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Autore: Heaven Black    21/12/2015    1 recensioni
"Angel? Strano nome per una ragazza tormentata come te"
"Che ne sai tu? Non ci conosciamo nemmeno"
"Ti conosco fin troppo bene invece", continua senza smettere di guardarmi
"Io non ti ho mai visto", mormoro quasi spaventata dal comportamento del ragazzo.
"Questo non vuol dire che io non abbia visto te", mi sorride sincero e mi porge una mano, "James Sullivan"
Senza pensare gli stringo la mano, possibile che mi senta come se stessi stringendo la mano al Diavolo?
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Storia nata dopo un lungo momento di riflessione, spero possa piacervi!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo due - Fear of the Dark

"Speravo di svegliarmi,
  invece era la mia vita
" -P. Keller


Al mio risveglio vengo accolta da un tremendo mal di testa, mi ritrovo ancora una volta sul mio divano in questo piccolo appartamento, passo una mano sugli occhi e intravedo sul tappeto per terra la bottiglia di rum al miele che mi ha fatto compagnia per tutta la notte.
Dovrei smetterla.
Si, certo...ma quand'è stata l'ultima volta che ho ascoltato la mia coscienza? Nemmeno lo ricordo più.
Mi alzo leggermente barcollante e riesco ad arrivare al bagno senza cadere per terra e rompermi qualcosa, osservo la mia immagine nello specchio sopra al lavandino e quasi mi viene voglia di tirare un pugno per frantumare il vetro. I capelli sono tutti arruffati, il trucco della sera prima è colato sulle guancie facendomi sembrare un fantasma, i miei occhi neri sono stanchi e rossi, gli occhi di chi non ne può più, eppure non sono sempre stata così distrutta...
Con mille pensieri per la testa decido di riempire la vasca da bagno con dell'acqua bollente e ci svuoto dentro metà della botticina di sapone alla vaniglia, mi ci immergo fino alle spalle e poggio la testa al bordo della vasca, mi sono sempre chiesta se sia normale riuscire ad immergersi dentro l'acqua così tanto calda.
Le persone non dovrebbero bruciarsi?
A quanto pare mi hanno così tanto distrutta che non sono più in grado di provare dolore, non fisico almeno.
Osservo con finto interesse il soffitto bianco, così puro, il bianco, troppo puro...non posso fare a meno di chiedermi quand'è stata l'ultima volta che ho sorriso davvero, credo fosse stato al funerale di mio cugino...ridevo...quelle risate isteriche che ti fanno sembrare una pazza agli occhi delle persone, quelle risate che mi sono costate centinaia di sedute dallo psicologo, perchè ovviamente nessuno si era fermato a chiedermi il perchè di quella mia reazione, preferirono chiudermi in un ambulatorio psichiatrico, per tre mesi, i tre mesi più brutti della mia vita, per una ragazzina di sedici anni. A causa di quei mesi rinchiusa là dentro sono diventata quella che sono, una persona fredda, stronza e che non cerca più l'aiuto delle persone.
Quand'è stata l'ultima volta che dormii per una notte senza la paura degli incubi? C'è mai stata una notte del genere, Angel?
Non me lo ricordo.
Dopo quel periodo all'ambulatorio tornai a casa dalla mia famiglia, se così può definirsi, ma andava sempre peggio, mia madre continuava a rinfacciarmi il mio comportamento pessimo e ribelle ogni giorno, mi diceva che non potevo essere sua figlia, come poteva una ragazza ribelle, che rompeva le regole ogni giorno, che beve, che ha una vita sregolata, essere la figlia di una donna d'alta classe qual'è mia madre? Semplicemente non potevo.
E mio padre, un uomo rispettato e stimato in tutta la California, si rifiutava anche di guardarmi negli occhi per il mio aspetto e comportamento, spesso mi nascondevano ai loro amici, definendomi come una malata mentale, solo per il semplice motivo che ascolto musica metal, mi vesto tra lo stile gotico e metallaro e preferisco i miei amati anfibi alle scarpette col tacco...
Inutile dire che diventai la rovina della famiglia, come uno squarcio nero in un dipinto perfetto, come una nuvola che oscura una giornata di sole. Cambiai decine di scuole, mi espulsero quasi in tutte, finchè non riuscii a diplomarmi per pura fortuna, dopo il mio diploma i miei genitori si aspettavano che io prendessi parte a lavorare nell'azienda di famiglia, ma quando annunciai che preferivo lavorare come musicista o come bar-lady si arrabbiarono come non mai, dicendomi che se volevo continuare a vivere con loro avrei dovuto fare quello che mi dicevano e che dovevo andare all'università in modo da concludere qualcosa nella mia inutile vita, non credo ci sia bisogno di dire che non feci nessuna delle cose che mi avevano ordinato.
Alla vigilia di Natale si presentarono nella mia camera con due valigie con dentro tutte le mie cose e mi dissero di avermi preso questo appartamento, poco distante dal centro, perchè gli facevo pena, e loro avevano ben pensato di trasferirsi in Georgia, in modo da non doversi vergognare di me. Se c'è una cosa che odio è far pena alla gente.
Non mi lamento di questo posto, comunque, il salotto e la cucina sono uniti in uno spazio decisamente grande, ci sono due camere e un bagno spazioso, posso dire di star più che comoda qui.

Dopo tutte queste riflessioni decido di avvolgermi nel mio accappatoio nero e andare fino in camera, passando davanti allo specchio posso notare di avere un'aspetto un po' più decente di prima, mi vesto con un pantalone da baskett e una canotta decisamente troppo grande, torno in cucina, sono appena le undici del mattino, decido di prepararmi un tè caldo alla menta, il caffè non mi è mai piaciuto, preparo il tutto versando poi l'acqua aromatizzata nella mia tazza che riporta la faccia di Jack Skeletron di "The Nightmare Before Christmas", e mi vado a sedere sulla sedia vicino al tavolo, porto le gambe al petto e sorseggio con tranquillità questa delizia, prendo il telefono e noto un messaggio che aspetta di esser letto.

From: Alex   To:Angel  10.30
 "Ciao dormigliona, pensavo di venir a pranzare da te,
porto cinese così non devi cucinare...recupera un bel film!"


L'idea non mi dispiace per niente, non fosse che Alex, per bel film, intende uno di quelli romantici e sdolcinati che ti fanno venire il diabete solo durante la presentazione del film.




***



Verso l'una arriva la mia amica, piombando in casa come se fosse sua, ed in effetti è davvero così, ormai questa ragazza passa più tempo da me che in casa sua, ci siamo ritrovate a litigare sul film da vedere, io preferivo un fantasy mentre lei si è concentrata sui suoi film d'amore, inutile dire che ha vinto lei anche questa volta, abbiamo mangiato tutto quello che ha portato e per fortuna sa che sono davvero un pozzo senza fondo.
"Comunque, ieri com'è andata alla fine?", mi chiede Alex continuando a gustarsi i suoi ravioli al vapore mentre io mi concentro sul mio piatto
"Che intendi, scusa?", chiedo non capendo dove vuole arrivare
"Con quel ragazzo misterioso al pub! Sai il suo nome??", quasi non mi strozzo
"No che non so il suo nome! E poi non è successo nulla!"
"Come? Vi siete parlati e nemmeno vi siete presentati?"
"Era un cliente, non un amico di vecchia data"
"Bèh, magari aveva intenzioni serie"
"Scherzi vero?"
"Perchè dovrei? Non ti ha tolto gli occhi di dosso per un secondo!"
"Alex, era un cliente, nulla di più", liquido la ragazza con un'occhiata storta e lei ben presto cambia argomento, spero vivamente di non dover reincontrare quel ragazzo.
Anche se ammetto di aver pensato molto a quegli occhi, a quello sguardo fermo e deciso, a quel sorrisetto beffardo e al suo modo di fare...
Angel cazzo.
"E se stasera si ripresenta?"
"Lo tratterò come ieri, non cambia nulla"
Finiamo di pranzare e ci piazziamo sul divano per guardare il film 'Ho cercato il tuo nome' ...di nuovo, questa ragazza mi farà uscire di testa.


"Avanti dobbiamo andare", annuncio alla mia amica mentre esco dalla mia camera, vestita con un pantalone in pelle nero e una maglietta bianca scollata e con degli spruzzi di vernice nera un po' ovunque, accompagnata dai miei anfibi e dal mio solito trucco, i capelli ricadono ribelli sulle spalle e non mi sogno di pettinarli, con un ultimo sbuffo anche Alex si alza dal divano e con la sua macchina ci avviamo al solito pub per il nostro turno di lavoro.







***





E' quasi mezzanotte e tra un paio d'ore chiuderemo, il gruppo di ragazzi che incontrai ieri è presente anche stasera, ma per il momento nessuno di loro ha rischiesto la mia attenzione, tanto meno il ragazzo che mi tormenta da tutta la notte, dovevo immaginarlo, è come gli altri.
Inizio a sbarazzare alcuni tavolini in modo da iniziare a pulirli, anche stasera è tutto tranquillo e non c'è troppa gente, direi che è quasi noioso, porto al bancone il vassoio con i bicchieri sporchi e le bottiglie vuote e Alex prontamente inizia a lavarli, poco dopo anche gli ultimi clienti se ne vanno e nel pub rimaniamo io, la mia amica e i cinque che continuano a scherzare tra di loro, ogni tanto posso sentire e notare Alex ridacchiare alle loro battute, sono decisamente stupidi.
"Alex, ti spiace se inizio ad andare? Sono troppo stanca", ammetto alla mia amica sentendomi stanchissima di punto in bianco
"Vuoi che ti accompagni? Ormai ho quasi finito"
"No sta tranquilla, faccio due passi"
"Va bene, ma chiamami quando arrivi"
"Ok, ti sono debitrice"
"Vai scema"
Saluto la mia amica e prendendo la mia giacca di pelle mi avvio verso l'uscita salutando anche Neil, il buttafuori, l'aria della notte è puramente rigenerante, respiro a pieni polmoni e decido di incamminarmi verso la spiaggia, non c'è nulla di meglio dell'oceano di notte, senza nessuno che urla o che parlotta, niente bambini che si rincorrono, niente di niente.
Arrivo alla spiaggia dopo dieci minuti, mi siedo sulla sabbia fresca vicino alla riva e punto lo sguardo davanti a me, il buio più totale, non ci sono lampioni ad illuminare la spiaggia e di conseguenza ho la possibilità di vedere meglio le stelle.
E' strano il buio, così pieno, un posto perfetto dove nascondersi, un posto dove essere se stessi senza paura del giudizio altrui.
Una volta amavo stare al buio, ora ne ho paura per colpa di tutto quello che mi hanno fatto all'ambulatorio psichiatrico, eppure mi affascina ancora, ho solo bisogno di tempo per riadattarmi.
All'improvviso qualcosa mi si para davanti agli occhi, impedendomi di vedere, sobbalzo spaventata e porto velocemente le mani su quelle che mi coprono gli occhi togliendole con velocità, mi giro di scatto, e noto che un paio di occhi azzurri mi osservano divertiti.
"Ci si rivede, piccola"
"Brutto stronzo, ma come ti permetti?!", sbotto arrabbiata contro il ragazzo del pub
"Ma che modi, volevo solo giocare"
"Non sono un giocattolo, e non chiamarmi piccola"
"Non conosco il tuo nome, questo mi porta a chiamarti come voglio"
"E poi perchè sei qui? Che fai, ora mi segui?", ribatto cercando di allontanarmi
"Non sono tenuto a risponderti", sorride sornione e si siede vicino a me.
"Che intenzioni hai?"
"Dovrei averne?"
Mi prende in giro?
"Avevo solo voglia di farmi un giro, e quando ti ho visto mi sono avvicinato", ammette tranquillo guardando il mare
"E dovrei crederti?", domando sciettica
"Non mi riguarda cosa credi o no, non ti pare?", mi chiede tornando a guardarmi insistentemente gli occhi.
"Per quanto mi riguarda, potrei star parlando con uno stupratore", dico rimanendo sulla difensiva
"Cosa ti fa pensare che lo sia?"
"Forse quelle manette che hai tatuate sul collo", indico con lo sguardo il suo tatuaggio e lui ridacchia di gusto.
"Bèh, anche io potrei star parlando con un angelo, per le ali che hai tatuate sulla schiena"
Ok...ora mi fa davvero paura, lo guardo sbarrando gli occhi suscitandogli una risatina irritante.
"Tu...come..."
"..lo so? Non mi interessa fartelo sapere"
Brutto pezzo di merda
"I-io non...non ti ho mai visto! Si può sapere chi cazzo sei?!"
"Solo perchè tu non mi hai mai visto non vuol dire che io, non abbia mai visto te", risponde guardandomi curioso, mi alzo in fretta dalla sabbia e inizio ad indietreggiare.
"Senti, io non ti conosco, non voglio avere nulla a che fare con te, stammi lontano o ti farò denunciare!", lo minaccio vedendolo alzarsi e avvicinarsi.
"Non lo faresti", risponde sicuro
"Che ne sai?!"
"So che hai una voglia matta di conoscermi"
In effetti, un po' di ragione ce l'ha.
"Non ti avvicinare, non mi toccare nemmeno con un dito"
"Vorrei solo aiutarti", dice quasi in un sussurro abbassando di poco lo sguardo per poi ripuntarlo contro il mio con più forza di prima.
"C-cosa?...perchè dovresti?", chiedo stralunata
"Perchè gli ho sentiti i tuoi occhi mentre mi chiedevano aiuto"
Una risposta ferma, sicura, concreta.
Spaventata inizio a correre via.
Scappo da quel ragazzo, impaurita dal suo comportamento
Chi è veramente?
Cosa vuole da me?
Come fa a conoscermi?



 SPAZIO AUTRICE
 Ed ecco a voi il secondo capitolo! Che ne pensate? Angel riuscirà a scoprire l'identità di questo ragazzo che sembra tormentarla?
Lo scoprirete solo leggendo!!!
Alla prossima...

Maraforevergates

 
   
 
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