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Autore: _Anto    22/12/2015    3 recensioni
- KURTBASTIAN -
Kurt viene lasciato dal suo ragazzo poco prima di Natale, e preso dalla rabbia decide di fare qualcosa per sé stesso e partire da solo per Londra; ma quando si ritrova da solo durante le vacanze in un posto che non conosce, comincia a considerare l'idea di tornare a casa.
Poi conosce Sebastian e gli basta passare la notte insieme a lui per mettere tutto in discussione, compresi i suoi principi e le sue convinzioni pessimiste sull'amore. Scopre che dietro quell'uomo spavaldo e impulsivo si nasconde un mondo, un mondo che incredibilmente lui non vede l'ora di scoprire ed esplorare. Per la prima volta in vita sua decide di lasciarsi andare e viversi alla vita alla giornata, e nonostante sia tutto troppo complicato, alla fine capisce che ne è valsa la pena.
OS ispirata al film "L'amore non va in vacanza"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Here I am!
Oddio, non posso ancora credere che sto pubblicando una Kurtbastian di tipo quindicimila parole, ma... okay. Sta succedendo davvero.
Come ho detto nella descrizione della ff, la storia è ispirata al film "L'amore non va in vacanza". Ovviamente ho dovuto cambiare parecchie cose e adattare le storie ai personaggi, ma alla fine ce l'ho fatta. Ho cercato di riprendere più il possibile il film e renderla credibile.
Non ho mai scritto qualcosa ispirato a un film e soprattutto non ho mai scritto una Kurtbastian, quindi è c'è il 99,9% di possibilità che abbia fatto un disastro. Ho messo "OOC" negli avvertimenti per il personaggio di Sebastian. Il Sebastian della storia da adolescente è stato il Sebastian di Glee, ma qui ha ventisei anni, molte più responsabilità sulle spalle e ha dovuto superare parecchie cose nella sua vita, quindi è un attimino più maturo e fragile. Essendo la prima Kurtbastian non ero affatto pronta a scrivere di quel Sebastian, penso di aver bisogno di allenamento(?) ma spero che almeno un po' ve lo ricordi.
E niente, credo di avervi detto tutto.
La storia è per Natale, ma non posso pubblicarla in quei giorni quindi lo faccio ora. Quindi auguro un buon Natale e buone feste a tutti ♥ 












 
Complicated

 
Kurt credeva veramente di averle provate tutte sulla sua pelle, ma essere lasciato la seconda settimana di dicembre, poco prima di Natale, era sicuramente un’esperienza che non aveva mai provato in vita sua.
Aveva sempre adorato quella festa, da quando suo padre lo prendeva in braccio per fargli infilare il puntuale sull’abete e sua madre gli accarezzava la schiena con dolcezza, dicendogli che un giorno avrebbe fatto lo stesso con suo figlio. L’aveva adorata quando dopo la morte di sua madre, lui e suo padre si erano rimboccati le maniche e avevano fatto insieme l’albero, addobbato la casa e infine cucinato un tacchino decente nonostante ormai fossero praticamente soli al mondo.
L’aveva adorata quando aveva cominciato il college a New York, e suo padre aveva mollato l’officina e tutto solo per volare fino da suo figlio per poter passare le feste insieme a lui.
Quell’anno invece aveva previsto di portare Adam, il ragazzo che aveva conosciuto al giornale dove lavorava, a Lima per fargli conoscere suo padre. Ormai stavano insieme da qualche mese, e Kurt era quasi sicuro di provare qualcosa per lui… non ne era certo, ma di sicuro lo aveva odiato tantissimo quando lo aveva chiamato per dirgli che la loro storia era finita, senza nemmeno avere la decenza di aspettare il giorno dopo per dirglielo da vicino.
Kurt a quel punto si era seduto nel suo ufficio a casa – okay, il fatto che fosse un giornalista eccezionale lo aveva aiutato a guadagnare un bel po’ di soldi, ma questo non significava che avesse già finito di pagare la villa con piscina in cui viveva –  e aveva cercato con tutte le sue forze di piangere.
Aveva una voglia immensa di piangere, di sentire le lacrime scivolare sulle sue guance, di sentirsi un’altra volta umano, perché ormai erano dieci lunghi anni che non piangeva più e gli mancava quella sensazione.
Dopo diversi tentativi, decise di lasciar perdere e aprì il suo portatile.
Per una volta decise di essere impulsivo: cliccò su un sito per le vacanze e cominciò a cercare qualche un posto lontano da lì dove passare il Natale. Da solo.
La sua attenzione venne subito catturata da un cottage, non aveva idea di dove fosse ma era veramente carino e soprattutto sembrava caldo – dio, aveva davvero bisogno di allontanarsi dalla sua villa grande, fredda e vuota per un po’. Restò lì a fissare lo schermo per dieci secondi, poi senza pensarci ancora molto si mise subito in contatto con il proprietario.
 
Kurt Hummel, 5:06 p.m
Ehi, ciao. Ho appena visto le foto del tuo cottage ed è veramente carinissimo! Se è ancora disponibile io sarei interessato.
 
 
Blaine Anderson, 5:10 p.m
Ciao! Sono contentissimo che ti piaccia, però ci tengo a precisare che il cottage non è in affitto, ma è disponibile solo per uno scambio!
 
 
Kurt Hummel, 5:11 p.m
Ovvero?
 
 
Blaine Anderson, 5:13 p.m
Io vengo a stare da te e tu vieni ad abitare qui per un certo periodo di tempo c:
 
 
Kurt Hummel, 5:15 p.m
Mm, okay, va bene. Tu di dove sei? A proposito, io sono Kurt Hummel, piacere di conoscerti!
 
 
Blaine Anderson, 5:16 p.m
Piacere di conoscerti, Kurt Hummel! Io mi chiamo Blaine Anderson e vivo a Londra, tu?
 
 
Kurt Hummel, 5:18 p.m
Los Angeles.
 
 
Blaine Anderson, 5:20 p.m
…Ho sempre sognato di visitare Los Angeles. Com’è la tua casa?
 
 
Kurt Hummel, 5:21 p.m
Carina, solo un po’ più grande della tua!
 
 
Blaine Anderson, 5:23 p.m
Okay, dai, per che periodo hai bisogno della casa?
 
 
Kurt Hummel, 5:24 p.m
Domani è troppo presto?
 
 
Blaine Anderson, 5:25 p.m
Domani è perfetto!
 
 
Kurt Hummel, 5:26 p.m
Okay, allora due settimane a partire da domani c:
 
 
“Signore, siamo arrivati. Signore? Signor Hummel- Signor Hummel!”
Kurt sobbalzò dal sediolino leggermente infastidito da quella voce odiosa che lo aveva svegliato, si tolse la mascherina dagli occhi e incontrò subito lo sguardo non molto gentile dell’autista del taxi che lo aveva portato fino a lì. Si prese qualche secondo per guardarsi intorno, e spalancò appena gli occhi quando realizzò di essere in mezzo al nulla. Vedeva solo neve ovunque, e quando focalizzò meglio lo sguardo alla sua destra, realizzò di essere proprio accanto ad un cimitero.
“No, non possiamo essere arrivati sul serio.”, disse con una smorfia.
“Infatti non siamo arrivati.”, rispose l’uomo alla guida. “C’è troppa neve lì in fondo, sarebbe impossibile per me tornare indietro con l’auto una volta arrivato lassù. Potrebbe arrivarci da solo?”
“Certo che no.”, rispose Kurt senza esitare neanche un attimo, e forse fu proprio la mancanza di tatto che lo fece ritrovare nemmeno un minuto dopo da solo e in piedi in mezzo alla neve, con due valigie alte almeno la metà di lui accanto e un silenzio veramente inquietante che lo circondava.
Arrivare al cottage fu più complicato del previsto: dovette trascinarsi dietro le valigie sulla neve, ma dopo venti minuti e probabilmente con venti chili di meno, si ritrovò finalmente davanti a quella porta.
Trovò le chiavi nella pianta proprio come Blaine gli aveva detto quella mattina, e dopo aver litigato un po’ con la serratura riuscì finalmente ad entrare.
Il cottage era veramente adorabile, e con tutti quegli addobbi natalizi gli ricordava vagamente la casa di Babbo Natale. Kurt capì che stava cominciando a dare segni di pazzia proprio per quello strambo paragone, mentre si trascinava le valigie su per le scale e andava ad esplorare anche nel piano di sopra.
Era bellissimo, ma lui che abitava in una villa non era abituato a dover avere a che fare con spazi tanto piccoli. Ad esempio il guardaroba che si era portato entrò a fatica nell’armadio, il letto non era morbido come il suo ma soprattutto vicino a quel cottage non c’erano case e non si sentiva nemmeno volare una mosca. Ed era piuttosto scioccante per qualcuno che per tutta la vita aveva vissuto sempre in pieno centro.
Cercò di convincersi che era semplicemente stanco per il viaggio, così dopo aver sistemato tutto andò a mettersi a letto e si addormentò con un pensiero fisso in testa: il giorno dopo sarebbe stato migliore.
 
Il giorno dopo non fu affatto migliore:
Kurt decise di prendere l’auto di Blaine e uscire per andare a fare un po’ di spesa, peccato però che non fosse per niente abituato a guidare dal lato destro e finì diverse volte per schiantarsi contro qualche macchina o addirittura qualche camion.
Arrivò in centro stressato e anche un po’ spaventato, così parcheggiò in fretta la macchina fuori ad un supermercato e si catapultò dentro, con l’intenzione di prendere una scorta di alcol da consumare durante quelle due settimane che avrebbe passato in quel cottage situato in mezzo al nulla.
Dopo un giro veloce in centro e una chiamata a Blaine per chiedergli se stesse andando tutto bene, riuscì miracolosamente ad arrivare a casa.
Passò la serata a mangiare schifezze sul letto e a guardare vecchi film in tv, ascoltò un po’ di musica, curiosò un po’ in giro e alla fine prese la saggia decisione di mettersi a dormire.
Credeva che quella vacanza sarebbe stata una svolta, che avrebbe conosciuto persone nuove e avrebbe fatto nuove esperienze, invece Kurt era piuttosto sicuro di non essersi mai sentito così tanto solo in vita sua.
Munito della sua mascherina e una tuta antisesso stava per addormentarsi, ci era veramente vicino, quando il suono insistente del campanello riecheggiò per l’intero cottage.
Si era preparato ad una possibilità del genere, dopo tutto lui e Blaine si erano organizzati in fretta e nessuno dei due aveva avuto il tempo di avvertire tutti di quell’improvvisa partenza.
Scivolò giù dal letto e scese piano le scale, mentre si preparava tra sé e sé un piccolo discorso per spiegare il motivo per cui uno sconosciuto era nel cottage di Blaine. Quando si ritrovò davanti alla porta esitò, perché l’idea di parlare con uno sconosciuto in quelle condizioni era veramente imbarazzante.
“Blaine, apri questa cazzo di porta o giuro che comincio a pisciare sul tappeto.”
Kurt non si concentrò nemmeno troppo su quella voce, pensò solo alle parole che aveva sentito, così senza pensarci troppo si precipitò sulla porta e l’apri in fretta.
Rimase per qualche istante senza fiato quando vide chi effettivamente avesse bussato alla porta: davanti a lui c’era un uomo piuttosto alto e magro, con dei bellissimi occhi verdi che lo stavano scrutando attenti.
“Tu non sei Blaine.”, appurò, dopo qualche secondo trascorso ad osservarlo. “O lo sei e io sono più ubriaco di quanto penso.”
Kurt sorrise, mantenendosi vicino alla porta. “No, non sono Blaine. Lui è a Los Angeles, io… sono qui per un paio di settimane.”
“Oh…”, sospirò il ragazzo, sorpreso. “Uhm, io sono Sebastian Smythe, il fratello di Blaine. Fratellastro, ma da più di quindici anni.”, si affrettò a specificare, quando vide l’espressione confusa di Kurt nel sentire il suo cognome.
“Kurt Hummel.”, si presentò semplicemente Kurt, sentendosi tremendamente a disagio.
“Okay Kurt Hummel, ascolta”, disse Sebastian con un sospiro, “io… di solito vado ad ubriacarmi in un locale qui vicino. Blaine non vuole che io guidi, così quando capita mi permette di restare qui per la notte. Ti dispiacerebbe farmi entrare, dolcezza? Sto congelando qui fuori.”
Kurt restò qualche istante imbambolato nel sentirsi chiamare in quel modo da un ragazzo così bello, poi ripensò a quello che aveva detto e si fece prontamente da parte. “Sì- sì, scusa, entra pure.”
Sebastian non se lo fece ripetere due volte, entrò in casa e subito dopo nella cabina armadio, per posare il cappotto e la sciarpa. Kurt approfittò di quei pochi secondi a disposizione per sistemarsi i capelli davanti allo specchio e la tuta sui fianchi che si era leggermente stropicciata. Dio, era un disastro.
“Quindi tu sei un amico di Blaine? Non mi aveva mai parlato di te, e trovo alquanto strano che non ti abbia mai parlato di me. Voglio dire, mi hai visto? Sono fantastico.”
Kurt aspettò che Sebastian uscisse dall’armadio per rispondere. “In realtà l’ho conosciuto due giorni fa su un sito, abbiamo deciso di scambiarci le case per le vacanze. Non siamo proprio amici, però è simpatico.”
“Oh, il caro e dolce Blaine. Il mio fratellino sta simpatico a tutti.”, disse Sebastian particolarmente compiaciuto, e Kurt sorrise avvertendo la dolcezza nel suo tono di voce. Era sicuro che Blaine fosse una brava persona e gli sarebbe piaciuto vederlo da vicino oltre che in fotografia.
“E tu?”, chiese Kurt, incrociando le braccia davanti al petto come per scaldarsi. “Tu credi di piacere alla gente?”
“Cosa ti fa pensare il contrario?” chiese Sebastian sollevando le sopracciglia, mentre si lasciava andare sul divano di suo fratello. Kurt esitò qualche secondo, poi andò a sedersi accanto a lui incrociando le gambe.
“A quanto pare hai l’abitudine di andare a bere in un locale qui vicino e ci vai da solo, perché quando esci non puoi tornare a casa e sei costretto a dormire da tuo fratello.”
“Questo non significa che io non piaccia alla gente, anzi. Sono semplicemente molto selettivo”, sottolineò subito Sebastian, stizzito. “E parli tu che sei da solo in un cottage di qualcuno che non hai mai visto in vita tua?”
Kurt restò per un silenzio per un po’, e per un attimo Sebastian credette di averlo lasciato senza parole, fino a quando non sentì di nuovo la sua voce sottile riempire il silenzio. “Avevo detto a mio padre che quest’anno a Natale avrei portato un ragazzo a casa, ma questo ragazzo mi ha lasciato e onestamente non mi andava di tornare di nuovo a Lima da solo. Mio padre è fiero di me e del mio lavoro, ma lui… sai, è una persona piuttosto semplice. Vorrebbe vedermi felice e con qualcuno vicino una volta tanto. Così l’ho richiamato e gli ho detto che purtroppo io e questo mio fantomatico ragazzo siamo bloccati a lavoro e sono venuto qui con l’intenzione di fare qualcosa di diverso, di svagarmi e conoscere qualcuno, ma la verità è che non mi sono mai sentito così solo in vita mia.”
Sebastian avrebbe voluto dirgli che conosceva perfettamente quella sensazione, che ormai da due anni a quella parte si sentiva l’uomo più solo dell’universo, ma per quanto Kurt gli ispirasse fiducia non aveva alcuna intenzione di mostrare un lato così importante di se stesso che conosceva solo Blaine.
“Forse… sarà meglio andare a dormire.”, disse Kurt quando notò il disagio di Sebastian. Si alzò velocemente dal divano e andò a recuperare una coperta e un cuscino dalla cabina armadio, poggiò tutto sul tavolo da caffè e quando si rialzò Sebastian era lì in piedi di fronte a lui.
“Grazie per l’ospitalità.”, disse incerto, perché non sapeva davvero se doveva ringraziare un estraneo che gli stava permettendo di dormire nella casa di suo fratello. “Ti prometto che non tornerò più qui a romperti.”
“Sarebbe l’ideale.”, ridacchiò Kurt. “Quindi buonanotte.”
“Buonanotte, dolcezza.”, lo salutò Sebastian, e come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se facessero qualcosa di simile ogni giorno della loro vita, si sporse verso Kurt e gli posò un bacio sulle labbra.
Così, semplice come respirare.
Kurt sussultò appena quando Sebastian si staccò, continuando a restare a poche spanne dal suo viso. Il suo profumo era ovunque, e dio, come diavolo era possibile che un semplice bacio a stampo lo avesse mandato così fuori di testa?
Fece qualche passo indietro e si sedette sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia e guardando nel vuoto per qualche secondo. Mentre Sebastian si sedeva accanto a lui pensò che quell’uomo fosse veramente adorabile, malgrado “adorabile” era un aggettivo che non avrebbe mai sperato di affibbiare a una delle sue conquiste.
“Mi hai baciato.”, mormorò Kurt, dandosi dell’idiota per quell’affermazione stupida. “È stato… strano.”
Sebastian scrollò le spalle, piegando le labbra in un piccolo sorriso. “Interessante come aggettivo, dolcezza. Te lo faccio passare soltanto perché sicuramente non avrai mai conosciuto qualcuno affascinante come me e ti sembrerà strano che io ti abbia baciato.”
“Non è questo.”, disse Kurt voltandosi completamente verso di lui, gli occhi pieni di una luce che gli era del tutto nuova. “Aspetta, potresti… farlo di nuovo? Solo un’altra volta.”
Sebastian sollevò le sopracciglia cercando di reprimere un sorriso, poi avvicinò di nuovo il viso a quello di Kurt e accarezzandogli piano una guancia, premette un po’ più a lungo le labbra sulle sue.
Quando si tirò indietro tornò nella posizione di prima e rimase ad osservarlo, perché era veramente uno spettacolo.
“Ti sembrerò matto, ma… è strano. Non ho mai baciato uno sconosciuto. Sono sempre stato una persona ordinaria, sai, ho avuto sempre relazioni piuttosto monogame e- aspetta.”, si sporse velocemente verso Sebastian e fece combaciare un’altra volta le loro labbra, questa volta si sfregarono insieme e per un secondo avvertì perfino il suo sapore. “Io- io penso che-”, balbettò confusamente, quando si separò dalle sue labbra e tornò composto sul divano.
“Tu pensi che…?”, lo esortò Sebastian. Kurt sembrava sul punto di dire qualcosa di serio, di tremendamente serio e Sebastian aveva la sensazione che non fosse davvero così, allora restò semplicemente lì fermo a divertirsi.
“Penso che… se ti va, ovviamente, noi dovremmo fare sesso.”, disse, e le sue guance si colorarono di rosso appena pronunciò quelle parole. “Io sono in vacanza, capisci? Voglio divertirmi e non pensare a nulla, sentirmi la testa leggera per una volta tanto nella mia vita. E tu sei uno sconosciuto, non ti rivedrò mai più e questa prospettiva- dio, questa prospettiva si sta rivelando sorprendentemente eccitante.”, le ultime parole praticamente gliele sussurrò sulle labbra. Sebastian era così ipnotizzato dai suoi occhi azzurri che non notò il momento in cui Kurt piegò le gambe sotto al sedere per poterlo guardare dall’alto. E all’improvviso le labbra di Kurt furono di nuovo sulle sue, erano morbide e pazienti e Sebastian non si era mai sentito così tanto rilassato e a suo agio prima di un rapporto. “Quindi, cosa ne pensi?”
Sebastian non rispose, avvolse le braccia attorno ai suoi fianchi e baciò con più decisione le sue labbra, accarezzandogli lascivamente quello inferiore con la punta della lingua.
Kurt gemette un po’ lasciando a Sebastian libero accesso e in un attimo si stavano baciando, le dita di Kurt tra i capelli e le sue gambe che un attimo dopo scivolarono attorno ai suoi fianchi. Sebastian gli accarezzò di nuovo la guancia quando se lo ritrovò praticamente seduto addosso, ma quella vicinanza non gli dava affatto fastidio. Per qualche ragione a lui ignota Kurt non gli sembrava affatto uno sconosciuto, e lui se ne intendeva di sconosciuti dal momento che da quasi due anni andava a letto ogni settimana con qualcuno di diverso.
Tu cosa pensi dei preliminari?” Sebastian rispose alla sua domanda con quest’altra domanda, e le labbra di Kurt si aprirono in un sorriso enorme e sembrava così innocente e allo stesso tempo sexy che Sebastian non riusciva nemmeno a crederci.
Kurt in realtà amava i preliminari, come ogni ragazzo gay che si rispetti, ma in quel momento aveva soltanto bisogno di sentire Sebastian dentro di sé. Il solo pensiero fece pulsare qualcosa giù nei pantaloni.
“Io penso che siano decisamente sopravvalutati.”, rispose Kurt, mordicchiandosi il labbro inferiore con denti.
“Stai velocemente diventando l’uomo più interessante che io abbia mai conosciuto.”, rispose Sebastian, spostandogli una ciocca di capelli che gli era caduta sulla fronte e poi baciandolo di nuovo.
“P-prima però devo dirti una cosa.”, mormorò, interrompendo velocemente il bacio. Sebastian non si fece scoraggiare, cominciò a baciargli il collo e sospirò di piacere mentre sentiva le dita di Kurt tirargli appena i capelli. “Io non lo so fare.”
“Cosa non sai fare?”, chiese Sebastian, prima di succhiargli piano il collo.
“Questo.”,  biascicò Kurt. “Intendo… il sesso. Non lo so fare.”
“Non ci credo neanche un po’, dolcezza.”, ridacchiò Sebastian, mentre infilava le dita sotto al suo maglione e sorrideva compiaciuto avvertendo la pelle d’oca del ragazzo che aveva ancora seduto addosso.
“Sono serio invece.”, continuò Kurt, deciso. “Il mio ex me lo diceva sempre, sai? Quindi non aspettarti- non aspettarti un granché. Probabilmente, anzi, sicuramente finirò all’ultimo posto nella lista dei ragazzi con cui sei stato- oddio, ti sto annoiando, vero?”
Sebastian aumentò la presa attorno ai suoi fianchi e lo portò a stendersi sul divano, stendendosi a sua volta su di lui e premendo le loro erezioni ancora costrette nei pantaloni. “Per niente.”, disse, per poi sfilargli velocemente il maglione dalla testa. “Un uomo con un corpo mozzafiato come il tuo non potrebbe mai annoiarmi…”, aggiunse, studiando la sua pelle d’alabastro e poi facendo scivolare le dita sugli addominali appena scolpiti.
“Niente preliminari, ricordi?”, disse Kurt, notando la calma e la dolcezza con cui Sebastian lo stava toccando. Sebastian che era incredulo e allo stesso tempo curioso di scoprirlo, perché non era possibile che un ragazzo come Kurt che all’apparenza sembrava un angelo fosse arrivato al punto di andare a letto con uno sconosciuto solo per sentire qualcosa. Non erano affari suoi, ma questo suo aspetto lo incuriosiva e allo stesso tempo lo eccitava da morire.
Decise di dargli esattamente quello che gli stava chiedendo: si alzò dal divano e cominciò a togliersi i vestiti davanti a lui. Kurt restò lì con un braccio sotto la testa e l’altra mano che accarezzava distrattamente la patta dei suoi pantaloni. Quando Sebastian fece scivolare giù anche le mutande, Kurt dovette mordersi forte un labbro per reprimere un gemito.
Squittì letteralmente quando Sebastian afferrò i bordi dei suoi pantaloni insieme ai boxer e glieli sfilò in un colpo solo.
Si ritrovò all’improvviso nudo ed esposto su un divano che non era nemmeno suo, e il tempo che Sebastian ci impiegò a frugare nel portafogli per trovare un preservativo e qualche bustina di lubrificante gli parve infinito.
Posò il tutto sul tappeto accanto al divano e poi tornò a stendersi su Kurt e prima di cominciare si concesse di dargli almeno un altro bacio, perché Kurt aveva delle labbra meravigliose e un sapore buonissimo e baciare qualcuno non era mai stato così bello.
Dopo averlo baciato prese una bustina di lubrificante dal tappeto e si inumidì in fretta un paio di dita, poi si sistemò di nuovo su Kurt e cominciò a prepararlo scrupolosamente, mentre gli lasciava una scia di baci sul petto.
Si sentiva strano – non era la prima volta che andava con uno sconosciuto, eppure sentiva il bisogno di andarci davvero con i piedi di piombo, perché a pelle aveva capito che Kurt non era affatto il ragazzo stava cercando di ostentare in quel momento, muovendosi sotto di lui alla disperata di ricerca di un contatto.
E quando arrivò il momento di entrare dentro di lui lo fece piano, guardandolo a lungo in quegli occhi azzurri e cercando dentro di essi una risposta che non tardò ad evitare. Sentì i muscoli tesi di Kurt sciogliersi e il suo viso rilassarsi, mentre afferrava Sebastian per i fianchi e lo invitava a prenderlo con più forza.
E nemmeno Kurt si era mai sentito così, una parte di lui pensava che sarebbe stato tremendamente imbarazzato in una circostanza del genere, eppure il modo in cui Sebastian lo stava baciando lo stava mandando fuori di testa. Probabilmente era impazzito sul serio, perché non poteva credere che fosse così  bello essere baciato da uno sconosciuto, essere guardato in un modo del genere da uno sconosciuto e fare sesso con uno sconosciuto. Era decisamente la situazione più strana in cui si era mai trovato in vita sua, ma quando Sebastian cominciò a muoversi velocemente e i propri fianchi scattarono automaticamente per andare incontro alle sue spinte, smise di pensare e chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quelle meravigliose sensazioni che stava provando.
Ad un tratto capovolse la situazione e si ritrovò lui a stare sopra, e per un po’ rallentò appena il ritmo per poterlo baciare sulle labbra e poi il collo e poi il petto e ovunque la sua bocca riuscisse ad arrivare.
Era bellissimo, semplicemente bellissimo quello che stava provando in quel momento.
Fu il primo a venire, con le dita di Sebastian strette attorno alla sua erezione e il pollice che gli sfiorava lascivamente la punta mentre lo accompagnava nell’orgasmo.
Con un’ultima spinta dentro Kurt venne anche Sebastian, e appena finì di venire si ritrovò Kurt spiaccicato sul suo petto e la testa che pulsava un po’ per l’alcol e un po’ per il sesso allucinante che aveva appena consumato con quell’uomo bellissimo.
Uscì piano dal suo corpo, tenendo d’occhio la sua espressione tutto il tempo, poi si sfilò il preservativo e lo gettò nel cestino lì vicino al divano.
Sebastian rimase qualche secondo senza fiato, perché aveva quasi dimenticato la sensazione di avere un corpo caldo che lo abbracciava in quel modo e non ci era più abituato. Però avrebbe potuto benissimo farlo, abituarsi a quell’uomo incredibilmente interessante che avrebbe voluto a tutti i costi conoscere meglio.
“Bellissimo…”, sussurrò Kurt, sospirando contro il suo petto. “È stato bellissimo.”
E Sebastian non poteva di certo dargli torto.
 
 
Sebastian quella mattina si svegliò nel letto di suo fratello, e fece un respiro profondo quando pensò al momento poco piacevole che stava per arrivare, ovvero quello in cui dava il buongiorno a Blaine con un bacio sulla guancia per arruffianarselo e riceveva comunque una ramanzina per le condizioni in cui si era ridotto la sera prima.
Stava giusto per inventarsi qualche scusa credibile, quando spostandosi realizzò di essere completamente nudo. E in quel momento ricordò ogni singola cosa: il ragazzo che aveva trovato a casa di Blaine, i baci, il sesso, e quell’imbarazzante momento in cui assonnati avevano raccolto i loro vestiti e si erano trascinati sopra fino in camera da letto.
Particolarmente compiaciuto all’idea di rivedere Kurt da lì a poco, fece una veloce sosta al bagno e poi si rimise addosso i jeans e la camicia nera della sera prima.
Quando finalmente pronto scese giù in cucina, trovò Kurt chinato davanti alla macchinetta del caffè mentre borbottava qualcosa tra sé, e teneva una tazza vuota tra le dita.
“Ciao.”
“Ciao.”, ripeté Kurt, guardandolo per un secondo. Caffè, aveva disperatamente bisogno di un po’ di caffè. “Dio, come diavolo si fa ad accendere questa cosa-”
Sebastian si avvicinò alla macchinetta e gli mostrò la spina che non era collegata alla corrente, e Kurt lo fissò tra l’infastidito perché non era stato capace di far funzionare la macchinetta per un motivo così stupido e il divertito, perché Sebastian gli stava sorridendo e non aveva mai visto un sorriso così bello in vita sua.
“Ah, si deve mettere la spina…”, mormorò fingendosi incredulo, mentre Sebastian si apprestava ad accendere la macchinetta del caffè.
“Da queste parti si usa così.”, lo prese in giro, lasciandosi andare ad una piccola risata. Prese una tazza dalla dispensa e la riempì di caffè, poi la porse a Kurt con un sorriso enorme.
“Grazie.”, bofonchiò Kurt, nascondendo le guance arrossate dietro la tazza.
“Dunque…”, cominciò Sebastian un po’ a malincuore, e Kurt capì che il momento dello scherzo era finito.
“Non mi devi dire niente.”, lo interruppe, perché non era per niente preparato a uno di quei discorsi che si fanno il mattino dopo. Letteralmente, dal momento che discorsi del genere li aveva sentiti solo nei film. Era in assoluto la prima volta che gli capitava di fare sesso con uno sconosciuto, e il fatto che solo a pensarci arrossiva ne era la prova.
“Quello che c’è stato stanotte è stato bello, e inaspettato. Decisamente inaspettato. E come ti ho detto ieri questa vacanza non mi sta piacendo per niente, mi sento davvero solo qui e stamattina ho prenotato un volo per tornare a Los Angeles. Mi farò ospitare da un’amica, perché non ho nessuna intenzione di rovinare anche le vacanze a tuo fratello.”
“Kurt-”
“Però sono contento di averti conosciuto, è stato… davvero l’unica cosa bella che mi sia successa da quando sono arrivato qui due giorni fa.”
Sebastian non sapeva se considerarlo un complimento o meno, dal momento che come minimo Kurt avrebbe dovuto dirgli che quella era stata la notte più bella della sua vita, ma si lasciò andare ugualmente a un sospiro di sollievo perché, per qualche ragione sconosciuta, non gli andava proprio di rifilare a Kurt uno dei soliti discorsi che rifilava agli altri uomini la mattina dopo.
“Vale lo stesso anche per me.”, disse, schiarendosi appena la voce. “Io… puoi non crederci, ma la mia vita è veramente complicata al momento. E se tu decidessi di restare, io non-”
“Lo so.”, disse Kurt dolcemente. “Anche la mia vita è abbastanza incasinata, quindi va bene.”
Sebastian non riuscì a fare a meno di sorridere, pensando a tutti gli altri uomini con cui era stato che la mattina dopo, sentendosi rifiutati, lo avevano buttato fuori a calci. Nessuno era mai stato tanto dolce con lui.
“Okay, perché non- non sono bravo con questo genere di cose. Per qualche strana ragione dimentico sempre di richiamare e mi ritrovo a spezzare il cuore alle persone…”
“Non mi innamorerò di te, lo giuro.”, disse Kurt divertito. “Non pretendo che tu mi chiami.”
“E se invece mi ricordassi e lo facessi, Kurt?”, chiese Sebastian, avvicinandosi pericolosamente a lui. “Se volessi chiamarti per poterti risentire?”
Kurt non si aspettava una cosa del genere, e non riusciva per niente a ragionare con Sebastian che praticamente gli stava respirando sulle labbra e dio, le sue labbra. Sarebbe bastato sollevarsi sulle punte per poterlo baciare. Il cuore cominciò a battergli selvaggiamente nel petto, mentre gli fissava ancora un altro po’ le labbra, e completamente immerso in quella contemplazione sussultò quando il telefono di Sebastian prese a suonare da sopra al tavolo.
Si voltò di scatto e lesse il nome di una certa Sophie a caratteri cubitali sullo schermo. Vide Sebastian chiudere gli occhi per un secondo, allontanandosi da lui per poter prendere il cellulare.
“Io devo andare.”, mormorò, mentre quel dannato aggeggio continuava a suonare. “Oh, per la cronaca, il tuo ex si sbagliava di grosso su di te.”
Le guance di Kurt raggiunsero una preoccupante gradazione di rosso. “Eri ubriaco.”
“No, non così tanto.”, obiettò subito Sebastian con un sorriso. “Sei fantastico.”
“…Anche tu.”, rispose Kurt dolcemente.
Sebastian non riuscì a fare a meno di sporgersi per lasciargli un piccolo bacio sull’angolo della bocca. “Buon viaggio, dolcezza.”, disse, per poi voltarsi e camminare verso la porta della cucina.
Kurt restò lì immobile, il caffè ormai freddo nella tazza che teneva tra le dita e le labbra che gli tremavano per la sensazione che gli aveva scaturito quel mezzo bacio.
“Oh, comunque…”, disse ancora Sebastian dalla soglia, e Kurt sollevò subito lo sguardo incuriosito. “Se per qualche motivo non dovresti più partire, io stasera sono giù al pub con degli amici.”
Kurt sorrise tristemente – dio, era triste perché non avrebbe più rivisto uno sconosciuto con cui era stato a letto, quale diavolo era il suo problema?  “Addio, Sebastian.”
 
 
Sebastian odiava sentirsi in questo modo.
Odiava uscire di casa, camminare sotto la neve verso il pub dove avrebbe dovuto incontrare i suoi amici e pensare ad un uomo per tutto il tempo. E forse era vero, forse era arrivato davvero il momento di pensare a qualcuno e non solo e unicamente per il sesso, ma non si sentiva per niente pronto ad una cosa del genere. Aveva veramente una vita complicata, e quelle uscite al pub e gli incontri di una notte erano il suo unico svago da quando aveva diciotto anni.
Odiava quella sensazione, l’immagine di Kurt che sorrideva impressa nella sua testa, il sapore dei suoi baci che premeva ancora sulla bocca, quel terribile addio che mai avrebbe pensato di non voler sentire, odiava quella sensazione, e la odiò di più quando entrò nel pub e dopo essersi guardato intorno speranzoso, non vide Kurt.
Era ufficiale, non lo avrebbe mai più rivisto. Si era lasciato scappare l’unico uomo per cui era riuscito di nuovo a provare qualcosa dopo tanto tempo.
Si sedette al tavolo con i suoi amici, salutandoli con un sorriso forzato.
“Bas, ma come, sei da solo?”, domandò uno di loro, dandogli una pacca sulla spalla. “Pensavo che stasera avresti portato quella bomba sexy di cui ci hai parlato questo pomeriggio.”
Sebastian scosse la testa, e all’improvviso il suo sguardo fu catturato da un punto imprecisato del locale.
Kurt era seduto da solo ad un tavolo, un sorriso dolce che giocava sulle sue labbra e gli occhi pieni di quella luce che gli aveva visto negli occhi solo la sera prima. Kurt non era più partito. Kurt aveva deciso di restare.
E amò la sensazione che lo assalì quando realizzò questa cosa. Si odiava un po’ per questo, ma Kurt era rimasto e questa cosa lo rendeva più felice di quanto avrebbe dovuto.
Gli rivolse un sorriso enorme, e restarono lì per qualche istante a guardarsi e sorridersi, fino a quando Sebastian non decise di prendere in mano la situazione e alzarsi da quel tavolo per raggiungere Kurt.
Sentiva le voci dei suoi amici alle spalle ma non gli importava un accidente, perché Kurt era rimasto e il fatto che fosse lì in quel pub gli faceva pensare che Kurt fosse rimasto lì per lui.
“Posso offrirti un drink, dolcezza?”
Non si perse in stupidi saluti, non gli chiese per quale motivo avesse deciso di non partire più, si limitò semplicemente a quello: non poté fare a meno di sorridere ancora di più quando Kurt con un cenno gli disse di sì.
 
Sebastian non sapeva ancora se fosse stato pronto o no a conoscere meglio Kurt, a scoprire tutti i segreti di quell’uomo bellissimo che solo la sera prima lo aveva incuriosito da morire, e apprezzò tantissimo il fatto che Kurt non fece sembrare quell’uscita un appuntamento.
Parlarono di tutto tranne che di loro, a parte quando Sebastian gli chiese come avesse fatto a vivere venticinque anni senza fare sesso con uno sconosciuto. E soprattutto come avesse fatto qualsiasi persona esistente sulla Terra ad incontrarlo anche per caso e non portarselo immediatamente al letto.
Kurt rise, rise spensierato come non mai e anche se si conoscevano da meno di ventiquattro ore Sebastian era piuttosto convinto che Kurt non era un tipo che rideva così tanto, ed era veramente un peccato madornale perché Kurt aveva una risata bellissima. Lui era bellissimo.
Si ritrovarono a fare una gara di bevute, e Sebastian che reggeva perfettamente l’alcol – lo aveva dimostrato proprio la sera prima – si ritrovò a trascinare un Kurt ubriaco fradicio fino al cottage.
“Tu- tu sei proprio un bravo ragazzo, sai?”, disse tra le risate, mentre andavano verso casa. “Insomma- è ridicolo, è ridicolo! Perché io ho sempre avuto relazioni monogame e gli uomini con cui sono stato si sono sempre rivelati degli stronzi colossali, poi- poi arrivi tu, faccio sesso con te sapendo a malapena il tuo nome e ti riveli essere… essere un principe. Un principe travestito da cattivo ragazzo!”
“Io un principe?”, sbuffò Sebastian divertito. “Devi essere veramente tanto ubriaco, Kurt.”
“Oh, siamo arrivati!”, esclamò Kurt, e con la mano libera cominciò a cercare le chiavi nelle sue tasche. Peccato che non le trovò al primo colpo e stava quasi per infilarsi la mano nei pantaloni, ma Sebastian afferrò il suo polso in tempo e accompagnò la sua mano sulla tasca anteriore. “Ops.”, ridacchiò Kurt, mentre riusciva finalmente a recuperare le chiavi.
Sebastian dovette aiutarlo per infilarle nella serratura, e poi finalmente furono dentro.
“Okay”, disse Sebastian con calma. “Adesso ti accompagno sopra e ti metto a letto, okay? Hai bisogno di dormire per almeno dodici ore di seguito.”
Kurt non protestò, si lasciò trascinare fino al letto e si fece perfino rimboccare le coperte.
“Allora io vado-”
“No”, mugugnò Kurt, stringendo le dita attorno al braccio dell’altro. “Non te ne andare, ti prego. Sebastian, io… non lasciarmi solo, per favore-”
“Va bene, va bene, resto”, sussurrò Sebastian come per tranquillizzarlo. Scalciò via le scarpe e si stese sotto le coperte accanto a lui, felice del fatto che Kurt gli avesse chiesto di restare.
 
Kurt il mattino dopo si svegliò con un inebriante profumo di caffè.
La testa che gli faceva male tantissimo e il sapore orribile che aveva in bocca gli ricordò che la sera prima aveva bevuto veramente tanto, ma l’ultima cosa che ricordava era quella stupida gara di bevute insieme a Sebastian.
Sebastian.
Aveva passato il pomeriggio in aeroporto e proprio quando era a momenti per partire aveva deciso di non farlo più, e il fatto che un uomo che conosceva a malapena lo influenzasse già così tanto lo spaventava da morire.
Si prese tutto il tempo che gli serviva per andare in bagno a lavare i denti, buttare giù un’aspirina e poi cercare un modo meno difficile per arrivare al piano inferiore senza rotolare per le scale.
Alla fine finì per aggrapparsi alle scale con entrambe le mani per tutto il tempo, e quando finalmente arrivò giù, la testa gli vorticò pericolosamente e si poggiò veloce sulla soglia della cucina per non cadere.
“Buongiorno, bella addormentata.”
Alzò lo sguardo e spalancò gli occhi quando vide Sebastian poggiato al tavolo, mentre beveva tranquillamente del caffè con un’espressione divertita stampata sulla faccia.
“Oh, no, abbiamo fatto sesso?” lo salutò Kurt, perché davvero non riusciva a ricordare per quale ragione Sebastian fosse ancora lì, in piedi in cucina a bere del caffè come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Non approfitto delle signore ubriache.”, rispose Sebastian, tranquillo.
“Oh, grazie al cielo.”, esclamò Kurt sospirando di sollievo,  poi spalancò di nuovo gli occhi quando vide l’altro uomo offendersi un po’. “Cioè, non volevo dire grazie al cielo, ma… grazie al cielo.”
Sebastian non riuscì proprio a fare a meno di ridacchiare.
“Dio” sbuffò Kurt, lasciandosi cadere su una sedia. “Sarò stato davvero imbarazzante.”
“No, non così tanto.”
Kurt stava per dire qualcosa, ma il cellulare di Sebastian prese a vibrare da sopra al tavolo. Non riuscì a fare a meno di lanciare un’occhiata e leggere un nome diverso dall’ultimo, questa volta a chiamarlo era una certa Dianna, e Kurt stava seriamente cominciando a sospettare di una sua presunta bisessualità.
“Scusa, devo rispondere.”, disse Sebastian in fretta, poi prese il cellulare e uscì dalla porta in cucina, quella che affacciava sul giardino ormai inondato dalla neve.
Kurt si alzò dal suo posto e andò a spiarlo dalla finestra, e pensò che Sebastian fosse bellissimo, veramente bellissimo mentre rideva e parlava con quella Dianna.
“Dianna, Sophie, Kurt…”, sussurrò tra sé, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Che folla.”
Cercò di riacquistare un minimo di contegno quando Sebastian staccò la chiamata e camminò verso la porta. Si poggiò contro il lavandino aspettandolo, e gli regalò un sorriso forzato quando se lo ritrovò davanti. “Tutto… tutto okay?”
“Sì, grazie.”, disse velocemente. “Stavo pensando che è arrivato il momento che io e te usciamo insieme. Quando sei libero?”, gli chiese ironico, perché era piuttosto certo che Kurt non avesse impegni, o almeno non per i prossimi dieci giorni.
“Uscire… uscire insieme? Io e te?”, balbettò, pasticciando un po’ con le labbra. “Perché- perché dovremmo uscire insieme?”
“Perché ho finito i motivi per non farlo.”, rispose Sebastian senza esitare e incredibilmente serio.
Quella risposta sembrò convincere Kurt, anche perché aveva promesso a Sebastian che non si sarebbe innamorato di lui e non sarebbe successo, ne era sicuro, e annuì con un sorriso troppo luminoso.
 
Sebastian tornò a casa appena Kurt accettò il suo invito, dandogli così modo di prepararsi e restare a fissare l’armadio per qualche oretta. Non era mai andato ad un appuntamento a pranzo, soprattutto non era mai stato ad un appuntamento in un posto in cui facesse così tanto freddo da esserci la neve, e ci impiegò più del solito a decidere cosa indossare. Ci impiegò ancora più tempo per finire di farsi la doccia.
Miracolosamente quando Sebastian venne a prenderlo con la sua auto lui era già pronto, curioso ed eccitato di scoprire dove quell’uomo lo avrebbe portato.
E gli sembrò così dannatamente naturale quando si ritrovò in un ristorante, seduto davanti a lui e a ridere alle sue battute pessime su ogni uomo o donna che passava.
“Quindi fai il curatore di libri?” chiese Kurt, e sembrava veramente entusiasta. “Oddio, che tipo di curatore sei?”
“Un curatore perfido.”, rispose Sebastian con voce roca, ma ottenne come risultato solo un’altra risata da parte di Kurt. Non che fosse il caso di lamentarsi, perché lui amava davvero vederlo ridere.
“Voglio dire, fai tipo… note lunghissime?”
“Dipende, più bravo è lo scrittore meno ho da ridire.”
“E sei laureato in…?”
“Letteratura.”
“E hai sempre saputo di voler fare questo mestiere?”
“…Ecco, ora le mani cominciano a sudare.”, mormorò Sebastian cercando di sembrare ironico, ma la realtà è che tutte quelle domande gli stavano davvero mettendo agitazione. Non poteva dare modo a Kurt di chiedere troppo sulla sua vita, perché un conto era omettere qualche dettaglio e un conto era mentirgli. “Mi sento come se fossi ad un colloquio di lavoro.”
“Scusa, è un interrogatorio.”, mormorò Kurt mortificato. “È che… non avevo un primo appuntamento da tanto tempo, non mi ricordo più come ci si comporta.”
“Abbiamo già fatto sesso, Kurt, non mi sembra il caso di considerarlo un primo appuntamento.”
Kurt annuì, consapevole. “Scusa, davvero, è che mi metti… tu mi rendi nervoso.”
Sebastian sorrise, trattenendosi dal prendere la mano di Kurt per tranquillizzarlo. “Sì, ho sempre saputo di voler fare questo mestiere. La mia famiglia è nell’editoria. Ora però il mio tempo è scaduto, tocca a te.”
Kurt esitò qualche secondo, un sorriso adorabilmente imbarazzato stampato sulle labbra. “Uhm… sono un giornalista. Vivo a Los Angeles, ma in realtà mi sono laureato a New York e sono nato a Lima. Mio padre vive lì. Tutta la mia famiglia vive lì.”, si lasciò scappare una risata nervosa a quelle parole. “In realtà non è davvero la mia famiglia. Parlo della moglie di mio padre e di suo figlio – sì, non sei l’unico ad avere un fratellastro – ma sono davvero affezionato a loro. Quando mia madre è morta… avevo quindici anni, e non pensavo che sarei mai riuscito ad essere a mio agio con un’altra donna accanto a mio padre. Quando lei è morta è stato terribile, sai? Eravamo molto uniti io lei e mio padre, ci facevamo chiamare i tre moschettieri.”, disse con una piccola risata nostalgica. “Io… ho pianto tanto quando l’ho persa, ma la cosa incredibile è che ho pianto soltanto quel giorno. Quello dopo ero già lì a farmi forza per mio padre che era a pezzi. Dissi a me stesso di non piangere, di trattenere le lacrime e… da allora non sono più riuscito a farlo. A piangere, intendo.”
Sebastian spalancò la bocca per qualche secondo, incredulo. “Mi stai dicendo che non piangi da quando avevi quindici anni?”
“Lo so, ti sembrerà incredibile.”, ridacchiò Kurt, alzando gli occhi al cielo. “Io ci ho provato. Credimi che ci ho provato con tutte le mie forze, ma non ci riesco. Per questo ti ho detto che non sono il tipo che si innamora, perché… penso che le lacrime facciano parte del pacchetto, no? Il mio ex mi ha lasciato a pochi giorni da Natale, quando avevo detto a mio padre che glielo avrei presentato. E non ho pianto. Avrei voluto riuscire a piangere, ma non… non ci sono riuscito- dio, ti prego, possiamo parlare ancora un po’ di te?”
“Okay, sì, io piango sempre.”, disse velocemente, e Kurt rise un po’ a quelle parole. “D’accordo, non ci credi, ma è così. Mi piace apparire come un tipo spavaldo ma in realtà sono una lagna.”
“Non c’è bisogno che fai il carino…”, disse Kurt ridacchiando.
“Sono serio!”, esclamò Sebastian. “Basta un film, o un libro, o un biglietto d’augurio e apro il rubinetto.”
Kurt rise ancora, perché era abbastanza sicuro che Sebastian stesse scherzando solo per farlo sentire meglio. Mangiarono così, parlando e ridendo continuamente e Kurt non si era mai sentito così tanto bene in vita sua. Certo, Sebastian non era il primo uomo con usciva, ma era stato sicuramente il primo a farlo ridere così tanto.
Uscirono dal ristorante e anziché tornare subito a casa decisero di fare un giro nell’enorme parco che era proprio lì davanti. Avevano passato tutto il pranzo a cercare di conoscersi meglio, quel momento invece se lo godettero a pieno, senza troppi interrogatori o discorsi importanti.
“Dio, fa freddissimo.”, borbottò Kurt, stringendosi un altro po’ nel suo cappotto. La neve aveva deciso di dare loro della tregua quel pomeriggio, ma questo non significava di certo che non si gelasse all’aria aperta.
“È un modo per chiedermi di riscaldarti?” chiese Sebastian.
Kurt non avvertì subito il tono malizioso, così parlò. “Ti ringrazio, ma sono abbastanza umano da non chiederti di rinunciare al tuo cappotto- oh”, esclamò, quando Sebastian lo afferrò per la mano e lo tirò a sé, portando le labbra sulle sue. Bastò quel singolo contatto a mandare scariche elettriche per tutto il corpo di Kurt, che rabbrividì all’istante, nonostante stesse cominciando ad avvertire un po’ di caldo.
“Okay, no, questo non deve succedere.”, mormorò Kurt, staccandosi da lui con un piccolo sorriso imbarazzato. “Tra meno di due settimane devo partire, ricordi?”
Sebastian sollevò le sopracciglia, perché Kurt non gli stava veramente chiedendo di non baciarlo dopo che erano usciti insieme per un primo appuntamento. E questa cosa non lo infastidiva, anzi, la trovava adorabile. O almeno lo era perché si trattava di Kurt.
“Kurt, siamo appena usciti insieme.”, diede voce ai suoi pensieri, guardandolo divertito.
“Be’ come amici, che ti aspettavi?”, chiese Kurt, anche se il modo in cui si stavano ancora tenendo per mano non lo avrebbe definito proprio amichevole. Sebastian gli strattonò appena la mano e lo trascinò lungo il giardino correndo, e Kurt alle sue spalle rise tutto il tempo, anche se non aveva davvero una ragione per farlo.
“Io non offro il pranzo ai miei amici!”, esclamò Sebastian, girandosi appena per poterlo guardare. Kurt spalancò la bocca, come se fosse stato appena offeso personalmente.
“Hai insistito tu per pagare!”
“Ovvio, perché avevo in programma di fare questo dopo.”, gli anticipò, spingendolo con dolcezza contro il tronco di un albero. Portò le labbra sulle sue e Kurt non se la sentì proprio di protestare, anzi, portò una mano sulla sua guancia e approfondì il bacio. Dio, era così piacevole.
“Suppongo di dover lasciartelo fare per ringraziarti del pranzo…”, mormorò Kurt, quando le labbra di Sebastian scesero sul suo collo, scoprendolo dalla sciarpa che aveva addosso.
“Impari in fretta.”, rispose Sebastian, risalendo sulle sue labbra e baciandole piano. “Non ne capisco la ragione e penso che non la capirò mai, ma mi piaci sempre di più, Kurt Hummel.”
Restarono fermi così, occhi dentro agli occhi, azzurro e verde che si incontravano e i respiri intrecciati. Kurt aveva ancora le dita sulla sua guancia e Sebastian lo stava ancora tenendo per la vita, nonostante fosse praticamente bloccato tra lui e l’albero. Ed era piacevole. Era tutto troppo piacevole e non avrebbe dovuto esserlo.
“Si è fatto tardi.”, sussurrò un po’ a malincuore, anche se era semplicemente pomeriggio inoltrato.
“Devo riportarti a casa prima che la carrozza si trasformi in zucca, principessa?” chiese Sebastian divertito, sciogliendo quell’improvvisa tensione che si era creata.
“Ah ah, molto divertente, Sebastian.”, rispose Kurt, e in effetti stava ridendo. Di nuovo.
Camminarono per tornare a l’auto e poi trascorsero l’intero viaggio a parlare e a ridere proprio come avevano fatto fino a quel momento. Kurt odiava il modo meraviglioso in cui si stava sentendo, perché tra meno di due settimane sarebbe dovuto partire e a Los Angeles non c’era Sebastian, non c’era un uomo che lo facesse sentire così bene.
“Arrivati.”, disse Sebastian spegnendo il motore, poi si mosse per slacciarsi la cintura ma Kurt lo fermò.
“Non devi accompagnarmi fino alla porta, fa freddo.”, mormorò, e per la prima volta si sentì un po’ a disagio. Però sorrise appena quando vide l’espressione di Sebastian, che sembrava quasi divertito.
“Non sei molto ospitale.”
“È che voglio riposare un po’…”
Sebastian roteò gli occhi, sorridendo appena dinanzi a quel disastro vivente nel mentire. “Farò finta di crederti.”
“Sebastian.”, lo chiamò di nuovo Kurt serio, quasi come quella sera in cui gli aveva chiesto di fare sesso. “Io… non resterò qui. D’accordo, non sono più partito ieri, ma tra meno di due settimane succederà. Non- non complichiamo le cose, va bene?”
Sebastian esitò giusto qualche istante, poi si sciolse in un sorriso comprensivo che Kurt non gli aveva ancora visto fare. “Va bene.”, sussurrò semplicemente, senza smettere di guardarlo.
E a quel punto Kurt non riuscì proprio a farne a meno, si sporse verso di lui e gli lasciò un bacio sulle labbra. Poi provò a dargliene un altro, ma le labbra di Sebastian si piegarono in sorriso. “E questo non le complica le cose?” chiese ovvio.
“Il sesso complica sempre tutto.”,  rispose Kurt con un sospiro. “Anche quando non lo fai. Non farlo rende le cose complicate.”
“Ecco perché di solito è meglio farlo…”, sussurrò Sebastian, cercando con tutte le sue forze di non guardare le labbra di Kurt e di non cedere. Per qualche ragione voleva davvero fargli una buona impressione. “S-senti, domani lavoro, quindi stasera non aspettarti un ubriaco che viene a bussare alla tua porta.”
“Questo mi consola.”, ridacchiò Kurt, tornando composto nel suo sedile. “Però… ci rivedremo. Troveremo un modo, va bene?”
Sebastian annuì, guardandolo con una dolcezza che nemmeno sapeva di possedere. “Va bene.”
E quando Kurt scese dall’auto, inciampò un po’ nei suoi stessi piedi nella fretta di raggiungere la porta e poi si voltò verso di lui stringendosi nel cappotto ed esclamando un disperato “si gela”, Sebastian pensò che di un uomo come lui avrebbe anche potuto rinunciare a tutti i suoi principi e innamorarsi per davvero.
 
 
Kurt passò le ore seguenti a darsi dello stupido per il discorso che aveva fatto a Sebastian in macchina. Le cose non sarebbero diventate complicate – okay, forse Sebastian gli piaceva più del dovuto, ma non si sarebbe innamorato di lui. Avrebbero potuto godersi quelle due settimane e poi dirsi addio senza problemi, in fondo era questo il motivo per cui ci era andato a letto, no?
E mentre si faceva un bagno caldo realizzò che stava perdendo tempo, perché ne aveva davvero poco e lui lo stava sprecando così, anziché stare tra le braccia di Sebastian e baciarlo e magari fare sesso con lui un’altra volta come quella notte che aveva amato da morire.
Uscì in fretta dalla vasca e si vestì, indossò una camicia bianca e i suoi jeans preferiti e poi dopo aver trovato l’indirizzo di Sebastian in un’agenda di Blaine, lasciò il cottage. Era quasi ora di cena, e forse sarebbe stato scortese presentarsi così, per questo passò in un piccolo supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Prese del pane, della pasta e un po’ di vino rosso, poi finalmente guidò fino a casa sua.
Quando arrivò il pensiero di aver sbagliato strada o indirizzo gli attraversò la testa per un secondo.
Non si aspettava una casa del genere, era grande e aveva adesivi di Natale su ogni parete e Sebastian non sembrava affatto quel tipo di persona, però decise comunque di bussare e sperare che ci fosse lui dietro quella porta.
La fortuna era decisamente dalla sua parte, perché dopo trenta secondi Sebastian era lì sulla soglia, con un’espressione sorpresa stampata sulla faccia e gli occhi verdi spalancati. “Kurt, non ti aspettavo-”
“Stavo a casa, stavo a casa e stavo pensando a te e quello che è successo oggi pomeriggio e mi sono dato dello stupido perché avrei dovuto invitarti ad entrare. Le cose non sono così complicate, sai, possiamo farla funzionare, almeno fino a quando io-” Kurt a quel punto si bloccò, perché si era appena reso conto che Sebastian non faceva altro che guardarsi alle spalle e tenersi alla porta, quasi preoccupato dal fatto che qualcuno avesse potuto vederlo. E in quel momento capì, capì e si sentì ancora più uno stupido. “Oh… scusa, tu- tu non sei da solo.”
“No.”, mormorò Sebastian, scuotendo la testa. “Mi dispiace, Kurt.”
“No, non preoccuparti, va bene.”, disse subito Kurt, anche se davvero non sapeva come avrebbe dovuto sentirsi al riguardo. “Non mi devi nessuna spiegazione, anzi, mi dispiace di essere piombato qui senza avvisarti-”
La porta si aprì un altro po’ e all’improvviso spuntò fuori una bambina, con dei bellissimi capelli color miele e gli occhi verdi, verdi come quelli in cui solo poche ore prima Kurt si era specchiato.
“Papi, chi è lui?” chiese, guardando prima Kurt e poi lui.
“Dianna, lui è Kurt, un mio amico.”, lo presentò, e Kurt quasi non ci credette quando vide un’altra bambina intrufolarsi tra di loro. Gli stessi capelli color miele, un paio di occhi blu belli da togliere il fiato. “Oh, Sophie, lui è Kurt.”, lo presentò di nuovo, mentre prendeva la bambina tra le sue braccia. “Kurt, lei è Sophie, la più piccolina.”
Kurt era veramente confuso in quel momento, perché Sebastian aveva due figlie, due figlie e non aveva idea di come potesse essere possibile una cosa del genere. Avevano parlato tanto quel pomeriggio, aveva escluso che Sebastian fosse bisessuale perché gli aveva chiaramente detto di essere gay, ma era evidente che avesse omesso dei dettagli piuttosto importanti sulla sua vita privata.
“Ciao Kurt.”, lo salutò Sophie dolcemente. “Ti va di entrare?”
Kurt esitò a quella domanda perché non sapeva davvero cosa fare. E non perché si sentiva a disagio con l’idea che Sebastian avesse due figlie, ma era proprio il fatto di averlo scoperto solo in quel momento che lo turbava. “Io veramente…”
“Sì, dai, entra.”, lo invitò Sebastian, cercando di non sembrare troppo disperato. Ma lo era, aveva veramente bisogno di dargli delle spiegazioni.
Kurt sorrise accettando il suo invito, e doveva essere veramente stupido se sembrava in procinto di accettare tutta quella cosa. Probabilmente Sebastian era un gay represso che tradiva sua moglie con gli uomini, soltanto perché non aveva avuto il coraggio di uscire allo scoperto quando era più giovane. Entrò non perché gli importava di lui, ovvio che no, soltanto perché voleva davvero capirci bene in tutta quella storia.
“Kurt, questo è per noi?”, chiese ancora Sophie indicando la busta che aveva tra le dita.
“Sì, sì, certo… tranne il vino, però.”, sorrise, porgendogliela. Dianna l’afferrò e insieme alla sua sorellina si trascinò fino all’albero di Natale, si sedettero sul tappeto e cominciarono a curiosare.
“Mi dispiace”, ripeté Sebastian in un sussurro, per non farsi sentire dalle proprie figlie. “Avrei dovuto dirti di loro, lo so, è solo che-”
“Sei sposato?” chiese Kurt. “Ti prego, dimmi che non sei sposato.”
“Non sono sposato.”, disse subito Sebastian, sollevato dal fatto che questo lo facesse stare meglio. “È una storia lunga, e deprimente, e noiosa, e ti giuro che ti spiegherò tutto quando sarà il momento.”
“Kurt?” lo chiamò Dianna, alzandosi in piedi per avvicinarsi di nuovo ai due uomini. “Ti piace la cioccolata calda? Papi la fa buonissima, ci mette sempre tanti marshmallow!”
“…Sì, mi piace.”, disse Kurt, e Sebastian prese quell’affermazione come un buon segno. Significava che sarebbe restato, che lo avrebbe aspettato e soprattutto ascoltato.
“Allora andiamo a preparare questa cioccolata calda.”, disse, rivolgendo un sorriso a Kurt e alle sue bambine.
Andarono in cucina, e mentre Sebastian armeggiava con i fornelli e allo stesso tempo giocava con le sue figlie, Kurt restò lì seduto a dirsi che sarebbe stato decisamente un peccato non conoscere quell’aspetto di Sebastian. Sebastian che gli aveva dato davvero l’impressione di essere uno spavaldo, che si ubriacava nei locali e faceva sesso con chi gli capitava, eppure adesso era lì circondato da due bambine adorabili, vicino ad un frigo dove erano attaccati dei disegni e la finestra con gli adesivi di Babbo Natale.
E non riuscì a fare a meno di pensare che si era perso un mondo di Sebastian, nonostante fino ad un’ora prima avesse passato il tempo a dirsi che non poteva davvero essere più perfetto.
“Prego.”, disse Sebastian, porgendogli una tazza bollente. Le bambine si arrampicarono sulle sedie e cominciarono a bere la loro cioccolata, proprio mentre il loro papà prendeva posto a tavola.
Dopo aver preso un sorso Kurt allontanò la tazza dalle labbra, e all’improvviso le bambine cominciarono a ridacchiare. Sebastian si unì a loro, e Kurt si sentì profondamente in imbarazzo.
“Che c’è?” domandò Kurt confuso, e quando vide Sebastian fissargli le labbra prese subito un fazzoletto e si pulì. “Oh, ecco perché ridevate di me!”
“Papi, vengo in braccio a te.”, disse Sophie scivolando giù dalla sedia e avvicinandosi al suo papà con la tazza tra le mani. Sebastian la fece sedere sulle sue ginocchia e la tazza di Sophie barcollò appena, facendo cadere un po’ di cioccolata sui suoi jeans.
“Questi sono firmati!”, piagnucolò, e a Kurt parve di scorgere di nuovo il Sebastian che aveva imparato a conoscere in quei giorni. Le sue figlie risero, gli occhi così luminosi da fargli pensare che Sebastian fosse davvero un ottimo padre come stava immaginando, un padre che ce la metteva tutta per rendere felice le sue bambine. E quando Sophie gli chiese di fare “Mister Tovagliolo “ e lo vide spiaccicarsi un tovagliolo in faccia, tenendolo fermo con degli occhiali a giocattolo e cambiò la voce per renderla più buffa, ne ebbe decisamente la conferma.
Kurt scoppiò a ridere insieme alle due bambine, e in quel momento Sebastian si voltò per guardarlo, anche se non doveva vedere molto attraverso quel fazzoletto. “Ehi, chi è quell’uomo laggiù? È straniero? Come si chiama?”
“Kurt”, disse Sophie tra le risate. “K-u-r-t”
“Oh, ciao Kurt!”, esclamò Sebastian, e Kurt rise ancora più forte perché era veramente buffissimo, nonostante fosse una cosa ridicola e infantile che serviva a divertire soltanto dei bambini.
“Ehi, Kurt” lo chiamò Dianna, mentre Sebastian si toglieva il tovagliolo dalla faccia. “Ti piacciono le tende? Io e Sophie ne abbiamo una bellissima in camera nostra.”
“Oh, no”, rispose Sebastian per lui. “No, Dianna, no. Non- non farete inginocchiare Kurt per entrare lì dentro.”
“In realtà mi piacciono tantissimo le tende.”, disse invece Kurt, cogliendolo di sorpresa. “Sarei molto onorato di poterla guardare.”
A quelle parole Sophie scivolò dalle gambe del suo papà e andò a prendere Kurt per mano. Insieme a sua sorella trascinarono lui e Sebastian su in camera loro, dove al centro c’era questa bellissima tenda illuminata che sembrava davvero troppo impegnativa per essere stata fatta da due bambine così piccole.
“Questa è sicuramente la tenda più bella che io abbia mai visto.”, disse Kurt meravigliato.
“Entriamo dentro, dai!”, disse Sophie facendo strada. “Kurt, sdraiati per favore, vicino a me!”
Tutti e quattro entrarono nella tenda, stendendosi su questa coperta rosa e morbida e poggiando le teste sui cuscini. Kurt e Sebastian si ritrovarono l’uno accanto all’altro, ed entrambi con una delle bambine stese dall’altro lato.
“Kurt, hai un profumo buonissimo.”, disse Sophie, voltandosi verso di lui. “E sei vestito benissimo. E oddio, tu sei davvero bellissimo.”
Kurt ridacchiò. “Ehi, grazie. Anche tu sei bellissima, principessa.”
Sophie si illuminò a quel nomignolo, e si accoccolò ancora di più contro il suo fianco.
“È davvero una tenda stupenda.”, continuò, osservando delle rondini ritagliate sulle estremità. “Per curiosità, chi l’ha fatta?” non riuscì a trattenersi dal chiederlo.
“Noi!”, esclamò Dianna entusiasta. “Io, Sophie e papà.”
“I tre moschettieri.”, precisò Sophie, e a quel punto a Kurt mancò un battito.
Sentì le dita di Sebastian sfiorare le sue e girò appena la testa verso di lui, beccandolo a osservarlo. Gli rivolse un sorriso impercettibile e Sebastian fece lo stesso, contento del fatto che fosse tutto okay.
“Mi piacciono tanto i profumi.”, disse Sophie, ancora incredula per quanto fosse buono il profumo di Kurt. “Solo che papà non me li fa mettere.”
“Ma tu hai già un buon profumo!”, esclamò a sua figlia. “E anche tu.”, disse poi a Kurt, che arrossì subito.
“Io sono più grande, per questo posso metterlo.”, le spiegò Kurt con dolcezza. E come se fosse la cosa più naturale del mondo, Sophie si sporse verso Kurt e gli diede un bacio sulla guancia. L’impulsività l’aveva ereditata decisamente da suo padre.
“Kurt, se vuoi puoi restare a dormire.”, gli disse Dianna speranzosa.
“Siete molto gentili ad invitarmi. Magari la prossima volta, va bene?”
“Va bene…”, rispose la bambina, cercando di non sembrare troppo dispiaciuta.
Poi il silenzio calò su di loro e restarono semplicemente lì, stesi tutti e quattro uno vicino all’altro, e per essere uno che non si innamorava e che non aveva intenzione di mettere su famiglia tanto presto, Kurt si sentiva veramente benissimo.
 
 
Durante la cena Kurt e Sebastian non avevano parlato tantissimo. Dianna e Sophie erano state al centro dell’attenzione per tutto il tempo, e vedere Sebastian mentre si assicurava che le sue bambine mangiassero tutto e non si sporcassero i vestitini era adorabile.
Quando Kurt aveva bussato alla sua porta quella sera e si era ritrovato davanti quella situazione non ne era stato felicissimo. In quei giorni aveva visto Sebastian come un duro, con la battuta sempre pronta e il sarcasmo pungente, e se Kurt era un tipo che non si innamorava era sicurissimo di non riuscire ad innamorarsi di qualcuno come lui, ma quando aveva bussato a quella porta aveva scoperto l’uomo che aveva sempre sognato. Un uomo che lavorava e che tornava a casa dalle sue figlie, coccolandole e disegnando insieme a loro sul tappeto del soggiorno. Non si sarebbe mai immaginato che Sebastian fosse quel tipo di persona, ma lo era, lo era senza ombra di dubbio e Kurt stava amando da morire quella sua versione.
Aveva passato tutta la cena ad osservarli: Dianna con i suoi occhi verdi era la fotocopia del suo papà. Era sarcastica, furba, non aveva fatto altro che cercare di avvicinarlo a suo padre per tutta la serata. Kurt era convinto che quella bambina da grande sarebbe diventata una Smythe in piena regola.
Sophie invece era più ingenua, con i suoi capelli color miele e gli occhi blu era il ritratto della dolcezza. Dopo cena lo aveva trascinato in camera sua un’altra volta, insieme a sua sorella gli avevano fatto una coroncina di fiori e poi gliel’avevano messa sulla testa. Sebastian all’inizio aveva protestato un po’ con le sue figlie, ma poi si era lasciato andare ad un sorriso perché a Kurt sembrava andargli bene e gli disse che era bellissimo, facendolo arrossire un po’. Dianna a quel punto aveva stretto la mano di suo padre e gli aveva regalato un sorriso criptico, che solo Sebastian capì. Dianna gli aveva fatto un po’ da guardia del corpo in quei ultimi due anni, e a Kurt bastò vedere quel gesto per capirlo e per sorridere, perché un uomo grande e forte come Sebastian sembrava aver bisogno della protezione di una bambina, della protezione di sua figlia, ed era una delle cose più tenere che avesse mai visto.
A quel punto ci furono i primi sbadigli, Sophie si accoccolò sul grembo di Kurt e Dianna contro la spalla di Sebastian.
“Tesoro, stai crollando, vai a letto.”, disse Sebastian, accarezzando dolcemente i capelli della più grande.
Dianna annuì appena, poi si alzò e barcollando camminò verso il letto. Sebastian nel frattempo prese Sophie dal grembo di Kurt, che prontamente poggiò la testa sulla spalla del suo papà, poi senza smettere di cullarla neanche per un attimo andò a metterla sul letto.
“Io… ti aspetto di là.”, disse Kurt, sentendosi un po’ di troppo a vedere quella scena. Anche se sentì il proprio cuore precipitargli nel petto quando Sebastian rimboccò le coperte ad entrambe le sue bambine.
Uscì dalla camera e andò ad aspettare Sebastian nel suo studio.
Mentre curiosava tra i suoi libri e osservava sorridendo dei disegni incollati sulle pareti, si prese qualche secondo per pensare a quella serata stranissima che aveva appena passato.
Il fatto che Sebastian avesse due figlie non lo infastidiva affatto, quelle bambine erano veramente adorabili. La cosa che gli dava fastidio è che Sebastian non gli aveva detto nulla. Erano usciti insieme, gli aveva perfino raccontato dei suoi ex, della sua mamma, gli aveva detto tutto e Sebastian lo aveva tenuto all’oscuro di qualcosa di così importante. Non era arrabbiato, in fondo non stavano insieme, voleva solo capire.
 “Finalmente dormono.”, sospirò Sebastian alle sue spalle.
Kurt si voltò e gli rivolse un sorriso quando lo vide poggiato allo stipite della porta. Un attimo dopo entrò all’interno della stanza, guardandosi intorno come se non fosse davvero il suo studio.
“Sono meravigliose, Sebastian.”, disse Kurt senza smettere di sorridere. “E mi stavo giusto chiedendo per quale motivo me le abbia tenute nascoste.”
“Non volevo presentarle ad un uomo prima di essere certo che questo restasse, mi dispiace di averti mentito.”, disse tranquillo, e qualcosa dentro Kurt si spezzò: Sebastian gli aveva presentato le sue figlie e non perché voleva ma perché era stato costretto, e lui non sarebbe affatto rimasto. Sarebbe andato via anche troppo presto.
“Sei… sei sicuro di non essere sposato?”, chiese Kurt, strappandogli un mezzo sorriso.
“No, Kurt, non sono sposato.”, continuò dolcemente. “Quando… quando ero al liceo avevo sempre la testa da un’altra parte. Mi ubriacavo, andavo a letto con chiunque… fino a quando non trovai un ragazzo che mi fece perdere la testa. Però mi lasciò, e… nello stesso periodo la mia migliore amica fu lasciata dalla sua ragazza. Andammo ad ubriacarci insieme in un locale, e ricordo poco o niente di quella notte, so soltanto che la mattina dopo ci svegliammo nudi nel suo letto.”
“E restò incinta.”, tirò ad indovinare Kurt.
“Proprio così.”, confermò Sebastian. “Avevamo appena finito il liceo, e così ci rimboccammo le maniche per farla funzionare. Avevamo entrambi il cuore spezzato, eravamo convinti che non ci saremmo mai più innamorati ma insieme eravamo felici, lei- lei era come una sorella per me. Decidemmo di andare a vivere insieme, lei non aveva intenzione di frequentare il college e questo mi diede l’opportunità di studiare e laurearmi. Poco prima della mia laurea decidemmo insieme di avere un altro bambino, questa volta però optammo per l’inseminazione artificiale. Avevamo entrambi rinunciato all’amore, ma almeno avevamo una famiglia. Lei era la mia migliore amica, la mia confidente, la mia famiglia...”
“Sebastian-”
“Due anni fa ha avuto un incidente stradale ed è morta. Sophie aveva appena tre anni, Dianna ne aveva sei, e da allora me le sto crescendo da solo. Sono un papà single, che si sporca i jeans di cioccolata e fa Mister Tovagliolo per far ridere le proprie figlie. Capisci quanto sia complicata la mia vita? Lo scorso week-end le bambine erano dai nonni, pensavo che avrei passato i soliti due giorni a scopare in giro e invece ho incontrato te. Per questo la mattina dopo essere stati a letto insieme ti ho detto che non ti avrei richiamato, e poi ti ho chiesto di restare… io stavo lottando contro me stesso perché ci avevo perso le speranze. Io non pensavo che… che mi sarebbe interessato di nuovo qualcuno. E stasera tu sei qui, e piaci alle mie figlie e sei così dannatamente perfetto…”
“Diamine.”, mormorò Kurt, poggiandosi alla scrivania. “Mi sa che abbiamo appena complicato le cose.”
“Lo abbiamo fatto.”, rispose Sebastian, ma si avvicinò lo stesso a Kurt e avvolse i suoi fianchi con un braccio, portandolo più vicino. “Ma non possiamo più tornare indietro, quindi…”
Kurt lo guardò dritto negli occhi, e odiava sentirsi così speranzoso, odiava sperare che le cose sarebbero potute andare bene e che poteva funzionare, perché anche se si conoscevano da pochissimi giorni e aveva già conosciuto le sue figlie sentiva che ne valeva la pena.
Non credeva all’amore a prima vista, nella sua vita si era sviluppato sempre tutto troppo lentamente. Ci aveva messo sempre mesi a provare qualcosa per gli uomini con cui era stato, e non gli era mai capitato di sentirsi come un mare in tempesta semplicemente perché Sebastian lo stava guardando, con quegli occhi verdi e bellissimi, quel sorriso sottile che gli faceva tremare le gambe, e poi il suo profumo, il respiro sulle sue labbra e adesso lo stava baciando, lo stava decisamente baciando e Kurt gli gettò le braccia al collo e ricambiò il bacio perché non aveva alternative. Aveva bisogno di Sebastian più che mai.
“Cosa facciamo ora?” chiese quando si separarono, premendo la fronte contro la sua.
“Viviamoci questa cosa.”, rispose Sebastian, accarezzandogli la schiena con le dita. “Te l’ho detto, Kurt, non possiamo più tornare indietro. Vediamo… vediamo come va, okay?”
“…Okay”, sospirò Kurt, sollevandosi sulle punte per stampargli un bacio sulle labbra.
Ne valeva decisamente la pena.
 
 
Kurt tornò a casa quella sera, un po’ perché Sebastian non voleva far restare a dormire un uomo a casa sua senza prima averne parlato con le sue figlie e un po’ perché Kurt aveva bisogno di pensare.
Il mattino dopo Sebastian andò a lavorare, e per tutto il tempo non riuscì a fare a meno di pensare a quello che stava succedendo. Era consapevole che quello era un bel casino, perché aveva tenuto sempre gli uomini che aveva frequentato lontano dalle sue figlie e adesso aveva presentato loro un uomo che se ne sarebbe andato presto.
Eppure non riusciva a trovare un’alternativa, Kurt piaceva alle bambine e sembrava incastrarsi perfettamente nella sua vita, nonostante i mille impegni e tutto il resto.
Per questo appena finì di lavorare passò al cottage, con l’intenzione di passare con lui quelle poche libere che gli restavano prima di dover andare a prendere Sophie e Dianna a scuola.
“Sebastian, non ti aspettavo-” disse Kurt quando aprì la porta, ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che l’uomo lo baciò e lo afferrò saldamente per i fianchi in modo da poterlo sollevare. Kurt si ritrovò presto in braccio a Sebastian, con le dita che tra i suoi capelli e il principio di un’erezione che premeva contro il suo stomaco.
E fu così naturale dopo aver fatto sesso rivestirsi e andare insieme a prendere le bambine a scuola. Dianna e Sophie ne furono felicissime, e la più grande praticamente costrinse suo padre ad invitare Kurt a pranzo.
“Devi trovarti un marito, papà”, gli diceva ogni volta che vedeva suo padre lavorare nello studio o guardare film deprimenti da solo sul divano. E in quel momento avrebbe voluto dirgli che lui un marito lo aveva già trovato, perché Kurt era perfetto per loro e sarebbero stati felicissimi tutti insieme.
Kurt restò a pranzo da loro e poi a cena, e alle bambine piaceva così tanto che Sebastian pensò che non ci sarebbe stato niente di male se fosse rimasto anche a dormire, e così si ritrovò a passare nottate intere a fare sesso con lui e a camuffare i gemiti per non svegliare le bambine.
Quando le vacanze di Natale cominciarono Sebastian evitò di chiamare la babysitter perché Kurt aveva già programmato di uscire con loro mentre il loro papà era a lavoro.
Erano passati così pochi giorni eppure si stava abituando a quella routine che avevano adottato senza nemmeno rendersene contro. Si stava abituando ad addormentarsi tra le sue braccia, a sentire le sue labbra baciarlo dolcemente la mattina presto quando andava a lavoro e lui era ancora in dormiveglia, a svegliarsi qualche ora più tardi in un letto vuoto e poi scendere giù a fare colazione con Dianna e Sophie.
Kurt le aiutava a scegliere i vestiti e ad abbinarli e lo stavano amando così tanto per questo, perché quando si guardavano allo specchio non potevano proprio fare a meno di sentirsi più carine che mai.
Poi Sebastian tornava a casa, abbracciava le sue figlie e baciava Kurt di nascosto – o almeno così pensava, perché in quelle occasioni Dianna e Sophie erano puntualmente lì a spiarli e a ridacchiare – e poi giocavano tutti insieme, ogni tanto le bambine sparivano su in camera a guardare i cartoni e Kurt e Sebastian se ne stavano sul divano a parlare e a baciarsi, tirandosi subito indietro appena la situazione cominciava a sfuggirgli di mano.
Però facevano sesso tutte le notti e poi il giorno dopo quella routine ricominciava, e stavano diventando così facile abituarsi a tutto quello che nessuno dei due voleva pensare al giorno in cui si sarebbero dovuti separare. Perché tutta quella storia che era cominciata un po’ per gioco stava diventando troppo seria, così seria che Sebastian per la prima volta in tutta la sua vita sentì di essersi innamorato per davvero.
Kurt no, Kurt nemmeno aveva intenzione di pensare a una cosa del genere, perché anche se si era affezionato a lui come non aveva mai fatto con nessun uomo, credeva di non essere capace di amare.
Ma senza neanche rendersene conto lo stava facendo, stava dando a Sebastian ogni più piccolo pezzettino di sé e questa cosa non lo spaventava nemmeno un po’.
Passarono anche Natale insieme, e sembrava piuttosto scontato dal momento che quello era l’ultimo giorno di Kurt a Londra. Fecero insieme le valigie e poi da lì cominciò la loro giornata insieme, tra risate e scherzi e regali e tutto il resto. Non volevano pensare a quello che li stava aspettando, e con la compagnia di Dianna e Sophie riuscirono a godersi a pieno la giornata senza farsi prendere dalla tristezza.
Era il loro ultimo giorno insieme, e non avevano alcuna intenzione di trascorrerlo a piangersi addosso.
Dopo cena giocarono un po’ con le bambine, poi verso le dieci andarono a letto e i due uomini lavarono i piatti e misero un po’ a posto la casa.
Appena finirono Sebastian prese Kurt per mano e lo trascinò sopra in camera da letto, con la consapevolezza che quella notte sarebbe stata l’ultima.
Eppure non si lasciarono prendere dalla tristezza nemmeno questa volta. Fu diverso, certo, dopotutto ogni notte che passava si allontanavano sempre più dal sesso e facevano l’amore.
Ma quella notte c’era una certa consapevolezza nel modo in cui si sfioravano, si guardavano negli occhi, in cui si baciavano e poi stringevano forte, con i loro cuori che battevano all’unisono.
Fu incredibilmente passionale ed erotico come al solito, quando finirono ricaddero entrambi sul letto sudati e ansimanti, e restarono in silenzio per almeno un altro minuto per poter riprendere fiato.
“Sei incredibile.”, disse Sebastian. “Tu mi ucciderai prima o poi.”, continuò, voltando la testa verso di lui e rivolgendogli un sorriso.
Kurt sorrise, ma i suoi occhi non potevano essere più tristi in quel momento. “Allora… domani.”
“Domani.”, ripeté Sebastian lentamente, avvicinandosi più a lui. “Te ne vai.”
“Già…”
“Però le storie a distanza possono funzionare, sai?”  continuò, cercando di sembrare fiducioso.
“Davvero?”, chiese Kurt sollevando le sopracciglia. “Io non riesco a farne funzionare una neanche abitando nella stessa casa.”
“Quindi il fatto che siamo lontani può essere una soluzione per te.”, disse Sebastian, strappandogli una mezza risata. Ma non durò molto, perché ormai non potevano più evitare quel discorso, ormai stava succedendo. Mancavano poche ore e sarebbe partito, e non aveva la minima idea di come fare.
Si mise seduto sul letto, portandosi addosso il lenzuolo e Sebastian lo guardò incuriosito, piegando un braccio sotto la sua testa.
“Okay, immaginiamo che decidiamo di provarci.”, disse Kurt, e sembrava quasi fiducioso. Quasi. “Ci salutiamo domani promettendoci di vederci presto, di fare il possibile per raggiungerci. Solo che fra sei mesi verrà fuori che io non posso lasciare così spesso il lavoro e correre da te, o che magari le tue figlie non sono tranquille perché parti spesso. Allora non sapremo cos’altro fare e litigheremo, fino a quando uno dei non deciderà di chiudere. E dopo una lunga, e lacrimosa, da parte tua-”
“Grazie”, mormorò Sebastian sorridendogli sarcastico.
“…telefonata, ci diremo addio. E così sarà, non ci vedremo mai più e alla fine cosa rimarrà? Due persone infelici che si sono massacrate a vicenda e che soffrono, quando potremo benissimo conservare il ricordo di queste due settimane perfette che abbiamo passato insieme senza complicare troppo le cose.”
Sebastian si incupì a quelle parole, perché a quanto pare Kurt lo stava lasciando e lui non poteva fare niente per cambiare le cose. Senza nemmeno saperlo bastò smettere di sorridere per far cambiare idea a Kurt, che stava già cominciando a sentire la mancanza del suo solito Sebastian.
“O…”, cominciò, e il sorriso tornò subito a splendere sul viso del suo compagno.
Grazie” disse con un sospiro, sollevandosi per dargli un bacio sulle labbra così intenso da lasciarlo senza fiato.
“O potremmo- potremmo renderci conto che quello che abbiamo provato in queste due settimane è veramente perfetto, e forse non potrà mai essere meglio di così e continueremo a parlarne perché è fantastico sentirsi così, e magari il fatto che io parta tra otto ore rende le cosa più eccitante di quanto invece non sarebbe stato se non avessi dovuto ripartire...”
Sebastian sorrise, nonostante quello che Kurt aveva appena detto. “Sei l’uomo più deprimente che io abbia mai conosciuto.”
Kurt sbuffò ricadendo indietro sul letto, tirandosi addosso le coperte. “Lo so.”, sussurrò tristemente.
“Ho un’altra visione della cosa…”, disse Sebastian, grattandosi la nuca imbarazzato.
“Bene.”
“Sono innamorato di te.”, disse senza pensarci troppo. Ci aveva pensato abbastanza negli ultimi giorni, non aveva fatto altro, e non poteva lasciar partire Kurt senza dirglielo solo perché era troppo orgoglioso per farlo. Kurt sollevò appena la testa, spalancando gli occhi per la sorpresa e Sebastian esitò, studiando la sua espressione per un attimo. “Perdona la brutale dichiarazione, ma… per quanto problematica questa storia possa essere, mi sono innamorato. Di te. E… e non provo questo perché stai partire, né perché mi piace sentirmi così, anzi in realtà non mi piace o… o non mi piaceva prima che tu parlassi. Non so capire la logica di questa cosa, io so solo che ti amo. È incredibile quante volte lo sto dicendo. Non avrei mai creduto di potermi sentire così, perciò è straordinario.”, rise un po’, mordendosi le labbra prima di continuare a parlare, con la voce leggermente spezzata. “E mi rendo conto che noi siamo un pacchetto, tre al prezzo di uno, e il mio pacchetto magari se lo guardi con attenzione non è del tutto meraviglioso, ma finalmente so cosa voglio e questo di per sé è già un miracolo. Ciò che voglio sei tu.”
Kurt premette le labbra in un sorriso impercettibile e cercò di non fargli quanto quelle parole lo avessero scombussolato, perché aveva una voglia matta di piangere – anche se sapeva che non lo avrebbe fatto, purtroppo – e di ridere e saltare e correre fuori per urlare che Sebastian Smythe era innamorato di lui.
Come avrebbe fatto la mattina dopo a partire e lasciarselo alle spalle?
Quando ritornò leggermente alla realtà e notò l’espressione di Sebastian incupirsi sempre di più, capì che stava aspettando una risposta. E questa cosa lo mandò in confusione, perché fino a dieci minuti prima nemmeno ci aveva mai pensato, e adesso Sebastian era lì a sperare in un ti amo anche io.
“Non mi aspettavo- non mi aspettavo una dichiarazione.”, mormorò, pensando che fosse la cosa migliore da dire per temporeggiare, e invece fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Sebastian praticamente impallidì. “Puoi- puoi evitare di guardarmi così? Sto cercando la cosa giusta da dire.”
Sebastian si schiarì la voce e sforzò un sorriso, perché già si era reso abbastanza ridicolo con quella dichiarazione. Non aveva mai detto ti amo a nessuno e pensava, sperava che Kurt provasse lo stesso, e invece era lui l’unico lì ad averci rimesso il cuore.
“Io credo…” cominciò, con una piccola risata che sembrò più triste di quanto avrebbe voluto, “che se la risposta non ti viene subito noi dovremmo… ecco, dovremmo parlare di qualcos’altro.”, mormorò, tornando a stendersi sul letto. “Ad esempio di quanto imbecille io sia. Perché me lo avevi detto, mi avevi giurato di non innamorarti di me e non lo hai fatto. Avrei dovuto essere più attento.”
Kurt rotolò su di lui, poggiando le mani contro le sue guance per tenere la testa sollevata. Lo guardò in quegli occhi verdi per cui aveva perso la testa, quegli occhi verdi che gli sarebbero mancati da morire e che avrebbe cercato ogni singolo giorno nello sguardo dei passanti, quasi come se fosse possibile vedere Sebastian gironzolare tra le stradine della sua città.
Lui non ci sarebbe stato, era piuttosto scontata come cosa, e non riusciva nemmeno a pensarci. Non voleva pensarci. Così lo baciò, lo baciò a lungo e gli chiese silenziosamente di fare l’amore un’altra volta, di fare l’amore con lui per l’ultima volta altre dieci volte fino all’alba, perché non voleva sprecare nemmeno un minuto del tempo che gli rimaneva. Sebastian sembrò calmarsi un po’ in quel bacio e allacciò le braccia dietro la sua schiena, spingendo i fianchi verso i suoi.
E tornarono di nuovo ad essere loro.
 
 
Il mattino dopo Sebastian e Kurt andarono al cottage di Blaine, per sistemare le ultime cose e accertarsi di non aver dimenticato nulla. Non parlarono molto, soprattutto Sebastian restò in religioso silenzio per tutta la mattinata, rivolgendogli qualche sorriso occasionale quando beccava Kurt ad osservarlo.
Quando il taxi arrivò, mentre l’autista caricava le valigie in macchina, Kurt e Sebastian restarono sulla soglia della casa per potersi salutare. Kurt poteva sentire l’atmosfera diventare sempre più pesante, così si voltò verso di lui e gli sorrise appena.
“Non facciamola ancora più tragica.”, disse, perché non voleva davvero che il loro fosse uno di quei saluti strazianti da film romantici. “Ci sentiremo. C’è skype, i messaggi, le email… quindi ora ti bacerò per la milionesima volta e ti dirò che ci vediamo presto.”
“Va bene.”, sussurrò Sebastian, piegando le labbra in un sorriso che Kurt coprì subito con un bacio.
E anche se tecnicamente era l’ultimo Kurt lo baciò piano, con il braccio avvolto attorno al suo collo e le sue solite dita che gli accarezzavano i capelli sulla nuca. E il fatto che a Sebastian non sembrasse affatto un ultimo bacio gli dava fiducia, perché cominciava a credere davvero che non sarebbe stato l’ultimo.
“Ci vediamo presto.”, soffiò Kurt sulle sue labbra.
Restarono in quella posizione per secondi che parvero ore, gli occhi verdi di Sebastian che si specchiavano in quelli azzurri di Kurt e non vedeva nient’altro, per questo gli sembrò un po’ di ritornare al loro primo appuntamento, quando avevano due lunghe settimane davanti da poter vivere insieme e Kurt gli chiedeva di non baciarlo perché altrimenti le cose si sarebbero complicate.
Avrebbe dato tutto per tornare a quella giornata, per poter vivere quelle due settimane perfette daccapo.
Alla fine Kurt trovò il coraggio di allontanarsi, e quando anche la mano dietro al suo collo fu sparita, Sebastian realizzò che non avrebbe sentito la pelle di Kurt contro la sua per tanto tempo.
Stava per crollare, per quanto fiducioso si sentisse stava davvero per crollare in pezzi, ma non voleva farlo davanti a Kurt. Così continuò a sorridere, fino a quando non lo vide entrare in macchina e salutarlo con un cenno della mano.
E quando la macchina partì il suo sorriso sparì automaticamente: la guardò allontanarsi e quando fu sparita dalla sua visuale per un attimo, per un breve attimo, quasi pensò che quelle due ultime settimane fossero state soltanto un intenso e bellissimo sogno.
 
 
“Ha passato una bella vacanza, signore?” chiese l’autista, mentre guidava verso l’aeroporto.
Kurt che stava guardando fuori dal finestrino improvvisò un sorriso. “Sì, davvero bella.”, confermò, e per un secondo rivide gli occhi verdi di Sebastian e il suo sorriso e le sue mani e tutto- “Le più belle della mia vita.”, concluse con un sospiro, tornando a guardare fuori dal finestrino.
Ripensò a quando aveva visto Sebastian per la prima volta, ripensò a quella notte meravigliosa trascorso insieme, al primo appuntamento, alla prima cena con le sue figlie, pensò a tutto quanto e il suo cuore gli precipitò nel petto in un secondo. Sentiva lo stomaco attorcigliato e un caldo improvviso scuoterlo, così si tolse da dosso la sciarpa mentre l’autista lo guardava confuso dallo specchietto.
Poggiò la testa allo schienale del sedile e ripensò di nuovo a Sebastian, ripensò di nuovo ai suoi occhi verdi, ripensò di nuovo alle sue mani e a tutto e sentì qualcosa rompersi dentro di lui, e un attimo dopo gli occhi riempirsi di lacrime. Non ci diede subito peso, poi quando realizzò quello che gli stava succedendo si mise subito in posizione eretta, guardando nel vuoto con la bocca spalancata per lo stupore.
Un attimo dopo le lacrime erano lì, stavano scivolando sulle sue guance una dopo l’altra e Kurt pensò che allora non era vero che non era capace di innamorarsi, ne era eccome ed era successo.
Si era innamorato di Sebastian.
Quando cominciò a piangere tutto quel tormento che si era tenuto dentro per dieci anni venne fuori, si sentì ogni secondo di più sempre più leggero e sorrise accarezzandosi le guance per raccogliere le lacrime e guardarle con i suoi stessi occhi, perché non poteva essere possibile. Stava piangendo.
“Faccia inversione.”, disse subito all’autista, con un sorriso enorme stampato sulle labbra. L’uomo assunse un’espressione ancora più confusa mentre girava la macchina per tornare indietro.
“Ha dimenticato qualcosa?”
Tutto.”, rispose Kurt trattenendosi dal ridere, e doveva sembrare davvero un pazzo perché era lì a piangere e a ridere come un cretino. “Ho dimenticato tutto- può andare più veloce?”
“C’è la neve, signore, è pericoloso…”
“Allora fermi la macchina.”
Kurt scese dal taxi e cominciò a correre in direzione del cottage. Era ancora troppo lontano ma non gli importava, il pensiero di vedere Sebastian e baciarlo e gettarsi tra le sue braccia gli stava dando la forza di continuare a correre per poterlo raggiungere.
Rise per tutto il tragitto, e se qualcuno fosse passato probabilmente lo avrebbe scambiato davvero per qualcuno fuori di testa, ma non gli importava. Era da troppo tempo che non si sentiva così. Era da troppo tempo che non sentiva.
Appena arrivato al cottage si prese giusto due secondi per respirare, per assicurarsi che la macchina di Sebastian fosse ancora lì, poi spinse il cancello e si precipitò sulla porta.
“Sebastian?”, lo chiamò una volta entrato in casa. “Bas, Bas, dove sei?”, lo cercò, guardandosi intorno. Vide nell’atrio e in cucina ma non c’era, poi appena fece per andare in soggiorno lo vide comparire lì sulla soglia, con il viso rigato dalle lacrime e un sorriso ironico disegnato sulle labbra.
Si indicò la faccia come a dimostrargli che non aveva mentito e Kurt sorrise intenerito, pensando che quell’uomo fosse sempre e comunque una continua sorpresa.
“Stavo pensando che è stupido andarmene prima di capodanno.”, mormorò, con il respiro affannato. “Non mi hai chiesto di restare e non volevo essere scortese, ma poi ho pensato che tu mi ami e quindi- quindi potremmo stare insieme, no? E magari- magari potresti venire con me a Lima a capodanno. Ti farei conoscere mio padre e giuro che lo amerai anche più di me-”
“Kurt… a capodanno… a capodanno ho le bambine.”
“Lo so.”, rispose istantaneamente Kurt. L’idea di portare a casa un uomo e due bambine non lo preoccupava per niente, anzi. “È perfetto.”
A quel punto non era più disposto ad aspettare un secondo di più, gli andò incontro e gli gettò le braccia al collo. Sentì Sebastian lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo mentre ricambiava l’abbraccio e affondava la testa nel suo collo, strofinando il naso contro la sua pelle.
“Dio, avevo giurato che non mi sarei innamorato di te…”, mormorò Kurt tra le sue braccia.
Sebastian spostò appena la testa per poterlo guardare negli occhi e chiedergli cosa intendesse dire, e solo in quel momento notò gli occhi arrossati e gonfi e le guance bagnate dalle lacrime. Kurt aveva pianto.
“Ti amo, Sebastian Smythe.”, confermò Kurt, sorridendo elettrizzato per quelle due paroline che non aveva mai pensato davvero fino a quel momento. E fu felice di averglielo detto, soprattutto quando vide gli occhi verdi di Sebastian accendersi e il suo sorriso diventare sempre più grande.
“Avevi appena fatto del sesso allucinante con il sottoscritto ed eri sconvolto, quindi il giuramento non vale.” Kurt ridacchiò appena, sfiorandogli il naso con il suo. “Sono felice di saperlo.”
Poi il suo sorriso divenne una risata quando Sebastian lo sollevò in aria facendolo girare su se stesso, e cominciò a prenderlo in giro perché aveva pianto e perché lo amava e Kurt lo lasciò fare, soprattutto quando lo trascinò sopra e poi in camera da letto per poter fare l’amore un altro milione di ultime volte.
E forse era ancora tutto troppo complicato, ma erano felici e innamorati e lottare un po’ per farla funzionare ne valeva la pena.
Kurt lo guardò sorridere spensierato come non mai e pensò che sì, per Sebastian ne sarebbe valsa sempre la pena.
 
 
 
"Senti, so che è difficile credere alle persone che ti dicono "So cosa provi", ma io so davvero che cosa provi. Sto cercando di dire che capisco com'è sentirsi piccoli e insignificanti, quanto è umanamente possibile e come può far male in punti che nemmeno sapevi di avere dentro di te.
E non importa quante volte cambi taglio di capelli o in quante palestre ti iscrivi o quanti bicchieri di chardonnay bevi con le amiche, vai lo stesso a dormire ogni sera riesaminando ogni dettaglio e chiedendoti dove hai sbagliato, come hai fatto a non capire. E come diavolo hai potuto pensare di essere tanto felice in quel momento.
Ti capita anche di convincerti che lui capirà che cosa ha perso e busserà alla tua porta.
E dopo tutto questo, per quanto a lungo la storia possa durare, vai in un posto lontano e conosci persone che ti fanno sentire di nuovo viva, e finalmente i pezzettini della tua anima si rimettono insieme e tutta quella confusione, tutti gli anni della tua vita che hai sprecato alla fine come per incanto svaniscono."
-L'amore non va in vacanza.

 
 
 
   
 
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