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Autore: BebaTaylor    26/12/2015    2 recensioni
"Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci.
E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi.
E in più... il Nerd sta suonando la chitarra. Alle nove del mattino. Di domenica. Dio, lo ucciderei spaccandogli la chitarra in testa.
Lancio via i cuscini, mi alzo e vado verso la porta finestra, guardando quella di fronte, quella della stanza del Nerd. Faccio scorrere la porta finestra e percorro a grandi passi la breve distanza che ci separa.
«Vuoi smetterla?» sbraito battendo il pugno sul vetro, «Te la ficco nel cu-»
La porta finestra si apre.
«Sì?»
E questo è il Nerd brufoloso? Oh. Mio. Dio.
«Piantala di suonare.» dico, puntando lo sguardo sul suo viso, «Io vorrei deprimermi in pace e tu, con la tua musichetta allegra, me lo impedisci.»
«Tu devi essere Lindsay.» dice lui. «Io sono Ryan.»
«E chi se ne frega?» sbraito.
«Bel pigiama.»
Che cosa? Che cosa?"
***
"Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Straight Through
My Heart

Quindici
In a world like this part I
*** I've got you ***



Chiunque sia può andare a quel paese. Sopratutto alle nove del mattino.
Ficco il cellulare sotto al letto ma quello non smette di suonare, così guardo chi mi sta chiamando. Liam. Che diavolo vuole?
«Che c'è?» rispondo con uno sbadiglio.
«Ciao!» esclama lui allegro, e come faccia ad esserlo dopo sei ore scarse di sonno è un mistero, «Mi apri?»
«Eh?» sbadiglio, «Apro cosa?»
«Il cancello!» ride lui.
«Il cancello?» chiedo, «Eh?» faccio, perché sarà l'ora, sarà che ho dormito poco, ma non ho ancora capito un cazzo.
«Sono da te, ma non c'è nessuno che mi possa fare entrare.» spiega Liam, bello pimpante e per questo motivo inizio a detestarlo, «Mi vuoi aprire?»
«Ah.» biascico e mi metto seduto, «Ma perché sei qui?» chiedo e faccio l'enorme sforzo di posare i piedi sul pavimento.
«Perché voglio vedere la mia Svetlana!» ride Liam.
Ah, è così ovvio che è qui per questo! Mi alzo e scosto la tenda, «Lei e Lindsay stanno dormendo.» dico fissando la porta finestra di fronte con le tende tirate. Se fossero sveglie, Linds avrebbe scostato le tende.
«Ma mi fai entrare?» sbotta lui.
Sbadiglio, «Okay.» borbotto, «Arrivo.»
Cinque minuti dopo Liam posteggia la sua auto accanto alla mia, «Stanno dormendo.» ripeto, «Se le svegli, Linds sarebbe capace di buttarti giù dal balcone senza lasciarti il tempo di dire nulla.» dico.
Liam agita una mano, «Nah, non lo farà.» esclama, «Io non sono mica te!» ride e va verso le scale esterne.
«Liam,» lo chiamo «non farlo, ti prego.» supplico, «Linds darà la colpa a me!» sbotto ma lui mi ignora e sale i gradini, «Liam!» esclamo, «Per favore.» sospiro, «Beviamoci un caffè e aspettiamo un'oretta...» propongo ma lui continua a ignorarmi.
Ormai siamo davanti alla porta finestra di Lindsay e temo la sua ira quando verrà buttata giù dal letto da un Liam troppo pimpante con un sorriso idiota stampato in faccia.
Liam bussa al vetro, prima piano, poi più forte.
«Io ti spezzo le gambe, giuro.» strilla Linds dall'altra parte del vetro, apre la porta finestra, «Ryan, lo sai che odio essere svegliata presto!» sbotta, gli occhi pieni di sonno e l'aria di una che ucciderebbe qualcuno, «Oh, Liam.» dice e poi mi fissa.
«Non è colpa mia!» esclamo. «Ma sua!» dico e indico Liam.
«Che diavolo vuoi?» sbotta lei, «Sono le nove del mattino!» dice, «È reato svegliare qualcuno così presto!» sbotta.
«Non credo.» replica Liam, «Svetlana?» domanda.
Lindsay sbuffa, «Dorme.» dice, «E stavo dormendo anche io.» continua, «Ciao.» dice e fa per chiudere la porta finestra ma Liam fa una cosa che nessuna persona sana di mente farebbe: la blocca. «Levati o ti do una sberla.» sbotta lei.
«Ma io voglio vedere Svetlana...» dice Liam.
«E io voglio dormire.» sospira lei.
«Ma la pianti di fare casino?»
«Non sono io, ma è il tuo ragazzo che rompe.» replica Linds girandosi verso il letto.
«Che... oh!» strilla Svetlana, «Ma sono le nove! È reato svegliare le persone così presto!»
«Amore!» cinguetta Liam mentre io vorrei solo scomparire. O del caffè. 
Svetlana appare accanto a Lindsay e fissa Liam, «Non pensavo che saresti venuto così presto.» dice, «Altrimenti mi sarei svegliata prima.»
«Io voglio dormire.» geme Linds, «La finite di fare i piccioncini?» sbraita mentre quei due si sbaciucchiano, «Qui c'è gente che non è ancora del tutto sveglia!» esclama, sospira e si volta. «Ho bisogno di un caffè.» borbotta, «Svetlana!» esclama voltandosi, «Io vado al cesso, tu che fai?» chiede.
Svetlana bacia la guancia di Liam, «Arrivo.» dice.
«Ryan?»
«Sì?» sorrido a Lindsay, felice che mi abbia rivolto la parola. E che non mi abbia ancora preso a calci.
«Prepara la colazione.» ordina, «Voglio i waffles.» dice, chiude la porta finestra e tira la tenda.
«Ma...» dice Liam girandosi verso di me, «Non mi ha fatto entrare!» si lamenta.
«Perché tu l'hai svegliata bruscamente.» replico e inizio a scendere le scale, «Vieni che mi aiuti a preparare la colazione.» esclamo.
«Ma... perché?» chiede Liam che evidentemente non ha ancora capito. «Lindsay odia essere svegliata quando può dormire, prepararle o offrirle la colazione è il minimo.» dico.
Liam sbuffa ma mi segue, «Ma io pensavo che mi facesse entrare.» sbuffa.
«Ringrazia il cielo che non ti abbia buttato giù dal balcone a calci in culo.» replico ed entro in casa.
«Dovrebbe fare più sesso, magari si rilassa.» esclama Liam seguendomi e spero che Lindsay non lo abbia sentito, altrimenti è la volta buona che lo picchia. «Lo avete fatto, vero?» chiede.
«Ovviamente.» rispondo, «Perché ti siedi?» chiedo, «Aiutami!» sbotto, «Dopo che mi hai tirato giù dal letto e svegliato Lindsay ti metti comodo?» continuo, «Prepara la tavola!» ordino.
Liam ride ma alza il culo dalla sedia ed esegue i miei ordini.
Venti minuti dopo Lindsay e Svetlana entrano in casa, Liam si avventa sulla sua ragazza e la bacia.
«Avresti potuto fermarlo.» dice Lindsay avvicinandosi a me e mi bacia la guancia.
«Non ho potuto fare nulla.» replico, «Ha svegliato anche me.» dico, «E non c'è stato verso di fermarlo.» sospiro e metto un paio di waffles in un piatto, «È cocciuto.» sbuffo.
Lindsay ride e posa il piatto sul tavolo, «Oh, lo so.» dice, «Ma avresti potuto tentare...»
Io verso la pastella nella piastra, «Ma se mi ha chiamato dicendomi di farlo entrare e, anche se gli ho detto che dormivate e che tu lo avresti buttato giù dal balcone, lui se ne è altamente fregato!» esclamo.
Lindsay ride e mi bacia la guancia, «Ero troppo sconvolta per pensare di buttarlo giù dal balcone.» dice e va a sedersi.
«Cosa facciamo?» domanda Liam mentre iniziamo a fare colazione.
«Io so che voglio farmi una doccia.» rispondo, «Perché qualcuno mi ha buttato giù dal letto e non mi ha dato il tempo di fare nulla.» dico e Liam ride e ho un'istintiva voglia di dargli un cazzotto.
Meglio non pensarci. Non posso fare una cosa del genere, manca poco all'evento del trentuno e non voglio che Liam si presenti con un occhio nero, anche se se lo meriterebbe, ma non credo che Carl sarebbe d'accordo con me.
«Possiamo guardare un dvd.» propone Svetlana.
«Un dvd?» sbuffa Liam e si riempe la bocca di waffle, «Pensavo di fare qualcosa d'interessante...»
«Scusaci tanto se noi siamo ancora addormentati mentre tu sei bello pimpante.» dico, «Come diavolo fai ad essere così dopo aver dormito pochissimo?»
«L'amore.» sospira lui, «Volevo vedere Svetlana.» dice, «Perché tu non avresti fatto la stessa cosa, per Lindsay?» chiede lo stronzo.
Sento gli occhi dei tre che mi osservano, sopratutto quelli di Linds che mi scrutano, inattesa di una risposta. «Bhe, io...» balbetto, sentendomi sempre più idiota, «Io mi sarei messo d'accordo, ecco.» dico, «Sull'orario dell'appuntamento.»
«Una sorpresa è più romantica.» sorride Liam.
«Non se mi butti giù dal letto.» ribatte Lindsay.
Liam ride, «Eddai, scusa.» dice e Lindsay sbuffa, poi mi guarda e mi sorride.
E io mi sento l'uomo più fortunato della Terra.

Ovviamente tocca a me e Lindsay mettere a posto, perché gli altri due si sono accomodati sul divano e non hanno nessuna intenzione di schiodarsi da lì.
Passo la tazza lavata a Lindsay che l'asciuga prima di metterla via.
«Ryan...» mormora, «Ma hai i capelli lisci?» chiede.
«Eh?» faccio io.
«Nel senso... non ti ho mai visto con i capelli senza gel.» dice, «Sono curiosa.»
Mi blocco, il piatto in mano, «Ah.» dico, «Bhe... te li farò vedere.» borbotto. Non capiterà mai, una cosa del genere.
Mai.
Sono troppo ridicolo se lascio i capelli al naturale e l'ultima cosa che voglio è che Lindsay mi prenda per il culo.
«Giura.» dice lei, le mani sui fianchi e l'aria di una che non ha la minima intenzione di cambiare idea.
Sospiro, «Lo prometto.» dico e le sorrido.
Lo fa anche lei, «Okay.» esclama, «Ci conto.» dice.
Eh, mi sa che mi toccherà farmi vedere in tutto il mio naturale splendore.
Merda, perché le ho detto di sì? Spero solo che se ne dimentichi. E in fretta, anche.
«Fra poco è il mio compleanno...» mormora lei, sorridendo, come se fosse consapevole di aver appena sganciato una bomba.
Inspiro piano.
Merda, me ne ero dimenticato! Un'altra volta.
E adesso... cosa le regalo?
Non ho nessuna idea.
Uffa. 

*-*-*

Perché? Perché? Perché Melanie deve venire a casa mia e rompermi i coglioni? 
«Che c'è?» sbotto mentre la guardo entrare dal cancello.
«Voglio vedere Ryan.» dice lei, «Voglio sapere perché ha smesso di seguirmi su Twitter.» piagnucola.
Chi ha deciso che a Natale bisogna essere più buoni non ha mai conosciuto Melanie, perché vorrei spaccarle la testa. «Te lo ha già spiegato.» dico.
Lei mi ignora e prosegue verso la dependance, «Voglio che me lo dica in faccia.» ribatte, «Io mi preoccupo! Non vorrei che fosse stato spinto da qualcuno.» dice e mi guarda per qualche secondo.
Ovviamente si riferisce a me, lo so. «Ryan è grande e può prendere le sue decisioni da solo.» dico seguendola, «Se non vuole che lo intasi con menzioni o DM è libero di smettere di seguirti o addirittura bloccarti.»
Melanie si blocca così improvvisamente che per poco non le vado a sbattere contro, «Bloccarmi?» squittisce girandosi verso di me, «No! Non può farlo!» strilla.
«Oh sì che posso farlo.» esclama Ryan aprendo la porta.
Melanie lo fissa, quasi sorpresa, «Io... io...» balbetta, «Perché?» chiede.
Ryan sospira e si appoggia con la spalla allo stipite della porta, «Perché mi rompi le palle.» risponde, «Perché sei peggio di un gatto rognoso attaccato ai coglioni.» continua, facendo impallidire Melanie sempre di più.
«Che cazzo vuole quella?» sbotta Liam ma non si alza dal divano di Ryan, «E che palle, però.» continua, «A me non dice nulla, eppure ho smesso di seguirla anche io.» dice cercando di assumere un tono offeso.
Melanie sbuffa, irritata, «Tu non conti.» esclama stringendo i pugni.
«Ah, non conto?» ride Liam, che si avvicina alla porta, «Quindi posso bloccarti, giusto?»
Melanie si blocca e gonfia le guance, «Stronzo!» strilla, «Sei uno stronzo!» ripete.
«Te ne vai?» sbotta Ryan, «Non puoi restare qui se offendi.» dice, «Anche se non offendi, eh.»
Melanie si gira di scatto e mi fissa, «Io ti odio.» dice, «È colpa tua.» esclama e figuriamoci se non avesse detto una cosa del genere, sbuffa e si allontana verso il cancello così la seguo, giusto per assicurarmi che esca sul serio e non si nasconda dentro qualche cespuglio... anche se è difficile nascondere l'evidenziatore arancione con quattro ruote e un volante!
Torno da Ryan e mi siedo sul divano, fra lui e Svetlana, «Che piaga.» sbotto, «Per fortuna non ci sarà il trentuno.» sospiro.
Melanie si è lamentata decine di volte su Facebook di questa cosa, ha aspettato due giorni prima di poter prendere uno dei pacchetti della serata e non li ha più trovati. Forse pensava che uno di noi l'avrebbe invitata. Stupida.
Lascio da parte il pensiero di Melanie La Piaga e dei suoi inutili piagnistei e mi concentro su quello che stiamo facendo, cioè nulla, a parte guardare film natalizi in tv, così mi sistemo meglio contro Ryan, le ginocchia piegate verso il petto, lui mi circonda le spalle con un braccio e mi bacia la testa.
Adesso sì che si sta bene.

***

«Ti calmi?» sbotto guardando Svetlana, «Sembri una bambina dell'asilo.»
Lei ride, «Oh, dai, è la prima volta che entro in una casa discografica!» dice.
Io fisso la segretaria che prepara il pass da visitatore per Svetlana, «Lo capisco, ma datti un contegno!» dico, «Sembri una bambina che ha mangiato troppi zuccheri!»
Lei si calma e posa le mani sul bancone, fissando la segretaria. «Non vedo l'ora di essere con... gli altri.» dice.
Io non replico, ringrazio la segretaria che ci consegna il pass e spingo Svetlana verso gli ascensori, «Ti ricordi cosa ti ho detto?» le dico mentre spingo il pulsante di chiamata.
«Sì.» sbuffa lei, «Mi ricordo.» dice, «Ma sarà dura...» sospira, «Però... uffa.» si lamenta incrociando le braccia al petto, «Non è giusto!»
«Sono gli ordini.» le ricordo e l'ascensore arriva, «E comunque è roba da un paio d'ore, poi saremo a casa e potrete fare tutto quello che volete.» esclamo ed entriamo in ascensore.
«Lo so, ma è ugualmente una palla.» sbuffa.
Restiamo in silenzio — anche perché c'è altra gente con noi — fino a quando non arriviamo al nostro piano. Appena Svetlana nota Liam fa per buttarsi contro di lui, ma si ricorda dei piani e si limita a un abbraccio. «Vado da Carl.» dico e noto che vengo praticamente ignorata da tutti: Liam e Svetlana parlottano a bassa voce, Chris e Aaron discutono di sport, Jake e Ryan parlano di non so cosa, così entro nell'ufficio e mi accorgo che il mio computer è ancora in riparazione. Non potrebbero darmene un altro, invece di farmi usare quello di Carl? La sua poltrona è scomoda!
«Quando mi riportano il pc?» domando gettando la borsa sul divanetto — che è di una scomodità assurda! —, «Sono stufa si usare il tuo.» mi lamento.
«A Gennaio.» risponde lui.
Io alzo gli occhi al cielo, «Mi pare logico che lo portino a Gennaio.» sbotto, «Ormai Dicembre è finito! Ma a Gennaio quando?»
«Entro il sette.» risponde lui e mi lascia il posto, chiude la porta che divide il suo ufficio da quel buco che dovrebbe essere il mio, di ufficio. Con uno sbuffo mi lascio cadere sulla sedia, pronta per inviare le email con gli ultimi dettagli per la serata di domani, oltre a un altro miliardo di cose da fare.
Ho bisogno di un'assistente, di una segretaria, mi andrebbe bene anche Snoopy, basta che mi porti del caffè.
«Ehi.»
Alzo gli occhi dallo schermo e sorrido a Ryan, che mi ha portato un cappuccino gigante. «Grazie.» esclamo e quasi gli strappo il bicchiere dalla mano, «Ne avevo bisogno.» dico dopo aver preso un lungo sorso.
«Non merito nulla?» dice lui e si mette dietro di me.
«Ti ho detto grazie.» replico, «Cosa vuoi di più?» chiedo.
«Lo sai.» dice lui, «Un bacetto mi andrebbe bene...»
Sospiro e lo guardo, «Non nell'ufficio di Carl.» dico, «Ci butterebbe fuori a calci.» esclamo.
«Ma no,» replica lui «io gli servo, eh!» continua.
Sento il suo respiro sul collo mentre fisso lo schermo, «Ryan...» sospiro mentre lui mi bacia il collo, «Mi distrai.»
«È quello che voglio.» ride lui, «E non mi hai ancora ringraziato per il cappuccino.» dice.
«Ma ti ho ringraziato.» replico.
«Ma non come intendo io.» soffia lui al mio orecchio.
«Siamo nell'ufficio di Carl.» gli ricordo ma non mi sposto, perché, dopotutto, è piacevole.
«E allora?» mormora lui, «È impegnato a mostrare alcune cose a Svetlana...» dice e continua a baciarmi il collo, salendo piano verso l'orecchio.
«Mi fai finire?» chiedo, «È la terza volta che leggo la stessa riga,» sbotto e lui ride «dammi due minuti,» continuo «poi sarò tutta tua.» prometto.
Ryan sbuffa, «Okay.» borbotta e si alza, dandomi modo di controllare di non aver scritto stupidate, di non aver fatto errori e di inviare le mail alle persone giuste.
«Fatto.» esclamo, prendo il cappuccino e lo sorseggio mentre faccio girare la sedia verso Ryan, «Per adesso ho finito.» dico e finisco di bere, mi alzo e butto il bicchiere nel cestino accanto alla porta. «Ryan!» strillo quando torno alla scrivania e lui mi abbraccia e mi fa sedere su di essa, «Ma sei matto?» strillo, «Ma che fai?»
Ryan, tanto per cambiare, ride, «Niente.» dice, «Voglio solo un bacio.»
«E devi fare tutto 'sto casino?» chiedo, «Siamo nell'ufficio di Carl, nel caso te lo fossi dimenticato.» gli ricordo per l'ennesima volta.
Ryan scrolla le spalle, «È solo un bacio.» dice e posa le mani sulle mie cosce, «Non dirà nulla.» continua e riprende a baciarmi il collo, «Fidati.» sussurra.
Mi limito a chiudere gli occhi e posare le mani sulle sue spalle, godendomi le sue labbra sulla mia pelle, labbra che si spostano sulla mia bocca mentre le sue mani scivolano sotto la mia gonna.
«Perché hai messo questi?» borbotta lui toccando i leggins bianchi.
«Perché mi piacciono.» rispondo ad occhi chiusi.
«Sono di troppo.» borbotta Ryan.
«Non fate sesso sulla mia scrivania.»
Per poco non cado per terra quando Ryan si scosta bruscamente da me, «È colpa sua!» esclamo guardando Carl, che ci fissa dalla soglia, «Io glielo avevo detto!» dico, «L'avevo detto che questo è il tuo ufficio è non era il caso!» esclamo.
Carl fa un passo avanti senza smettere di guardarci, «Da quando?» si limita a chiedere.
«Da una settimana.» risponde Ryan, «E comunque lei c'è stata, è anche colpa sua!» aggiunge.
Carl scoppia a ridere, «Okay, okay.» dice, «Sono felice per voi.» aggiunge con un sorriso, «Però per voi valgono le stesse regole di Liam e Svetlana.» dice.
«Lo sappiamo.» esclamo.
«Ne avete solo una in più.» dice Carl, «Non fate sesso nel mio ufficio!» sbotta, «Né ora, né mai!» grida, «Adesso uscite!» ordina e noi eseguiamo.
«Cosa avete combinato?» domanda Jake quando raggiungiamo gli altri nella zona relax.
«Ma, niente di che.» risponde Ryan scrollando le spalle.
«Carl ci ha beccato che ci baciavamo.» dico io, «Sulla sua scrivania.» aggiungo.
«Oh, mio Dio.» esclama Chris, «Lo sanno tutti che la scrivania di Carl è sacra!» dice e scoppia a ridere, «Ma come vi è saltato in mente di fare una cosa del genere?» sghignazza.
«La colpa è sua.» dico indicando Ryan che sbuffa.
«Sempre colpa mia.» sbuffa incrociando le braccia, «E comunque non ci ha fatto niente,» mi dice «e tu che pensavi che ci avrebbe buttato fuori a calci!» esclama e ride.
«Ero sul punto di farlo, ma mi servi intero per domani.»
Ryan avvampa e si volta verso Carl, «Ah, beh, sì, ecco.» borbotta, «Hai ragione.» dice. È adorabile quando arrossisce! Gli tocco la testa, chiedendomi quando mi farà vedere i capelli al naturale. Lui si scosta, «Non toccarmi i capelli.» borbotta, «Non lo sopporto.»
Io rido, «E dai, ricordati quello che mi hai promesso.» gli ricordo.
Ryan mi osserva, «Mi ricordo.» dice, «Ricordo anche che ti ho detto che lo farò.»
Io sbuffo e incrocio le braccia al petto. Davvero, non capisco perché non si faccia vedere con i capelli lasciati al naturale, senza quintali di gel e lacca. Insomma, sono capelli! Non saranno così orribili! «Sono curiosa.» dico.
«Guarda che anche noi lo abbiamo visto pochissime volte senza tutto quel gel.» dice Chris, «Mettiti il cuore in pace.»
Io sbuffo, di nuovo. «E che palle.» borbotto. Ma... uffa. Lui è entrato nella mia stanza e mi ha visto nuda — e devo ancora capire perché sia entrato —, mi ha visto con il trucco sfatto, senza trucco, con i capelli in disordine... mi ha visto con i bigodini in testa!
Santo Cielo, mi ha visto con i bigodini in testa e io non posso vederlo con i capelli lasciati asciugare naturalmente? Cos'ha, i capelli di uno che ha appena preso la scossa? Sono davvero così orribili?
Sono curiosa!

***

Ansia.
Ansia, ansia, ansia ansia e ancora ansia.
E anche terrore.
Oltre la grande porta di legno — finto legno, perché dentro è piena di acciaio — ci sono le duecentocinquanta ragazze.
Loro saranno pure pronte, ma non io.
Come farò a tenerle a bada? A farmi ascoltare? Ad evitare che si fiondino su Ryan e gli palpino il culo?
Ho bisogno di un calmante.
O di una botta in testa.
O di tutte e due.
«Pronta?» mi chiede Carl.
«Mhm...» biascico, «No.» rispondo e lui ride. Sto ricominciando ad odiare tutti.
«Dai,» ride «andrà tutto bene.» esclama, «Basta che ti rilassi!»
Eh, fosse facile! «Certo.» borbotto, «Adesso mi rilasso.» mento, Carl mi fissa, sorride e ride, come se non mi credesse. Bhe, ha ragione.
«Bugiarda.» ride, «Fai un bel respiro profondo e vedrai che andrà tutto bene.»
Io sbuffo, sospiro e mi accascio sulla sedia più vicina mentre Svetlana torna dal bar con un caffè.
«È decaffeinato.» mi dice.
«Mi fa schifo.» commento ma lo bevo lo stesso.
Allora, ricapitoliamo: cinquanta persone avranno la cena e si siederanno nei tavoli davanti al palco, cinque tavoli da otto persone e uno da dieci. Loro potranno farsi delle foto singolarmente con i ragazzi.
Altre settanta persone avranno solo da bere e qualche stuzzichino — anche se qualche non è il termine corretto: ogni tavolo ha abbastanza stuzzichini da sfamare quindici persone — e sono divisi allo stesso modo; le restanti centotrenta resteranno in piedi, dietro i tavoli, lontane qualche metro dal palco, o si sistemeranno sui divanetti — se trovano posto, ovvio —, e avranno solo da bere, oltre le patatine e i salatini che riceverebbero se fosse una serata qualsiasi.
Questi gruppi, se ci riusciranno, faranno le foto nell'ora dopo il concerto. Tutte quante riceveranno la foto autografata e il portachiavi in esclusiva; tutte avranno lo spumante a mezzanotte e una fetta o di pandoro o panettone. Tutte saranno felici e contente.
E io avrò una crisi isterica.
Faccio un respiro profondo e mi impongo di rilassarmi ma invece mi volto e cammino verso il retro.
«Dove vai?»
«Ehm... a vedere come se la cavano gli altri.» mento.
«No, tu vai da Ryan.» ride lui.
Sbuffo e lo ignoro, entro nel salottino e mi lascio cadere sul divano. «Come va?» chiede Ryan, «Ormai è tutto pronto.» dice, «Tu sei pronta?»
Io lo fisso, «Vuoi un pugno?» ribatto, «Non vedi che sono nervosa?» sbotto.
Ryan ride, «Tu, nervosa?» chiede, «Dovremmo essere noi quelli nervosi, non tu.»
Lo prenderei a sberle, «Oh taci.» dico, «Tu canti e suoni, io devo assicurarmi che si mettano al posto giusto e che non facciano danni.» spiego, «Non è mica semplice, sono assatanate!» esclamo.
Ryan ride, mi abbraccia e mi bacia la testa, «Andrà tutto bene.» dice.
Io sbuffo di nuovo, «Uhm, lo spero.» borbotto. «E tu fai il bravo.» dico, «Non farti palpare troppo, altrimenti ti picchio.» dico.
Ryan ride ancora, «In questo caso non sarebbe colpa mia!» esclama e mi tocca la schiena, «Sei tesa.» dice.
«Lo so.» borbotto e chiudo gli occhi quando lui inizia a massaggiarmi il collo, «Ma è normarle.» dico, «Credo.» aggiungo.
Rimaniamo in silenzio per diversi minuti, fino a quando Carl non mi viene a chiamare, dicendo che dobbiamo far entrare il primo gruppo. Sospiro e mi alzo piano, bacio le labbra di Ryan e mi allontano, pronta per gettarmi nella fossa dei leoni.

«E voi...» guardo le ultime otto ragazze in piedi, che mi osservano, eccitate, «Sedetevi lì.» dico indicando l'unico tavolo libero davanti al palco; mi giro verso il tavolo rettangolare contro il muro e faccio cenno a Svetlana di raggiungermi, «Aiutami.» dico e, insieme, iniziamo a distribuire le foto e i portachiavi.
«Tu sei quella di New York?» le domanda una ragazza con due tette enormi, sembrano due meloni troppo cresciuti, quasi sul punto di esplodere.
Svetlana la fissa, sorpresa, «Io... sì.» risponde e proseguiamo a distribuire i due regalini, mentre spiego, tavolo per tavolo, quello che succederà fra pochi minuti: «Salirete una per una sul palco e farete le foto con il gruppo.»
«Comportatevi bene: potete abbracciarli, baciare le loro guance ma non saltategli addosso!» aggiungo, “E tenete giù le zampe da Ryan!” vorrei aggiungere ma non posso farlo.
Dio, la gelosia mi ucciderà.
«Le foto saranno sul sito entro la serata del due Gennaio.» finisco di spiegare, «Buon divertimento.» dico prima di trascinare Svetlana nel salottino, per dire ai ragazzi di muovere il culo e sbrigarsi a fare queste foto.
Prima iniziamo, prima finiamo. E magari non mi verrà un'ulcera dal nervoso: bacio Ryan prima che esca dalla porta, «Se ti palpano mandale via.» mormoro al suo orecchio.
Lui, lo stronzo, ride e segue gli altri, mentre le cinquanta galline... cioè, le cinquanta ragazze urlano così tanto da farmi pensare che le abbiano sentite persino dall'altra parte della città.
I cinque salgono sul palco, si sistemano in un angolo, davanti a un telo nero, che verrà levato subito prima del concerto, in ogni caso, nella parte superiore è appeso un filo di lucine colorate e stelline e palline.
Appena il fotografo, di cui mi sono già scordata il nome, mi da l'okay, faccio salire le ragazze una a una.
«Le ucciderei.» borbotta Svetlana passandomi un bicchiere di Guinness. «Guarda come lo sta toccando!» si lamenta, «Lo sta toccando troppo.» sbuffa, «Adesso la uccido.» dice.
«Stai calma.» borbotto sorseggiando la birra, «Se la uccidi poi vai in galera.» le ricordo.
Lei sbuffa e beve la sua birra, «Tu come fai?» domanda.
«Fingo.» rispondo, «E comunque lui mi ama.» dico, «Io di lui mi fido, è di quelle che non...» scrollo le spalle.
Dopo un ora e mezza tutte le ragazze hanno fatto le foto, «Fra una mezz'ora inizieremo a distribuire la cena.» annuncio ma mi accorgo che non mi hanno ascoltato, anche se ho usato il microfono, che è acceso. «Ascoltatemi!» urlo e loro si bloccano, «Fra mezz'ora vi porteremo la cena, fra qualche minuto, invece, vi porteremo l'aperitivo.» dico, «Quindi sedetevi e godetevi la serata.» sorrido, spengo il microfono e scendo dal palco, fiondandomi al tavolo dove io, Svetlana, Carl e gli altri mangeremo — e per altri intendo i due fonici, il fotografo e i suoi assistenti —, Ryan e gli altri hanno già mangiato un paio di ore fa.
A parte che fra un'ora dovrò alzare il culo per far entrare il secondo gruppo, sistemarlo, per poi far entrare il resto delle ragazze.
Sarà una lunghissima serata.
E la passerò lontana da Ryan. Il nostro primo Capodanno insieme e lui lavora. Che sfiga.

***

«Ma hanno preso qualche eccitante?» sbotta Svetlana osservando le ragazze che ballano, urlano, saltano mentre Ryan e gli altri cantano e suonano.
«Finché rimangono lì non ci sono problemi.» dico.
«Voglio andare anche io sul palco con loro.» sbuffa la mia migliore amica, «Invece ce ne stiamo qui, in un angolino, come se fossimo in castigo!»
«Già.» dico e trangugio il mio cocktail, «Manca poco a mezzanotte e non potrò baciare Ryan, perché non posso, perché lui è lì e io sono qui.»
I camerieri iniziano a distribuire i bicchieri per lo spumante ad ogni avventore, e li danno anche a me e Svetlana.
«Oh, finitela.» borbotta Carl, «Sono lì, non sono andati in guerra!» ride.
Ormai mancano due minuti allo scoccare della mezzanotte e io mi sento come Cenerentola. Una Cenerentola quasi ubriaca.
Il cameriere che ha portato i bicchieri e la bottiglia di spumante a Ryan e gli altri ci raggiunge, dicendoci che Ryan ci vuole tutti e tre sul palco.
Io mi limito a girarmi verso Ryan, che ci sta osservando con un sorriso, così saliamo sul palco, io fra Ryan e Carl, Svetlana fra Liam e Jake.
Il conto alla rovesce parte e quando arriva a zero e scocca la mezzanotte Ryan, Jake e Chris stappano le bottiglie di spumante.
«Auguri.» dice Ryan al mio orecchio e versa lo spumante nel mio bicchiere, «Ti amo.» mormora.
Io mi limito a sorridere mentre una pioggia di carta lucida e colorata cade su di noi, sento i “click” delle macchine fotografiche che scattano foto e sento la mano di Ryan sulla mia schiena.
Dov'è finita la bottiglia? Ah, ecco, ce l'ha Carl.
Mi muovo piano, ondeggiando sul posto.
Dio, non posso aver bevuto così tanto. O sì?
Dopo il brindisi di rito io, Svetlana e Carl scendiamo dal palco, per lasciare ai ragazzi la possibilità di suonare le ultime due canzoni, prima che si scateni il caos. Il caos causato da tutte quelle che vogliono una foto con loro, che vogliono abbracciarli, baciarli, giurargli amore eterno... mando giù un altro bicchiere di spumante, perché sì. E perché tanto domani non si lavora e perché comunque torneremo a casa in taxi. O con un auto messa a disposizione dalla casa discografica. Una delle due, insomma.
«Quando finirà questa tortura?» borbotta Svetlana al mio orecchio e io sento il suo alito che profuma di fragola e alcol.
«Ancora un'ora.» sospiro, «Una lunghissima ora.» dico.
Le due canzoni finiscono, i ragazzi scendono dal palco, avanzano, salutando le fans, fermandosi a fare foto, ad abbracciare, a farsi sbaciucchiare.
Se avessi una bomba, o anche solo una fialetta puzzolente, la butterei contro di loro. Sono vicine, troppo vicine a Ryan. Una di loro gli tocca il culo mentre lo abbraccia e io vorrei darle uno schiaffo. Ma anche due o tre.
Spaccarle la faccia.
Uno dei camerieri mi si avvicina, «C'è una certa Melanie...» dice.
«Cosa?» esclamo, «E che cazzo vuole?» chiedo.
Lui alza le spalle, «Entrare, suppongo.» dice, «Sta litigando con i buttafuori perché dice che tu le avevi detto che poteva entra-»
Non gli lascio finire la frase che me ne vado, diretta verso La Piaga.
Non le permetterò di rovinare questa serata. Oltrepasso una delle salette, dove alcuni quarantenni si stanno comportando peggio di un branco di scimmie sotto steroidi — uno di loro si è legato la cravatta attorno alla fronte e ha la camicia mezza fuori e mezza dentro i pantaloni e balla, agitando il sedere come se avesse uno scorpione attaccato ai testicoli — e raggiungo l'ingresso.
«Che cazzo vuoi?» abbaio appena scorgo Melanie che, tanto per cambiare... piange.
«Mi fai entrare?» singhiozza lei.
«No.» rispondo e sbuffo, «No, no e ancora no!» dico.
«Per favore...» piagnucola quella, «Voglio vederli...»
La fisso mentre passa la mano sul viso, spalmando matita e mascara nero e ombretto blu e argento su tutta la faccia chiazzata di rosso. Arancio e rosso. Arancio? Che ha fatto? Ha usato un auto-abbronzante scaduto tre anni fa? «Dovevi pensarci prima, cocca.» ridacchio, «Potevi prendere i biglietti quando sono usciti.» dico e prendo il cellulare che avevo infilato nella scollatura — non ho tasche! — e le scatto un paio di foto, giusto per giustificare la ridarella che mi prenderà non appena le volterò le spalle.
«Ma io pensavo che mi invitaste.» dice lei e mi osserva, gli occhi sgranati circondati dal trucco sbavato che la fa assomigliare a un panda. Un panda con la pelliccia arancione, «Lo avete sempre fatto.» dice.
Io sbuffo, provo a rimettere il cellulare dov'era prima ma i miei movimenti sono troppo goffi quindi ci rinuncio; alzando il viso scorgo delle ragazze dall'altra parte della strada, un grosso cartellone bianco in mano, con scritto che sono lì per Ryan e gli altri. Che carine! Alzo una mano e le saluto, prima di guardare Melanie che mi fissa come se volesse ammazzarmi.
Bhe, ci ha già provato.
«Adesso non possiamo più farlo.» dico.
Lei singhiozza, «Ma Svetlana è li con te.» dice e si passa le dita sugli occhi, spargendo ancora di più il trucco, «Non è giusto!» strilla.
Io sbuffo, «Lei è la mia migliore amica, e quelli della casa discografica lo sanno e hanno fatto un'eccezione per lei.» spiego. «Ciao.» aggiungo e mi volto, dico al buttafuori di non farla entrare e torno dentro.
«Cosa voleva?» mi chiede Svetlana. In risposta le mostro la foto, «Ma che...» dice e scoppia a ridere, «Ha la faccia arancione!» sghignazza e anche io rido.
«Siete sceme?» ci domanda Carl, così ci ricomponiamo e gli mostro la foto di Melanie e lui trattiene una risata.
Finalmente, dopo quella che mi pare un'eternità, i ragazzi salutano le fans e se ne vanno nel salottino, aspetto giusto il tempo di finire il mio bicchiere e poi li seguo. Non faccio in tempo a chiudere la porta dietro di me che Ryan mi afferra e mi stringe prima di baciarmi.
«Ryan.» ansimo quando si allontana, «A momenti mi fai soffocare.» dico e lui ride.
«Era tutta la sera che volevo farlo.» dice e mi bacia la fronte.
«Fagliela vedere!» strilla Svetlana, «Falla vedere! Falla vedere!» grida, staccandosi da Liam.
Ah, sì. Infilo la mano nella scollatura — alla fine sono riuscita a mettere lì il cellulare — e sento Ryan che mi fissa, «Linds?» chiede, «Non spogliarti davanti a tutti!» strilla.
Io rido e prendo il cellulare, «Non voglio spogliarmi.» dico e faccio un passo indietro, sentendo i piedi che mi fanno sempre più male. Oh, ma io ho le scarpe di ricambio! «Volevo solo prendere il telefono.» dico, «Ecco, Melanie prima era fuori e le ho fatto una foto.» dico cercando di non ridere. Svetlana, invece, scoppia a ridere e si appoggia allo schienale del divano.
Seleziono le foto e mostro agli altri.
«Ha la faccia arancione!» esclama Chris. «Perché?» chiede.
«Perché si trucca se sa che poi piange? Non è inutile?» borbotta Jake, «E non esiste quel trucco che usano le spose?»
«Waterproof.» dice Svetlana, «Sì, dovrebbe usare quello ma...» scoppia di nuovo a ridere.
«Che idiota.» si limita a commentare Liam mentre Aaron sospira e scrolla la testa.
«È qui?» chiede Ryan, «Di fuori?» domanda e io annuisco, «Non entrerà, vero?»
«No.» rispondo, «Ho dato ordine di non farla entrare per nessun motivo.» lo rassicuro e lo bacio.
«Non hai bevuto un po' troppo?» chiede Ryan quando un cameriere entra per chiedere cosa vogliamo bere con la torta.
«No.» rispondo e mi allontano piano da lui.
«Stai andando storta.» replica Ryan Il Guastafeste.
«Non è vero.» ribatto. Sì che è vero, però... «Mi fanno male i piedi.» aggiungo, «Vado a cambiare le scarpe.» dico, afferro Svetlana e vado nel bagno del personale con lei.
Torniamo nel salottino dopo cinque minuti e io mi sento meglio, con i miei stivaletti bassi. 
«Non è colpa delle scarpe.» dice Ryan quando lo raggiungo, «Vai ancora storta.» ride.
«Oh, taci.» borbotto sedendomi accanto a lui, «È stata una lunga giornata.» dico a poso la testa sulla sua spalla, «Ho dovuto sopportare quelle galline che allungavano un po' troppo le mani.»
Ryan ride ancora e io lo colpisco sulla coscia, «Non è colpa mia.» si giustifica, «Io cercavo di spostarmi ma loro erano tante e sembravano avere mille mani.»
Io sbuffo e rimango in silenzio mentre due camerieri portano la torta — già tagliata a fette — e le bevande nella stanza.
«Vodka?» dice Jake, «Chi l'ha ordinata?» domanda e Svetlana alza la mano con un risolino.
«Non mischiare.» esclama Ryan rivolgendosi a me.
«Tanto lo so che mi accompagnerai su per le scale.» dico, «E Liam porterà Svetlana in camera mia.»
«In camera tua?» dice lui, «Cosa? No!» esclama, «Io non voglio che quei due lo facciano nel tuo letto!» sbotta, «Se vogliono lo fanno nel mio, di letto.»
«Ma... perché?» chiedo prendendo il piattino con la fetta di torta, «Poi cambio le lenzuola, eh.» dico.
«Ma non è per le lenzuola.» ribatte lui, «Non voglio e basta.» dice e incrocia le braccia al petto, «No. Mi fa senso.» dice, «Io e te nel tuo letto, loro nel mio, okay?»
Io mi limito ad annuire. Un letto è un letto, dopotutto. E io incomincio ad avere sonno.
«Non è la prima volta che non ti fa dormire nel suo letto.» ride Liam.
Ha ragione. «Ha ragione!» esclamo, «Quando sono rimasta chiusa fuori casa mi hai fatto dormire sul divano!» ricordo.
«Oh, ma lui non voleva.» ride Liam.
«Che cosa?» chiedo.
«Liam!» esclama Ryan, «Sta zitto.»
«Che cosa?» ripeto.
«Che lui, in realtà, voleva che dormissi nel suo letto.» dice Liam prima di alzarsi e scappare via da Ryan che lo insegue.
«Io non ho capito.» dico, «Volevi che dormissi nel tuo letto?» domando a Ryan, «E allora perché mi hai fatto dormire su quel cazzo di scomodo divano?» urlo.
«Perché lui pensava che tu capissi» Liam s'interrompe, ride e scappa di nuovo, «che lui ti voleva nel suo letto.» finisce di dire.
«Che cosa?» sbotto. «Ryan!» esclamo e lui si ferma e mi guarda. «Tu volevi che mi infilassi nel tuo letto, insieme a te?» chiedo.
Lui tossisce, si passa una mano sui capelli, si riempe il bicchiere con della vodka e la manda giù in un solo sorso, «Bhe... sì.» mormora.
«E dovevo arrivarci così, da sola?»
«Sì.»
Mandò giù il pezzetto di Saint Honoré, butto giù un sorso di vino bianco e prendo un respiro profondo. «Idiota.» sbotto, «Pensavi che ti avrei letto nel pensiero?» borbotto.
«Sì!» ride Liam prima che Svetlana lo afferri per un polso e lo faccia sedere sul divano con uno strattone, «Credeva che ci arrivassi da sola!» esclama prima che Svetlana gli urli di stare zitto perché vuole sentire.
«Vieni qui, idiota.» dico a Ryan, «Sono troppo stanca per darti uno schiaffo.»
Ryan si avvicina e si siede, riprende in mano il piattino con la torta e mi guarda, «Scusa.» dice, «Mi dispiace.» mormora sfoderando il suo miglior sguardo da cucciolo abbandonato e lo sa che non riesco a resistere. Lo fa apposta, secondo me.
Sospiro, mangio ancora un po' di torta, bevo un po' di vino, «Okay.» dico e lui mi sorride e mi bacia.
Lo amo anche se è un completo idiota. Come può pensare che io gli legga nel pensiero? Io pensavo che fosse stronzo e basta!
Però... «Liam,» chiamo il tastierista, che è impegnato a imboccare Svetlana.
«Sì?» fa lui, la forchettina da dolce in mano.
«Quando tue e Ryan ci avete riaccompagnato a casa, poi dove hai dormito?» chiedo.
«Da Ryan.» risponde.
Alzo gli occhi il cielo, «Lo so.» dico, «Ma dove? Sul divano, per terra, nella vasca da bagno...»
Liam abbassa lo sguardo, poi mi fissa, «Nel suo letto.» dice, «Io gliel'ho detto che è cretino!» esclama, «Ma lo sai che è imbecille.» ride.
«Ehi!» sbotta Ryan, «Io sono qui!» borbotta e io rido.
Ho già detto che lo amo anche se è idiota? «Lo immaginavo.» dico e do un bacio a Ryan.
Lui diventa rosso, «Avete finito di prendermi per il culo?» domanda affondando la forchettina nella torta.
«Bhe, sei tu che te le cerchi!» ride Aaron e mi chiedo se abbia sentito Melanie in questi giorni, se lei lo abbia supplicato di farla entrare e cosa lui le abbia eventualmente risposto.
Alla fine mi accorgo che non me ne frega un tubo, non voglio pensare alla Piaga e rovinarmi questa serata che è una delle più belle della mia vita. Anche se ho lavorato, anche se non ho baciato Ryan allo scoccare della mezzanotte, anche se ho dovuto vederlo sommerso dalle fans dalle mani lunghe, sono felice. E impedirò a chiunque di rovinarmi questa sensazione che mi avvolge.

È quando vado verso il bagno che mi accorgo che si sente la musica che il dj ha deciso di mandare, così mi dirigo verso destra invece che a sinistra. E mi basta un niente per riconoscere quella canzone.
Gli Aerosmith, I don't wanna to miss a thing.
Fisso la porta che separa la zona privata dal resto della sala e grido quando mi sento afferrare, girare e stringere. «Ryan.» gemo, «Mi stai stritolando.» gli faccio notare.
«No.» replica lui, «Questa volta non mi scappi.» mormora nel mio orecchio e io sorrido, «Non scappi.»
«Uhm, okay.» rido, felice. «Ma mi stai stritolando sul serio.» dico, «Non riesco a respirare.»
Ryan allarga l'abbraccio e mi sfiora la schiena, iniziando a dondolare piano a destra e a sinistra, poso la guancia sulla sua spalla, la fronte contro il suo collo, la sua pelle calda contro la mia. 
Gli sfioro il collo con le dita, godendomi le sue mani che mi accarezzano la schiena, la sua voce che canta piano la canzone nel mio orecchio e continuo a darmi della stupida per essere scappata quella volta in discoteca.
È tutto così meraviglioso e perfetto che resterei qui per sempre.
Lentamente giriamo e apro gli occhi, fissando l'angolo del muro e lo stipite della porta, «Se qualcuno apre la porta ci prende in pieno.» mormoro.
«Ma no.» replica lui e mi bacia il viso.
«Secondo me sì.» dico e Ryan si allontana di un passo dalla porta, trascinandomi con sé.
«Contenta?» ride.
«Sì.» sospiro, felice, e chiudo gli occhi, godendomi questo momento.
La canzone finisce e Ryan si allontana un poco da me, le sue mani sui miei fianchi. Io gli tocco il viso, gli sfioro le labbra con la punta delle dita. «Sai di zucchero.» dice.
«Bhe, ho mangiato i dolcetti di sfoglia ed erano pieni di zucchero.» gli ricordo, «Mi sarei lavata le mani se qualcuno non mi avesse fermato...»
Ryan si blocca, «Mi hai sporcato la camicia di zucchero?» domanda e io scrollo le spalle. «Lindsay!» esclama.
Rido, «Bhe, non è colpa mia.» mi giustifico e gli sfioro il viso, «Adesso posso lavarmi?» chiedo e lui annuisce. Entriamo nel bagno del personale, fermandoci nell'anti-bagno dove ci sono i lavandini. Mentre mi lavo le mani sento dei rumori strani — come se qualcuno picchiasse la mano contro la porta di legno — provenire da uno dei bagni ma non ci faccio troppo caso, fino a che non sento un gemito bello forte. Guardo Ryan che si limita a sorridere.
«Qualcuno si starà divertendo.» ride.
Mi mordo le labbra per impedirmi di ridere e mi asciugo le mani.
«Liam!»
Fisso Ryan, sconvolta. Svetlana e Liam lo stanno facendo a qualche metro da noi! È così imbarazzante...
I rumori e i gemiti continuano e Ryan si china e mi indica una delle tre porte. Mi abbasso anche io, spio dallo spazio che c'è fra la porta e il pavimento e vedo i piedi di Liam. Bene, perfetto! Lo stanno facendo in piedi contro la parete. Mi copro la bocca con la mano mentre Svetlana esclama il nome di Liam e io e Ryan usciamo; una volta in corridoio scoppiamo a ridere.
I due hanno già inaugurato l'anno nuovo.
Torniamo nella nostra saletta e spiattelliamo il tutto agli altri, che ridono.
«Cosa c'è di divertente?» domanda Liam rientrando. Chissà se si è accorto di avere la cerniera dei jeans aperta...
«Oh, niente.» risponde Ryan, «Però, ragazzi... dovreste fare meno casino.»
Svetlana sbianca e si nasconde dietro Liam che diventa di un'adorabile rosso.
«Potevate aspettare di andare a casa!» ride Chris.
«E tu quand'è che chiederai a Clara di uscire?» domanda Liam riprendendosi.
Sul viso di Chris si dipinge un sorriso vittorioso, «Oh, già fatto.» dice, «E tu quand'è che tirerai su la cerniera?» domanda.
Liam avvampa di nuovo e si sistema fra uno scroscio di risate.
«Avete sentito tutto?» pigola Svetlana sedendosi al mio fianco.
«Pochi secondi.» la rassicuro. Pochi secondi che sono stati pure troppi.
Lei si copre il viso con le mani, «Che imbarazzo.» mormora, le do qualche pacca affettuosa sulla schiena.
«Cose che capitano.» dico e mi blocco quando capisco le parole di Chris, «Hai chiesto a Clara di uscire?» domando.
Lui annuisce, «Sì.» risponde.
«Lo sai che...» dico.
Chris sbuffa e si scola un bicchiere di vino. Ho l'impressione che i nostri fegati non siano molto d'accordo, in questo momento. «Lo so, lo so.» dice. «Infatti le ho proposto di vederci qui, una di queste sere.» continua, «Se ce ne stiamo qui, nella saletta, non ci sono problemi.» dice, «Giusto?»
Io mi limito ad annuire, «Va benissimo.» dico.
Riprendiamo a chiacchierare, a bere, a essere felici.
Che è quello che conta, alla fine.

All'alba delle quattro di mattina, l'auto messa a disposizione dalla casa discografica ci lascia a casa mia. Ryan fa entrare Liam e Svetlana, «Quando ti svegli e vuoi uscire chiamami così disinserisco l'allarme.» dice e chiude la porta mentre io cammino piano verso la porta d'ingresso.
«Tutto okay?» mi chiede mentre infila la chiave nella toppa.
«Sì.» sbadiglio ed entriamo, mentre lui è impegnato con il pannello d'allarme io vado verso le scale e all'improvviso mi sembrano troppo alte, troppo grandi, troppo lunghe. Mi siedo sul primo gradino e levo gli stivaletti.
E se salissi a quattro zampe? La stanza sta iniziando a girare troppo velocemente.
«Linds... che fai?»
«Salgo le scale.» rispondo posando le mani sul secondo grandino, Ryan ridacchia e mi aiuta ad alzarmi in piedi. Arriviamo in cima dopo un'eternità e Ryan mi solleva, «Che fai?» chiedo, gli occhi che si chiudono.
«Ti porto in camera.» risponde lui e poco dopo mi posa sul mio letto. Con un gemito mi metto a sedere, «Ti senti bene?» mi chiede.
«Sì.» rispondo e poso i piedi sul pavimento.
«Linds... se devi vomitare dimmelo.» mormora dolcemente lui.
«Non devo vomitare.» dico e mi avvio verso il bagno.
«Linds...» sospira lui, «Guarda che non mi fa schifo.» dice ma un qualcosa della sua espressione mi suggerisce il contrario.
«Devo solo fare pipì.» mormoro ed entro in bagno.
Torno in camera dopo qualche minuto, con indosso solo una maglia di due taglie più grande; sbadigliando mi infilo sotto le coperte.
«Hai sonno?» domanda Ryan e mi bacia la fronte, «Arrivo subito.» soffia.
Io mi sistemo meglio, sdraiandomi sul fianco e tirando le lenzuola fino al naso. Sono distrutta, ho sonno e voglio dormire. Ho gli occhi chiusi quando Ryan torna in camera e sono mezza addormentata quando lo sento sdraiarsi accanto a me e abbracciarmi.
E poi mi addormento.

*-*-*

«Allora, vai ad aprirgli?»
Mi giro verso Lindsay che sbadiglia, poi guardo fuori dalla porta finestra. Liam è nella mia stanza, che si sta agitando perché sto impiegando troppo tempo per andare ad aprirgli. «Ancora due minuti.» rispondo, è così divertente vederlo agitarsi come un cretino! Almeno non si è svegliato alle nove. Adesso sono quasi le due del pomeriggio. Io mi sono svegliato un paio di ore fa e ho avuto tutto il tempo di lavarmi, sistemarmi i capelli e recuperare qualche vestito che avevo lasciato qui e che la signora Mars ha gentilmente lavato.
Linds sbuffa, «Io voglio del caffè!» sbraita, «Vai!» ordina. Io rido e vado a liberare quei due.
A giudicare da com'è sfatto il letto, direi che ci hanno dato dentro. Forse mi conviene cambiare anche il materasso oltre che le lenzuola. E magari dare una passata con l'ammoniaca a ogni singola superficie. Non si sa mai.
«Volevi farmi aspettare ancora un po'?» sbotta Liam, «E hai la dispensa vuota!» dice, «Neppure un misero biscotto ho trovato.» borbotta mentre entriamo nella stanza di Lindsay.
«Devo fare la spesa.» esclamo.
Scendiamo le scale, «I quattro cavalieri dell'apocalisse con il dopo-sbornia!» ride Greg, seduto sul divano, geme e si prende la testa fra le mani.
«Non siamo i soli.» ribatto e mi stupisco di averlo fatto, Greg mi fissa, sorpreso, poi Brenda — che sta giocando con Cam — scoppia a ridere e dice che se l'è cercata.
Entriamo in cucina, dove la signora Mars ha preparato il caffè e ce lo versa in alcune tazze. Lindsay ci aggiunge un po' di zucchero e della panna montata, lei ci chiede se vogliamo delle uova e del bacon ma rifiutiamo tutti quanti, invece accettiamo volentieri degli enormi, grossi e grassi bomboloni alla crema, che trasudano trigliceridi e colesterolo da ogni poro. Ma chissenefrega, hanno un aspetto buonissimo ed è meglio che mi sbrighi a prenderne uno prima che Lindsay se li faccia fuori tutti.
«Pensavo che non avessi molta fame!» esclamo.
«Ho cambiato idea.» replica lei con le labbra sporche di zucchero e ho voglia di baciarla. E mi ritorna in mente quel momento vissuto sole poche ore fa, quando abbiamo ballato quella canzone che dovevamo ballare settimane fa.
Direi che è stata un'idea geniale chiedere al dj di mettere quella canzone. Meriterei un premio.
«Zia! Zia!» trilla Cam entrando in cucina con un cestino in mano, prende quella che sembra una grossa caramella e la porge a Lindsay, «Tieni.» dice.
Lindsay la prende, accarezza la testa del bambino, «Grazie!» gli dice e lo scarta, rivelando quelli che sembrano due biscotti cicciotti con in mezzo della crema al cioccolato. 
Cam si avvicina a me, «Ryan.» mi chiama e mi porge il dolcetto, non faccio in tempo a ringraziarlo che lui è già corso da Svetlana, «Tata,» la chiama «tieni.» gli sorride e lei lo ringrazia. Il bambino ride e si ferma davanti a Liam. Fissa l'ultimo dolcetto nel cestino, guarda lui, «Per te.» dice e e quasi lancia il biscotto a Liam per poi andarsene.
«Perché a me lo ha quasi tirato addosso mentre a voi lo ha dato in mano?» si lamenta Liam.
«Perché non ti conosce.» risponde Lindsay che dopo aver bevuto il suo caffè sembra meno scontrosa, «Non farci caso.» dice, «Almeno non è una peste indemoniata.» sorride, «Non adesso, almeno.» aggiunge, forse ricordandosi quando abbiamo fatto i baby-sitter, io mi ricordo ancora bene il calcio che il piccolo mi ha assestato. Se ci penso mi fanno ancora male; meglio non pensarci, allora. Meglio concentrarsi su altro, tipo Lindsay che ride, con le labbra sporche di crema e zucchero.
Ed è bellissima.
Dopo esserci rifocillati e aver ammesso di avere il frigo vuoto e di aver ricevuto un po' di cibo dalla mamma di Linds, andiamo da me.
Liam e Svetlana si siedono sul divano appena mettono piede in casa io e Linds sistemiamo la roba nel frigo e ci sistemiamo accanto a loro.
Oggi è la giornata ideale per non fare niente. Oggi è la giornata ideale per starsene seduti sul divano e non pensare a nulla. Abbraccio Lindsay e lei posa la testa sulla mia spalla, la sento rilassarsi contro di me; poi lei alza il viso e mi sorride così dolcemente che potrei sciogliermi all'istante, le bacio la testa e mi ripeto di essere fortunato ad averla trovata.



Buon Natale! Anche se in ritardo di un giorno. E auguri a tutti le Stefania che passano di qua.
Scusate il ritardo, ma ho avuto diverse cose da fare e c'era un punto in cui non sapevo come andare avanti.
Comunque... ecco qui la prima parte di questo lunghissimo e ultimo capitolo.
Sto (ancora) scalettando la seconda parte di questa storia, che inizierò a scrivere non appena avrò terminato qualche cosuccia.
Grazie ancora a chi legge/recensisc/mette la storia in una delle liste. Ci vediamo per il 31 Dicembre!
   
 
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