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Autore: ChiaraSerafin22    13/12/2015    1 recensioni
> Racconto semifinalista Campiello Giovani 2013 <
La città di Monchant è ancora addomentata quando Dean Miles, giornalista straniero, inizia a indagare.
Sullo sfondo di un amore segreto e impossibile, si snoda poco a poco l'ombra dell'omicidio-suicidio di cui nessuno ha voglia di parlare.
Pettegolezzi, scandali, uomini d'affari, pescatori silenziosi e donne bellissime dal cuore infranto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminava a piedi nudi in riva alla spiaggia. Ogni tanto si chinava a raccogliere un sasso, lo osservava, lo rigirava tra le esili dita, alla fine se lo metteva in tasca. Guardava ostinatamente in terra, come in cerca di qualcosa. Quando decise che non lo avrebbe trovato, si appollaiò su uno scoglio. Gli occhi presero a vagare, abbagliati dall’immensità del mare.
Il tramonto arrossava le onde, ma l’acqua era scura come inchiostro velenoso. La ragazza aveva gli occhi umidi di lacrime non versate. Li chiuse, e in un istante rivisse ogni cosa: l’esplosione, il fumo, il fuoco, le vele che bruciavano, la nave che ardeva come una torcia, le grida degli uomini che avevano iniziato a popolare i suoi incubi. Il mare, le aveva detto un vecchio pescatore, è una trappola che non ha bisogno di catene.
Con un singhiozzo soffocato, le lacrime ruppero gli argini, rigando di sottili ragnatele luccicanti un viso che non sarebbe mai più stato così bello. Perché la gioia stava scorrendo via insieme a quelle lacrime. Perché il dolore, quel lancinante dolore, l’avrebbe uccisa.
 
Accadde qualche tempo fa.
Il paese sembrava ancora addormentato sotto la coltre di nebbia mattutina, tenuamente illuminata dalla prima luce del sole. I tetti chiari delle case rilucevano l’uno accanto all’altro, le poche strade asfaltate erano sgombre, i viottoli che portavano al mare apparivano chiazzati di sale rappreso e di pozzanghere.
Gli unici, tremolanti movimenti provenivano dalle barche ormeggiate: dondolavano al suono di un’invisibile melodia, quella dell’oceano. Altre piccole imbarcazioni erano di ritorno ancor prima dell’alba: complici del buio e del silenzio, i pescatori si alzano prima che si levino i canti dei galli, trascinandosi il bottino sbatacchiante nelle intricate matasse di corde.
Nessuno fece caso al rumore dell’automobile che si avvicinava al villaggio, ruggendo, scendendo dalla montagna come una nebulosa nave nera. I suoi possenti cavalli non potevano nulla contro le stradine impraticabili, così il rumore cessò presto e la macchina si spense. I pescatori, incuranti, tornavano ognuno alla propria dimora.
Agli abitanti della quieta Monchant non piacevano i visitatori. Ancor meno, piacevano gli stranieri. Ma, questo, Dean Miles non lo poteva sapere.
Il proprietario dell’unica taverna di Monchant, Pierre Maraud, si vide arrivare un uomo in giacca elegante, con un lucido cappello nero e una posa assolutamente fuori luogo. Lo sguardo del locandiere vagò muto e sospettoso alla valigetta stretta al fianco fino a posarsi, non senza un sogghigno, sulle scarpe che, dopo la camminata nel fango, più tanto lustre non erano. Terminato di squadrarlo, tornò alle proprie occupazioni, dimentico dell’ospite.
“Mi scusi” parlò quest’ultimo, esitante, non vedendosi invitato ad accomodare. “È aperto?”
Dall’accento, era inequivocabile la sua provenienza. L’uomo dall’altra parte del bancone parve innervosirsi, ma disse: “Se fosse stato altrimenti, voi non sareste riuscito a entrare.”
Dean Miles non replicò, ma neppure si mosse. Se ne restò in piedi, sulla soglia, la valigetta che dondolava sbattendo sulla coscia.
Stette lì in silenzio talmente a lungo che il locandiere non poté più fingere di ignorarlo: “Serve qualcosa?” sbottò.
“Mi scusi” ripeté Dean, “Vorrei un bicchiere di liquore locale. Ho viaggiato di notte e vorrei qualcosa che mi scaldi.” Si accomodò su uno dei rustici sgabelli accanto al bancone, incrociando le dita sotto il mento. Mentre versava una esigua dose di liquore bruno in uno stretto bicchiere, Pierre Maraud notò che lo straniero aveva una barba lunga di almeno tre giorni e che all’anulare non portava alcuna fede nuziale.
Il visitatore strinse fra le dita il bicchierino di vetro e lo osservò senza assaggiarlo. “È da molto che gestisce questa locanda, signore?”
“Da più di quarant’anni” borbottò risentito l’uomo, come se l’altro l’avesse offeso.
“Ho girato l’intero paese per trovarne una” proseguì lo straniero, gustando il suo liquore e annuendo soddisfatto. “Aah. Ci voleva. Le stavo dicendo, ho girato l’intero paese. Questa è l’unica che ho trovato. Per caso, affitta anche camere?”
“È una locanda per qualcosa” brontolò Pierre, con una nota di indolenza. L’ultima cosa che voleva era un altro sudicio cittadino che veniva a turbare la quiete.
“Per caso, mesi fa, è stato ospite qui un ragazzo? Non era di questi posti e aveva un accento simile al mio.”
Per la prima volta, Pierre Maraud guardò negli occhi lo sconosciuto, e vi lesse qualcosa che lo indurì: “Cosa volete sapere esattamente?”
“Cosa è accaduto a quel ragazzo.”
Il barista ebbe un attimo di esitazione. “Non lo so” concluse.
Avvampò, sentendosi obiettare: “Lei mente.”
“Affatto. Nessuno a Monchant sa davvero cosa sia successo.”
“Dal modo in cui me lo dice, sembra che anche se lo sapesse non me lo direbbe.”
“Sentite” s’infervorò l’oste, “Non venite nella mia locanda a fare la predica! Chi diavolo siete?”
“Sono un giornalista” rivelò Dean Miles, sistemandosi meglio sullo scomodo sgabello e sporgendosi in avanti.
Pierre si ricompose, e disse con voce stranamente calma: “Siete qui per indagare.”
Di tutta risposta, l’altro gli sorrise: “Lei è un locandiere che vede passare tanta gente. Le ho domandato, mi ha risposto. Non ha nulla da temere.” Continuò, conciliante: “Risponda allora alla mia domanda. Quel ragazzo ha dormito qui?”
“Sì” si arrese Pierre, “Ma non ci è stato a lungo.”
Dean sbatté le palpebre, perplesso: “In che senso?”
“Dopo qualche settimana, si è trasferito altrove.”
“Sa dirmi dove?”
“Non sono affari miei.”
“Lo immaginavo...”
La conversazione fu interrotta dallo sbattere di una porta. Una grassa signora scese le scale dal piano di sopra, seguita da un nugolo di imprecazioni poco ortodosse. Reggeva una cesta stracolma di biancheria e panni sporchi, che gettò in terra quando si accorse del visitatore. “E voi da dove sbucate!” sbraitò.
“Buongiorno anche a lei, signora. Mi chiamo Dean Miles e sono un giornalista” si presentò.
“Miles, eh?” La vecchia serrò un occhio e sporse l’altro. Così sembrava una civetta. “E che cosa ci siete venuto a fare a Monchant?”
“Ficca il naso nella storia di quello sfiancato di Landon.”
“Che disgrazia” annuì la moglie, senza convinzione.
“Sto raccogliendo informazioni, signora. Sarebbe così gentile da raccontarmi quello che sa?”
“Beh, immagino quello che sanno tutti” farfugliò la donna, colpita dal suo fare elegante.
Dean estrasse il suo taccuino e una stilografica dal taschino interno. “Cosa sanno tutti?”
“Era imbarcato sulla Juliette, la nave di Antoine, l’Imprenditore. Quello lì aveva assoldato tanti uomini da farne un esercito. La barca non ha fatto in tempo a farsi inaugurare prima di venire inghiottita dall’acqua. E con lei quello scapestrato.”
“Intende Landon? Sta dicendo che la Juliette è affondata?”
“Chi ha parlato di affondare? È stata fatta saltare in aria! Salvi tutti, per grazia!”
“Ma… e Landon?”, la incalzò.
“Hanno trovato il suo cadavere nella cabina del capitano. Chissà cosa c’era andato a fare, quel demonio.” La donna soffiò col disprezzo di una gatta.
“Mi faccia capire, signora…”
“Mi chiamo Amelie.”
“Signora Amelie, sta dicendo che Landon Trevon è stata l’unica vittima di quella tragedia?”
“Ma che tragedia e tragedia!” s’intromise stizzito Pierre Maraud, mentre si impegnava a pulire il bicchiere del giornalista col suo personale sputo. “Non pensiate di scrivere nel vostro giornalaccio una cronaca calorosa del vostro compatriota scomparso” lo avvisò, furibondo: “Ha avuto ciò che si meritava, se diamo ascolto agli amici miei, giù al porto.”
“Sarei curioso di sentire anche loro.”
“Non avrete una bella storiella” riprese la parola Amelie. “La versione è sempre e solo una. Landon Trevon voleva vendicarsi di Antoine, il capitano. E la bomba che aveva progettato per farlo saltare in aria è esplosa mentre lui la stava innescando.”
   
 
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