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Autore: Domi_chan    05/03/2009    11 recensioni
-Colonnello!- sbraitava Havoc correndo verso di lui, stranamente senza sigaretta ad accompagnarlo.
Fu questa la prima cosa a farlo preoccupare.
-Il tenente Hawkeye- ansimava, dopo essersi ripiegato su se stesso, esausto -Sembra ci sia qualche problema- aveva continuato, mentre il volto del suo superiore assumeva velocemente una tonalità bianco latte. -Non riusciamo a trovarla…non risponde alla ricetrasmittente da più di un’ora-
Da lì in avanti era stato un susseguirsi di ordini dati in fretta e furia e di militari che correvano per tutta la zona ovest della città alla ricerca del tenente, incuranti della pioggia e del freddo.
Fino a quando Breda, vicino alle lacrime, aveva dato l’allarme, sconvolto dopo averla trovata riversa al suolo, in un angolo, priva di sensi e con due proiettili conficcati nel torace.
[RoyAi]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinque Giorni

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Pioveva quella mattina. Un acquazzone di rara intensità si era abbattuto su tutta la capitale, come non succedeva da anni.
Roy Mustang, avvolto nel solito giaccone scuro entrò nel proprio ufficio, gettando un’occhiata mista tra il lugubre e lo stravolto ai suoi sottoposti.
-‘giorno- sussurrò, chiudendosi la porta alla spalle, mentre si sfilava con un gesto secco il soprabito. Lo poggiò di malagrazia sull’attaccapanni, infischiandosi bellamente del fatto che, gocciolando, stesse inzuppando tutti gli indumenti sottostanti.
-Buongiorno colonnello- salutò Breda cortese, ma senza guardarlo negli occhi o anche solo far trapassare una nota di cortesia nella voce.
-Salve- ribadì Havoc serio, seduto al suo posto, mentre aspirava l’ennesima boccata di fumo.
Fuery e Falman, dal canto loro, si limitarono a mugugnare un semplice saluto da dietro le pile di documenti che li sovrastavano, con tutta l’intenzione di continuare a far finta che quello appena entrato dalla porta fosse un semplice spiffero d’aria, e non il loro superiore.
-A voi- sbuffò il colonnello, lanciando un’occhiata triste ai proprio uomini, prima di fermarsi ad osservare, da sotto le palpebre pesati per il troppo poco sonno, l’unica scrivania vuota.
Si lasciò cadere sulla propria poltrona, conscio del fatto che quella giornata non sarebbe stata diversa dalle ultime cinque.
Sono già passati cinque giorni… Sussurrò a se stesso.
Cinque giorni da quando i suoi sottoposti, quegli stessi soldati che avevano giurato di fare il possibile per aiutarlo nella realizzazione del suo sogno, e con cui nel corso degli anni aveva costruito un qualcosa di saldo e duraturo, lo ignoravano nella migliore delle maniere, limitandosi ad eseguire i suoi ordini e a rispondere con un “sissignore” digrignato tra i denti a qualsiasi delle sue richieste.
Cinque giorni. Dio, come vola il tempo…
Dio.
Roy Mustang, l’Alchimista di Fuoco, si ritrovò a sorridere al solo pensiero che un uomo di Scienza come lui, avesse ancora la forza -e il coraggio- di nominare un’entità alla quale non aveva mai creduto.
-Da parte del maggiore Armstrong- Falman, gli occhi freddi come il ghiaccio, lasciò cadere una cartelletta stracolma di documenti a un palmo dal suo naso, facendo dietrofront prima ancora di ricevere l’ordine.
-Si- mugugnò, pensieroso, osservando la schiena del suo sottoposto farsi più lontana.
Lo ignoravano da quasi una settimana, e nonostante tutto non riusciva ad avercela con loro.
Sapeva quanto avessero ragione.
Sapeva che al posto loro si sarebbe comportato nello stesso identico modo.
E soprattutto, sapeva che se in quella camera una scrivania era stata privata del proprio storico proprietario la colpa era solo e soltanto sua.
Si passò una mano tra i capelli, esausto, osservando rapito il telefono che aveva provveduto ad far avvicinare. Da quanto tempo aspettavano notizie?
Troppo. Si rispose, quasi in trance, mentre quei ricordi gli tornavano in mente.

.

-Colonnello!- sbraitava Havoc correndo verso di lui, stranamente senza sigaretta ad accompagnarlo.
Fu questa la prima cosa a farlo preoccupare.
-Il tenente Hawkeye- ansimava, dopo essersi ripiegato su se stesso, esausto -Sembra ci sia qualche problema- aveva continuato, mentre il volto del suo superiore assumeva velocemente una tonalità bianco latte. -Non riusciamo a trovarla…non risponde alla ricetrasmittente da più di un’ora-
Da lì in avanti era stato un susseguirsi di ordini dati in fretta e furia e di militari che correvano per tutta la zona ovest della città alla ricerca del tenente, incuranti della pioggia e del freddo.
Fino a quando Breda, vicino alle lacrime, aveva dato l’allarme, sconvolto dopo averla trovata riversa al suolo, in un angolo, priva di sensi e con due proiettili conficcati nel torace.
Dopo aver visto il corpo martoriato del suo tenente portato via su una misera barella Roy Mustang, l’Alchimista di Fuoco, si era ritrovato a ringraziare per la seconda volta nella vita la pioggia che, incessante, continuava a bagnargli il volto.

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Iniziò a fissare con ostilità la pila di scartoffie che si trovava davanti, decidendosi finalmente ad afferrare una biro per iniziare a firmare e controfirmare.

-Ha intenzione di andare avanti cosi, colonnello?- sbottò d’un tratto Havoc astioso, enfatizzando l’ultima parola più del dovuto e ponendo fine ad un silenzio che si protraeva da troppo tempo.
L’Alchimista, alzò lo sguardo, affaticato, iniziando ad osservare i suoi sottoposti, stupiti quasi quanto lui dalle parole del sottotenente, uno per uno. Soffermandosi infine sul biondo.
-Voi mi odiate- se ne uscì con un mezzo sorriso -E ne avete tutte le ragioni. Se il tenente Hawkeye si trova in quelle condizioni è solo per colpa mia… non avrei dovut…-
-Condizioni?- sbraitò l’altro, puntandogli l’indice contro -Di quali condizioni parla? Non è mai andato in ospedale a trovarla.-
-…-
Silenzio.
Non seppe ribattere in alcun modo alle parole del ragazzo. Ma con quale coraggio poteva rispondere che l’unico motivo per cui non era andato a trovare il suo tenente era per paura? Paura di vederla attaccata a delle macchine che da cinque giorni a quella parte respiravano per lei, paura di non sentire più quella presenza rassicurante alle sue spalle, paura di non avere più i migliori occhi di falco del paese a vegliare su di lui.
-Noi non la riteniamo responsabile, c-comunque- balbettò incerto Fuery, senza incrociare il suo sguardo, conscio del fatto che si stavano spingendo troppo in là -Siamo militari, e sappiamo di poter rischiare la vita in qualsiasi momento…ma proprio per questo- continuò, più sicuro -Ci aspettiamo da lei un minimo di gratitudine. Il tenente ha fatto tanto, troppo, per lei. Non merita questo trattamento-
L’Alchimista si alzò, dirigendosi a passi stanchi e strascicati verso la porta. Afferrò il soprabito, ormai asciutto, indossandolo senza troppe cerimonie.
-Avete ragione- disse, senza guardarli -Il tenente non merita questo trattamento. Comunque- aggiunse, mentre si chiudeva la porta alle spalle -sbagliate a non ritenermi responsabile. La colpa è solo mia-

.

***

.

Dopo aver passato le pene dell’inferno a convincere una più che ligia al dovere infermiera a farlo passare, attraversato più di mezzo ospedale alla ricerca della benedetta camera di cui faticava a ricordare il numero e aver minacciato di trasformare istantaneamente in una torcia umana il povero inserviente che aveva osato opporre l’ennesima resistenza, Roy Mustang si trovò esattamente di fronte alla porta, ancora chiusa, della singola 320.
Aspirò una lunga boccata d’aria, poggiandosi sul pomello d’ottone con più forza del dovuto, quasi avesse dovuto prendere da li il coraggio necessario.
E finalmente la aprì.
Il colonnello, sin da bambino, era sempre vissuto con la convinzione che gli ospedali fossero dei luoghi ombrosi ed ostili, quasi inavvicinabili, se non in casi di assoluta necessità. Proprio per questo, accettava le cure dei vari medici molto di rado, e solo dopo le dovute costrizioni.
E invece, ormai vicino ai trent’anni, si ritrovò a doversi ricredere. La stanza in cui aveva appena messo piede infatti, era si asettica e un po’ scialba -e il bianco di pareti e mobili di certo non miglioravano la situazione- ma in linea di massima abbastanza confortevole.
Attraversò l’uscio anonimo, chiudendosi la porta alle spalle e iniziando a fissare rapito la figura che, beata, giaceva sotto le candide lenzuola dell’unico letto poggiato contro il muro, dando l’idea di essere semplicemente addormentata.
I lunghi capelli biondi erano sciolti, e ricadevano elegantemente sulle spalle rilassate, mentre il volto, disteso quasi in un sorriso, era leggermente reclinato verso destra.
Era bella Riza Hawkeye.
Era bella sempre. Sia che indossasse l’uniforme, gli abiti civili, o fosse ricoverata in un letto d’ospedale, collegata ad una miriade di tubicini.
Afferrò la cartella clinica attaccata alla pediera del letto, leggendo con attenzione le due righe scritte a mano sotto la voce attuali condizioni. Saltò a piè pari i termini più complicati, comprensibili solo a chi avesse una conoscenza avanzata della medicina, fermando lo sguardo più scuro del solito su alcune in particolare: stato di incoscienza prolungato (coma).
Riuscì a stento a reprimere l’impulso di dar fuoco a quei maledetti pezzi di carta, e li rimise con rabbia al loro posto.
Si avvicinò lentamente al letto, armato del suo miglior sorriso da rubacuori, sussurrando un flebile -Salve, tenente- mentre si accomodava sull’unica sedia disponibile.
-Scusami se non sono venuto a trovarti prima, tenente- continuò, fissando una delle tante flebo -Ma sai com’è…in centrale per ora siamo sommersi di lavoro, e senza di te che tieni a bacchetta quella sottospecie di lavativi è impossibile cavare un ragno dal buco- rise, della sua stessa battuta -Sai Riza- passare dal grado al nome era stato quasi naturale -Manchi a tutti in centrale. Dovresti vedere il maggiore Armstrong: chiede sempre di te…Acciaio e la sua cricca non sono da meno, e Glacier ha promesso di venire a trovarti appena ad Alicia sarà passata le febbre. Per non parlare dei ragazzi…ogni scusa buona per lasciare il lavoro e correre da te. Anche Black Hayate- sorrise debolmente -sente la tua mancanza. Per ora è Fuery ad occuparsene-
Si bloccò, stringendosi convulsamente le ginocchia, il capo abbassato, colpevole -E soprattutto manchi a me, Riza. Mi manca la tua presenza costante alle mie spalle, mi mancano i tuoi rimproveri, i tuoi sbuffi, i tuoi sorrisi, anche i tuoi silenzi… Mi manca tutto di te, Riza. E la cosa che mi uccide- continuò, alzando il viso, la voce acuta -è che è solo colpa mia se sei in questo stato… Solo mia-
Con un moto di rabbia, le afferrò la mano, più fredda di quanto si aspettasse, stringendola tra le sue -Non avrei dovuto lasciarti andare da sola- sussurrò, stranito dalle sue stesse parole -Non avrei dovuto permetterti di allontanarti da me…-
-Potrai perdonarmi?- chiese retorico, ritrovandosi a credere che per una volta le favole esistessero, e che la bella principessa si stesse per risvegliare tra le braccia del suo principe.
-Non importa- continuò, finalmente sorridendo, ma con una ombra di malinconia negli occhi lucidi -Prenditi tutto il tempo che vuoi…Quando deciderai di rispondermi io sarò qui, ad aspettarti. Anche per tutta la vita, se sarà necessario-
Si portò la mano, piccola e delicata -gli sembrava impossibile che quella stessa mano avesse ucciso più e più persone solo per proteggere lui- , alle labbra baciandola leggermente, per poi poggiarla nuovamente sulle lenzuola di lino.
-Adesso devo andare- sospirò poi, alzandosi di scatto -I ragazzi si staranno chiedendo dove mi sia andato a cacciare. Sono uscito senza dire una parola. Tornerò domani, Riza- sorrise, sfiorandole il volto con un dito.
E dopodomani…
E il giorno dopo ancora…
Mentre usciva, gettandosi un’ultima occhiata alle spalle, si ritrovò a darsi mentalmente dell’idiota: lui, il colonnello di Fuoco Roy Mustang, futuro comandante supremo dell’esercito di Amestris, famoso per le sue doti da stratega in tutta la regione, aveva impiegato cosi tanto tempo per accorgersi di essere innamorato del tenente Riza Hawkeye?

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“Salve. Parlo con il colonnello Roy Mustang?”
“Si. Mi dica”
“Chiamo dall’ospedale.”
“…”
“Il tenente Riza Hawkeye si è risvegliata. Chiede di lei.”

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Fine
[…inizio]

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-.

N/a

Oddei °__°
La mia prima RoyAi.
*Domi si commuove, felice*
...chissà,forse ci sarà anche un seguito u.ù ci sto facendo un pensierino!

Una dedica speciale va alle ragazze del RoyAi forum, inesauribile fonte di ispirazione XD
Spero vi sia piaciuta :)

Domi_chan

  
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