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Autore: Raeiki    17/12/2015    0 recensioni
Anno 2015. Lo squattrinato e poco fortunato scienziato Paul Drake sta lavorando a un progetto che sarà destinato a dare una svolta alla scienza moderna: un'evoluzione della realtà aumentata che permetterà alle persone di vivere attraverso un avatar. Il progetto ha richiesto anni di lavoro, ed è quasi giunto al termine. All'inizio doveva rimanere un segreto, ma ora inizierà a introdurre il programma a suo figlio, Alexander.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Quindi non è la tua prima volta nel programa?". Ben fece la domanda come se il fatto che Alex fosse lì lo stupisse. L'altro senza voltarsi gli rispose: "No. Ho già fatto un altro test.". Ben lo guardò in faccia con un'espressione un po' riluttante, per poi dirgli: "Ascolta, probabilmente avrai sentito le...voci su di me. E mi starai giudicando come uguale ai miei amici. Ma fidati, ho poco da spartire con loro, li trovo...limitati. Il più delle volte non capiscono cosa voglio dire. L'unico che sembra capirci qualcosa è l'ultimo arrivato, Edward Baine, lo conosci? È più piccolo, ma è davvero sveglio. Alex, ascolta...". Il ragazzo voltò la testa verso il suo interlocutore: "...possiamo essere amici. Non è necessario questo astio. Davvero.". Alex ci pensò un attimo. Cosa ci perdeva, in effetti? Tanto valeva provarci. Non aveva mai avuto un vero amico, e lui sarebbe stato il primo se la cosa fosse andata nel verso giusto. "Va bene, cercherò di essere meno chiuso. Proverò a collaborare di più. Ok?". Ben sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, tendendogli l'altra mano: "Grazie, Alex. Grazie per provarci.". Alex fissò quella mano; ebbe una strana sensazione in quel momento, come se la cosa avesse avuto delle conseguenze...negative. Ma strinse la mano, abbozzando un sorriso. "Figurati...dai, finiamo questo test."

Come per il test precedente, i ragazzi si limitarono a semplici azioni giornaliere: camminare per il centro, interagire con le persone, interagire tra loro per testare i rapporti tra due avatar differenti, fare azioni normali o basilari…nulla di eclatante, insomma. Però Alex ricordò le parole di Sealight: “Pensate a qualcosa di emozionante.” Cosa potevano aggiungere di emozionante? Scherzando, propose a Ben: “Senti, pensavo alla richiesta di tuo padre di pensare a qualcosa di figo da aggiungere. E se aggiungessimo, che so, dei poteri?”. Ben sembrò interdetto, come se la cosa gli interessasse ma lo insospettisse allo stesso tempo: “Spiegati.”. Alex sorrise: “Ma si…nulla di serio, tranquillo.” “No, mi interessava…spiegati meglio.”. Alex lo guardò con uno sguardo interrogativo, ma rispose ugualmente: “Aggiungerei dei power up, diciamo così, agli avatar. Ad esempio che so, sensi sviluppatissimi, forza moltiplicata…come nei videogiochi, capisci? Ma non ero serio, stavo fantasticando.”. Ben aveva ancora quello sguardo sospettoso, e la cosa non faceva che preoccupare Alex. “Non…non è male, sai? Potrebbe essere un’idea. Ne parlerò a mio padre.”. Alex sul momento non seppe cosa rispondere, quindi si limitò a un semplice “ok”. Però non era pienamente convinto di quell’idea…non sapeva se fidarsi di Sealight.

Dopo alcuni giri, Alex incontrò Victoria accompagnata da un’altra ragazza. Lui diede una gomitata a Ben: “Ehi. La conosci?”. Ben ridacchiò: “Certo, è Victoria Clarence. Ha un anno meno di noi se non erro. Gran gnocca, eh? L’altra invece non so chi sia, è sua sorella?”. Alex inarcò un sopracciglio, fissando l’altra ragazza. Sembrava timida e un po’ sulle sue, aveva i capelli castani e mossi, gli occhi chiari di un colore tra il verde e l’azzurro, e uno sguardo un po’ malinconico. “Mh…no, non è sua sorella di sicuro. Conosco sua sorella, è amica di mio cugino Albert. Ma lei…mai vista in giro. Andiamo a chiederglielo?”. Ben spalancò gli occhi: “Che?! Adesso?!”. Alex mise su la sua migliore faccia di bronzo: “Certo. Nel mio ultimo test ci siamo parlati. Poi tu sei più popolare di me…avanti.”.  Sealight non sembrava d’accordo, ma alla fine accettò e si avvicinarono alle due ragazze. Alex si fece avanti per primo: “Ehilà, Victoria! Come va?”. La ragazza stava messaggiando al telefono, e subito non si accorse di lui. Appena la chiamò alzò lo sguardò e gli sorrise: “Ciao Alex!”. Poi voltò lo sguardo e notò Ben di fianco a lui: “Benjamin Skydrops Sealight? Giri con Alex?”. Le brillavano gli occhi, quasi come se si trovasse davanti a Johnny Depp. “Er…si. Dobbiamo fare…un progetto sulla società, e quale modo migliore di analizzare la società che uscire in centro?”. Alex girò gli occhi, sperando che la scusa reggesse. “Oh, interessante? Volete unirvi a noi? Siamo in giro da un po’ e non sappiamo che fare. Ah, che scema, non vi ho presentato Wendy, una mia amica. Non viene nella nostra scuola e non esce spesso. Wendy, loro sono Alex e Benjamin.”. Quando disse il nome di Ben assunse un’aria quasi sognante. Wendy sembrò risvegliarsi dal suo torpore e abbozzando un sorriso strinse la mano ad Alex e a Ben.  Alex fissò per un attimo la ragazza, notando in lei qualcosa di…particolare. Forse il suo comportamento un po’ schivo gli ricordava il suo.

I quattro ragazzi girarono insieme per il centro tutta la sera, finchè il signor Sealight non mandò un messaggio al figlio dicendogli di disconnettersi dal programma. “Beh ragazze, è stato divertente. Dovremmo uscire più spesso noi quattro.”. Victoria rise: “Quando vuoi tu…Skydrops. Ci sentiamo!”. Ben le sorrise, facendole un cenno con la mano mentre si allontanava. Appena si voltò si trovò la faccia corrucciata di Alex davanti: “Beh? Che ho fatto?”. Alex gli si avvicinò socchiudendo gli occhi minacciosamente: “Non ci provare neanche. Victoria è mia, amico.”. Ben rise: “Ma se ho visto benissimo come vi guardavate tu e Wendy. Non me la fai, Alex. Dai, torniamo all’ufficio di mio padre a dare il rapporto.”

I due si disconnetterono e Benjamin si congedò insieme a suo padre, lasciando il suo numero ad Alex. Paul, appena lui e suo figlio furono soli, gli domandò: “Com’è andata? È stato così tragico?”. Alex cercò di sorridere: “No, è stato…diverso dalle aspettative. Ben non è così male.”. Paul gli diede una pacca sulla spalla: “Bel lavoro, Alex. Avete trovato qualcosa di nuovo?”. Alexander pensò alla sua idea di prima, e preferì non parlarne al padre per il momento. Era il suo piccolo momento di gloria, finalmente aveva un valore per Paul, e non voleva mandare tutto a monte. “No, nulla di che. MI dispiace.”. Paul fece spallucce: “Poco male, ci penseremo io e Loyal. Ottimo lavoro, figliolo. Hai fatto un ottimo lavoro.”

I due Sealight arrivarono nell’enorme casa appena fuori città. Loyal l’aveva comprata per la sua famiglia quattro anni prima, quando il suo lavoro aveva iniziato a fruttare moltissimi soldi. Entrarono e la cena era già pronta in tavola, ma i due avevano altro a cui pensare. Entrarono nello studio di Loyal, una grossa stanza piena di scaffali contenenti libri di informatica e tecnologia e dossier vari. “Allora, Ben. Che avete fatto in quest’ultimo test?”. Il ragazzo si guardava intorno in ansia: avrebbe dovuto parlargli dell’idea di Alex? “Niente di che, siamo stati in giro a testare le solite cose, le interazioni, azioni basilari, cose del genere. Quello che avevo fatto nell’altro test. Come l’ultima volta, non sono stati rilevati bug o imprecisioni grafiche. Tutto impeccabile.”. Loyal sembrò soddisfatto: “Molto bene. E dimmi…avete pensato a qualcosa di innovativo da aggiungere? Visto che i giovani saranno parte integrante del target a cui è rivolto il programma tu e Alexander Drake eravate perfetti per il test…”. Ben deglutì a fatica. Aveva paura a dirgli di no, sapeva che si sarebbe innervosito oltremodo. “Er…s-si. Abbiamo pensato a qualcosa.” “Beh, dimmi ragazzo, sono curioso.”. Gli tremavano le mani dall’ansia, ma alla fine si lasciò andare: “Delle abilità speciali.”. Il padre aggrottò la fronte; non sembrava contrariato, ma più confuso: “Di che si tratta?” “Beh…gli avatar possono avere dei…potenziamenti, ecco…tipo videogiochi…ma era un’idea passeggera, niente di più…davvero…”. Loyal scosse la testa con un’aria delusa, ma si interruppe subito: “Ragazzo…mi hai dato un’idea geniale. Non solo diventerò ricco sfondato e famoso…ma diventerò potente più di chiunque altro.”

Ben non capiva. Cosa intendeva suo padre? “…in che senso potente?”. Loyal aveva un sorriso raggiante e gli occhi spalancati, come se avesse appena ricevuto l’illuminazione: “Ma certo! Come ho potuto non pensarci prima…un videogioco! Realtà aumentata a dismisura! Il tuo avatar è personalizzabile in modi diversi a seconda dei gusti del giocatore, come in un tipico gioco di ruolo…con l’aggiunta di armi e come mi avete suggerito voi ragazzi di abilità speciali! Ma non è finita. Sarà un enorme torneo. Gli avatar formeranno delle squadre, e si ammazzeranno a vicenda. La squadra vincitrice per ogni stato andrà a formare la mia…squadra speciale, chiamiamola così. A quel punto possiederò una squadra…no…un esercito di superuomini con abilità fuori dal normale, con la quale potrò rovesciare il governo e diventarne il capo…grazie agli avatar invincibili e potenziati…figlio mio, sei un genio!”. Ben era sbiancato. Tremava dalla testa ai piedi, ed era paralizzato dal terrore. Ogni tanto suo padre quando sentiva delle notizie che non gli andavano a genio aveva dei…raptus, che lo portavano vicino alla pazzia per pochi minuti. Ma erano minuti di terrore per lui e sua madre. Ecco, quello era uno di quei momenti. Loyal stava chiaramente delirando, ma sembrava disposto a vendere l’anima per quel progetto malato. “Benjamin…tu mi aiuterai. Te ne intendi meglio di me di videogiochi e degli interessi dei ragazzi. Da stasera stessa inizierò a modificare la Beta, e poi ne parlerò a Paul per sentire il suo parere. Ne andrà pazzo, di sicuro!”. Ben vide suo padre gesticolare in maniera spasmodica, gli faceva ancora più paura del solito, ma si fece forza: “No. Non ti aiuterò in questo piano malsano per un’ipotetica conquista del mondo. Sei totalmente impazzito, non sei in te. Riprenditi, pensa, ti prego…”. L’espressione di Loyal si trasformò in pochi secondi: “Benjamin…se non mi aiuterai in questo progetto, ti farò fuori. Nel MIO nuovo mondo non ci sarà spazio per i codardi e per i fannulloni come te. Nessuno intralcerà il progetto, tantomeno tu o tua madre, e continuerò a costo di accopparvi entrambi. Chiaro?”. Ben sussultò. Non stava scherzando, non era l’aria di uno che scherzava. Quindi, per prendere tempo, accettò. “Benissimo, vedo che hai capito. Domani ti illustrerò meglio le modifiche. Il progetto si chiamerà…

…Login and Kill.”
   
 
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