Canto delle stelle del mattino che non ho visto mai. Della bruma tra le mie dita che troppo ho sopportato come gelido fuoco su pelle. E danzano le ombre sulle pareti seguendo gli stessi passi della fiamma quando trema quando tremo io e il freddo morde il cuore graffia gli occhi e sanguinano lacrime. I precordi di nero abbandono in un corpo sterile – morto – se son defunta io o solo i brividi sulla schiena che annunciavano emozione. Canto degli inverni duri che non hanno mai assediato i miei giorni. Delle foglie secche che non si rialzeranno più al richiamo del vento. E danzano onde di fumo e il mio respiro arreso al soffocare del cielo della terra e il mare di grigio vuoto. E non morirà tramonto alcuno e non nascerà nessun’alba che mi risveglierà dal mio sonno se quest’è sogno od ultimo respiro prima dell’oblio. La mia mente è grembo sterile che non custodirà più sogni. E le labbra mie porto insidioso dove nessun sospiro approderà più. Canto della vita che sbiadisce nel bianco di chi dimentica e viene a sua volta dimenticato. E della morte Che stringe forte la mano via come calda madre che conduce in luoghi sicuri e mi rende sua.