Gwen era morta.
Accadde un giorno che una mamma mi chiamò, la sua bambina faceva quattro anni e voleva per forza me alla sua festa. All’inizio dissi no ma la donna volle insistere, capì che era una mamma davvero bisognosa e, alla fine, arrivai alla conclusione che una festa potevo farla perché non mi avrebbe cambiato la vita. Il costume da clown era ancora nel mio armadio, dopo quella festa l’avrei bruciato nel camino.
La festa stava andando bene, io non ero il massimo dell’allegria ma cercavo di tenere una maschera davanti ai bambini.
Un bambino iniziò a darmi fastidio, mi dava della puttana e mi sorprendevo che un bambino di così tenera età fosse stato capace di dire queste parole. Io cercai di mantenere la calma ma ci fu una goccia a far traboccare il vaso, quel piccolo bastardo mi tirò uno schiaffo sul seno dicendomi di mettermi a novanta, mi chiesi come un bambino potesse sapere simili cose e farle.
Presi le forbici con cui stavo facendo un lavoretto con i bambini e le puntai contro di lui, pugnalai quel bambino con delle forbici e la stessa cosa la feci a tutti i bambini che si misero ad urlare e piangere.
Era rimasta soltanto la festeggiata, guardava spaventata ed inorridita quella pozza di sangue in cui erano immersi tutti i suoi amici morti. Guardai quella bambina negli occhi e scoppiai a piangere, cosa avevo fatto? Avevo fatto una strage di bambini innocenti, bambini che non erano quell’uomo schifoso che mi aveva fatto del male, neanche il bambino volgare meritava di morire. Almeno non a quella tenera età, poteva ancora cambiare.
Scappai via ma fui presa, mi diedero l’insanità mentale e mi chiusero in un manicomio evitandomi la morte sulla sedia elettrica.
Ed eccomi qui, ancora con quell’abito da clown sporco di sangue che non potrò mai bruciare. Io non sono pazza, io sono solo una persona che è stata distrutta. A volte mi tolgo il fiocco dai capelli e lo guardo, ora è sporco di terra e di sangue e non piacerebbe più ai bambini ma… è abbastanza lungo.
Attacco il fiocco al lampadario a mo’ di cappio e ci metto dentro la testa, butto la sedia indietro ed inizio a soffocare fino ad esalare il mio ultimo respiro. Fino a distruggere tutto quello che sono, l’ombra di me stessa.
Il mio fantasma non avrà mai pace, è bloccato nell’ospedale alla ricerca di quell’uomo che mi violentò e mi rovinò la vita. Non lo troverò mai, questo lo so, ma non posso andare via. Snowflake Joy non potrà mai morire.
  
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