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Autore: Light2015    22/12/2015    0 recensioni
[Bling Ring][Bling Ring][Bling Ring]Alex è un ragazzo di una ricca famiglia delle Woodland Hills (Los Angeles), studia economia e la sua vita sembra già impostata verso una prosperosa carriera da manager, ma l'incontro con una gang di giovani e lussuosi rapinatori farà prendere una diversa piega ai suoi programmi lavorativi e... sentimentali...
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20
End or new beginning?

 

Non ti rendi conto di quello che hai finchè non lo perdi. Che banalità. Quante persone hanno detto o ascoltato questa frase. Anche io. E ho sempre pensato fosse una stupida frase fatta, una banalità esagerata pronunciata da qualcuno nel pieno della sua autocommiserazione.
Quando mi sono svegliato in ospedale ho percepito solo due cose: un forte mal di testa e qualcosa di caldo sulla mia mano. Mi sono voltato lentamente e ho constatato che il dolore arrivava alle cervicali, ho riflettuto anche sulla possibilità che nonostante tutto fossi sotto morfina. La luce al neon quasi mi accecava, non capivo nemmeno se fosse giorno, notte o da quanto tempo mi trovavo in quello stato. Sentivo dolore ovunque, su tutto il corpo. Mossi lievemente le gambe indolenzite: ero ancora tutto intero, però mentre mi abituavo alla luce notai la mano sinistra completamente fasciata, le garze erano bloccate da graffette, provai a sollevarla ma era troppo pesante, era ingessata. E l'altra? Nicki era seduta su una sedia e si era addormentata sul bordo del letto, la sua mano era sulla mia. Forse era l'unica parte del corpo sulla quale non percepivo dolore. Non sapevo se svegliarla. Poteva essere esausta, ma poteva anche tirare un sospiro di sollievo sapendo che non ero in coma. Temporeggiai, mi è sempre piaciuto guardarla dormire. Purtroppo sapevo di non avere molto tempo prima che qualche medico si accorgesse che ero sveglio per cui dovetti interrompere quel silenzio prima che lo facesse qualcun altro.

- “Nicki...” La mia voce era roca e debole, mi faceva impressione ma non riuscivo a parlare diversamente. La chiamai di nuovo, controllando con la coda dell'occhio la frazione di corridoio di ospedale visibile fuori dalla camera. Quando provai a muovere la mano anche lei si mosse. “Nicki...”. Le ci volle qualche secondo per svegliarsi completamente.

- “Alex! Oh mio Dio...” Si alzò di scatto per baciarmi.

- “Da quanto...”

- “Due giorni. Cosa ti ricordi?” Mi strinse la mano con più forza.

Le scene di quella notte si riproposero nella mia mente molto nitide.

- “Tutto”

- “Ok, ora ascoltami bene: quando ti interrogheranno dirai che non ti ricordi niente, al resto penso io”

- “Sei sicura?” Domanda idiota, si sarà studiata tutto nei dettagli conoscendola.

- “Fidati di me”. Si sedette sul bordo del letto, appoggiò una mano sul mio viso e mi baciò delicatamente poi sussurrò: “Ho avuto paura, forse per la prima volta nella mia vita”.

- “Sto bene...” Le dissi cercando di rassicurarla anche se i dolori erano sempre diffusi e insistenti. “Mark? E le ragazze?”

- “Stanno bene, non ti preoccupare. Ma non li nominare quando ti faranno le domande. L'ultima cosa che ti ricordi è che eri a casa e dovevi uscire con me. Non ti ricordi altro”

Mi faceva troppa fatica capire cosa, come o perchè quindi mi fidai di lei e del suo piano.
Sentimmo dei passi svelti lungo il corridoio, nemmeno il tempo di vedere di chi si trattasse che l'infermiera urlò: “E' sveglio! Chiamate il dottor Dimitri!” Il medico arrivò in pochi secondi seguito da un paio di assistenti e invitò Nicki a lasciare la stanza.

- “Allora Alex... segui la luce con lo sguardo”. Mi puntò la classica lampadina davanti alla faccia e iniziò a muoverla da sinistra a destra. “Sai perchè sei qui? Cosa ti ricordi?”

- “N-no, niente...”

***

Mi dimisero dall'ospedale piuttosto in fretta ma sapevo che mi aspettava una lunga fase di riabilitazione per niente piacevole, ad ogni modo tornare a casa fu come tirare un sospiro di sollievo. Almeno per i primi giorni. Sapevo che mamma e papà credevano ciecamente alla versione dei fatti mia (per quello che dicevo loro di ricordare) e Nicki ma cercai di evitare ogni contatto con Emily. Un pomeriggio però, pochi giorni dopo il mio ritorno, venne in camera mia. Era il momento delle domande. Sapevo di non avere via di scampo, almeno fisicamente.

- “Come stai?”. Mi chiese lei.

- “Bene... più o meno, sono sempre indolenzito”

- “Certo...”

Temporeggiò guardando fuori dalla vetrata, non sapevo cosa dire.

- “Alex, io penso di sapere cosa sia successo.”

- “Io no, non ricordo niente...” abbozzai un sorriso imbarazzato.

- “Veramente mi riferisco a questi ultimi mesi. Te li ricordi quelli vero?”

- “Non so di cosa parli...” Risposi bruscamente.

- “Parlo dell'orologio di Armani che porti sempre al polso, dei vestiti firmati che riempiono il tuo armadio, di Nicki, dei ragazzi che frequenti e dei furti nelle ville di lusso... e poi si, anche di quella notte davanti a casa della Hilton. So che non hai perso la memoria, sei solo molto abile nel farcelo credere... come a Boston tra l'altro”

A quel punto ero spiazzato, non avevo mai sottovalutato Emily ma non pensavo fosse riuscita a ricostruire tutto e ad essere così sicura di se stessa. Decisi di far saltare la mia copertura, intanto che mi ricordavo tutto se ne era già accorta.

- “Quel bastardo le aveva messo le mani addosso, e non per arrestarla...”

- “Ok, ascolta... non sto dicendo che tu abbia fatto male, anzi...” Si avvicina a me, il suo sguardo è comprensivo, come quello di una sorella maggiore appunto. “Ma voglio sapere perchè. Perchè tu e gli altri avete fatto quello che avete fatto? Avete rubato beni per un totale di due milioni di dollari!”

Rimasi sorpreso dal sentire quella cifra, ma considerando i miei soldi a Torrance, sommandoci quelli di tutti gli altri, più i gioielli e il valore degli abiti...
Ma la domanda di Emily non era per niente scontata. Perchè?

- “Non hai mai voluto ottenere di più?”

- “Più di questo?” Allargò le braccia come se si riferisse alla casa, al nostro stile di vita.

- “Io... io non lo so! Insomma... abbiamo preso a chi aveva fin troppo e ci siamo coperti le spalle per il futuro. Oddio Emily... lo sai cosa vuol dire doversi impegnare in qualcosa pur sapendo che non basta?! Perchè diciamocelo, non bastava! Tutto quello che facevo non bastava mai!” Stavo urlando e mi sentivo incredibilmente vulnerabile.

- “Papà voleva solo...”

- “Papà non vuole mai 'solo' qualcosa! E ora invece io posso avere tutto. Finirò l'università, troverò un lavoro che mi piace ma non lascerò mai più che qualcuno mi metta così sotto pressione. E ora ho bisogno che tu...”

- “Non dirò niente se è questo che intendi”. Si sedette su letto vicino a me, mi appoggiò una mano sulla gamba, aveva gli occhi lucidi. “Non pensavo ti sentissi così, non avevo idea...”. Mi dispiaceva non averle parlato prima e averla tenuta a distanza per così tanto tempo. Dovevamo ripartire da zero in qualche modo.

- “La vuoi una borsa di Louis Vuitton?”

- “Cosa?”

- “La vuoi una borsa di Luis Vuitton?”. Emily si mise a ridere, io anche ma le feci capire che era una domanda seria.

- “Beh...” Era un po' titubante. “Se a Nicki non dispiace...”

- “Scherzi? Alcune le ha doppie”

***

L'aria iniziava a farsi fredda anche e soprattutto in spiaggia, alla sera poi era meglio infilarsi una felpa ed evitare di sdraiarsi sulla sabbia umida senza asciugamano. Mark buttò altra legna nel falò, la cui fiamma vibrava rapida emanando un lieve calore. Cloe se ne stava seduta con le mani appoggiate al suolo e le lunghe gambe distese verso il fuoco con i piedi incrociati e lo sguardo fisso verso la legna ardente.

- “Beh ragazzi...” disse con tono strascicato. “Certo che è andata bene per essere andata male”

- “E tu sembri fatta anche quando non la sei”. La riprese Sam ridendo.

- “Ma vaffanculo!”

Iniziai a ridere, mi erano mancati. Non avevamo avuto molto tempo per vederci nell'ultimo mese a causa della mia riabilitazione e degli interrogatori. Inoltre era da qualche giorno che io e Nicki ci eravamo trasferiti momentaneamente a Torrance per stare più tranquilli.

- “Comunque ha ragione Cloe...”

- “A parte vederti in coma, si certo è andata bene...” Nicki si sentiva ancora in colpa per quanto accaduto nonostante le avessi ripetuto costantemente che la decisione di partecipare era sempre stata mia, ma lei continuava ad essere piuttosto severa con se stessa.

- “Smettila” Le dissi avvolgendole il braccio attorno alle spalle e costringendola ad appoggiarsi a me. “Comunque voi tre dovete ancora raccontarci nel dettaglio cosa avete combinato quella notte”
Sam, Cloe e Mark si guardarono poi quest'ultimo prese la parola.

- “Beh, dopo che l'allarme è scattato abbiamo raggiunto la mia auto, abbiamo fatto il giro della proprietà e vi abbiamo aspettato dalla tua macchina ma non arrivavate così abbiamo deciso di attuare il piano di emergenza”. Fece il segno delle virgolette con le dita. “Per cui siamo andati nel gruppetto di ville poco più a est, ne abbiamo scelta una caso e siamo entrati.”

- “Non sapevamo nemmeno se c'era qualcuno in casa” Aggiunse Sam. “Ma se eravate nelle mani della polizia dovevamo creare un diversivo...”

- “Così la villa presa di mira sarebbe sembrata la seconda”

- “Esatto, e voi un'innocente coppietta in cerca di privacy che si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato...” Mark riprese a raccontare. “Insomma, sfiga ha voluto che la villa fosse abitata. I proprietari però erano al piano di sopra a dormire così a noi è bastato rompere la vetrata e qualcos'altro per creare un po' di scompiglio e poi sparire nella notte come Diabolik”

Finalmente avevo il quadro completo della vicenda. Sam per concludere riassunse gli esiti secondo quanto risultava dalle indagini.

- “Insomma, i ladri di ville hanno sbagliato bersaglio e hanno fallito un facile furto però sono riusciti a scappare. I due agenti di polizia della zona invece che mettersi sulle loro tracce e rispondere tempestivamente alle chiamate di aiuto erano occupati a massacrare un innocente ragazzo intento a difendere la sua fidanzata da molestie.”

A sentire quelle parole Nicki mi prese la mano e iniziò ad accarezzarla dolcemente pur evitando di guardarmi, rimanendo anche lei concentrata sul falò. Avrei voluto che Mark e le ragazze di allontanassero un attimo, un paio di minuti sarebbero bastati. Pensai altrimenti di aspettare la fine della serata quando saremmo rimasti da soli, ma non ci riuscì.

- “Mi hai salvato la vita... e non mi riferisco al fatto che sei riuscita a chiamare l'ambulanza” Nicki si voltò verso di me, sentivo gli sguardi di tutti. C'era silenzio, potevamo udire solo le onde che si infrangevano sulla spiaggia in lontananza e il crepitio del fuoco.

- “Mi hai salvato la vita nel momento in cui ti ho incontrata”

Finalmente lo ottenni, ottenni quel sorriso che non vedevo da tempo. Ci baciammo. Anche Sam evitò di riprenderci con qualche sua battuta sconcia.
Dopo qualche istante infine Cloe, alla qualche mi parve di intravvedere gli occhi leggermente lucidi, esclamò:

- “Allora... il mese prossimo ci sono due premiere di film e vi assicuro che ci sarà mezza Hollywood...”

- “Cosa?! Stai scherzando?!” Mark era incredulo, Sam e Nicki scoppiarono a ridere.

- “Cloe io ho altri programmi per il mese prossimo... sai, mi laureo”

- “Ah... beh finalmente!”

- “Grazie”

- “Vorrà dire che aspetteremo la serata dei Golden Globes”

The End
(?)
   
 
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