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Autore: Vago    18/12/2015    6 recensioni
Libro Primo.
Dall'ultimo capitolo:
"Che schifo.
Dopo tanto tempo che passi con qualcuno ti ci finisci per affezionare.
Non so chi, tra di loro, mi mancherà di più.
Forse tutti, o forse nessuno. Prima o poi dimenticherò i loro nomi.
In fondo, mi sono divertito a seguirli.
Sai, la mia ironia non ha perso l’occasione di affiorare.
Ho visto cose incredibili. Draghi, fate, esseri fantastici… e poi la magia. Quant’è bella?
Peccato che, se mai uscirai da lì, non potrai vederla con i tuoi occhi…
Nel mio viaggio con quei cinque ragazzi ho visto cose veramente incredibili.
Questo nuovo mondo è pieno di sorprese. Sarebbe bello poterlo esplorare assieme a te… Come ai vecchi tempi…
[...]
Ho visto perfino le armi elementari all’opera ancora una volta.
Non mi è dispiaciuto fino in fondo questo lavoro… O forse sì.
Il finale è stato bello e, nonostante tutto, devo ammetterlo, perfino io mi sono commosso, ogni tanto.
Un ragazzo si è sacrificato per i suoi compagni. Forse c’è ancora qualcuno non corrotto, in fondo.
[...]
Incredibile.
Non ho mai visto cose di questo tipo in tutta la mia vita…
Aspetta un attimo, così potrai vedermi anche tu."
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Storia revisionata
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Nella quiete della Volta degli Dei, la voce del dio primigenio Terra riverberò con la stessa intensità di una frana, tanto possente da far vibrare le colonne candide che delimitavano la dimora degli dei.
- Chi sei tu che vieni a disturbarci in questo luogo sacro alle anime? -  il dio appariva come modellato dalla roccia stessa, sembrava una statua ricavata da un blocco di pietra su cui un muschio umidiccio cresceva indisturbato. Quella era la forma che aveva assunto per fronteggiare l’intruso.
- Non mi riconoscete forse, Genitori? – chiese l’intruso permettendo a un sorriso forzato di deturpare il volto che indossava.
- Tu non sei nostro figlio, non sei un dio minore e non puoi permetterti di entrare nella Volta senza preavviso. Non mi hai ancora risposto, chi sei?-  continuò Terra, facendo un passo avanti con aria minacciosa.
- Mi chiamano in molti modi, mi citano anche in molte loro religioni… - L’intruso fece un cenno con il capo alla finestra da cui si vedeva il pianeta più bello – Belzebù, Portatore di Luce, L’oscuro signore… Io, tra tutti, preferisco Follia. Sono colui che trae il suo potere da cataclismi, guerre e pestilenze, da tutto ciò che voi o i vostri figli non controllate… Ed ora sono qui per prendere ciò che mi è stato negato: il giusto posto nella Volta, il mio trono. -  
Quando gli occhi verde muschio del dio incontrarono quelli neri di Follia si accorse della fredda determinazione che muoveva l’intruso, una determinazione portata dal bisogno di vendetta.
Aria posò una mano leggiadra sul petto di Terra, facendolo indietreggiare di qualche passo verso il suo scranno. La dea era apparsa sotto le spoglie di un delicato fantasma, con i capelli e il vestito candidi in continuo movimento, come se su di questi soffiasse un’eterna e inestinguibile tempesta. – Tu non meriti nulla di ciò che chiedi, come i nostri figli, non hai il diritto di accedere alla Volta senza il nostro permesso. Questo è un luogo di pace, il luogo di pace, quindi vattene e non provocare turbamenti più di quanto tu non ne abbia già portati. Se posso impartirti una lezione, Follia, non credere di esserci superiore. -  
- Vi credevo più svegli, più arguti. Ma mi sono sbagliato. La mia non è una richiesta, il mio è un comando, un ordine che dovete eseguire, e non importa come la otterrò, ma a breve la Volta sarà mia. E non pensate di potermi fermare, la mia energia è superiore a quella di ognuno di voi, sono millenni che assorbo nutrimento dal vostro… Creato. Perché è così che lo chiamate, vero? Il Creato. Ora sottomettetevi a me, inginocchiatevi ai miei piedi, o dovrete scontrarvi con la mia furia. E neanche voi, grandi dei primigeni, potrete resistermi.-  la calma glaciale, la sicurezza e la lentezza con cui la voce di Follia pronunciò la frase la fece apparire come una constatazione di un evento inevitabile.

Se non altro è un bravo oratore. Neppure quando il Fato plasmò la mia gente ci fece un discorso così ben articolato.
Menomale che non sa osservare altrettanto bene. Con il potere che possiede non so cosa potrebbe fare alla spira di vapore che fluttua dietro di lui… Se esco vivo da qui non accetterò mai più un invito nella Volta.


- La Volta non sarà mai tua! Non lo permetteremo!-  rispose il dio Fuoco nella sua armatura dardeggiante, ardente come se il fabbro l’avesse forgiata e poi, senza lasciarla raffreddare, l’avesse messa indosso al dio. L’elmo era appoggiato sul tavolo che presiedeva la Volta e le fiamme che sostituivano i capelli sul capo del dio ardevano senza rumore. Visto da lontano, quel corpo poteva apparire simile a quello di un uomo i cui capelli rossi erano agitati da un vento impetuoso, che soffiando dal basso li investiva come a cercare di strapparli dalla testa del proprietario.
- Dopotutto, - disse Acqua, seduta ancora comodamente al proprio posto, con i capelli che le scorrevano letteralmente sulle spalle - finora hai solo parlato. Non ci hai mostrato il tuo potere, non ci hai sottomesso. Personalmente sono annoiata. Sei un megalomane, nient’altro. Ti meriti unicamente il tuo nome, poiché solo un folle proverebbe a cambiare le fondamenta stesse del creato.-

Vai Acqua! Fagli vedere chi comanda! Tra tutti gli dei primigeni, la dea dei flutti è sempre stata quella con il carattere che più apprezzo.
Dai, guardatela. Non gli interessa nulla di niente e di nessuno.

- Vuoi vedere i miei poteri? Te li mostrerò. Avete scelto la vostra sorte, vecchi pazzi! Guardate come questo megalomane vi farà strisciare a terra come i lombrichi che siete. -  Follia aprì le braccia scarne di colpo, scatenando una bufera contro i quattro dei primigeni.
- Aria! – tuonò Fuoco - Fai qualcosa!-  
- Non ci riesco! I venti non mi obbediscono! Sono come animali impazziti che scappano terrorizzati. Non posso controllarli! -  
Follia ridacchiò per un secondo, poi portò le braccia distese davanti a se.
Gli dei degli elementi furono investiti da un uragano talmente violento e improvviso che li fece arretrare fino quasi al limitare della Volta.
Il rigoglioso giardino che l’attorniava sembrava tremare per la sorte degli dei che aveva ospitato fino ad allora.
Una voce si levò nell’ambiente, come se l’intero ambiente stesse parlando.
- Fermati! - una figura dalle quattro braccia scendeva lentamente dalla sommità della Volta degli Dei.
 Il dio Fato atterrò perfettamente davanti all’intruso e gli cinse i polsi, apparentemente fragili, con la sua presa possente.
Follia sorrise e lasciò cadere le braccia lungo il corpo, interrompendo la bufera che imperversava sui quattro dei degli elementi.

Le battaglie magiche mi hanno sempre entusiasmato, sempre che non sia io ad essere coinvolto… Non me la sono mai cavata bene, con gli incantesimi.
Diciamo che il mio ruolo preferito è a bordo campo, seduto su qualcosa di comodo, a fare commenti sarcastici su quello che mi succede davanti.


- Fato… Ti ho immaginato in molti modi ma averti davanti è… Una cosa completamente diversa. Che singolare forma hai assunto…-  l’intruso fece un accenno di inchino senza smettere di sorridere.
Il Fato non si scompose, sorrise a sua volta e aprì le mani con i palmi rivolti verso l’alto.
- È stato un piacere fare la tua conoscenza.-  disse semplicemente, senza mai abbassare lo sguardo. – Ma ora è arrivato il momento, per te, di andartene. -
Sui quattro palmi si andarono a formare altrettante cristalline sfere di mana, l’energia della vita. Ogni sfera fluttuò verso uno degli dei degli elementi. Queste presero quindi la forma delle armi elementari, gli strumenti che gli dei in persona forgiarono all’alba dei tempi per generare l’universo: a Fuoco l’alabarda dardeggiante, ad Aria l’arco di bora, ad Acqua la spada degli abissi e a Terra il martello delle vette.
- Follia, quello che tu non sai è che noi faremo tutto ciò che è necessario per preservare l’equilibrio, tu ti nutri del nostro creato e noi ti toglieremo il tuo nutrimento.-  Il Fato si fece lentamente da parte, senza perdere mai il contatto visivo con l’intruso.
Le armi elementari cominciarono a risplendere di una luce accecante, i quattro dei degli elementi le puntarono verso l’intruso e, dietro di lui, verso la finestra da cui si vedeva la il pianeta più bello.
- Non vi libererete di me. Non ci riuscirete in nessun modo. Ed io un giorno sarò di nuovo qui, davanti a voi, pronto a detronizzarvi. Arrivederci. –
Follia allargò le braccia, sorridendo di fronte alla minaccia del potere degli dei.
Un solo colpo, un unico fascio di energia dal colore simile a quello dell’oro si generò a mezzaria, energia alla quale Il Fato aggiunse la propria, nera come l’inchiostro con cui sanciva i destini dei mortali.
Follia fu colpito in pieno petto dal fascio, venendo trascinato dalla sua forza distruttiva e  scaraventato al di fuori della finestra. Attraverso il Tempo e lo Spazio.

Un bel volo. Non c’è che dire. Non voglio però pensare all’atterraggio che lo attende alla fine…

Solo quando videro il corpo del demone colpire duramente il pianeta, osarono riporre le armi e tornare ai rispettivi scranni.
Follia non mentiva né si sopravvalutava, aveva il potere di cui si vantava e, attraverso questo, avrebbe potuto raggiungere il suo scopo. Quel pazzo era diventato un reale pericolo per l’equilibrio.
- Avremo fatto la cosa giusta?-  chiese preoccupata Aria, guardando al di là della finestra.
- Abbiamo intrapreso l’unica strada possibile. – le rispose Fuoco, non meno preoccupato. – Ma temo che Follia sapesse cosa ci stava dicendo. Ho paura che non si lascerà abbattere da questa sconfitta e cercherà di tornare qui, per portare a termine la sua missione. -
- Abbiamo un nemico potente. – concordò il Fato voltandosi verso i quattro dei – Adesso toccherà a noi fare in modo che non rechi danno alle nostre creature. È nostro compito proteggere il creato da qualunque cosa quell’essere potrà escogitare. Ora andate! Nascondete le vostre armi in modo che al momento opportuno vengano trovate e recatevi in un tempio che abbia il potere di dissipare le tenebre che caleranno su di noi.-
La Volta fu sgombrata in pochi secondi.
Il Fato, rimasto solo, si diresse verso il massiccio libro che riposava chiuso sul lungo tavolo, lo sfogliò un poco poi, decisosi su un capitolo mormorò: - Tenete. Questo è un dono.- 

   
 
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