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Autore: Vincibosco934    27/12/2015    0 recensioni
Naga Aosugi, studente universitario di animo riservato alle prese con una deludente vita sociale, si fa convincere da un suo conoscente a partecipare ad un seminario del professor Zaccheus Steinmarder, noto studioso del folklore ed eccentrico romanziere ossessionato dagli eventi misteriosi. Ritrovandosi affascinato dalle lezioni dell'uomo e circondato da compagni che sembrano accettarlo per quello che è, accoglie con piacere la proposta di una escursione con la propria classe nella piccola cittadina di Gloom Hill, dove si narra accadano avvenimenti inquietanti. Naga non sa che quella gita sarà l'inizio di un incubo e che il sipario di un mondo buio e pericoloso sta per aprirsi davanti ai suoi occhi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, dopo cena,  Steinmarder affidò loro il compito di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili sulla Festa del Penitente.
Con fare annoiato Masha prese cappotto e borsa e si avviò in paese.

- Troppa noia in questa casa-  aveva  affermato,

- Preferisco il pub di Gloom Hill.

Marcus l’aveva accompagnata. A Naga non stava molto simpatico, era acido con tutti e faceva chiaramente intendere che non era giunto lì per sua spontanea volontà. Quel week end di studio per lui era solamente una sciocca scampagnata.
Sean e Kyle si erano trasferiti nel salone per chiacchierare e Cassandra non si vedeva.
Naga ne approfittò per defilarsi e raggiungere la sua camera. Da quel pomeriggio era stato colto da un fastidioso mal di testa che si era fatto via via più violento.
Indossò il pigiama e si buttò sul letto, coprendosi fino alla cintola.
Rimase a lungo con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto ma probabilmente ad un certo punto si addormentò, perché si accorse di trovarsi all’aperto.
Non aveva freddo, nonostante fosse in pigiama e scalzo; sentiva l’erba umida sotto le piante dei piedi, ma la cosa non gli procurava particolare fastidio.
Chissà se era uno di quelli che chiamavano sogni lucidi.

Era in giardino, di fronte all’agrifoglio inquietante di Kyle. Ma a tratti cambiava forma; ora non era più un agrifoglio, ma un cedro.
 Le foglie della chioma frusciavano alla leggera brezza, illuminandosi d’argento alla luce della luna. Le radici sporgevano dal terreno, spesse e nodose, come le zampe di una tarantola pronte a ghermire.
E si muovevano in effetti; erano vive e scattavano come fruste, liberandosi dal terriccio e avvolgendosi attorno alle sue caviglie.
Allarmato cercò di liberarsi, ma invano. Cadde a terra e cercò di strisciare via, affondando le unghie nella fanghiglia ma l’albero lo trascinava indietro, sempre più vicino…
Un nitrito ruppe il silenzio della notte.
In lontananza, da una nube scura e roboante sfregiata da lampeggianti linee luminose, emerse un cavallo nero come la notte. Era massiccio e terrificante, una creatura d’incubo nata dalle paure più profonde. Gli occhi rossi come il sangue roteavano impazziti e gli zoccoli pesanti battevano il terreno, sollevando zolle e detriti.

L’albero parve rimpicciolirsi e ritirò le sue radici, lasciando libero il ragazzo. Ma la bestia si faceva più vicina, sempre di più, ancora, e ancora…
Naga alzò un braccio, il palmo aperto come a fermare la creatura.
E urlò qualcosa, un nome che si perse nel vento sferzante foriero di disastri.
Poi più nulla, solo il buio silenzioso che accompagna la perdita di coscienza. Un buio confortevole, che protegge dalla realtà e fa dimenticare.
Alcuni raggi flebili lo colpirono in viso, facendolo svegliare.
Il tepore delle coperte gli impedì di alzarsi immediatamente dal letto. Era madido di sudore e voleva darsi una rinfrescata.
Il cuore che gli batteva forte in petto si calmò pian piano con il passare dei minuti. Tremava e un’angoscia opprimente gli occludeva la gola.
Il letto di Kyle era vuoto ma ancora sfatto. Forse era già sceso a fare colazione.
Si concesse una lunga doccia ristoratrice, si vestì e raggiunse la cucina.
Aveva legato i capelli in una coda; la chioma blu elettrico aveva cominciato a farsi troppo lunga e disordinata e la frangia arrivava quasi a coprirgli gli occhi.
La prima persona che incontrò fu Sean. Indossava un completo sportivo e, con una sacca a tracolla, stava scendendo velocemente le scale.

- Buongiorno- lo salutò il ragazzo, - Appena svegliato?

Naga annuì:

- Dove stai andando a quest’ora?

- Kyle mi ha detto che c’è un piccolo lago nelle vicinanze, oltre il bosco a est della villa. Vado a fare un giro lì.

- Divertiti- borbottò l’altro, seguendo nel frattempo il profumo delizioso che giungeva dal basso.

La signora Parsons lo accolse con un sorriso, facendogli cenno di sedersi a tavola.
Era solo ma non gli dispiacque fare una colazione silenziosa. La fragranza e il sapore burroso della brioche gli alleggerì l’umore e il caffè bollente lo risvegliò del tutto.
In quel momento entrarono Abby e Marcus; quest’ultimo era pallido e profonde occhiaie scure gli segnavano il viso.
Abby salutò con un sorriso Naga e gli si sedette di fianco, Marcus invece si accomodò in una sedia lontano dai due e addentò la sua brioche con la voracità di un lupo affamato. Non disse una parola e non si degnò neanche di ringraziare la signora Parsons, che gli lanciò un’occhiata indispettita.

- Cosa gli è capitato?- bisbigliò Naga alla ragazza.
Lei rise mesta: - È stato fuori per tutta la notte, penso abbia ricevuto un due di picche dalla signorina Hexis.
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, ma non era troppo stupito. Marcus non era abbastanza attraente né carismatico per piacere a Masha.
Ben gli sta rifletté un po’ malevolo.

- Non ti preoccupare- continuò Abby,

- Stamane ha già fatto gli occhi dolci a miss Sullivan. Penso abbia superato la delusione.

Come se avesse intuito che parlavano di lui, Marcus alzò il capo e li fissò con astio.
A disagio Naga si alzò e, dopo aver salutato, andò a cercare un posto più tranquillo.
Incontrò proprio miss Sullivan nel corridoio che portava al salone.
La donna era vestita in modo impeccabile e il suo sguardo gelido lo trapassò come una lama affilata.
Naga fece un breve cenno e cercò di oltrepassarla in fretta, ma lei lo afferrò per un polso, trattenendolo.
La sua mano delicata era bianca come il marmo e altrettanto fredda:

- Naga Aosugi- esclamò.
Era la prima volta che la sentiva parlare. Aveva una voce secca, quasi metallica; non possedeva nessun calore, nessuna intonazione. Nulla di nulla.

- Il Professore vorrebbe parlare con lei, conoscerla meglio.

- Oh, c-certo- balbettò in risposta,

- È nella biblioteca in questo momento- continuò So-yon , - Insieme al vostro amico Kyle.
- Li raggiungo subito. La ringrazio.

E fece per andare, ma lei continuò a trattenerlo;

- Naga Aosugi- ripeté, come assaporando il nome.

Si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani ghiacciate. Lo studiò a lungo con i suoi occhi quasi incolori e  le guance del ragazzo cominciarono a farsi calde d’imbarazzo.
Rimase immobile a guardare la donna, incapace di liberarsi senza rischiare di offenderla. Aveva un viso affusolato, gli ricordava quello di una volpe.
D’improvviso lei schioccò la lingua, un gesto inaspettato;

- Nella vostra testa c’è qualcosa di prezioso, Naga Aosugi- disse con una voce fattasi cristallina, quasi cantilenante.

Il ragazzo s’irrigidì e si liberò di scatto, allontanandola un po’ bruscamente.
Rimasero in silenzio per qualche momento, in apparenza entrambi confusi.

- Devo andare ora- disse infine il ragazzo con voce roca, e si allontanò in fretta, l’animo nuovamente in subbuglio.
 
 
 
 
   
 
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