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Autore: Bloodred Ridin Hood    19/12/2015    4 recensioni
“Immaginati di essere in una strada di campagna, in un posto sperduto come questo. Una ragazza alla guida è pur sempre un bersaglio facile per un malintenzionato.”
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Questa volta ha veramente superato ogni limite.” borbotta Silvia stringendosi nel cappotto.
Fa freddo nella campagna umida a quell’ora di notte. Non ci sono stelle, ma il bagliore giallastro della luna filtra debole attraverso le nubi, illuminando le punte degli alberi che circondano quella tenuta di campagna.
La musica e le risate della festa si sentono fino al parcheggio della villa.
“Che razza di cretino.” commenta ancora fra sè e sè guardando di sbieco la casa.
Una folata di vento gelido la fa rabbrividire.
“Secondo me te la stai prendendo un po’ troppo.” risponde Claudia inserendo la chiave nell’auto. La portiera si apre con uno schiocco.
“Adesso tornerai a casa al caldo, ci dormirai sopra, domani a lui sarà passata la sbronza, e sistemerete tutto.”
Claudia apre lo sportello e si siede al posto di guida.
Silvia solleva la maniglia dall’altra portiera, ma non succede niente. Sospira.
L’amica si sporge verso il sedile affianco per aprirle lo sportello da dentro.
“Luca si stava solo divertendo un po’ con gli amici dopo aver dato l’ultimo esame.” dice quando l’amica si appresta ad entrare “Poi certo, la situazione gli è un po’ sfuggita di mano, ma…”
“Mi dimentico sempre che questa macchina non ha l’apertura centralizzata.” borbotta Silvia prendendo posto in auto “E comunque dire che la situazione gli è un po’ sfuggita di mano è abbastanza riduttivo! Stavolta non so se potrò perdonarlo così facilmente. Dovrà essere molto convincente!”
“Cavolo si gela stanotte!” dice Claudia sfregandosi le mani accendendo la macchina.
“Si stava solo divertendo con gli amici!” riprende Silvia ripetendo la frase dell’amica “Ci si può benissimo divertire con gli amici senza ubriacarsi come se non ci fosse un domani e perdere ogni dignità in quel modo!”
“Ehm… dovresti…” cerca di interromperla Claudia indicando qualcosa dietro di lei.
“Perché purtroppo per loro il domani c’è!” continua invece Silvia ignorandola “E di certo non cancellerà quello che hanno fatto stanotte! Dio, a volte mi chiedo come sia possibile che ragazzi della loro età possano diventare così scemi! Quando hanno parlato di andare a fare l’elicottero in giardino non immaginavo che intendessero veramente…”
“Silvia, tesoro, hai perfettamente ragione, ma vorrei che chiudessi la portiera anche dalla tua parte grazie!” la blocca Claudia con un sorriso tirato.
Silvia la guarda aggrottando le sopracciglia.
“Ancora questa paranoia!” dice spingendo la levetta alla base del finestrino.
“Non è una paranoia.” replica Claudia “Ha perfettamente senso.”
Claudia mette finalmente in moto e lasciano la proprietà dei genitori di Luca.
“Che vuoi che ci succeda?” continua Silvia “A parte che qua intorno non c’è nessuno all’infuori di quella banda di deficienti, ma poi se la macchina è in movimento chi vuoi che possa entrare?”
“Non è così semplice.” la contraddice l’amica guidando lungo quella stradina ghiaiosa “Immaginati di essere in una strada di campagna, in un posto sperduto come questo. Una ragazza alla guida è pur sempre un bersaglio facile per un malintenzionato.”
Silvia sospira e ascolta in silenzio mettendosi a braccia conserte.
“Metti che si piazzi proprio qui in mezzo alla strada, costringendomi a fermarmi.”
“Lo investi.” ironizza Silvia.
“Non posso investire la gente così! Mi prenderei come minimo un’accusa di tentato omicidio!” risponde Claudia prendendo seriamente l’affermazione “O di omicidio vero e proprio, dipende da come vanno le cose.”
Silvia ridacchia scuotendo la testa.
“Comunque dicevo, si piazza in mezzo alla strada e io sono costretta a fermarmi.” riprende Claudia “Lui o il suo complice allora si avvicina allo sportello, lo apre, mi costringe ad uscire e il resto… beh, dipende…”
“Certo che ti ci vuole una bella immaginazione per inventare uno scenario di questo tipo!” commenta l’amica.
“Mi ci ha fatto pensare papà!” spiega Claudia “E comunque questa si chiama prudenza, mia cara! Un po’ non guasterebbe nemmeno a te.”
Silvia alza le spalle.
“Ma non credi che anche avere gli sportelli chiusi possa essere pericoloso?” riflette “Immaginati non so, in caso di incidente, la serratura si rompe, ma non riesci ad uscire perché la portiera era stata bloccata.”
Claudia la guarda con una smorfia di sufficienza.
“No, non mi sembra convincente. Ci sono troppi se.” risponde, mentre all’altezza di un bivio si prepara per svoltare a destra.
“Hey, ma dove stai passando? Perché giri qui?!”
“Sempre a proposito di prudenza, non ho assolutamente intenzione di attraversare il torrente passando sopra quel ponticello malridotto!”
“Ponticello malridotto?!” chiede l’amica a bocca aperta “Non è malridotto ed è perfettamente sicuro! Io ci passo sempre quando vado da Luca, come lui e tutta la sua famiglia!”
“No, io non passo su quell’ammasso di sassi ammucchiati insieme!” insiste l’altra “Ma l’hai guardato bene? Dev’essere lì dai tempi dell’Impero Romano!”
“Ma ci vorranno almeno dieci minuti in più se fai questa strada!” si lamenta Silvia.
“Hai così tanta fretta di tornare a casa?” chiede Claudia “Non avevi tanta voglia di parlare di quanto sono stupidi i maschi?”
Silvia sbuffa lasciandosi affondare sul sedile.
“Incredibilmente stupidi.”
“Ecco, infatti.”
“Tu sei fortunata però.” osserva Silvia rivolgendo un’occhiata veloce all’amica “Alberto non farebbe mai stupidaggini del genere.”
Claudia ridacchia.
“Perché è un musone ed è dieci anni più grande di noi.” risponde “E comunque se ogni tanto si facesse qualche risata in più non mi dispiacerebbe troppo sinceramente.”
“Allora forse dovremo scambiarci i fidanzati.” scherza Silvia.
“Già, come alle elementari.” risponde l’amica ridacchiando.
Le nubi nel cielo si diradano mostrando la luna per intero. Ha un aspetto quasi spettrale sopra quel bosco disabitato.
“Visto che il viaggio si è allungato un po’, mettiamo un po’ di musica?” chiede Silvia poco più tardi.
“Ehm, non funziona il lettore e non credo che la radio prenda da queste parti.”
Silvia annuisce, poi apre la borsa e inizia a rovistarci dentro.
Toglie fuori il cellulare e preme il tasto di accensione.
“Uff, è completamente scarico.” si lamenta.
“Che volevi fare?” chiede Claudia “Se ti serve un telefono puoi prendere il mio. È nella mia borsa, nel sedile di dietro. Però ti conviene aspettare un po’, dubito che qui ci sia segnale.”
“No, non è niente. È che volevo provare a chiamare Luca.”
“Oh, lo hai già perdonato vero?” sorride l’amica.
“No.” risponde Silvia fermamente “Ma volevo solo provare a vedere se gli era tornato un po’ di buon senso.”
Claudia annuisce.
“Comunque grazie per il passaggio!” aggiunge poi Silvia “Non so come avrei fatto senza di te.”
“Oh, figurati!” risponde l’altra “Ed eccoci qui che torniamo alla stradina principale! Visto che questo giro non è stato poi così lungo?”
“Hmm.” risponde l’amica poco convinta, poi stringe gli occhi e si sporge in avanti guardando qualcosa al di là del tergicristallo “Oh mio dio! Lo vedi?”
“Eh sì che lo vedo!” balbetta Claudia.
C’è una macchina sul bordo della strada. Deve essere uscita dalla carreggiata ed è rimasta incastrata, ancora con i fari accesi, con il muso interamente dentro il fosso accanto alla corsia.
“Dobbiamo fermarci!” esclama Silvia.
“Scordatelo!” ribatte l’amica scuotendo la testa con fermezza “Io ho paura! Più avanti, dove prende il telefono chiamiamo un’ambulanza.”
“Ma Claudia, potrebbero avere bisogno d’aiuto e io sono un’infermiera. Devo fermarmi!” insiste Silvia contrariata “E comunque ti ricordo che questa è omissione di soccorso! Rallenta e accosta, per favore!”
Claudia guarda l’amica intimorita, poi si morde un labbro e decide di fare come suggerito.
Silvia sblocca lo sportello ed esce dall’auto, avvicinandosi alla macchina incidentata.
Claudia spegne il motore, sfila le chiavi dal quadro e raggiunge l’amica.
“Qui non c’è nessuno!” esclama Silvia come si avvicina l’altra.
“Lo vedo.” sussurra Claudia con un filo di voce “Adesso, ti prego torniamo indietro.”
Claudia fa in tempo a fare solo qualche passo indietro quando un rumore di una motosega la costringe a voltarsi con un balzo.
“Ma che…”
Il cuore le esplode contro il petto quando scorge un uomo dal volto coperto da un passamontagna camminare affianco alla sua auto con una motosega accesa.
Claudia si irrigidisce, sentendosi gelare. Le manca il respiro, spalanca la bocca per urlare, ma non emette alcun suono.
Silvia lancia un urlo sommesso e afferra l’amica per un braccio, affondando le unghie nella pelle e trascinandola con lei verso agli alberi che costeggiano quella strada di campagna.
Cadono rovinosamente dentro al fosso al fianco della strada. Il rumore della motosega cessa improvvisamente, ma le ragazze non si voltano a guardare. L’uomo dice qualcosa, che viene coperto dai loro rumori. Si rialzano scompostamente e iniziano a correre a perdifiato in mezzo alla vegetazione. Corrono senza mai fermarsi per diverse decine di metri, fino a che non sono costrette ad arrestarsi per la mancanza di fiato.
Claudia si accascia sul terreno coperto di foglie, cadendo prima sulle ginocchia.
Silvia, si inchina accanto a lei, con il respiro affannoso rotto dai singhiozzi.
“Chi cavolo era quello?” sussulta Claudia.
“Avevi ragione.” sussurra Silvia scossa da un fremito “Avrei dovuto ascoltarti. Non dovevamo fermarci.”
“Dobbiamo nasconderci.” riprende l’amica con voce debole “Potrebbe raggiungerci. Non possiamo stare qui.”
Silvia annuisce.
“Dobbiamo tornare alla villa per chiedere aiuto!” suggerisce.
“Ma dobbiamo tornare alla strada per superare il ruscello.” le fa notare Claudia con voce tremante.
“Ma non ci sono altre case o altre persone a cui chiedere aiuto nelle vicinanze!” ribatte Silvia.
Estrae il telefono dalla tasca.
“E’ inutile, non si riaccende.” piagnucola, poi solleva lo sguardo sull’amica “Il tuo telefono è…”
“... nella borsa, dentro la macchina.” conclude la frase Claudia con un gemito disperato.
“Cosa facciamo?” chiede Silvia portandosi le mani sui capelli “Ho paura!”
Claudia la guarda preoccupata, poi chiude gli occhi, si morde le labbra. Inspira ed espira a fondo, cercando di recuperare la calma. Poi si rialza e si sfrega le mani sui jeans per togliere i residui di foglie.
“So come possiamo fare per cavarcela.” dice poco dopo cercando di controllare la voce.
Silvia la guarda incerta.
“Cosa intendi dire? Cosa possiamo fare?”
“Devo essere coraggiosa.” dice fra sé e sé “Devo tornare all’auto!”
Silvia sgrana gli occhi guardandola sbigottita.
“Sei pazza?!” chiede disperata “Non puoi tornare lì!”
Claudia sospira.
“Ma Silvi, devo farlo. È una situazione di emergenza, devo farlo, devo avere coraggio.”
“Ma che ti prende?!” continua Silvia cercando di afferrarla per i polsi “Cosa stai dicendo?!”
“Devi fidarti di me.” continua irremovibile Claudia “Io so cosa devo fare. Devo solo essere coraggiosa. Quello che ci serve è nel bagagliaio della mia macchina.”
“Sei sotto shock, non stai ragionando bene!” insiste Silvia mentre le lacrime le rigano il volto “Sei la mia migliore amica. Non ti lascerò tornare indietro!”
Silvia abbraccia Claudia.
“Silvi, devi fidarti di me. Vedrai che andrà tutto bene.” ripete Claudia accarezzando la spalla dell’amica per farle forza.
Si libera dalla sua stretta e si sistema i lunghi capelli scuri dietro le orecchie.
“Rimani qui al sicuro!” dice prima di tornare a correre verso la strada “Farò più veloce che posso.”
Silvia si porta le mani a coppa davanti alla bocca, cercando di reprimere un altro urlo di disperazione.
È impazzita. Claudia è completamente impazzita e lei non è riuscita ad impedirle di mettersi in pericolo.
Si fa cadere sulle ginocchia, scossa dai singhiozzi e dai brividi di freddo. Le foglie degli alberi frusciano sopra ed intorno a lei, è sola, completamente sola in un incubo reale.
Si siede contro un albero e si stringe cercando di farsi più piccola possibile, mentre continua a piangere, senza riuscire a togliersi dalla testa il ricordo del rumore di quell’orribile motosega.
Ripensa a Luca, ripensa alla sua famiglia, ai suoi amici dell’università. Se le cose dovessero davvero mettersi male, come reagirebbero tutte queste persone alla notizia della sua morte?
Si immagina sua madre, che si accascia a terra scossa da un pianto disperato, mentre il papà cerca di abbracciarla per consolarla, mentre anche lui non riesce a trattenere le lacrime.
E Claudia? Cosa succederà a Claudia? Erano state migliori amiche fin dai tempi delle elementari. Se le fosse successo qualcosa sarebbe stata solo colpa sua e non se lo sarebbe mai perdonato. Come l’avrebbe spiegato ai suoi genitori? Ai suoi super-apprensivi genitori?
Claudia non voleva fermarsi, ma io l’ho convinta a scendere dall’auto.
L’avrebbero odiata per sempre.
Anche lei si sarebbe odiata per sempre.
Prudenza, forse era vero che in vita sua era sempre stata troppo poco prudente. Soprattutto rispetto alla sua saggia amica, che spesso non voleva ascoltare.
Sono passati diversi da quando Claudia si è allontanata quando si sente qualcosa provenire da qualche metro di distanza.
Silvia si rizza sulla schiena e si schiaccia contro l’albero, tendendo le orecchie il più possibile.
Un altro rumore, un rumore di passi.
Trattiene il respiro e si solleva lentamente, cercando di fare il minor rumore possibile.
Deve tenersi pronta all’eventualità di dover scattare a correre di nuovo.
Ancora rumori di passi sulle foglie secche.
Chiunque sia, si sta avvicinando.
Silvia trattiene il respiro quando una figura scura fa finalmente capolino fra gli alberi.
“Claudia?” prova a chiedere.
Se dovesse essere lei, non esiterebbe a rispondere.
Se non ci dovesse essere risposta, allora Silvia sarebbe pronta a scappare di nuovo con le gambe in spalla.
“Silvia, ferma! Sono io!”
Silvia sussulta guardando l’ombra con sguardo sbigottito.
“Luca?”
Il ragazzo si avvicina, con il viso arrossato dal freddo e il fiato corto.
“Eri tu con la motosega?” chiede la ragazza sgomentata riconoscendo il suo abbigliamento.
“Era solo uno scherzo!” spiega mortificato “Sapevamo che Claudia avrebbe fatto il giro dall’altra parte e Giacomo ha proposto di fare questo scherzo e… era la macchina di Antonio quella, possibile che non l’abbiate riconosciuta?”
“Non ci posso credere.” Silvia si avvicina e stampa uno schiaffo in pieno volto del ragazzo.
“Scusami! Non ci aspettavamo una reazione così!” riprende Luca portandosi una mano sulla guancia dove Silvia l’ha colpito “Sul serio, non volevamo spaventarvi così tanto, ma siete fuggite via prima di potervi spiegare!”
“Non ti aspettavi una reazione così?!” chiede Silvia fuori di sé “Avevi una dannata motosega! Che reazione ti aspettavi?!”
“Silvia, per favore.”
“Questa volta hai veramente superato ogni limite!”
“Mi dispiace.” ripete Luca visibilmente dispiaciuto provando a cingerla con le braccia.
“Lasciami stare!” urla la ragazza dimenandosi e facendo qualche passo indietro “Non toccarmi!”
“Mi dispia…” la voce gli si interrompe a metà.
Luca sgrana gli occhi ed emette un sibilo.
“Che… che succede?” chiede Silvia con sospetto “Se è un altro dei tuoi scherzi sappi che…”
Non finisce la frase e si porta la mano davanti alla bocca vedendo un rivolo di sangue scendere dalle labbra appena dischiuse del ragazzo.
Luca incontra lo sguardo della ragazza e alza una mano verso di lei.
“Che succede?!” insiste Silvia preoccupata tendendo una mano verso quella del ragazzo.
Le dita si toccano, si sfiorano, poi quella di Luca scivola via, mentre il ragazzo finisce a terra sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
“Non ti devi preoccupare, va tutto bene adesso.” dice Claudia facendo capolino dietro Luca “Ho visto che ti stava per mettere le mani addosso, per fortuna sono arrivata in tempo!”
Si inchina accanto al corpo del ragazzo per prendere il falcetto ancora conficcato nella sua nuca. Lo estrae dalla testa con uno strattone, facendo fuoriuscire un fiotto di sangue scuro che si riversa sul terreno coperto da foglie secche.
Silvia emette un urlo di terrore, facendo qualche passo indietro, mentre alza lentamente lo sguardo dal corpo esanime di Luca sull’amica.
“Noooo!” urla Silvia in preda alla disperazione “Cosa hai fatto?!”
Cade a terra, in preda al pianto e alla paura e si porta le mani davanti alla faccia.
“Mi dispiace tanto, cara.” continua Claudia in tono compassionevole “Ma devo chiederti di smettere di fare questo casino.”
Claudia prende un fazzoletto dalla tasca del giubbotto, lo apre e con tutta calma ci pulisce la lama del falcetto.
“Sembrava un ragazzo a posto, certo un po’ scemo, ma mai e poi mai avrei pensato che fosse un tipo pericoloso!” lo guarda con disprezzo e gli calcia la testa con un piede “Avevi ragione ad avere di dubbi su di lui. Avevi ragione.”
“Che cosa hai fatto?!” ripete Silvia sconvolta con un filo di voce.
“Mi dispiace tanto, tesoro, davvero! Ma ho dovuto farlo o loro avrebbero ucciso noi, hai visto anche tu la motosega, no?” continua Claudia parlando sopra il singhiozzo dell’amica “Ma tranquilla, mi sono già occupata anche degli altri due!”
Silvia sia piega in avanti contro il terreno, ancora più disperata. Claudia si avvicina e si inginocchia davanti a lei.
“Capisco come ti senti, ma devi essere forte, ho bisogno del tuo aiuto adesso. Anche io avevo paura, ma ho saputo essere coraggiosa. Devi riuscirci anche tu. Devi aiutarmi a portarli tutti e tre dentro la macchina nel fosso. Poi le mettiamo fuoco, ce ne andiamo e nessuno scoprirà mai niente, ok? Dobbiamo sbrigarci però!”
Silvia alza appena la testa, guardando con orrore l’amica davanti a lei.
Claudia le mostra un sorriso rassicurante.
“Tranquilla, Silvi! So esattamente quello che sto facendo, tra poco potremo tornare a casa e ci non succederà niente. Papà mi ha insegnato ad essere prudente, ricordi?”




 
  
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