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Autore: Phantom13    20/12/2015    2 recensioni
-Che ci fa uno stregone qui?- borbottò Runa, allarmato.
-Sta seguendo la nostra gattina …- commentò Vipir.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dovahkiin, Marcurio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I giorni di Riften'
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Quinta storia della serie "I giorni di Riften"





La coda della khajiit
 

 
Runa sonnecchiava sulla sua branda dopo una lunga notte di fughe precipitose e pochi spiccioli intascati. Ruminava in silenzio, masticando il proprio malumore e ripensando alla freccia che per poco non gli aveva trapassato il braccio sinistro, quando Vipir decise di scambiare due parole.
-Cos’è quel muso lungo, imperiale? Il gatto ti ha mangiato la lingua?-
-Certe battute ormai sono pericolose, nord.- sibilò Runa in risposta.
La risatina di Vipir si interruppe in modo insolito. All’improvviso silenzio del compagno, Runa aprì un occhio.
-‘Mbe? Ora che c’è?-
-Guarda un po’ là!- sorrise il nord.
Runa, sospirando rassegnato, si tirò su a sedere per vedere meglio ciò che Vipir stava indicando.
Mallory fece il suo ingresso nella Cisterna, seguito a ruota dalla Dovahkiin e da un volto completamente nuovo. Lo sconosciuto indossava una tunica gialla, da mago specialista di distruzione. Si guardava intorno con aria solo parzialmente interessata.
-Che ci fa uno stregone qui?- borbottò Runa, allarmato. –Le guardie si sono infine evolute?-
-Sta seguendo la nostra gattina …- commentò Vipir, confuso quando il compagno, tenendo gli occhi fissi sulla kahjiit Sangue di Drago.
Mallory aveva un’espressione alquanto esaltata, stringeva tra le dita un piccolo cubo dorato, ricoperto di complicate incisioni dall’aria antica, forse dwemer. Accarezzava l’artefatto come se il piccolo oggetto fosse improvvisamente divenuto il centro del suo mondo. Il ladro continuava a ripetere, estasiato, una sfilza di lodi e complimenti sconnessi tra loro, difficile stabilire se rivolti all’operato della khajiit o al piccolo cubo che lei aveva ritrovato. Perché sicuramente quel lazzarone di Mallory non sarebbe mai andato ad infilarsi in una rovina dwemer. –Fantastico! Stupendo! Incredibile! Ah, che meraviglia!-
Attraversarono tutta la Cisterna, fino a fermarsi davanti alla scrivania di Brynjolf. Mallory si accomodò senza fare complimenti, posando il cubo dwemer al centro del tavolo per osservarlo meglio. La khajiit e lo stregone rimasero dall’altro lato, l’una intenta a tenere d’occhio Mallory, l’altro con il naso per aria studiando il soffitto della Gilda dei Ladri. –Ah, questa piccola bellezza varrà diversi soldini!- sussurrava tra sé e sé Mallory.
Vipir e Runa erano entrambi in piedi, intenti a seguire la scena e, più in particolare, le mosse dello stregone alle spalle della khajiit. Non ci si poteva fidare dei maghi, lo sapevano tutti. Il fatto che la dovahkiin non fosse per niente allarmata, paradossalmente faceva agitare maggiormente i due ladri. Abbassare la guardia era un errore imperdonabile, e vedere che il membro più valoroso della loro Gilda che non prestava la minima attenzione ad un pericoloso mago era a dir poco insostenibile per i due tagliaborse.
-Come sei riuscita a trovare questo cubo, dimmi?- chiese Mallory, sinceramente curioso.
Seguì una lunga descrizione che né Runa né Vipir ascoltarono. Nemmeno il mago parve ascoltare, la sua espressione si fece progressivamente sempre più annoiata. Picchiettava a terra con un piede, spostava il peso da una gamba all’altra, voltava gli occhi alla ricerca di qualcosa di interessante da osservare, senza grande successo.
-Io quello però l’ho già visto.- disse ad un tratto Runa, a braccia conserte. –Nell’Ape e il Pungiglione. È un mercenario imperiale. Se non ricordo male, si chiama Marcurio.-
Vipir sospirò. –Ah, un mercenario! La nostra gattina allora l’ha trascinato qui sotto per quello: lui è la sua guardia del corpo, o qualcosa del genere.-
Nessuno dei due disse niente, ma entrambi lessero nello sguardo dell’altro un velato sollievo: sapere che ora c’era qualcuno pronto a dividere le fatiche e i pericoli con il loro capo, qualcuno che avrebbe potuto ribaltare il pronostico di un combattimento contro un nemico troppo tenace, era decisamente una grande notizia. L’eventualità che, un giorno, la loro gattina avrebbe anche potuto non tornare a casa era finalmente uscita dalla loro realtà quotidiana.
Lentamente, i due ladri cominciarono ad avvicinarsi al trio. Se Marcurio era stato veramente assoldato dalla loro khajiit, allora voleva dire che lo stregone avrebbe passato parecchio tempo alla Gilda, insieme a tutti loro. Forse, era il caso di fare conoscenza.  
La conversazione tra Mallory e la Dovahkiin era terminata, il cubo venne riposto sugli scaffali insieme agli altri tesori. Vipir e Runa erano ormai a pochi passi di distanza quando lo sguardo annoiato di Marcurio cadde, quasi accidentalmente, sul … fondoschiena della khajiit, ancora voltata verso Mallory che si stava alzando dalla sedia.
I due tagliaborse sobbalzarono, esterrefatti. Le loro dita corsero immediatamente alle else dei pugnali, conseguenza diretta di un istinto protettivo che non sapevano nemmeno di possedere. Nessuno s’era mai permesso di guardare la Loro gattina!
Marcurio allungò una mano, i due pugnali sgusciarono fuori dai foderi pronti a tagliare tutto il tagliabile e la mano del mago afferrò l’estremità della soffice coda sinuosa della Dovahkiin. Le mandibole dei due tagliaborse si spalancarono, la khajiit conficcò dieci micidiali artigli nel legno del tavolo, voltando le orecchie all’indietro e snudando le zanne da tigre, e Mallory si prese un infarto.
Marcurio aveva l’aria più innocente che una persona potesse possibilmente avere. Con tutto il peso del corpo spostato sulla gamba sinistra, teneva distrattamente in mano la coda della khajiit più terrificante che avesse mai zampettato su Tamriel. Con un sorrisetto sulle labbra, fece volteggiare distrattamente l’estremità della coda, ornata da un delizioso ciuffo di pelo bianco.
La khajiit ruotò rigidamente la testa verso il mago. –Che cosa sta facendo Marcurio, di preciso?- sibilò minacciosamente.
-Marcurio si stava ponendo delle domande.- rispose l’imperiale, imitando l’accendo di Elsweyr. –Solitamente non ci si pensa, ma tutti i kahjiit hanno effettivamente un buco nei pantaloni. Chissà come deve essere scomodo essere costretti a comprare vestiti qui a Skyrim, vero? E se si trattasse di un’armatura e non di un paio di pantaloni aggiustabili con un qualunque coltello? Come si prendo le misure per un’operazione del genere? Chiedi al fabbro: fammi un buco sul dietro dell’armatura, proprio qui? E se qualcuno dovesse viaggiare fino ad Elsweyr potrebbe comprare solo pantaloni bucati?-
Tutti i ladri presenti sulla scena cercarono di ricordare dove avevano lasciato le pale: sarebbe servita un’altra tomba, nel giro di qualche minutino.
Ma il prode Marcurio non aveva ancora finito. –E per sederti? Panche e sedie daranno un gran fastidio, o sbaglio? E andare a cavallo? Ti è mai capitato di calpestarti da sola la coda? O qualcun altro l’ha già fatto al posto tuo?-
Runa stabilì di aver visto per certo una vanga nel punto del Ratway in cui avevano fatto sparire la montagna di skeever della scorsa settimana, e un’altra pala doveva trovarsi sul retro della Caraffa Logora, vicino al bancone. Vipir pensò di fare visita alla casa del capitano delle guardie: lui teneva pale e attrezzi da giardino nello sgabuzzino in fondo alla cantina, vicino all’armadio di destra. Mallory, invece, cominciò a valutare l’ipotesi che servisse più che altro una scopa, per ripulire tutto. Un vaso sarebbe bastato per accogliere i resti dell’imprudente, sciocco, sconsiderato, incosciente, avventato, scriteriato mercenario.
La khajiit raddrizzò la schiena e si voltò verso Marcurio. La coda ruotò con lei, sfuggendo alla presa del mago e andando ad arrotolarsi attorno alla gamba della Dovahkiin.
I tre ladri si dileguarono, alla disperata ricerca di un nascondiglio sicuro per sopravvivere al Thu’um che sarebbe seguito di lì a poco. Mallory si spianò dietro la scrivania. Vipir si gettò nell’acqua della cisterna. Runa si eclissò dietro alla statua di Nocturnal.
Poi, contro ogni più macabra congettura, contro ogni devastante ipotesi, contro ogni possibile visione di distruzione, la khajiit sorrise. Un sorriso dolce, sincero, che le illuminò gli occhi e il volto.
Tre mandibole cascarono rumorosamente a terra, causa incomprensione confusionale.
-Marcurio non toccherà mai più la coda di Mi’jiit.- dichiarò lei, semplicemente.
-Sì, sì. Va bene.- brontolò lui, facendo spallucce.
-Ora noi dobbiamo andare. La nostra presenza è necessaria altrove.- spiegò la khajiit. –Dovremo viaggiare in fretta. E anche se Marcurio dice di essere uno stregone apprendista e non un mulo da soma, gli serviranno queste.-
Nella borsa da viaggio del mago vennero collocate lame incantate e pergamene, insieme qualche pozione.
-Marcurio è pronto?- domandò Mi’jiit.
-È pronto. Andiamo.- le fece eco lui, soppesando tristemente la borsa, drasticamente appesantita.
Fecero giusto due passi che le dita del mago avevano agguantato di nuovo la lunga coda ondeggiante di Mi’jiit.
-Marcurio …- lo riproverò lei, con una pazienza che non era mai stata veduta da altre creature, viventi.
-Chissà com’è, avere la coda…-pensò ad alta voce il mago. –Certo, deve essere una sensazione assai strana.-
Mago e kahjiit se ne andarono, la mano sempre allacciata alla morbida coda.
I tre ladri erano il ritratto della più nebbiosa incredulità.
-Sheogorath portaci via.- 



 
  
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