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Autore: Sagitta90    18/12/2015    1 recensioni
E' il figlio di Cenerentola: è venerato per la sua bellezza, osannato per il suo charme e glorificato per la sua eleganza.
E' intelligente e sensato e sa benissimo che i figli dei cattivi non potranno mai fare davvero parte del loro mondo.
Fin quando qualcuno non si insinua nella sua vita nel modo peggiore: con broccato color prugna ed un sorriso che scioglie la sua razionalità.
Lo chiama "altezza" con malizia e arriva direttamente dal passato della sua famiglia.
[Disney "Descendants". ChadXAnthony]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MY SPOILED HIGHNESS



Un incubo. 
Questo era diventata la vita di Chad Charming negli ultimi mesi: un dannato, schifosissimo incubo. 
In quanto figlio di una delle coppie più amate e celebrate di Auradon avrebbe dovuto essere felice. Avrebbe dovuto condurre un tenore di vita adeguato ai suoi standard e circondarsi di cose che potevano solo fargli piacere, esattamente come era sempre stato da quando era venuto al mondo. 
E invece si ritrovava a dover affrontare qualcosa che non aveva mai avuto posto nella sua vita: lo stress.
Fissò lo specchio con furia ed esasperazione. Il pezzo di vetro antico, con la cornice fregiata di argento, gli rimandò la stessa identica cosa che lui stava guardando da ore: l’immagine di un bellissimo giovane con i capelli dorati e le occhiaie più nere che avesse mai visto.
Lui non poteva avere le occhiaie! Che ne sarebbe stato della sua reputazione? Del suo charme? 
Afferrò con disgusto il tubetto di fondotinta che Audrey aveva lasciato da lui settimane prima -quando avevano messo fine alla loro ridicola relazione- e lesse le poche parole che decoravano la confezione: “massimo effetto coprente”.
Costretto ad utilizzare quei mezzucci da quattro soldi per ristabilire l’equilibrio della sua bellezza. C’era di che morire di imbarazzo.
Mentre applicava quella densa poltiglia beige sotto l’occhio decise che anche quell’umiliazione sarebbe finita in conto assieme alle altre cento che si erano accumulate in quegli ultimi tempi. 
Per fare una lista? Vediamo: il suo nuovo re, nonché migliore amico da tempo immemore, si era fatto incantare da una strega con i capelli viola che probabilmente aveva le squame sotto la pelle.
I suoi vestiti cominciavano a passare di moda perché adesso tutta la scuola indossava le creazioni della Più Bella del Reame (e non stava parlando di Biancaneve). 
Il titolo di miglior giocatore del torneo era stato usurpato da un capellone cleptomane che chiamava il loro primo corridore “mio piccolo bonbon al cioccolato”.
Era davvero necessario andare avanti?
Il suo cellulare cominciò a suonare “I Sogni Son Desideri”, che oltre ad essere la colonna sonora della sua vita era anche il tono di avviso dei suoi promemoria.
Chad digrignò i denti e per quanto potesse essere una mossa poco signorile era indubbiamente adatta all’occasione.
Certo che era necessario andare avanti! Perché quello che era successo fino a quel momento non legava le scarpe alla notizia più sconvolgente e destabilizzante di tutte, con la quale Ben lo aveva accolto quel lunedì. 
<<-Ho deciso di far partire il secondo gruppo dall’Isola!>> - A nulla erano servite le sue mezze suppliche, i suoi richiami alla ragione, il ricordargli che la sua brillante idea aveva portata al ritorno di Malefica, Ben era andato avanti con la sua crociata, troppo istupidito dall’amore per pensare ad altro.
Persino Audrey si era ormai ridimensionata nella sua -un tempo- integerrima decisione di tenere a distanza i quattro nuovi arrivati e adesso la si scorgeva spesso assieme alle ragazze.
Era davvero il solo a ricordarsi che quegli pseudo-redenti erano figli dei loro genitori?! Era l’unico consapevole che presto o tardi qualcuno sarebbe finito addormentato, avvelenato, ipnotizzato o rapito?!
Il secondo gruppo…ancora non riusciva a crederci.
Afferrò il suo i-phone e nonostante non ne avesse alcun bisogno visualizzò il messaggio.
Non c’era scritto molto, solo: A.T. 
Due lettere che equivalevano ad un intero universo. Due iniziali che scavavano nei ricordi e nel passato, che lo sbeffeggiavano senza misericordia e Chad si domandò ancora una volta come Ben avesse potuto fargli questo.
“Ti farà bene” gli aveva detto. “Ti farà bene”, come se fosse stato sua madre. Beh, sopresa delle sorprese, lui non era sua madre. Sua madre non sarebbe mai stata d’accordo.
Se non altro il giovane re aveva avuto il buon gusto di zittirsi e di arrossire quando gli aveva fatto notare che tra i componenti del nuovo gruppo non c’era nessuno dei figli di Gaston.
Cancellò il promemoria e afferrò la giacca azzurro acquamarina, sperando di non macchiare il tessuto con qualche residuo di trucco.
Nello scendere la scala si sentì tutti gli occhi addosso. E non come accadeva quotidianamente, perché le occhiate che i suoi compagni gli stavano rivolgendo non erano colme né di ammirazione né di invidia, erano piuttosto incuriosite, indagatrici. Poteva solo immaginare quale straordinaria attrazione rappresentasse: il figlio di Cenerentola scelto per accogliere il secondo gruppo, quando continuava ancora ad avere problemi relazionali con i membri del primo.
Ben era stato improvvisamente convocato a palazzo e gli aveva chiesto di fare le sue veci. Aveva detto di aver bisogno di una persona con una certa autorità, con classe, stile e savoir-faire.
Furbo. Molto furbo. Ma non era riuscito ad abbindolarlo. Al prossimo consiglio reale gli avrebbe rinfacciato anche questa.
Non appena uscì dal portone vide gli striscioni ed i cartelli di benvenuto allestiti ad arte tutt’attorno alla scuola. Il vessillo della Auradon Prep svettava sulle torri, la banda era radunata ai piedi del maniero e tre quarti degli studenti dell’Accademia erano sparsi nei giardini, gli Sperduti in prima fila.
Chad provò un nauseante senso di deja-vu. 
La Fata Madrina lo stava aspettando. Quando le arrivò accanto gli rivolse un’occhiata di bonario ammonimento.
<<-Sei in ritardo Chad.>> - Lui le rivolse un sorriso abbagliante.
<<-Le chiedo scusa preside. Ho cercato di rendermi presentabile per i nostri ospiti.>> - La donna sorrise, con l’aria di una che la sa lunga.
<<-E’ difficile per te, lo so, ma guarda come vanno d’accordo adesso Mal e Audrey. Sono sicura che anche per voi sarà lo stesso!>> - Chad non corresse le parole della preside per pura cortesia, ma sapeva che erano ben lontane dalla realtà: Mal e Audrey non andavano d’accordo. Avevano più che altro basato il loro rapporto su un reciproco tollerarsi nonostante le differenze, una cortesia che lui non avrebbe usato a chi stava arrivando. 
Il rombo di una macchina scatenò un boato di acclamazioni. Chad fece una smorfia, perché fino all’ultimo aveva sperato che i genitori si sarebbero rifiutati di lasciarli andare. Se non per affetto per paura che i figli venissero contaminati dalla bontà come era successo agli altri quattro.
La prima a scendere dalla limousine fu una ragazza. Era snella e alta, con la pelle color cacao e lunghi capelli carbone sfumati di bianco, raccolti in due codini disordinati. Indossava un vestito rosso, asimmetrico e a campana, con sopra quello che sembrava un gilet di velluto viola. In piedi sopra la sua testa, quasi a sfidare la forza di gravità, stava un minuscolo cilindro color ciliegia con una lunga piuma verde. Chad capì che si trattava di Freddie Facilier perché sotto gli occhi aveva piccoli segni tribali. 
Il ragazzo che la seguì era il suo esatto opposto: massiccio, tutto muscoli possenti e pallido come la neve. Aveva penetranti occhi neri e capelli dello stesso colore. Vestiva interamente di nero: canottiera nera, pantaloni di pelle nera e anfibi neri. L’unica concessione ai colori consisteva in una lunga giacca di pelliccia bianca. Quando si tolse il cappuccio le sue origini orientali e la somiglianza con suo padre si manifestarono in tutta la loro forza. 
Lin Feng e Freddie si scambiarono uno sguardo scettico dopo aver dato una rapida occhiata alla banda in divisa che suonava l’inno della scuola. 
Harriet Hook si aprì la strada in mezzo a loro con una gomitata e i due si scostarono alzando gli occhi al cielo. La ragazza era piccola e sottile come un giunco. Aveva una cesta di riccioli scuri pettinati ad arte e un visetto scaltro e affilato. Sembrava fiera del suo retaggio come lo era stata Mal, perché era avvolta da una cappa rossa e bianca, di foggia tipicamente piratesca. Quando avanzò gli stivali al ginocchio che calzava produssero una sorta di minaccioso “tic toc” sul selciato. Una fusciacca marrone scuro stretta in vita faceva contrasto tra i pantaloni neri e la camicia bianca con gli sbuffi. 
Quando il quarto membro del gruppo uscì dalla macchina Chad si ritrovò a stringere i pugni, ma nell’istante in cui alzò lo sguardo sulla folla urlante il suo viso colpì il figlio di Cenerentola come una mazzata. 
Sua madre glielo aveva raccontato per farlo ridere ogni notte da quando aveva imparato a camminare, della mancanza di eleganza delle sue due sorellastre. Le fotografie lo avevano confermato: Anastasia e Genoveffa Tremaine non solo non erano piacevoli da guardare, ma erano anche totalmente prive di grazia, di portamento e di qualsiasi altra cosa che avrebbe dovuto caratterizzare la nobiltà.
Quindi era solo logico che il figlio di Anastasia dovesse essere il ritratto di sua madre, no? Un brutto pel di carota con il naso grosso e una goffaggine ancora più gigantesca. 
Chad sarebbe stato preparato ad affrontare un individuo del genere.
Non era preparato invece a ciò che gli comparve davanti: Anthony Tremaine era bellissimo. 
Aveva un viso che sembrava scolpito nel marmo, gli occhi blu come il mare ed i capelli di un caldo color caramello con riflessi ramati. Non vestiva di pelle come gli altri e indossava i pantaloni scuri e la giacca porpora come se fossero stati abiti di alta sartoria e non tessuti di scarto.
Chad lo odio tre volte: per la crudeltà della sua famiglia, per tutte le sofferenze patite da sua madre e per essere la cosa più bella che avesse mai visto.
Emerse dal suo stupore solo quando la Fata Madrina avanzò verso i nuovi arrivati per fare le presentazioni. Non appena terminò di dare loro le informazioni sugli orari Chad si fece avanti.
Cercò di fare il possibile per mantenere un’aria disinteressata ma i suoi occhi furono come calamitati da quelli di Anthony. L’altro lo fissò in attesa, senza dare l’impressione di riconoscerlo.
La cosa lo indispettì enormemente. 
<<-Benvenuti alla Auradon Prep. Re Benjamin è stato trattenuto a palazzo, potrete incontrarlo quando sarà di ritorno. Io sono…>> - Ma prima che potesse annunciare il suo titolo e sconvolgere il ragazzo con il peso della sua discendenza, la giovane Hook indicò qualcuno alle sue spalle e si lanciò in avanti con un grido imbestialito.
<<-Tu! Carogna! Dove sono i miei orecchini?!>> - Freddie le andò dietro con un ghigno, probabilmente per assistere alla scena, Lin Feng la seguì con le mani in tasca. 
L’indignazione dentro di lui raggiunse picchi esagerati quando i due lo oltrepassarono senza degnarlo della minima attenzione.
<<-Scusali.>> - Chad tornò a guardare Anthony. Stava sorridendo. 
Dietro di lui il grido “ridammi i miei orecchini brutto ladro!” si trasformò in “ridammi i miei orecchini brutta strega!”. Doveva intervenire, ristabilire l’ordine e far capire a quegli zotici quali fossero le regole. Lo avrebbe fatto, ma solo dopo aver rimesso Anthony Tremaine al suo posto. Era necessario che sapesse chi aveva di fronte, era vitale per il bene della sua tranquillità quotidiana!
<<-Grazie dell’accoglienza principe.>> - E con quel tono di voce che grondava miele, Anthony raggiunse i suoi compagni. Chad per poco non si mise ad urlare.
Perciò lo stronzetto sapeva benissimo chi aveva di fronte, solo che non gli importava! 
In quel momento, con l’imbarazzo che gli colorava le guance, decise che avrebbe intrapreso la sua personale campagna privata: avrebbe passato ogni minuto di ogni giorno a fare rimpiangere ad Anthony Tremaine di essere uscito dalla sua dannatissima isola! 

 
***

C’era stato un tempo in cui aveva pensato che Jay fosse il più grande pericolo mai esistito, giunto nella sua vita con il preciso scopo di portargli via tutto: fama, gloria, popolarità.
Lo aveva pensato solo perché all’epoca Anthony Tremaine era ancora un ramo dimenticato del suo albero genealogico. 
Se Jay aveva conquistato il favore della scuola con la sua aria scanzonata, Anthony si fece amare con la gentilezza e la galanteria. E successe in tempi estremamente brevi.
Chad si accorse della portata della cosa un pomeriggio, mentre si stava allenando. 
La sua forma era al massimo, ma la concentrazione continuava a sfuggirgli a causa del figlio di Jafar: Jay sembrava infatti più interessato a Carlos che al gioco e ogni cinque minuti gli lanciava occhiate ammiccanti e sorrisi flirterecci. Nell’ultimo placcaggio, quando aveva atterrato il più piccolo, invece di rialzarsi e cercare di conquistare la palla gli aveva stampato un bacio talmente appassionato che aveva portato tutta la squadra a fischiare e Carlos a tempestarlo di pugni per l’imbarazzo.
Chad non sopportava quell’atmosfera dal giorno in cui si era venuta a creare.  
Aveva anche cercato di convincere il coach a farli smettere, ma quello come aveva reagito? Aveva ridacchiato della sua indignazione e gli aveva detto di migliorare la mira nei passaggi in corsa.
Inutile cercare di convincere gli altri, perché stando all’intera squadra della tifoseria -e mai dare torto alle cheerleaders- Jay era sexy, Carlos era adorabile e insieme erano la cosa più schifosamente perfetta dopo i capelli della Regina Elsa.
Per distogliere lo sguardo dai due aveva focalizzato la sua attenzione sugli spalti ed era stato allora che era rimasto di sasso: c’erano pochissimi spettatori. Di solito gli allenamenti del sabato erano una sorta di ritrovo per tutta la scuola, ma a vedere le gradinate quasi vuote veniva da pensare che fosse un martedì mattina qualsiasi.
<<-Dove sono tutti quanti?>> - Carlos riuscì a staccarsi dalle labbra di Jay giusto in tempo per rispondergli.
<<-In aula di musica credo.>> - E ancora prima che lui potesse chiedergli che cosa succedeva in aula di musica di tanto importante da far dimenticare a tutti che ci fossero gli allenamenti, aggiunse:
<<-Anthony fa le prove.>> - Quelle parole gli rimbombarono nel cervello come un colpo di grancassa. 
Anthony. Fa. Le. Prove.
I suoi compagni di classe, di corso, di laboratorio e le ragazze del suo fan-club non erano agli allenamenti perché Anthony fa le prove
Si tolse il casco, gettò la mazza a terra e corse fuori dal campo, in direzione dell’ala musicale dell’Accademia. Il sangue gli rombava nelle orecchie, al punto che non sentì nemmeno il coach che gli gridava di tornare indietro.
Udì la musica ancor prima di arrivare alla porta. Era il suono di un violino: dolce, caldo e armonico. 
Spinse il battente con forza ed entrò. 
Erano tutti talmente imbambolati a fissare il ragazzo al centro della stanza che non fecero nemmeno caso a lui. Anthony aveva gli occhi socchiusi, come se fosse smarrito in un suo personale universo. Le sue dita premevano e rilasciavano con delicatezza, l’archetto vezzeggiava le corde, strappando allo strumento lunghe note languide. Suo malgrado Chad ne fu immediatamente catturato: era bravo. Veramente bravo.
La gelosia si addensò dentro di lui. Ogni parte del suo corpo strillò a pieni polmoni che non era giusto che uno come Anthony Tremaine riscuotesse le attenzioni che erano sue di diritto.
D’un tratto una nota in particolare gli fece affiorare alla mente un episodio del suo passato: sua madre, con il viso sporco di terriccio ma bella oltre ogni dire, che cantava piantando le rose nel loro giardino.
Il timbro stesso della canzone era uguale alla voce di sua madre. Fu allora che Chad riconobbe la melodia.
“Canta Usignol”. 
Un’aria graziosa ma piena di malinconia, a cui Cenerentola ricorreva per scacciare l’amarezza nel suo cuore quando era costretta a fare la schiava nella sua stessa casa.
La gelosia venne rimpiazzata dalla collera. Come osava?! 
<<-Fuori!>> - Anthony smise di suonare e si voltò a guardarlo, assieme a tutti gli occupanti della stanza. Il figlio di Cenerentola non si preoccupò di dare spettacolo, rimase con gli occhi piantati in quelli del musicista e ripetè il suo ordine, la voce più fredda di una lastra di marmo.
<<-Ho detto fuori! Fuori tutti!>> - I primi ad andarsene furono gli spettatori, poi -presagendo l’arrivo di una tempesta- anche gli altri orchestrali ebbero il buon senso di lasciare la stanza.
Anthony non sembrò impressionato da quel suo scoppio d’ira, al contrario, gli sorrise come se fosse un vecchio amico.
<<-Grazie Chad. Non mi piace avere tanti occhi addosso ma non volevo essere maleducato.>> 
<<-Non ti ho dato il permesso di chiamarmi per nome!>> - Il ragazzo annuì, una scintilla vivace si accese nei suoi occhi.
<<-Perdonatemi altezza. Io invece vi do volentieri il permesso di chiamarmi per nome e non per titolo. “Lord Tremaine” suona così pomposo...>> - Chad avvampò d’imbarazzo nel rendersi conto di aver dimenticato che l’altro era comunque un conte. Il sorriso di Anthony assunse un’inflessione maliziosa, come se sapesse esattamente quello che gli passava per la testa; e tanto per esasperarlo un po’ di più suonò un paio di rapide battute, un motivetto per canzonare la sua disattenzione. 
<<-Smettila di suonare quella musica!>> - Anthony fissò il violino per un istante, come se non riuscisse a capire cosa non andasse.
<<-Ho sbagliato accordo?>> 
<<-E’ di mia madre quella canzone!>> - Gli occhi del musicista persero la loro aria confusa ed il ragazzo sospirò.
<<-Forse vi interesserà sapere che lo spartito della canzone in questione era tra le cose di mia madre da quando era bambina.>> - Chad sgranò gli occhi, certo che fosse una bugia bella e buona.
<<-E’ una spudorata menzogna!>> - A quelle parole le labbra dell’altro si contrassero in un’espressione stizzita e contrariata. Forse anche un po’ minacciosa. La voce di Anthony perse il tono argentino e si fece più bassa, più roca, più scura.
<<-No, non lo è. E se vorrete chiederlo a vostra madre, come sono sicuro farete, anche lei ve lo confermerà. Vi accontenterò per quieto vivere altezza, ma non sarò il bersaglio della vostre insinuazioni.>> - Fu una stoccata in pieno petto, quasi una sciabolata. Per un secondo Chad provò una vergogna talmente intensa che pensò quasi che gli mancasse il fiato. 
Anthony attaccò una diversa melodia, voltandogli le spalle e umiliandolo ancora di più. 
La sua uscita dalla stanza fu più una fuga che un dignitoso ritirarsi e lo lasciò con un terrificante senso di sconfitta, malgrado avesse ottenuto quello che…
E invece no. 
Fu con un gemito di incredulità che il ragazzo si rese conto di essersi fatto trascinare dalla collera al punto da dimenticare quello che era andato a fare lì. Afferrò di nuovo la maniglia, spalancò la porta e gridò:
<<-E comunque il sabato alla Auradon Prep si assiste gli allenamenti! I tuoi concertini falli il resto della settimana!>> - Non rimase ad assistere alla reazione di Anthony. Fece marcia indietro e tornò altezzosamente al campo da gioco, dove il coach gli fece fare quaranta giri del campo per aver abbandonato la sessione senza motivo.
Quando finì era uno straccio. Si trascinò nelle docce viola in faccia e livido dentro, con pensieri vendicativi che si arrovellavano nella sua testa.
“-Anche questa Anthony Tremaine…anche questa…”

 
***

Si ritrovò a parlare nuovamente con Anthony prima di quanto potesse immaginare o desiderare. Con il compito più insopportabile che gli fosse mai stato affidato e con il desiderio di sprofondare tre metri sottoterra piuttosto che portarlo a termine.
“-Lo voglio conoscere. E senza stupidi malintesi di mezzo, quindi chiedigli scusa.” - L’affronto più grande, dalla stessa donna che lo aveva partorito e allevato. 
Era tornato a casa per il fine settimana, deciso a lasciarsi alle spalle i nuovi ospiti e la loro venefica influenza e non appena aveva incontrato sua madre le aveva raccontato del suo scontro con il giovane Tremaine. Non aveva fatto caso alla progressiva perdita di buonumore della regina (o forse l’aveva volontariamente ignorata), descrivendo con dovizia di particolari il modo in cui aveva fatto valere i suoi diritti. Quando poi aveva introdotto l’argomento della canzone si era aspettato un sorriso ed un elogio per aver smascherato quel subdolo bugiardo.
Aveva proprio fatto male i conti: non solo Cenerentola non aveva approvato il suo comportamento, ma l’aveva aspramente rimproverato, come se avesse avuto ancora cinque anni. 
Dopo aver confermato -con suo profondo orrore- che non aveva mai sentito “Canta Usignol” prima che le Tremaine entrassero nella sua vita, lo aveva rispedito a scuola con un’incombenza di proporzioni epiche.
L’accesso alla camera di Anthony, in lucido mogano scuro, sembrava sfidarlo a bussare. Gli salirono quasi le lacrime agli occhi dalla frustrazione. 
Non fece nemmeno in tempo a battere le nocche sul legno, perché la porta si aprì e davanti a lui apparve Lin Feng, in tutta la sua non indifferente stazza.
D’improvviso tutta la sicurezza che lo faceva camminare a testa alta non servì a farlo sentire meno insignificante di fronte all’altro.
<<-Io…sto cercando…>> 
<<-Perché lo chiamano Azzurro?>> - Lin Feng continuò a guardarlo con una totale mancanza di interesse, anche dopo avergli rivolto la domanda.
<<-Come prego?>> 
<<-Tuo padre. Lo chiamano “Il Principe Azzurro”. E’ sempre vestito di bianco e oro, che c’entra l’azzurro?>> - Per la prima volta nella sua vita Chad Charming fu colto totalmente alla sprovvista, perché, a ben pensarci, non si era mai posto la questione e non aveva idea di come rispondere. Finì per balbettare come un’idiota sotto lo sguardo fisso ed impietoso del figlio di Shan Yu. 
<<-Ecco…io…immagino…>> - L’asiatico inarcò un sopracciglio.
<<-Immagini? Non lo sai?>> - Chad si sentì punto sul vivo.
<<-Certo che lo so!>>
<<-Allora rispondi.>> - E in meno di due secondi precipitò di nuovo nel baratro dell’ignoranza. Una risata sommessa emerse da dietro il gigante.
<<-Lin non puoi parlare in quel modo a sua altezza, devi usare il titolo nobiliare.>> - All’udire quelle parole l’espressione dell’interpellato cambiò in modo radicale: le labbra si tesero in un sorriso affilato e andarono a scoprire i denti, dando al loro proprietario l’aspetto di una belva che sta per assalire la preda.
<<-Ah, ma senti senti, il titolo nobiliare.>> - Chad lo corresse cercando di combattere l’istinto di pararsi la gola.
<<-No…no…il tu va ugualmente bene.>> - A ribattere alla sua stentata precisazione fu la stessa voce di prima, stavolta notevolmente più divertita.
<<-Quindi solo a me è stato imposto questo vincolo? Rischiate di rendere speciale il nostro rapporto altezza!>> - Continuando a sogghignare Lin Feng uscì dalla stanza e se ne andò, lasciando libera la visuale di un Anthony disteso sul letto, in vestaglia da camera e con un gattino nero che dormiva sul suo petto. 
Chad adorava i gatti e non poté fare a meno di guardare il batuffolo di pelo con un amore istintivo e viscerale. 
Quasi avesse avvertito il suo sguardo, il micio alzò la testa verso la porta e lo individuò. Per un secondo sembrò soppesarlo, come a capire se valesse il suo tempo, poi scese dal letto e trotterellò allegramente verso di lui.
Forse avrebbe dovuto chiedere il permesso a Anthony, forse avrebbe dovuto mostrarsi elegantemente superiore ma, quando il gatto strofinò la testolina contro la sua gamba, si abbassò e lo prese in braccio con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
<<-Ciao a te piccoletto, chi sei?>> - Lo accarezzò sotto la gola e quello lo ricompensò con una serie di morsetti affettuosi alla punta delle dita. 
<<-Si chiama Belzebù.>> - Chad guardò Anthony con un’espressione colma di raccapriccio, incredulo che avesse dato un nome tanto orrendo ad una creatura tanto tenera.
<<-Non guardatemi così altezza, l’ha scelto Carlos il nome.>> - L’informazione non diminuì il suo ribrezzo.
<<-Carlos? Carlos De Mon?>> - Anthony fece spallucce.
<<-E’ suo. Me lo ha affidato temporaneamente, perché a lui Rudy non piace.>> - Il ragazzo gli si portò davanti con grande disinvoltura e cominciò ad accarezzare l’animale ancora tra le sue braccia. La noncuranza per la loro prossimità fece uno strano effetto al giovane Charming, che preferì abbassare lo sguardo sul micino piuttosto che dare ad Anthony la soddisfazione di vederlo a disagio. 
<<-Credo che sia una questione di gelosia in realtà. Niente che non si possa aggiustare.>> 
<<-Perché lo avrebbe lasciato a te?>> - Anthony sbuffò, ma le sue labbra erano ancora atteggiate in un sorrisetto.
<<-Perché io so come prenderlo, non è così viziatello?>> - L’espressione del felino si fece quasi maliziosa mentre faceva le fusa.
<<-Già, dopo aver passato tanti anni con Lucifero potrei dire che tu sei addirittura uno zuccherino.>> - Chad fissò il gattino, sconvolto da quella rivelazione. La cosa non sfuggì all’altro ragazzo, che d’improvviso gli tolse il cucciolo dalle braccia. 
Fu un’azione talmente improvvisa che Chad non se ne sarebbe neanche reso conto, non fosse stato per il miagolio contrariato dell’animale. Stava per chiederne il motivo quando Anthony lo precedette.
<<-Temevo che lo avreste lasciato cadere sapute le sue origini.>> - Inutile dire che Chad ci restò decisamente male. 
<<-Non sono una persona così superficiale!>> - Ignorò il “no?” sottinteso nell’occhiata che Anthony gli lanciò.
<<-Mi aspettavo solo che un cucciolo di Lucifero fosse meno affettuoso!>> - Il figlio di Anastasia sorrise nuovamente e la sua voce era liscia come la seta quando pronunciò le parole successive.
<<-L' apparenza inganna. Non esistono figli uguali in tutto e per tutto ai loro genitori.>> - E sicuro come l’oro non stava parlando di gatti. 
Il peso di quelle parole si impresse dentro di lui con forza e portò Chad ad una considerazione: contro i suoi desideri, contro le sue aspettative ed i suoi piani, stava facendo una conversazione amichevole con Anthony Tremaine.
Qualcosa nel profondo gli disse che le implicazioni di quel fatto erano pericolose. E che potevano diventare letteralmente apocalittiche. 
<<-Mia madre vuole conoscerti.>> - Una volta tanto Chad vide la sorpresa comparire sul volto del ragazzo.
<<-E’ una convocazione ufficiale?>> - Il giovane Charming sorrise, lieto di riuscire a scorgere nell’altro un principio di preoccupazione.
<<-No, mi ha solo accennato che vorrebbe fare la tua conoscenza la prossima settimana, quando lei e papà verranno a scuola per l’anniversario dell’Unificazione.>> - Anthony lasciò cadere Belzebù sul letto e quello andò a ficcarsi sotto il cuscino.
<<-Qui da voi si chiama così?>> - Chad inarcò un sopracciglio.
<<-Perché da voi come si chiama?>> 
<<-L’anniversario dell’Esilio.>> - Quelle parole rimasero sospese sopra di loro, come una nuvola carica di pioggia. Chad si aspettava che da un secondo all’altro Anthony avrebbe gettato la maschera di ragazzo perbene e si sarebbe dichiarato pronto ad incominciare una scazzottata. Quasi ci sperava.
Tuttavia il musicista fece un sospiro profondo e riacquistò la sua pacatezza. 
<<-Quanto sei frustrante...>> - Fu una frase che scivolò sulla suo lingua a rotolò fuori dalle sue labbra prima che avesse il tempo di riflettere. E non appena uscì molte altre la seguirono. Fu come aver tolto il tappo ad una bottiglia troppo piena.
<<-Quand’è che la finirai? Altri quattro prima di te hanno giocato a questo gioco e alla fine si sono rivelati per quello che erano! Pensi che cadrò in un tranello così idiota?>> - La risata di Anthony lo sconvolse completamente. Negli spasmi che coglievano quel corpo scattante Chad si sentì impotente: dove stava sbagliando? Non aveva davvero alcuna autorità su quello che doveva essere il suo arcinemico?
Il giovane Tremaine si asciugò una lacrima in bilico sull’angolo di un occhio, mentre gli chiedeva:
<<-Che cosa volete esattamente da me altezza? Desiderate che faccia il cattivo? Che cerchi di rivalermi su di voi per le offese arrecate a mia madre, a mia zia e a mia nonna?>> - Gli si avvicinò e Chad combatté per non indietreggiare.
<<-Volete che vi dia conferma del fatto che sono perfido, malefico e crudele? Per poter dire che avevate ragione e attirare gli sguardi ammirati di tutta Auradon? Volete che vi pieghi, per poter diventare un martire, un santo?>> - Parlava lentamente, con proprietà di linguaggio, in termini quasi arcaici, esattamente come Chad. Il giovane si sentì braccato.
<<-O volete piegare me? Farmi inginocchiare ai vostri piedi e sentirvi potente? Avere su di me quel controllo che vostra madre non ha avuto quando aveva la vostra età? Che cosa desiderate? Sono qui.>> - E a riprova di quello aprì le braccia, come pronto ad accogliere tutto quello che sarebbe venuto.
<<-Farò ciò che volete, dovete solo comandare.>> - Chad non mosse un muscolo. Rimase a fissare quelle braccia spalancate come se fossero una croce, come se fossero i fari di una macchina e lui il cervo, sorpreso nel posto sbagliato al momento sbagliato. Aveva il cuore in gola.
L’espressione incalzante di Anthony si stemperò in un sorriso dolce. 
<<-La verità è che non sai nemmeno tu quello che vuoi da me, vero Chad?>> - Le dita di Anthony carezzarono la sua guancia lievemente, un tocco non più intenso del battito d’ali di una farfalla. La testa del principe si fece leggera mentre un calore liquido si addensava nel suo stomaco.
<<-Non siamo i nostri genitori, non dobbiamo per forza farci la guerra.>> - Il pollice di Anthony tracciò una carezza più decisa sul suo zigomo e Chad premette il viso contro la sua mano, abbandonandosi al calore per un istante, tutta la sua furia mutata in qualcosa a cui non voleva dare un nome. Quando le lunghe dita del violinista tracciarono un percorso intricato sulla sua pelle Chad emise un gemito strozzato, un refolo d’aria colmo di dolorose sensazioni.
<<-Avevo torto sulla canzone. Mia madre, la prossima settimana.>> - Ed uscì dalla stanza barcollando. Non si guardò indietro ed Anthony non lo fermò. Quando scorse il suo riflesso nel vetro di una cornice, vide che era rosso in faccia e che aveva gli occhi lucidi. 
Se di emozione o di lacrime non versate non avrebbe saputo dirlo.

 
***

La sua campagna per la diffamazione di Anthony Tremaine non progredì per niente.
In primo luogo perché -essendo lui una persona meticolosa e precisa- ci impiegava troppo per escogitare il piano d’azione.
In secondo luogo perché Anthony -essendo una persona attenta e scaltra- finiva sempre per batterlo sul tempo.
Quella che Chad credeva sarebbe stata una faida degna dell’antica rivalità tra Merlino e Magò si stava trasformando in una serie di siparietti comici. 
Tanto per dirne una: proprio la mattina in cui aveva deciso di sabotargli il violino Anthony era andato ad assistere agli allenamenti, portandosi dietro un cartello con scritto a lettere cubitali “GO YOUR HIGHNESS GO”.
Quando si era ripreso dallo shock Chad era stato indeciso su chi avventarsi: Anthony che era l’artefice di tutte le sue sciagure o Jay che rideva a crepapelle delle sue guance viola.
Dal momento che Jay lo superava sia in altezza che in velocità aveva optato per l’altro. Lo aveva afferrato per il bavero della camicia e gli aveva sibilato:
<<-Chiamami per nome, per cognome o come diavolo ti pare, basta che la fai finita!>> - L’altro aveva annuito con un sorriso e messo giù il cartello.
Oppure c’era stata la scena della mensa: Chad era riuscito a farcire di wasabi l’ultimo involtino primavera, certo che Anthony l’avrebbe preso, ma all’ultimo secondo il ragazzo lo aveva lasciato a lui.
<<-So che hai un debole per la cucina cinese, io prenderò qualcos’altro.>> - Impedirsi di sbattergli il vassoio in faccia era stato più doloroso di togliersi un dente senza anestesia.
E quando gli aveva urlato: “Buoni o cattivi non fa differenza per te? Ti schieri ovunque vada la moda?” lui aveva riflettuto e poi risposto: “Potrebbe essere. Dopotutto il bene è il nuovo male.” e gli aveva strizzato l’occhio.
Risultato? Per lo spettacolo musicale Mal, Evie, Freddie, Ally, Lonnie e Audrey (Audrey, figuriamoci!) si erano esibite in una nuova canzone intitolata “Good is the New Bad”.
Cominciò a pensare che Tremaine Junior avesse convinto le sue amiche stregacce a fare una qualche sorta di incantesimo protettivo su di sé. O un qualche incantesimo voodoo su di lui.
Mentre si faceva il nodo alla cravatta, mezz’ora prima dell’inizio della festa, Chad pensò che la sua ultima speranza stava nel giudizio dei suoi genitori: se la fortuna lo assisteva Cenerentola avrebbe disprezzato gli occhi blu di Anthony, il suo ghigno sghembo e le labbra sottili. Avrebbe provato ribrezzo alla vista del completo -sicuramente splendido- che avrebbe indossato con schifosa eleganza e gli avrebbe dato il permesso di odiarlo fino alla fine dei suoi giorni.
Si guardò allo specchio e non poté fare a meno di mordersi l’interno di una guancia: stava decisamente bene. Il verde petrolio esaltava i suoi occhi e si sposava a meraviglia con il colore dei suoi capelli.
La reginetta di bellezza sapeva davvero quello che faceva.
Non appena lo aveva visto entrare nel suo laboratorio Evie aveva chiuso gli occhi ed emesso un sospiro estatico. Lui non aveva nemmeno dovuto aprire la bocca: la ragazza si era avvicinata con un metro da sarta e aveva cominciato a prendergli le misure.
<<-Finalmente! Il giallo e l'azzurrino con cui ti eri impuntato non ti stanno affatto bene! Il colore lo scelgo io, ripassa giovedì.
>> - Aveva sborsato una somma allucinante, senza contare il duro colpo inferto al suo orgoglio, ma aveva tutta l’intenzione di apparire dieci volte più bello e affascinante di quanto potesse essere Anthony Tremaine!
Lo incontrò sotto il grande colonnato di marmo bianco che dava sui cortili interni.
Indossava giacca e pantaloni blu Cina e camicia bianca. L’angolo di un fazzoletto bianco spuntava dal taschino. 
E portava il papillon. L’accessorio che lui riteneva più arcaico in assoluto al violinista stava d’incanto. 
Che razza di ingiustizia: nessuno aveva il diritto di essere tanto bello indossando un papillon!
Aveva tirato i capelli indietro, soltanto un paio di ciocche erano sfuggite al gel, e ricadevano a precipizio sulla fronte.
Chad si avvicinò cercando di calmarsi e Anthony si voltò, probabilmente sentendo il rumore dei suoi passi.
Il principe non si fermò per principio ma lo sguardo dell’altro avrebbe potuto inchiodarlo a terra: gli occhi percorsero la sua regale figura per intero, dalla punta delle scarpe in vernice alla cima dei capelli. Stava quasi per chiedergli che cosa avesse da guardare, quando Anthony gli prese una mano e se la portò alle labbra.
Il bacio che lasciò sulle sue dita gli azzerò la salivazione e lanciò il suo battito cardiaco al galoppo. Si sentì esattamente come l’ultima volta che si erano trovati da soli: confuso, fragile, smanioso.
<<-Sei magnifico Chad…>> - Gli occhi del ragazzo erano un pozzo di desiderio. Chad non avrebbe potuto equivocare nemmeno volendo.
<<-Sei impazzito?>> - Lo chiese in un sussurro, perché qualcosa di più forte lo avrebbe reso reale.
<<-Lo sai chi sono? Lo sai chi sei?>> - Anthony continuò a depositare piccoli baci sul dorso della sua mano.
<<-Tu sei Chad Charming e io sono Anthony Tremaine.>> - Chad si morse il labbro quando l’altro voltò la sua mano e ne baciò il palmo.
<<-E’ più complicato di così…>>
<<-No, non lo è.>> - Sottolineò quell’affermazione con un morso leggero sul polso, ma per Chad fu come una scarica elettrica. La sorpresa e l’intensità della sua reazione lo fecero scattare in avanti. Afferrò Anthony dietro il collo per tenersi fermo e quando riuscì a riaprire gli occhi e vide le sue dita contro la pelle del giovane Tremaine, pensò che non gli sarebbe dispiaciuto baciare quel punto sulla sua nuca per il resto della vita.
Il pensiero fu improvviso ma sincero e lo terrorizzò come nient’altro in vita sua. 
<<-Forse i miei genitori sono arrivati.>> - Anthony percepì immediatamente l’istante in cui si irrigidì e si staccò da lui con un sospiro rassegnato. 
<<-Dopo di voi altezza.>> - Mentre si incamminavano Chad sentì la mano formicolare e qualcosa di sconosciuto gridare nel suo petto per uscire fuori.

Il terrore del principe raggiunse le stelle venti minuti più tardi. Esattamente nell’istante in cui suo padre invitò Anthony a fare una partita a cricket. Il ragazzo accettò con piacere, si liberò della giacca e si congedò, facendo il baciamano a sua madre e rivolgendo a lui un educato cenno del capo.  
Cenerentola si sporse verso il figlio e nascose un sorrisetto cospiratorio in un boccone di focaccina ai lamponi.
<<-Se il principe Edward lo conoscesse morirebbe di invidia! E’ praticamente perfetto.>> - Quelle parole non lo sorpresero. Perché avrebbero dovuto? Tutta la Auradon Prep riteneva Anthony la cosa migliore mai capitata ai Regni Uniti!
Cenerentola fissò il figlio.
<<-Mi pare di capire che tu non sia d’accordo.>>
<<-No, maledizione, per niente!>> - Il grido gli uscì istintivamente, furioso e addolorato al tempo stesso e portò la donna a fare un balzo sulla sedia. Chad non riuscì a fare niente se non alzarsi con una scusa smozzicata e andarsene. 
Si rintanò nel suo angolo personale: un piccolo giardino isolato circondato da un’alta siepe. C’erano soltanto un vecchio dondolo pieno di edera, su cui si sedette e una fontana spenta. 
Non fu comunque un’ardua sfida per Cenerentola, che lo scovò in meno di dieci minuti. La donna incrociò le braccia sul petto.
<<-Doveva essere una gara di corsa? Perché non so se l’hai sentito ma ne ho già vinta una. Con i tacchi.>> - Chad sbuffò.
<<-Hai perso una scarpa.>> 
<<-Erano di cristallo, scusa tanto!>> - Sua madre si sedette accanto a lui.
<<-Mi dici che cos’hai Chad?>> - Il ragazzo incassò la testa nelle spalle, guardando il terreno.
<<-E’ una cosa che non sopporto…>> - Passarono minuti prima che riuscisse a trovare le parole giuste, ma Cenerentola non lo interruppe. 
<<-Credete tutti che sia perfetto ma non lo è! Non lo è! Viene dall’Isola, perché nessuno vuole rendersene conto?! Non devono dimenticare quello che hanno fatto, io non posso dimenticare quello che ti hanno fatto mamma, altrimenti che cosa resta?! Che cosa mi resta per tenerlo a distanza?!>> - Si prese la testa tra le mani, preda della disperazione.
<<-Non è perfetto, assolutamente! Quando riflette si morde le labbra in una maniera ridicola, a lezione non è in grado di ricordarsi una singola data, mangia i biscotti iniziando dalla crema e colleziona bustine di tè! Bustine di tè! Si è mai sentita una cosa più cretina?! Sarà anche bello come il sole, intelligente e gentile e suonerà il violino come se glielo avessero insegnato gli angeli ma non è perfetto!>> - Tutto ciò che restò in seguito al suo sfogo fu il silenzio e Chad avrebbe voluto ricominciare ad urlare solo per quello. Perché ciò che aveva detto doveva essere accolto da una serie di grida sconvolte o da una musica drammatica e invece tutto quello che otteneva era il silenzio.
<<-Chad...>> - Il ragazzo guardò Cenerentola e la vide più bella di quanto fosse mai stata: i suoi occhi brillavano ed il sorriso che aveva sconvolto la vita di suo padre rischiarò il suo cuore tormentato.
<<-Ti ha fatto innamorare.>> - Ed era ovvio che quella fosse la sola cosa che a sua madre importasse. Non si curava delle origini di Anthony, né gli faceva domande sul suo improvviso cambio di orientamento sessuale, era solo contenta perché suo figlio aveva finalmente scoperto la cosa più preziosa mai esistita. Il ragazzo esalò, afflitto:
<<-Come fai ad essere così straordinaria mamma?>> - Cenerentola lo abbracciò.
<<-Oh tesoro…lo so che fa paura ma non devi logorarti in questo modo.>> - Lo guardò negli occhi e pronunciò le parole successive come se fossero un segreto che desiderava rivelargli da tutta la vita.
<<-Mi rende felice che tu voglia fare il cavaliere e difendermi, ma non ce n’è più motivo: nessuno dice che dobbiamo dimenticare quello che è accaduto ma non dobbiamo nemmeno ancorarci al passato con le unghie e con i denti. Quella che è stata la mia vita non ha niente a che vedere con la tua. E quello che è successo tra me, la mia matrigna e le mie sorellastre non ha niente a che vedere con te e con Anthony.>> - Passò una mano tra i suoi capelli biondi, gli stessi che anche lei aveva e lo guardò come si guarda un capolavoro.
<<-Forse non sarò una brava mamma a dire questo ma sono felice di quello che ti sta capitando.>> - Rise all’occhiata sconvolta di Chad e puntualizzò.
<<-Volevo che tu avessi tutto quello che a me era mancato: sicurezza, serenità, appoggio, un guardaroba niente male… - Sorrisero entrambi. - …ma mi sono lasciata prendere la mano. Prima che me ne rendessi conto hai cominciato a viaggiare da solo e io ho capito di non averti insegnato l'umiltà lungo la strada. Forse a questo rimedierà Anthony Tremaine, forse no, ma non voglio che tu prenda le tue decisioni pensando per prima cosa ai tuoi genitori. Voglio che tu corra i tuoi rischi.>> - Chad annuì lentamente, commosso e sconvolto dalla forza d’animo della donna.
<<-Tu hai corso i tuoi rischi?>> - Cenerentola lo guardò con un’espressione incredula.
<<-Stai scherzando? Io sono andata ad un ballo su una zucca trainata da topi e guidata da un cane! Avrei potuto spezzarmi l’osso del collo; se non è rischio questo!>> - Detto ciò lo fece alzare e lo trascinò nuovamente in mezzo alla calca. Suo padre li stava cercando con una certa preoccupazione ma bastò un sorriso della moglie per fargli ritrovare la sua calma. Chad impiegò anche meno ad accorgersi della cosa più importante: Anthony non si vedeva da nessuna parte.

 
***

Nella settimana successiva il principe si imbatté in Anthony una mezza dozzina di volte ed il ragazzo non fu mai meno che gentile; di una cortesia squisitamente aristocratica ma totalmente priva di quel tono personale che lui aveva imparato a riconoscere tanto bene. 
C’era qualcosa che mancava anche nei suoi occhi: un brillio forse, un bagliore di interesse. Era come se Chad fosse diventato improvvisamente uno dei tanti.
Non appena Charming Jr formulò quell’idea si rese conto che era in assoluto l’ultima cosa che voleva. Era stato sul punto di irrompere nella stanza dell’altro e di esigere il ritorno del suo sorriso malizioso, quando si era accorto che ogni sua mossa avrebbe potuto significare una cosa soltanto: arrendersi.
E Chad Charming non si era mai arreso in vita sua. 
Ne valeva la pena? Perdere tutto quello che aveva, tutto quello che era stato importante per lui fino a quel momento, pur di avere Anthony?
Ormai era la sola cosa che si chiedeva.
Si ritrovò ad isolarsi sempre più spesso, alla disperata ricerca di un posto tranquillo in cui riflettere. La maggior parte delle volte tornava nel piccolo giardino, che aveva anche cominciato a ripulire dalle erbacce.
Si diresse lì anche quel giovedì mattina, con un vassoio pieno di cibo spazzatura (che di solito non prendeva, perché poteva rovinargli la linea) e una Coca Cola formato maxi.
Non appena varcò l’ingresso del suo santuario rischiò seriamente di mandare il suo pranzo a fare compagnia alle margherite.
Sulla fontana sedeva una ragazza. Sembrava avere la sua età ma il suo aspetto era quanto di più diverso Chad avesse mai visto: la sua pelle era chiara come l’aurora e le iridi dei suoi occhi scintillavano di un fulgore abbagliante. Aveva corti capelli bianchi che sembravano troppo morbidi per essere veri e ogni parte dei suoi abiti, dal top senza spalline ai pantaloni a vita bassa, era del colore della neve. Probabilmente anche le sue scarpe sarebbero state bianche se solo fosse riuscito a vederle, ma ai suoi piedi si estendeva una coltre di fumo chiarissimo e volute eteree dello stesso materiale salivano ogni tanto a sfiorarle i fianchi. 
Aveva le braccia incrociate e quello che sembrava un broncio scocciato. Quando lo fissò Chad rabbrividì, perché sapeva esattamente chi aveva davanti.
<<-Siediti, dobbiamo parlare.>> - Il ragazzo non pensò nemmeno di disobbedire. Si lasciò cadere a terra, esattamente dov’era e la ragazza emise uno sbuffo divertito.
<<-Ti spavento così tanto?>> - Chad deglutì.
<<-Sarei perfettamente tranquillo se sapessi che non sei in servizio.>> - L’altra incrociò le gambe sotto di sé, fu allora che il principe si accorse che non stava seduta sulla fontana, ci stava fluttuando sopra.
<<-Quindi sai chi sono?>> - Lui annuì.
<<-Macaria delle Luci Bianche.>> Era terrorizzato dalla mancanza di una risposta. La giovane se ne accorse e sorrise. Il cambiamento fu straordinario: gli infuse una tale pace interiore che per un secondo Chad fu quasi tentato di ricambiare il sorriso.
<<-Non sono in servizio. Va meglio?>> - Dal momento che era certo che la sua espressione stesse parlando per lui, optò per la verità.
<<-In realtà no.>> - Macaria sospirò.
<<-Mi dispiace, so di essere piuttosto strana.>>
<<-Sei bellissima. Non mi preoccupa il tuo aspetto ma il motivo che spingerebbe una dea a volermi parlare.>> - La ragazza ignorò del tutto il suo timbro di voce tentennante ed emise una risatina deliziata.
<<-Che carino, grazie! Posso prendere una patatina?>> - Chad guardò la giovane che masticava con una sorta di crescente disperazione. Che cosa diavolo stava succedendo adesso? Gli dèi greci erano una realtà studiata e conosciuta ma quasi totalmente ignorata: erano il mondo dietro il mondo, sempre vivi ma mai presenti. Tutti sapevano della loro esistenza (diamine, Ailea e Deson, i figli di Hercules, si erano diplomati all’Accademia!) ma nessuno li vedeva da moltissimo tempo. Non si mischiavano più ai mortali, nemmeno a quelli di Auradon.
Adesso avevano deciso di fare un’eccezione per lui? Che cosa stava diventando la sua vita? Non bastava che si fosse innamorato di un cattivo? 
<<-Aha! Ti ho sentito!>> - L’esclamazione eccitata della dea gli fece fare un salto sul posto. 
<<-E questa è esattamente la cosa di cui dobbiamo parlare Chad Charming.>> - Macaria si spazzolò le dita sui pantaloni ma assurdamente l’olio delle patatine non lasciò tracce.
<<-Penso di aver capito che oltre ad essere affascinante tu sia anche sveglio se sai che sono la Dea della Buona Morte. Saprai anche che sono le Moire ad insegnarmi tutto quello che devo sapere. Credi che sia duro avere la preside che ti fa lezione? Pensa se di presidi ne avessi tre! Comunque: l’altro giorno avevo intenzione di iscrivermi al loro corso di Visione ed Apparizione ma era rimasto un solo posto libero ed eravamo in due a fare richiesta. Alla fine qualcuno ha avuto l’idea di risolverla in modo non tradizionale.>> - Chad chiuse gli occhi, preparandosi al colpo.
<<-Insomma abbiamo scommesso su te ed Anthony. Se cedi vince una delle due, se non cedi vince l’altra.>> - Il ragazzo alzò le braccia al cielo, destabilizzato da quel nuovo corso degli eventi.
<<-E’ così che vi divertite?! Perché fare una scommessa sulla mia vita privata?! Anzi, perché fare proprio una scommessa?!>> - Macaria sembrò appena imbarazzata, ma quando gli rispose ridacchiava.
<<-Papà.>> 
<<-Ah, Ade, ma certo!>> - Ne era sicuro, sarebbe esploso. Ma proprio quando stava per ridurre la sua omelette in una poltiglia di riso e ketchup, una terza voce si unì al loro duetto.
<<-Ehi ehi principattolo, non pronunciare il nome del papi in quel modo!>> - Accanto a Macaria, in spesse volute di fumo nero come la pece, comparve la sua immagine speculare. La ragazza era nera quanto l’altra era bianca, persino la sua pelle aveva una sfumatura color cenere. I capelli erano lisci, lunghi fino alle caviglie e di un innaturale color corvino, così come l’ampio vestito svolazzante. Chad cercò di non balbettare mentre fissava gli occhi della Dea delle Ombre, uno sconfinato abisso di nero.
<<-Melinoe Fiamma…>>
<<-Fiamma Oscura, proprio moi! Allora bambolo, hai deciso che parte stare?>> - Il principe si alzò in piedi, cercando di appigliarsi ai resti scardinati della sua dignità.
<<-In tutta onestà sono solo affari miei!>> - Melinoe ghignò e alzò le mani in un gesto di resa.
<<-Calma, calma: io penso che tu stia andando proprio nella giusta direzione! La sorellina qui crede invece che dovresti fare un cambio di rotta.>> - E a quelle parole il giovane principe sentì il cuore sprofondare: se Macaria che era pura luce -eredità di sua madre Persefone- pensava che dovesse cambiare rotta poteva voler dire soltanto una cosa: Anthony era la scelta sbagliata.
Incurante del dolore sul viso del ragazzo, Melinoe si rivolse alla sorella:
<<-Ria sono venuta a prenderti: mamma ci vuole subito a casa, dice che papà vuole cucinare. Non credo che sia il caso di lasciarglielo fare.>> - Macaria rabbrividì.
<<-Precedimi Melly, arrivo subito.>>
<<-Bye bye Charming Junior! Non mi deludere!>> - Il fumo si chiuse su di lei, avvolgendola in un bozzolo color fuliggine che scomparve in un battito di ciglia. Macaria lo fissò qualche altro istante, forse in attesa di una parola di commiato. Chad l'accontentò, nonostante avesse solo voglia di correre in camera e piangere finché non gli fossero seccati gli occhi nelle orbite.
<<-Grazie per il tuo supporto. Sono felice che tu…che tu tifi per me.>> - La ragazza lo guardò interrogativamente.
<<-Cosa ti ha dato questa impressione?>> - Chad fu incerto se mettersi a ridere o a strillare.
<<-Tu hai detto che…>>
<<-Ho detto che se cedi una di noi vince e l’altra perde. Non ho detto che io tifo per te. In effetti io tifo per Anthony. E’ Melinoe che tifa per te.>> - Non vide alcuna traccia di menzogna negli occhi della dea, solo brillante luce bianca.
<<-Questo non ha senso…>>
<<-Sì che ce l’ha: in questa vostra recita i ruoli si sono invertiti da molto tempo. E adesso scusami.>> - Lo salutò sorridendo, mentre grandi ali di nebbia bianca si chiudevano attorno a lei.
<<-Devo andare ad impedire un disastro culinario.>> - Scomparve in una scintilla brillante, come l’apparizione della prima stella della sera e d’un tratto fu come se nessuna delle due fosse mai stata lì. 
Il giovane Charming restò impietrito a fissare il vuoto per almeno dieci minuti, ogni suo muscolo congelato nell’attesa che il suo cervello elaborasse quell’ultima frase. Nell’istante in cui capì sentì un peso sollevarsi dal suo cuore. Le sue labbra si piegarono in un sorriso, benché si sentisse frastornato dalla quella scoperta.
Macaria tifava per Anthony perché Anthony era il buono: era la parte passionale e affamata d’amore, la parte che non si curava delle loro differenze e che li vedeva come due semplici ragazzi, la parte che voleva Chad com’era, nonostante non fosse quella persona eccezionale per cui si era sempre spacciato.
Era lui il cattivo, lui con la sua arroganza e la sua testardaggine.  

Fece gli scalini a due a due, la paura che scorreva nelle sue vene come acido. 
Aveva incontrato Ben al suo ritorno ed il ragazzo gli aveva mostrato un modulo di rinuncia agli studi, ordinatamente compilato e pronto per essere consegnato alla Fata Madrina. Chad glielo aveva strappato di mano con un grido indignato, poi aveva preso le scale, praticamente volando.
Non appena arrivò alla porta di Anthony cominciò a bersagliarla di colpi.
<<-Tremaine fammi entrare o giuro su tutto quello che mi è caro che sfonderò questa...>> - Anthony aprì la porta con un’espressione dir poco sbigottita e prima ancora che potesse chiedere spiegazioni, Chad gli si gettò tra le braccia e lo baciò.
Non ricordava più il motivo per cui aveva aspettato tanto, perché baciare Anthony era come respirare: naturale e giusto. Il gemito che passò tra le loro labbra era carico di desiderio; Chad non sapeva chi dei due lo avesse emesso. Prese il viso di Anthony tra i palmi, carezzando le guance lisce, affondando le dita tra i capelli castani, sospirando sulla sua bocca.
Si staccò per un secondo e gli spinse il modulo tra le dita
<<-Strappalo. Subito.>> - Gli occhi di Anthony luccicavano.
<<-Credevo che…>> 
<<-Non è così.>> - Il ragazzo ridusse il foglio in quattro pezzi nell’arco di pochi istanti e quando anche l’ultimo angolo di carta ebbe toccato terra tornò a baciarlo, spingendolo contro la porta dalla quale era entrato.
Quando furono costretti a riprendere aria Anthony poggiò le mani sui suoi fianchi e la fronte contro la sua.
<<-Era l’ultima cosa che mi aspettavo...>> - Chad replicò, sentendo le guance diventare rosse.
<<-L’ultima cosa che mi aspettavo io era di scoprire che volevi tornare sull’Isola dopo avermi spogliato con gli occhi alla festa!>>
<<-Alla festa sei scappato.>> - Il principe gli accarezzò i capelli alla base della nuca. Anthony emise un suono di gola che lo fece quasi tremare.
<<-Avevo bisogno di pensare. Papà mi ha detto che lo hai battuto a cricket.>> 
<<-Tuo padre è un brav’uomo ma tira troppo a sinistra.>> - Chad rise. Anthony ne approfittò per baciarlo di nuovo. 
<<-Chad…so che hai un’immagine da mantenere ma ci sarebbe una soluzione. Tu vuoi eleganza, charme, raffinatezza…potresti avere me, ne ho in abbondanza. E io avrei te, che è tutto quello che ho sempre voluto, vinciamo entrambi.>> - Chad gli nascose il viso in una spalla, tentando di nascondere la pura felicità che irradiava dal suo sorriso, ma il violinista ridacchiò.
<<-Misura inutile se il tuo cuore batte così.>> 
<<-Non voglio che sia una trattativa. E poi potrei mantenere la mia immagine anche se fossi brutto, basso e senza stile.>> - Anthony gli morse un orecchio, Chad sobbalzò. Era pronto a ricambiare con un destro allo stomaco, quando vide la valigia aperta sul letto. Le cose di Anthony erano state buttate dentro alla rinfusa, come se il ragazzo non volesse aspettare, come se avesse paura di cambiare idea. Chad rabbrividì al pensiero di quanto fosse stato vicino a perderlo. C’era voluto addirittura un intervento divino per aprirgli gli occhi.
<<-Scusa.>> - Anthony sorrise nel suo collo.
<<-Va bene così altezza. Va bene così.>> 

Due giorni dopo Anthony entrò nella sua stanza con un mazzo di fiori bianchi. Chad stava per ringraziarlo, piacevolmente sorpreso, quando si avvide del suo pallore spettrale. 
<<-Perché le figlie di Ade ti conoscono?>> - Il giovane Charming gli tolse i fiori dalle mani. Erano asfodeli. Il bigliettino in carta ricamata diceva soltanto “Grazie per aver ceduto”.
Chad sorrise, posò fiori e biglietto sul tavolo vicino e si accinse a baciare via lo stupore dalle labbra del suo ragazzo. 








Note dell’Autrice:
Guardando “Descendants” ci sono rimasta davvero male nello scoprire che il figlio di Cenerella era una tale testa di cavolo. Audrey posso capire come ha fatto a diventare com’è: Aurora è un po’ svanita e Re Uberto avrà viziato la nipote in maniera disgustosa (se ha voluto il palazzo con 40 camere da letto e la culla di ebano a 12 piazze…) ma Cenerentola con tutto quello che ha passato come ha fatto a crescere un figlio così? O___O  Mr. Umiltà Zero? 
Quindi, per quanto non ami il personaggio di Chad adoro l’idea che possa innamorarsi di un cattivo e con Anthony sarebbe praticamente destino. ^____^
Precisazioni:
1-Nel libro “L’Isola degli Sperduti” Anthony è presentato come un bel ragazzo dai capelli scuri e farebbe pensare più di essere figlio di Genoveffa, ma a me piace l’idea che sia figlio di Anastasia. La mamma suonava (più no che sì, ma tant’è) il flauto traverso, lui suona il violino.
2-Lin Feng me lo sono inventato di sana pianta, perché non volevo tirare i ballo i due Gaston.
3-“Good is the new Bad” è una canzone della nuova serie animata “Descendants Wicked World”.
4-Le figlie di Ade: secondo il mito Persefone avrebbe avuto una figlia di nome Melinoe da Zeus, che la sedusse travestito da Ade. Secondo un'altra testimonianza Ade avrebbe avuto una figlia di nome Macaria, la dea della Morte Benevola o della Buona Morte, ma della madre non si sa niente. Nella mia versione sono entrambe figlie di Ade e Persefone, legittime e con tutti i crismi!
Personalmente adoro Ade, è il mio villain preferito e ho sempre pensato che dopo aver incontrato Persefone si sarebbe reso conto che con una famiglia accanto il suo compito non è poi così male (ovviamente non avrebbe perso un’oncia del suo sarcasmo pungente). Perché Ade non è sull’Isola insieme agli altri cattivi? Primo perché è un dio e dubito che possa essere fermato da una barriera che di divino non ha niente. Secondo: perché svolge un compito necessario in cui nessuno potrebbe sostituirlo.

Anche per questa fanfiction è tutto! Commentate e commentate! Un bacio da Sagitta!
  
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