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Autore: Rebecca_lily    19/12/2015    9 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori,
vi ringrazio infinitamente per aver seguito con affetto e continuità per oltre due anni questa mia storia: grazie a tutti coloro che hanno recensito (in particolare a Karmilla per il suo assiduo e prezioso appoggio) perché, con i vostri commenti, mi avete aiutato più di una volta a riflettere e a mettere a fuoco alcuni passaggi fondamentali e grazie anche ai tanti di voi che l’hanno seguita in maniera silenziosa, costante e - incredibile a dirsi - sempre più numerosa (*^.^*) !
Sono davvero contenta di aver deciso di condividere con voi questa rilettura del manga che, altrimenti, sarebbe stato soltanto un esperimento individuale. Per quanto mi riguarda si è trattato di dare forma e sostanza ad un magma altamente familiare: da anni, infatti, questa storia e i suoi personaggi sono entrati a far parte del mio immaginario personale e a tratti, forse, anche del mio stesso carattere.
Come avete avuto modo di vedere, il mio approccio è sempre stato di tipo filologico, un tentativo, cioè di dare compimento a elementi già presenti nel testo originario, soprattutto nel manga. Più in dettaglio, la mia rilettura si è concentrata sulla descrizione del (lungo) processo di presa di coscienza di Georgie ma, soprattutto, sul personaggio di Abel di cui, come ho scritto tempo fa in risposta ad una recensione di Gratia, penso di essermi ‘innamorata’ in tenera età grazie all'anime.
In particolare, già allora, mi aveva affascinato il periodo londinese post-rifiuto del ragazzo che lo vede adulto, maturo, intelligente e generoso, ma (purtroppo per lui) anche sempre triste e sofferente. Quando ho letto il manga dopo tanti anni dalla visione dell’anime, mi sono resa conto di quanto questa fase, che nel cartone appariva minoritaria, in realtà esprimesse l’essenza stessa del personaggio ed il suo ‘compimento’. Ne sono stata ovviamente più che felice, anche se della sublimazione quasi 'cristologica' di Abel (dalla prima tavola della scena della cella fino alla sua morte) ne avrei fatto volentieri a meno (T_T).
C’è da dire però che il creatore della storia, Izawa, aveva scelto per questo personaggio (che, da interviste varie, sembra essere il suo preferito) un nome biblico, che preannuncia (aihmè) sventura.
So bene anche che la mia storia non è stata sempre allegra, perché sia il manga sia l’anime da cui trae origine di fatto non lo sono (vedi sopra): è una storia di sopravvissuti (Georgie, Arthur, il Conte Gerard…) ma, almeno qui, sopravvivono tutti e si avviano tutti verso un futuro decisamente più sereno (^_^).
 
Vi auguro, quindi, una buona lettura di questo breve ma dolce epilogo.
 
Concludo qui il mio chilometrico commento/dedica rinnovandovi il mio più sincero ringraziamento per la vostra pazienza e per il vostro affetto.
 
Un augurio di Buon Natale a tutti voi,
Rebecca
 
PS. Ovviamente, se qualcuno di voi vorrà tornare a lasciare un commento/saluto mi farà molto, molto piacere (^_~)
 
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“Give your all to me
I''l give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose I'm winning
'Cause I give you all of me
And you give me all of you […]”
 
All of Me - John Legend
 
Abel si aggirava da ore nella stanza davanti a quella in cui ora si trovava Georgie, l’ampia falcata delle sue gambe gli faceva percorrere in pochi passi tutta l’ampiezza della lussuosa stanza, conferendogli l’aspetto di un animale in gabbia. Il Conte Gerard si era ritirato nelle sue stanze a dipingere e Abel non si capacitava di come il suocero riuscisse a mantenere una tale calma in quelle lunghe ore di attesa, ma forse – pensò il ragazzo - il suo aplomb era da ricondurre alle sue ascendenze nobiliari. Dal canto suo, invece, Abel non riusciva proprio a stare fermo. Una mano si poggiò d’un tratto sulla sua spalla: “Stai tranquillo Abel, andrà tutto bene. Il bambino nascerà sano e forte e Georgie starà bene”. Era la voce di Arthur che cercava di tranquillizzarlo.
Abel annuì accennando un sorriso, poi tornò a fissare, senza vederlo, il giardino della tenuta Gerard. Arthur si mise in silenzio al suo fianco, così – lentamente - Abel spostò il suo sguardo verso il fratello e lo osservò con affetto e soddisfazione quasi paterna: dopo la crisi iniziale, infatti, il loro rapporto era decisamente migliorato. Arthur si era mostrato forte, aveva imboccato un difficile ma fruttuoso percorso di guarigione e di progressiva accettazione dell’amore tra lui e Georgie. Amore che era sfociato, pochi mesi prima, in un matrimonio tenutosi in gran segreto nella cappella privata della residenza del Conte Wilson.
Abel sorrise internamente al ricordo di quella cerimonia, così intima e sentita, cui avevano partecipato soltanto gli stretti amici della coppia perchè aveva avuto luogo in un momento ancora altamente rischioso per tutti loro. E si emozionò nuovamente nel ricordare Georgie, bella ed elegante nel vestito da lei confezionato per la cerimonia, mentre avanzava emozionata verso l’altare al braccio di suo padre. Anche un brivido percorse però la sua schiena al ricordo della paura strisciante per il pericolo che incombeva su tutti loro, terrore che neanche la profonda e incommensurabile gioia che aveva provato in quei momenti era riuscito a silenziare. Il pericolo, infatti, quella volta avrebbe potuto nuocere anche al piccolo che cresceva nel grembo di Georgie.
Abel si commosse, come sempre, al pensiero che, dentro la persona che amava, stava crescendo una creatura che era parte di entrambi, un piccolo essere frutto dal loro amore. E fu felice e sollevato come non mai nel pensare che, fortunatamente, erano stati in grado di smascherare i traffici di Dangering e di liberare tutti loro dal pericolo prima della sua nascita. Certo, erano iniziati momenti ancora più difficili per Maria, la figlia del Duca che viveva con loro, poiché il padre era stato processato e giustiziato, e lei non era potuta andare neanche a trovarlo prima della sua morte. Tuttavia Arthur le era stato accanto, ricambiando la dedizione con cui lei lo aveva accudito durante la sua prigionia e nei mesi successivi alla sua liberazione, a testimonianza del crescente sentimento di amore verso la ragazza che, secondo Abel, stava maturando nel fratello.
Era stato, infine, possibile rendere giustizia al nome del Conte Gerard, che era stato riabilitato e aveva così potuto riacquistare il suo titolo. “Contessa” – pensò Abel - “Georgie ora è una Contessa a tutti gli effetti” e rise fra sé e sé, perché proprio non ce la vedeva la sua cara mogliettina nei panni di una dama. E forse – si disse il ragazzo – non ci si sarebbe mai vista neanche lei, perchè fino all’ultimo minuto della sua gravidanza aveva voluto continuare a lavorare alla creazione dei suoi vestiti, mentre lui era intento, una volta ristabilitosi dalla lunga convalescenza, a progettare navi.
D’un tratto si spalancò la porta e uscì una cameriera, che proclamò felice: “E’ nato ed è un bambino bellissimo, sano e forte. Complimenti! E anche la Contessa sua moglie sta bene. Può entrare a trovarla”. Arthur ringraziò la cameriera al posto del fratello, che era rimasto senza parole e quasi lo spinse verso la camera.
“Georgie?” – chiamò piano, una volta sulla porta. La ragazza, che era a sedere sul letto e teneva stretto tra le braccia un fagottino avvolto in una coperta piena di merletti, anche se stanchissima, gli sorrise raggiante. Per Abel fu una visione celestiale. “Come stai?” – le chiese prima ancora di avvicinarsi al piccolo. “Bene” – rispose lei sorridendo mentre, con orgoglio, spostava la copertina per far vedere il piccolo a suo padre. “Ti presento il nostro bambino”. Abel aveva un groppo alla gola mentre contemplava quella creatura così semplicemente perfetta. Georgie gli porse il bambino e guardò il marito, così alto e imponente, prendere delicatamente tra le mani il prezioso frutto del loro amore, mentre il suo volto si illuminava di un dolcissimo sorriso.
In quel momento si udì bussare alla porta. Come stai bambina mia?”, disse il Conte entrando nella stanza. “Bene papà, grazie”, rispose felice la ragazza. Anche Abel sorrise e si avvicinò soddisfatto al suocero per mostrargli il piccolo che aveva in braccio. “Complimenti, è proprio un bambino splendido”- disse commosso il giovane neo-nonno, che chiese: “Avete già deciso come chiamarlo?”. Abel scosse la testa in segno di diniego, mentre Georgie rispose enfatica alla domanda di suo padre: “Si chiamerà Abel jr!”. “Abel jr?” – proruppe incredulo il portatore primigenio del nome. “Sì, caro – rispose decisa la mamma del pargoletto – si chiamerà così perché è uguale a te, Abel, non lo vedi? Ha i tuoi stessi occhi!”. Abel alzò dubbioso un sopracciglio mentre scrutava il volto del piccolino che dormiva beato tra le sue braccia, chiedendosi come facesse Georgie a vedere somiglianze di sorta in un essere così minuscolo. “Ma Georgie…” – cercò poi di articolare il suo pensiero. “Niente ma!” – rispose risoluta la giovane. “Figlio mio, Georgie è molto testarda, non credo proprio che ti convenga discutere” – disse ridendo il Conte al ragazzo ancora attonito. “No, credo proprio di no!” – rispose Abel sospirando. Georgie e suo padre si scambiarono uno sguardo complice e divertito. Negli anni, Abel si rese conto di quanto sua moglie avesse avuto ragione in quel momento perchè il loro primogenito, fatto salvo i capelli ondulati e un innato buon umore ereditati dalla madre, era davvero la sua copia.
La gioia di quel momento fu ravvivata dalle visite che ricevettero i neo-genitori. Poco dopo, infatti, si recarono a far loro visita i membri della ristretta comunità con cui condividevano i loro giorni, ora sereni: non soltanto Arthur e Maria, ma anche il sig. Allen, Joy, Emma, Dick e la famiglia del visconte Barnes, tutti ugualmente desiderosi di manifestare la loro partecipazione ad un evento così felice. Il neonato ricevette anche seduta stante due richieste di matrimonio da Catherine e da Joy che, in una risata generale e nel più totale imbarazzo di Abel, lo invitarono a crescere velocemente per poter diventare così il loro marito perché era già bello come il suo papà.
Georgie guardò quella ‘famiglia allargata’ raccolta attorno alla culla del piccolo, un nucleo dove trovava spazio la sua famiglia di origine, la sua famiglia adottiva, la sua nuova famiglia ed i suoi nuovi amici e si sentì invasa da una profonda felicità. E quando, quella sera, dopo aver allattato il suo bambino, sfinita ma soddisfatta, trovò finalmente rifugio tra le accoglienti braccia di Abel, chiuse gli occhi pensando che il suo mondo era da sempre racchiuso nel protettivo, amorevole e sensuale abbraccio dell’uomo che la amava sin da quando era lei stessa una bambina.

FINE
  
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