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Autore: La_Ari    14/12/2015    0 recensioni
Un bar, un appartamento sopra al bar, tanti personaggi (nessuno sano di zucca) e le loro avventure.
-“Sono stata buona sul fatto che l'avete fatto qui in cucina, dove io ora vorrei mangiare.” iniziò Erika, cercando di mantenere la calma. “Ma non so se posso sopportare le mutande di Viola sopra alle mie mele.” disse a denti stretti, indicandole mentre stavano ora a terra.
Rachele rise, raccogliendole divertita.
“Deve essere successo quando io...” cercò di spiegare, con una faccia da beota con i fiocchi.
“Non continuare.” la bloccò subito l'altra, terrorizzata alla sola idea di cosa avrebbe potuto ascoltare.
“Che succede?” sopraggiunse Viola, scocciata di non poter continuare quel pomeriggio in camera.
Le mutandine le vennero velocemente messe sotto al naso dalla sua ragazza.
“Eh, se qualcuno qui la smettesse di giocare a “elastico per lo space shuttle” con le mie mutandine!” si lamentò afferrandole.
“Ecco, questo non lo volevo sapere.” crollò con la fronte sul banco Erika, saltando poi su ricordandosi cosa era successo in quella cucina.-
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bar di Tony dava sempre l'illusione di apparire uguale ogni giorno. Invece ci si preparava sempre a qualcosa di speciale.

Erika, appena tornata dall'università, aveva fatto una sosta per bersi un bicchiere del suo amato latte e menta. Mentre lo sorseggiava era stata magicamente assorbita dal film che in quel momento davano alla tv e si era sistemata tra Angelo e Antonio, i due uomini che erano soliti stare al tavolino davanti al televisore. Erano due omaccioni sposati, il primo biondo, dagli occhi azzurri e il viso buono oltre che dalla lacrima facile. Il secondo era moro e barbuto, un orsetto che ispirava fiducia. Insieme spiegavano di tanto in tanto ad Erika le cose che si era persa e le permettevano di comprendere il proseguimento della storia.

Intanto i quattro amici che stavano fissi a giocare al tavolo da biliardo, quel giorno erano nel bel mezzo del loro allenamento per una partita che ci sarebbe stata contro un altro bar della zona. Alessandro, però, da quando era entrata Erika, continuava a saltare il proprio turno perché ipnotizzato dal suo modo di mordicchiare concentrata la cannuccia, facendo arrabbiare Ezio che era in squadra con lui. Il ragazzo gli tirò una steccata in testa contrariato, cercando di riportarlo sulla terra.

“Smettila!” si grattò la parte colpita Alessandro.

“Te lo meriti, sempre a pensare alle zozzerie!” gli fece una smorfia Ezio, che comunque si era nel frattempo allontanato da lui per evitare di essere picchiato e per apprestarsi a fare la sua giocata tattica.

Una volta fatto, Valentino si piegò allora sul tavolo, pronto a tirare il colpo successivo, per tentare di buttare la palla in buca con aria concentrata. I visi di Ezio e Lorenzo comparvero affianco al suo.

“E' il tiro che ci può dare la vittoria.” sussurrò il primo.

“Se imbuchi questa, vinci la partita e noi vinciamo il torneo.” incalzò l'altro con tono serio.

“Tutto è nelle tue mani.” continuò Ezio.

“Se lo sbagli, il nostro sogno si sbriciola.” toccò ancora a Lorenzo.

“Ma lo volete lasciar stare?” li sgridò Alessandro, vedendo il viso pieno d'ansia del povero Valentino.

“No. Deve essere pronto a giocare sotto stress.” si tirò su Lorenzo.

“E noi in quel caso dovremmo essere pronti a tranquillizzarlo, non a mandarlo nel panico!” controbatté l'altro.

“Alessandro, il torneo è fra poche settimane e se Valentino non ci mette tutto sé stesso non possiamo vincere.” disse con tono solenne Ezio.

“Lasciatelo tirare in pace allora!” si lamentò il più alto.

Valentino prese un respiro e tirò, sbagliando la buca. Si tirò su con aria afflitta, facendo tremolare il mento dal dispiacere.

“Noooo!” urlarono gli altri due per l'errore.

“Io... Io... Mi dispiace.” disse pronto a piangere, guardando Ezio, che sospirò abbracciandolo per rincuorarlo.

“Dai, non importa.” gli disse, battendogli una mano sulla schiena.

“Sì che importa!” sbraitò Lorenzo. “Se sbaglia dei colpi così semplici, non vinceremo mai!”

“Sei una bestia senza sentimenti.” commentò Alessandro, facendo gesto ad Ezio di tirare il colpo seguente.

“Grazie, me lo dicono in molti.” rispose l'amico, con una nota di orgoglio, accarezzandosi la barba.

Erika intanto si era alzata per la fine del film e si era diretta al bancone per prendere qualcosa da bere agli altri due con cui stava ora chiacchierando. Il ragazzo si bloccò ad osservarla sognante, lanciando la palla a caso e sbagliando.

“Andiamo bene.” si passò una mano sul viso Lorenzo.

“Scusate.” si ricompose Alessandro.

“Tranquillo, io ti voglio bene lo stesso.” Valentino si lanciò ad abbracciarlo.

“Fortuna che Erika non ci sarà al torneo!” disse Ezio.

“Siete dei deficienti. Erika non c'entra! Mi sono... distratto.” si offese Alessandro.

“Certo, perché stavi sicuramente guardando Tony con quello sguardo.” alzò un sopracciglio Lorenzo. “Quanti sono? Due? Tre anni che vive qui? E tu non sei mai riuscito a comporre una frase di senso logico davanti a lei.”

“Ascoltate: smettetela. Sì, mi piace, ma non sono il suo tipo, mi sembra chiaro.” cercò di tagliar corto il più alto.

“Che ne sai? In realtà non abbiamo mai visto nessun ragazzo con cui è uscita!” cercò invece di farlo ragionare Lorenzo. “Nemmeno io che ci vivo.”

“E se gli piacessero le ragazze?” fece Ezio.

“No, di questo siamo sicuri, visto quante volte ha urlato a Rachele che non gliela avrebbe data perché le piacciono i ragazzi.” rispose Lorenzo saggio.

“E allora chiedigli di uscire!” alzò le spalle il piccoletto.

Alessandro gettò un'occhiata alla ragazza che parlava al bancone con Chiara e Tony.

“Non ho coraggio.” ammise.

Valentino, che fino a quel momento era rimasto ad abbracciare l'amico, lo guardò pensieroso e lo lasciò andare. S'incamminò a passo sicuro verso il bancone. Gli altri tre, spaesati, rimasero a fissarlo per capire cosa stesse per fare. Arrivò da Erika e le diede dei colpetti sulla spalla per attirarne l'attenzione. Lei si voltò un po' curiosa e in parte sorpresa.

“Ah-ehm. Ti devo chiedere una cosa.” disse facendo una faccia seria.

“Dimmi.” annuì Erika, non capendo cosa potesse volere da lei.

Valentino rimase a fissarla, iniziando a fare qualche smorfia per concentrarsi. Poi all'improvviso corse via, tornando dai suoi amici. Erika lo guardò perplessa, mentre Chiara ridacchiava divertita.

“Non sembra un piccolo bambolottino carino?” sorrise la barista.

Intanto Valentino aveva raggiunto gli altri e si era avvicinato a Lorenzo.

“Cos'è che devo chiedere a Erika?” borbottò in difficoltà.

“Di uscire.” sorrise il ragazzo.

“Non con te.” precisò subito Ezio. “Con Alessandro.”

Valentino annuì, come se di colpo avesse ricordato tutto e fece per ripartire di corsa verso la ragazza. Ma Alessandro, che aveva seguito lo scambio di battute tra gli amici in panico, lo afferrò veloce per la vita impedendogli di andare.

“Ma vi siete rimbecilliti tutti?” s'inalberò.

“E lascialo, che almeno ci divertiamo!” sorrise Lorenzo.

“No. E smettetela.” sbatté la stecca a terra imperativo.

“Erika ti sta fissando.” fece notare Ezio.

Alessandro si voltò di scatto, vedendo che era vero e fece un sorrisino imbarazzato.

“Pensa sicuro che sono un deficiente. Grazie.” ringhiò rivoltandosi verso gli altri.

“Non ha tutti i torti.” considerò Lorenzo.

“Lorenzo, pensa a giocare invece di farti i cazzi miei.” sbuffò Alessandro, liberando Valentino per poter sferrare qualche schiaffo volante all'altro.

Questo si protesse con le braccia, ridendo.

“Ok, ok! La smetto!” disse prima di prendere la stecca in mano e venir lasciato in pace. “E vi dimostrerò di poter essere la vostra arma vincente al torneo.” sogghignò, prendendo un sorso di birra prima di calarsi sul tavolo.

Mentre caricava il colpo, la porta dell'appartamento si spalancò di colpo, spaventandolo e facendogli dare una steccata troppo potente.

“'rca puttana Racheleeee!” si lamentò, alzando sempre più la voce fino a urlare.

“Yo, shitty boy, mi hai appena dato della whore?” gracchiò minacciosa lei dal pianerottolo.

“No, credo fosse un: porca puttana, virgola, Rachele.” precisò Alessandro.

“A-man, spero sia così, oppure prendo il tuo amico e lo scintillo.” diede un'occhiata torva al gruppetto.

Assicuratasi che tutto fosse risolto, scese le scale tenendo per mano Viola.

 

***

 

Altro giorno, nuova settimana e il bar vive sempre allo stesso modo.

Lorenzo si fermò a guardare le palle in gioco, prima di tirare il suo colpo. Si fermò a guardare dove la palla rotolava, dopodiché si voltò verso Valentino.

“Tocca a te!” indicò il tavolo verde.

“Non mi va.” sbuffò il ragazzo, bevendo un sorso di coca cola.

“Come?” lo guardò, come se non avesse capito.

“Non mi va.” ripeté l'altro. “Sono stanco.”

“Stanco? Sei stanco?” sbottò Lorenzo. “Devi allenarti!”

“Lollo, lascialo riposare due minuti!” allargò le braccia Alessandro.

“No! Dobbiamo impegnarci! Lo scorso torneo di fine estate ricordi come è andata a finire?” si voltò di scatto l'altro adirato.

“Non l'ho fatto apposta!” brontolò Ezio.

“Se vi foste impegnati di più, non avremmo perso alla prima partita!” disse duramente Lorenzo.

“Sono caduto perché non mi reggevano più le gambe! Non mi hai fatto sedere per una settimana per allenarci!” rispose l'altro.

“E lo stiamo rifacendo...” borbottò Valentino con il broncio.

“Ma lo faremo per un mese, quindi arriveremo al torneo con gambe forti e resistenti!” si diede un pugno sulla mano l'altro.

“Senti...” si avvicinò Alessandro. “Perché non ti tagli la barba e ti lasci un baffetto qui? Così magari assomigli di più al tuo amico Hitler!”

Lorenzo lo guardò male.

“Vuoi dirmi che ha una faccia sotto alla barba?” aprì la bocca Valentino, stupito.

“Effettivamente se non lo avessi conosciuto da quando ancora non aveva la barba, me lo chiederei anche io!” disse quello più alto.

“Che vi devo dire? La barba fa fascino e attira le ragazze!” se la accarezzò l'altro, ammiccando.

“O le schifa man.” passò di lì nel momento giusto Rachele.

“Allora, Valentino, muoviti!” urlò Lorenzo, fingendo di non aver sentito. “Tocca a te.” ordinò autoritario.

L'amico lo guardò continuando a bere la sua coca cola con la cannuccia e facendo penzolare i piedi sullo sgabello.

“Muoviti.” ripeté l'altro in tono di sfida.

“Lascialo riposare!” lo spinse Alessandro, sfinito.

“Se non viene qui ad allenarsi entro tre secondi, per me è fuori.” prese un respiro prima di contare. “Uno... Due... Tre... Fuori!”

Valentino spalancò gli occhi stupito.

“Non vale, mi ero distratto al due e non mi sono alzato in tempo!” piagnucolò.

“Non mi frega. Sei fuori.” non accettò repliche Lorenzo.

“Ma non puoi! Deve essere una cosa democratica!” si lamentò Ezio, non accettando l'esclusione dell'amico.

“Esatto! Dobbiamo votare!” Alessandro era d'accordo.

“Va bene. Allora chi è d'accordo per escludere Valentino dal torneo?” chiese Lorenzo, alzando una mano e spingendo il braccio di Ezio verso l'alto con la stecca.

Il piccoletto per evitare di rovesciare la bibita che aveva nel bicchiere che teneva in mano, lo allungò verso l'alto.

“Perfetto, due contro uno. E' fuori!” disse compiaciuto Lorenzo.

Valentino guardò sconvolto Ezio, il quale si gettò verso di lui per scusarsi. Ma fu inutile perché l'altro si alzò per andarsene al tavolo con Antonio e Angelo, senza dir nulla, solo profondamente offeso.

“Lo chiamavano Lorenzo l'Onesto.” sospirò Alessandro. “Beh, piccolo dittatore, come credi di partecipare al torneo senza di lui? Dobbiamo essere per forza in quattro, sennò non possiamo disputare nessuna partita.”

In quel momento si aprì la porta dell'appartamento, facendo comparire Giacomo con lo sguardo assonnato e i libri sotto il braccio.

“Fatto un buon pisolino pomeridiano?” chiese Chiara vedendolo avvicinarsi al bancone.

“Sì. Un caffè e mi metto a studiare come un treno ora!” disse convinto, posando i libri sul bancone.

“Ceeeerto.” affermò lei, preparandogli il caffè.

“Ho la soluzione!” sorrise smagliante Lorenzo, sistemandosi la giacca mentre si avviava verso il coinquilino. “Ehi, Giacomino!” lo salutò vivacemente, dandogli una pacca sulla spalla.

“Ehi...” lo salutò sospettoso l'altro.

“Come va? Come sei messo con lo studio?” chiese fingendosi interessantissimo. “Che esame è?”

“Economia. Sono messo bene, sai devo finire un libro, ripassare un po'...” gesticolò ostentando sicurezza e disinvoltura.

“Non male visto che lo prepari dallo scorso inverno.” commentò Chiara posandogli il caffè davanti.

“Ah, fantastico! Allora visto che sei messo così bene puoi unirti a noi per fare qualche colpo al biliardo!” propose sempre troppo allegro.

Giacomo spalancò la bocca incredulo. “I-io?”

“Proprio tu bello! Su, vieni!” lo incoraggiò.

L'altro bevve di botto il caffè e seguì subito il coinquilino. Non poteva crederci di essere scelto e di potersi unire a loro. Passarono davanti a Valentino che li guardò transitare indignato dell'essere stato sostituito.

 

***

 

Giacomino era accanto al tavolo da biliardo, respirava piano per concentrarsi.

“Su bello, tocca a te!” gli fece un gesto col capo Lorenzo.

“Se sbaglia ancora il tiro, giuro che ti faccio ingoiare le palline del tavolo finché non ti decidi a riammettere Valentino in squadra.” sussurrò Alessandro all'orecchio dell'amico.

Lorenzo gli fece gesto di tacere, con aria scocciata. Giacomino si calò sul tavolo, prese l'ultimo respiro profondo e tirò la palla. Nonostante la semplicità con cui avrebbe potuto tirare la palla in buca, questa fece cilecca attraversando il tavolo a vuoto.

Ezio prese ad urlare disperato, scuotendo la stecca pieno di rabbia. Dopodiché fece per tirarla in testa a Giacomino. Esitò, facendo tremare il corpo adirato, cedendo alla fine per consegnargliela in mano ed andarsene di fretta.

Alessandro strabuzzò gli occhi, posando la stecca al muro.

“Basta mi rifiuto. Volevi la perfezione caro Lorenzo? Adesso faremo la figura dei fessi e basta!” e con questo se ne andò indignato verso il bancone.

Intanto Ezio si era fermato al tavolo dove sedeva Valentino, intento a mangiarsi un panino enorme.

“Ciao...” disse come un bambino timido.

“Ciao.” rispose l'altro a bocca piena, dando un altro morso subito dopo, senza nemmeno aspettare d'ingoiare.

“Posso sedermi?” chiese Ezio con un sorrisino.

Valentino si limitò a scrollare le spalle senza guardarlo.

“Senti, mi dispiace.” iniziò il ragazzo prendendo posto al suo fianco. “Mi dispiace per come ti ha trattato Lorenzo e mi dispiace ti abbia fatto credere che io fossi d'accordo con lui. Ma non è così.” dichiarò accorato.

Valentino gli diede un'occhiata esitante, mollando giù il panino pensieroso.

“Mi manchi.” aggiunse Ezio.

A questo punto il ragazzo gli si gettò al collo, abbracciandolo.

“Lo sapevo! Lo sapevo che non mi avevi tradito!” urlò quasi in lacrime.

“Ti pare?!” lo abbracciò di rimando Ezio, commosso quanto lui.

“Quindi posso tornare?”

“Mmmmh...” fece l'altro guardando al tavolo Lorenzo che continuava a tentare di istruire Giacomino senza nessun risultato. “Lo spero tanto...”

 

***

 

Il giorno del torneo era giunto. I quattro ragazzi, ovviamente tutti vestiti allo stesso modo, stavano attorno al tavolo, pronti alla partita contro altri 4.

“Ok, ragazzi, dobbiamo mettercela tutta.” li incoraggiò Lorenzo.

“Promesso!” si animò Giacomino.

“Dovremo chiedere una benedizione.” scosse il capo Alessandro.

Ezio intanto stava allungando il collo per guardare se tra il piccolo pubblico attorno al tavolo ci fosse pure Valentino. Lo vide apparire di colpo e rimase felicemente meravigliato. Il ragazzo gli fece ciao con la mano, cosa a cui l'altro rispose con entusiasmo.

Anche gli altri videro Valentino e Alessandro si avvicinò immediatamente con Ezio per salutarlo.

“Sei venuto allora!” disse allegro il più alto.

“Mi dispiaceva perdermi la partita... E poi mamma stasera faceva il minestrone, così ho preferito venire qui sapendo che c'era il buffet!” fece un sorrisone.

“Ci porterai fortuna, lo sento!” si gasò Ezio facendo uno strano ballettino, prima di essere richiamato da Tony, giudice della gara, per iniziare la partita.

“Allora stasera siamo al primo incontro del torneo tra i bar del quartiere! A rappresentare il bar da Tony: Alessandro, Lorenzo, Ezio e Giacomino!” annunciò Tony, facendo scoppiare gli applausi del gruppo del bar.

“Giacomo.” precisò il ragazzo.

“Vabbè uguale.” fece un gesto per minimizzare il barista. “E questi quattro qua invece per il bar lì all'angolo...” disse senza entusiasmo.

“Barda Max...” disse l'unica ragazza del quartetto, timidamente.

“Vabbè uguale.” la guardò Tony scocciato.

 

***

 

La partita di biliardo era nel vivo dell'azione. Il punteggio segnava un leggero vantaggio per i quattro del bar da Tony.

“Ok Giacomino, tocca a te.” lo afferrò per una spalla Lorenzo. “Devi dare il meglio e fare tutto ciò che ti ho insegnato così potremo vincere.”

“Lo farò. Sarai orgoglioso di me.” si diede una pacca sul petto Giacomino, pronto ad agire.

Si allontanò verso il tavolo per giocare il proprio turno.

“Sarà un disastro.” sospirò Ezio.

“Siamo fottuti.” annuì Alessandro.

“State zitti e guardate.” li fulminò Lorenzo.

Giacomino tirò il proprio colpo e ovviamente non riuscì ad imbucare.

“Visto?” Ezio fece una smorfia a Lorenzo.

“Oh, gli hai insegnato proprio bene, non c'è che dire!” gli diede una pacca sulla spalla Alessandro.

“Non dovevi cambiare Valentino, lo sai.” disse il primo.

“Invece hai voluto fare il dittatore ed eccoci nella merda!” gli fece un mini applauso il secondo.

“Ok, ho afferrato. Ho la soluzione.” sospirò Lorenzo.

“Ovvero?” fece Ezio curioso.

Lorenzo rimase in silenzio, attendendo il ritorno di Giacomino.

“Scusami...” fece il ragazzo a testa bassa.

Lorenzo non rispose e con forza diede un colpo con la stecca sul piede di questo, che se lo afferrò urlando dolorante.

“Che succede?” fece Tony.

“Eh, mi sa che si è fatto male!” si portò le mani ai fianchi Lorenzo, facendo una faccia preoccupata.

“Mi ha tirato la...” iniziò Giacomino per spiegare le cose.

“Effettivamente non può continuare!” lo interruppe Alessandro.

“Credo proprio ci sia bisogno di una sostituzione!” continuò Ezio.

“Sì, è concesso nel caso uno dei partecipanti non sia in grado di continuare la partita.” annuì Tony.

“Cosa? Non è vero!” si lamentò uno della squadra avversaria.

“E invece sì. Si dà il caso che l'arbitro sia io.” rispose il barista. “Quindi, chi è il sostituto?” si rivolse nuovamente agli altri tre.

“Valentino! Torna in squadra!” annunciò Lorenzo.

Valentino si agitò sul proprio sgabello, incredulo.

“Cosa?” spalancò gli occhi.

“Hai sentito bene!” gli sorrise Alessandro.

Il ragazzo allora si catapultò dagli amici, felice come un bambino.

 

***

 

La partita era continuata ed era il turno di Valentino al tavolo. Il ragazzo stava osservando le palle in gioco attentamente, per decidere la propria mossa. Ezio e Lorenzo apparvero ai due fianchi del ragazzo. Alessandro sospirò senza speranze a vederli.

“E' il tiro che ci può dare la vittoria.” sussurrò il primo.

“Se imbuchi questa, vinci la partita e noi vinciamo il torneo.” incalzò l'altro con tono serio.

“Tutto è nelle tue mani.” continuò Ezio.

“Se lo sbagli, il nostro sogno si sbriciola.” toccò ancora a Lorenzo.

“Non vi deluderò.” Valentino annuì caparbio, sapendo che stavolta le loro parole erano vere.

Si calò sul tavolo e tirò il proprio colpo... che fallì. Valentino si tirò su lentamente, con la faccia più disperata possibile.

Lorenzo iniziò ad urlare e a prendere a calci tutto ciò che gli capitava e ad imprecare, mentre la squadra avversaria festeggiava. Alessandro si avvicinò ad Ezio.

“Prevedo una settimana dura e pesante.” sospirò.

“Almeno quest'anno non sono io che ho rovinato il torneo!” alzò le spalle l'altro bevendo la propria birra.

   
 
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