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Autore: vaniglia_lovefantasy    23/12/2015    1 recensioni
V-Ecco a voi il sequel di Proposte...
F-Considerando che si chiama Proposte II era anche ovvio...
V-Zitto fiammifero! *gli da una botta sulla spalla* comunque, stavolta c'è una novità, ovvero la storia è scritta in collaborazione con una mia amica, lola_fantasy
L-Cosi farà schifo il doppio della precedente?
Io-Lidja, la tua dolcezza è superata solo dal tuo amore per Fabio *ridacchia vedendola vomitare*
E-non fatemi vomitare Lid! Poi ha un saporaccio in bocca
V-Grazie per l'informazione disgustosa e non richiesta Ewan... Volevo solo dire che sono felice di essere tornata, e volevo avvisare che lola interverrà molto raramente, in quanto mi pare di aver capito vuol restare nell'ombra
F-In realtà è solo fifona!
V-Nah... timida forse
S-Se lo dici tu...
V - Sì lo dico io! Okay vi lascio alla storia, kiss kiss!
Tutti-Ciao!
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'gli anni dopo la battaglia'
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Casa Szilard-Schlaffen, 7:30, lunedì

Allungo una mano per afferrare il cellulare, e una volta spenta la sveglia noto con orrore l'ora.

" Merda! La scuola... "

So che sembra strana una sveglia alle 7:30 se le lezioni iniziano alle 8 e la scuola dista mezz'ora da casa, ma come ho appena dimostrato ne ho bisogno dato che tendo a non sentire quella delle 7, delle 7:05 e così via.
Velocemente mi alzo e afferro una maglietta a caso, un paio di jeans, l'intimo, e mi corro in bagno. Ormai ho spinto le mie doti multitasking al limite, riuscendo a pettinarmi mentre lavo i denti. Mi cambio velocemente ed esco mentre sto ancora infilando la maglietta, prendo un paio di ballerine dall'angolo dove le avevo buttate ieri e lo zaino, per poi uscire dalla stanza e scendere le scale di corsa.

«Ciao mamma!» saluto mia madre al volo infilando lo zaino in spalla con ancora le scarpe in mano.

«Buona giornata Eva! Ricorda che oggi ci sono zia Lidja e zia Chloe a cena!» mi urla, ma mi limito a schizzare verso la macchina. Quel cretino del mio gemello non mi aspetta mai, e normalmente lo devo inseguire, ma oggi sono fortunata e sta ancora avviando il motore.

«Muoviti o faremo tardi.» questo è il suo buongiorno mentre entro in macchina e mi allaccio la cintura, per poi infilare le scarpe. Fortunatamente c'è il prato e non la ghiaia sulla strada veloce fra la macchina e la porta.

«Buongiorno anche a te Andrea» rispondo ironica sbuffando mentre parte. Apro il vano porta oggetti e tiro fuori un deodorante liquido, che spruzzo aprendo il finestrino.

«Buongiorno un corno. Sono le 7:35, com'è possibile che tu non senta mai la sveglia!?» è seriamente arrabbiato, probabilmente ha perso un appuntamento. Ripongo il deodorante e tiro fuori il mascara, il correttore, il gloss e la matita per occhi che applico con l'aiuto dello specchietto all'interno dell'aletta parasole. Ormai gli ho monopolizzato la macchina.

«Che c'è, hai tardato con la ragazza di turno fratellino?» lo prendo in giro, sapendo che questa cosa lo fa arrabbiare. So che in realtà lui cambia una ragazza al giorno per non pensare a Effi, ma onestamente la considero una cosa stupida. Anche lei è innamorata di lui da anni, non capisco perché non se lo dicano e basta.

«Veramente mi aspettava Federico, dovevamo ripassare insieme francese per il compito che abbiamo in terza ora, ma ovviamente mi hai fatto tardare» sbuffa fissando la strada, per poi accendere la radio per ascoltare le notizie di oggi. È una cosa che ci ha trasmesso nostro padre, considera importante tenersi informati su ciò che succede nel mondo.

«Capisco... io ho la Cristofori in prima ora, quindi non mi va meglio» Susanna Cristofori è la mia insegnante di matematica, materia per cui non sono molto portata. Non a caso ho scelto il liceo classico. Le lettere sono la mia passione, dei numeri non so che farmene.
Andrea, invece, frequenta la sezione linguistica insieme a Federico, figlio di zia Lidja e zio Ewan. Siamo tutti e tre in quinto dato che Fede è riuscito ad andare un anno avanti. Un'altra cosa anomala è il fatto che il loro insegnante di conversazione tedesca sia mio padre, nonostante normalmente non si mettano genitori e figli nella stessa classe. Il fatto che ci sia solo un insegnante di tedesco madrelingua in tutta la scuola probabilmente aiuta.
Scendiamo entrambi dalla macchina dopo un discutibile parcheggio di Andrea, e io praticamente mi fiondo in classe, cercando di non fare rumore.
La Cristofori sta scrivendo qualcosa alla lavagna, e da le spalle alla classe. Appena chiudo la porta con tutta la delicatezza possibile parla.

«Sono felice che ci abbia finalmente degnato della sua presenza signorina Szilard. Peccato che siano le 8:11, e perciò è in ritardo. Entri nuovamente alle 9, intanto si può accomodare in vicepresidenza.» non mi guarda per l'intera durata del suo breve discorso. Sbuffo sonoramente sedendomi al mio solito banco, il secondo a destra nella fila di mezzo, ignorandola.

«È diventata anche sorda? Esca immediatamente.» si volta a guardarmi con il solito cipiglio severo.

«L'orologio che fa fede è quello della scuola, e le assicuro che segnava le 8:09 quando sono entrata, perciò sono autorizzata a sedermi al mio banco e ascoltare la lezione» so che non sa come rispondere, anche perché sa che ho ragione, perciò si limita ad incenerirmi con lo sguardo e continuare la lezione.

***

«...e poi mi ha messo un misero otto perché secondo lui ho sbagliato la data di nascita di Napoleone. Era giusta! E poi un otto in storia! Ti rendi conto!?» sono cinque minuti che Effi si lamenta dell'interrogazione, e non ce la faccio più.

«Dai Effi, hai la media del nove, male che va avrai otto e qualcosa che verrà arrotondato a nove, su!» finisco il mio panino al prosciutto del bar e mi sistemo sul gradino. La vedo arrossire leggermente e capisco che ha visto mio fratello arrivare.

«Ciao Andrea» lo saluto quando mi arriva alle spalle, per poi girarmi.

«Buongiorno ragazze.» rivolge un sorriso a Effi e poi si gira verso di me «Come sapevi che ero io?» nel frattempo si sistema fra di noi facendo un paio di cenni a un gruppo più in fondo.

«Ho avvertito la tua stupidità ovviamente» ridacchio mentre mi guarda male, vedendo arrivare Federico.

«Ciao Fede! Come va?» lo saluta Effi sorridendo, facendogli segno di sistemarsi accanto a lei.

«Due ore di tedesco! Vostro padre ci ha uccisi, che aveva oggi?» ci guarda male come se fosse colpa nostra.

«Non sa che regalare alla mamma per il suo compleanno, e Fabio Szilard non ama chiedere aiuto come sapete» alzo gli occhi al cielo, perché papà sa perfettamente che ci metterei un secondo per risolvergli il problema.

«Capisco... se non altro mi ha messo sette e mezzo» sorride soddisfatto scartando il suo panino con la nutella.

«Il solito secchione...» sbuffa ridacchiando Andrea, girandosi poi verso di me «...piuttosto, cosa regaliamo alla mamma?» mi guarda con sguardo disperato, che a me fa ridere onestamente.

«Noi...» e mi indico con uno sguardo rassegnato nei suoi confronti «...le abbiamo comprato una prima edizione di un libro di mitologia azteca, le serviva per il prossimo romanzo...»

«E come l'hai trovato?» Federico mi guarda strabuzzando gli occhi.
«Zio Karl ovviamente. Sono abbastanza rari, ma lui ne ha trovata una copia a un prezzo ragionevole.» appena finisco la frase suona la campanella, annunciando la fine dell'intervallo.

«Si torna in classe...»

***

Appena arrivata a casa mi dirigo in cucina, dove so che troverò la mamma.

«Ciao mamma, com'è andata la giornata?» la saluto sedendomi a tavola sorridendole.

«Ho fatto le solite cose, e tu?»

«Una noia infinita... oggi papà non c'è, vero?» le chiedo addentando una forchettata di insalata.

«Ha i colloqui pomeridiani, torna stasera tardi. Questo vuol dire che possiamo andare a fare una bella passeggiata nel bosco! Quindi sbrigati a mangiare che andiamo» ogni volta che possiamo io e la mamma andiamo nel bosco a camminare.

Finisco la mia insalata di pollo e corro a cambiarmi le scarpe, mettendo un paio di scarponi più adatti adatti al bosco.
Appena finito scendo al piano di sotto con la giacca in mano.

«Andiamo?» mi chiede la mamma prendendomi sottobraccio. Annuisco e ci avviamo per il bosco.

  
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