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Autore: Cygnus_X1    28/12/2015    2 recensioni
[SOSPESA]
Sirya vive in un castello sperduto tra le montagne, affidata da sua madre a un vecchio amico; non ha mai visto nulla oltre l'orizzonte frastagliato di quella stretta vallata.
Mizar è uno studente della più prestigiosa scuola aeronavale di Selaera. C'è solo un piccolo problema: lui lì non ci vuole stare.
Sono poco più che bambini, e non sanno dell'esistenza l'uno dell'altro, ma ciò che li lega è vasto. Un disegno ancestrale che guida i destini fin dall'inizio del mondo.
Un disegno che potrebbe trascinarli nella sua distruzione. O farli splendere al di sopra del caos.
[Fantasy/Fantascienza; accenni di Steampunk, Contemporary Fantasy]
Genere: Angst, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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***†  Eventide   ***


I Figli del Caos



 


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Capitolo 5

Cambiamenti improvvisi


22 Vejezel 771, ore 06:30
Regno di Eythsun
Andrèlle, valle del Baill, tenuta dell'ayra Leànyar Neja Talléran
 

S



irya chiude la porta, furtiva. La mano che stringe la maniglia appare avvolta dalla consueta foschia verdastra che si avviluppa in lente volute attorno a lei, emanazione del velo d'ombra. Chissà come appare dall'esterno, si chiede sempre. È davvero invisibile o quella sfumatura verde si spande nell'aria?
Un passo dopo l'altro, con tutta la leggerezza di cui è capace, si affretta verso la biblioteca. Forse, finalmente, dopo due interminabili giorni di frustrazione in cui è rimasta chiusa nelle sue stanze ad aspettare che passassero le ore, può andare a prendersi i libri promessile da Leàr. L'uomo e il suo ospite, Gwenaël, trascorrono tutto il loro tempo a confabulare in biblioteca – così ha detto la cameriera che il giorno prima le ha portato la cena – e alla ragazzina non è rimasto altro che attendere di andarci una mattina, prima che fosse servita la colazione.
Non potrebbe sopportare altri cinque giorni reclusa senza libri.
A quell'ora Kuna si libra ancora basso sull'orizzonte, distorto; il cielo si dipinge di tutte le sfumature dal rosso al blu e solo una lieve luce filtra oltre le tende e risveglia corridoi e sale. I servitori sono già indaffarati, animano i corridoi della tenuta, ma per Sirya è facile passare inosservata grazie al velo d'ombra. Una volta chiusi dietro di sé i battenti la ragazzina può tirare un sospiro di sollievo e lasciar andare la magia; nonostante il profondo contatto che ha con l'Oscurità ancora fatica a padroneggiare i suoi poteri e a manipolare le ombre. Dovrà assolutamente chiedere a Leàr di aiutarla a migliorare.
L'immensa sala è deserta e immersa nel silenzio, ma lei non abbassa la guardia e cammina con passo felpato alla luce azzurra del mattino, che trapela oltre le tende e aumenta gradualmente d'intensità. Scorre la mano sul liscio corrimano di marmo, si inoltra tra le schiere di libri fino al tavolo.
Le lampade sono spente e le poltrone vuote, ma sul piano di olmo spicca un libro aperto. Una sequela di lettere, disegnate con cura in inchiostro bluastro, si snoda, divisa in tre colonne per pagina, sulla pergamena pesante. Con estremo stupore, la ragazzina allunga una mano e sfiora l'angolo di una pagina e lo solleva timorosa. Un lieve scricchiolio si propaga in aria, e a Sirya quel suono nel silenzio appare più rumoroso del rombo di un'aeronave. Deglutisce, il cuore in gola, e, con il terrore di rovinare il volume lascia all'istante la pergamena, che si adagia nuovamente nella sua posizione.
Non ha mai visto un libro come quello, ma intuisce subito che dev'essere antichissimo. Le pagine sono fitte di parole vergate in una calligrafia curata, a mano, e cucite a una copertina spessa di cuoio indurito che emana odore di polvere. Deve aver passato molto tempo chiuso sullo scaffale, perché le pagine restano arcuate l'una sull'altra.
Si avvicina di un passo, trattenendo il respiro, e si scopre in soggezione. Si allunga, curiosa, per decifrare i caratteri arzigogolati e tentare di capire l'argomento del libro.
“... vrenn Mørken tor Lyssen, pår erindsen fodsa bjølnirg øsvarne...”
Non può credere a ciò che sta leggendo. Ha sempre saputo che le antiche lingue di Selaera sono perdute ormai da secoli, eppure, ne è sicura, quello che sta scorrendo sotto i suoi occhi è zeyir. Ne conosce solo qualche parola, imparata attraverso le antiche leggende – come il nome del suo lupo, Adh – ma, è evidente, Leàr o Gwenaël ne sanno abbastanza da poter comprendere quel libro.
Affascinata, scorre le pagine una dopo l'altra, cogliendo qualche frase qua e là e facendola rotolare nella sua mente, assaporandone i suoni.
“... bjkke pirtå ør yttelrig tor hesså røddeke. Ver skyrigg køra fjoll, Mørken sergøn tor kvanderen..."
Un movimento, all'angolo del suo campo visivo. La ragazzina scatta all'indietro, il cuore che batte all'impazzata.
L'hanno trovata?
È solo un brandello di carta, caduto dalle pagine, che ora biancheggia sul pavimento. Sirya si china, lo raccoglie e lo apre con un crepitio di carta spiegata. Ne resta delusa: sembra nulla più che un intrico di linee irregolari e disordinate, e non è certo affascinante quanto il volume in cui era conservato. Eppure, esita a piegarlo e infilarlo di nuovo tra le pagine; in qualche modo, quelle forme non le sono ignote. Aggrotta la fronte mentre cerca di scavare nella sua memoria; gira e rigira il foglio per guardarlo da ogni angolazione.
All'improvviso ricorda.
La linea frastagliata in basso a sinistra le è nota, è la costa est di Darnis, ma il disegno si estende fin troppo. Ci dev'essere un errore: là, in basso al centro del foglio, è tratteggiato il Golfo di Anastra, e le Barriere dovrebbero essere segnate poco oltre l'ultimo promontorio; invece la linea di costa continua ininterrotta, e, più in alto nel foglio, campeggiano rappresentazioni stilizzate di catene montuose, fiumi, addirittura una città che non dovrebbero esistere.
Che stupida, deve aver confuso il disegno. Quella non può essere la costa di Darnis, perché i luoghi segnati a destra dovrebbero trovarsi oltre le Barriere, e questo non è possibile. Eppure, anche se lì è segnato con parole incomprensibili – “Tawyl-shei Maerle”, è scritto – la sua forma sembra davvero quella del Golfo di Anastra. E, se guarda bene, quella che è segnata lì come Hyllerae assomiglia in modo sorprendente alla catena montuosa che si erge proprio a nord di Anastra...
Un tonfo distante.
Sirya sussulta; è rimasta troppo lì, incantata, a esaminare il libro, e ora è in trappola. Sente distinamente dei passi e due voci echeggiare, provenienti dall'ingresso della biblioteca e per il momento lontane. Non avrebbe mai dovuto disobbedire agli ordini di Leàr.
Deve andarsene, in qualche modo, prima che i due ayra la trovino lì. Ripiega il foglio con la mappa, infilandolo dentro il tomo a casaccio, e in fretta scorre indietro fino alla pagina in cui ha trovato aperto il libro; senza indugiare un istante si infila tra gli scaffali, a debita distanza dalle finestre, avvolgendosi nel velo d'ombra e confidando che la luce ancora scarsa del mattino la protegga.
Non riesce a stare calma, le sembra di essere schiacciata e non riuscire a respirare; è così affannata che è certa che Leàr e Gwenaël la troveranno ascoltando il suono dei suoi ansiti. Chiude gli occhi e si fa più piccola che può contro la parete gelida di pietra. Deve aspettare che gli uomini la oltrepassino, andando a occupare lo studiolo, così poi potrà uscire senza rischiare di incrociarli. Chissà cosa succederebbe se la scoprissero.
Stringe gli occhi più che può, come se questo potesse farla sparire. Non vuole sapere cosa direbbe Leàr trovandola lì.
Sono sempre più vicini. Il suo cuore ormai sembra sul punto di impazzire.
«Non importa.» Sono così vicini che può distinguere le parole di Leàr oltre il rombo del suo stesso sangue. «Entro l'inizio di Mirvel la porterò da Jèssa. Credo di averla tenuta rinchiusa qui anche troppo.»
L'uomo sembra stanco, Sirya, malgrado la paura, è curiosa.
«Non pensi che potrebbe essere in difficoltà?» risponde Gwenaël. Sirya trattiene un singulto: le stanno passando accanto in questo istante. Leàr si volta verso l'altro, scorrendo con gli occhi il luogo in cui si nasconde lei. La ragazzina smette di respirare.
«Jèssa l'aiuterà.»
Finalmente l'hanno oltrepassata, e non è successo nulla. Sirya aspetta di sentire le poltrone strisciare sul marmo, poi, sfruttando al massimo le sue capacità, striscia fuori dal suo nascondiglio e si allontana, colma di confusione e terrore.


 
******
 

 
Adh guaisce. Il suo lamento interrompe i pensieri di Sirya, e con essi lo scorrere del carboncino sulla carta. La ragazzina sospira e si volta; ancora una volta si è distratta dai suoi esercizi di matematica per ripensare alla mappa appena abbozzata, la mappa che raffigurava l'Altrove. Appena è tornata in camera – e si è ripresa dallo spavento – ha riprodotto a memoria il disegno e l'ha confrontato con la mappa di Darnis che ha trovato in un atlante e, per quanto potesse essere impossibile l'esistenza di una rappresentazione dell'Altrove, è stata costretta a convincersene: le linee coincidevano.
Il lupo si è alzato in piedi e ora gira irrequieto per la stanza, guaendo e fissandola. Sembra preoccupato come Sirya non l'ha mai visto.
«Adh, che succede?» mormora la ragazzina. Lui uggiola ancora, sommesso; Sirya si alza dalla sua sedia per raggiungerlo e accarezzarlo, passando le mani nel pelo morbido, ma Adh scuote la testa e riprende il suo lamento. Sirya trasalisce, turbata.
Cosa sta succedendo?
Poi li sente.
Passi che si avvicinano alla sua porta. Come prima, in biblioteca, le monta dentro un'ondata di terrore; quando Leàr ha ospiti gli unici momenti in cui qualcuno le fa visita sono i pasti, quando le cameriere le portano il cibo, e ora è decisamente troppo presto per la cena. Cerca di non pensare alla possibilità che abbiano scoperto, in qualche modo, la sua sortita di quella mattina, ma le è impossibile. Ritorna alla scrivania; deve eliminare qualsiasi cosa non c'entri con gli esercizi di matematica. Afferra l'atlante e lo ripone in fretta e furia sullo scaffale, accartoccia il suo scarabocchio e, non trovando dove nasconderlo con un'occhiata frenetica alla camera lo tiene in mano e continua a tormentarlo. Adh ritorna ad accoccolarsi nella sua cesta uggiolando piano, e Sirya gli fa cenno di fare silenzio. Infine, preso un respiro profondo, si prepara ad accogliere chiunque ci sia oltre il battente.
Il qualcuno bussa.
Sirya deglutisce e va ad aprire, e nello spiraglio della porta si trova di fronte Leàr.
Adh, dalla sua cuccia, guaisce; Sirya si sforza di celare le proprie emozioni come ha imparato da sempre a fare.
«Sirya, dovrei parlarti» le dice Leàr, con tono cupo. Il suo viso è adombrato; la ragazzina percepisce una tempesta in arrivo.
L'ha scoperta, è chiaro.
Annuisce e si scosta, l'uomo entra e si siede sulla sedia che fino a prima era occupata da lei, Sirya allora si siede sul bordo del letto, il foglio stropicciato ancora tra le mani.
Leàr sospira. Appare provato, appesantito da chissà cosa.
«Ti ho tenuta nascosta per tutto questo tempo perché tua madre mi ha ordinato di fare così» dice, stanco. «E ho realizzato solo ora che non conosci nemmeno il suo nome.»
Sirya è confusa. La paura è scesa quando ha realizzato che Leàr non è lì perché sa cos'ha combinato, e ora non può che domandarsi che cosa significhi tutto ciò. Lei sa come si chiamava sua madre, gliel'aveva detto lui stesso ancora chissà quanto tempo prima; sua madre si chiamava...
«Non si chiamava Eyhildur Airë, come ti ho sempre detto. O meglio, non soltanto così. Il suo primo nome era Aenwyn.»
Aenwyn.
La persona di cui Leàr e Gwenaël parlavano quella volta! Sirya spalanca gli occhi.
Leàr sorride, fraintendendo il suo stupore. «Mi dispiace non avertelo detto prima, è stato un po' per abitudine. Lei stessa ometteva quasi sempre il suo primo nome e si faceva chiamare soltanto Eyhildur. Ma non è certo di questo che sono venuto a parlarti.»
La ragazzina fatica a restare impassibile, ora. Sta davvero accadendo qualcosa; qualcosa che è collegato a Gwenaël, alle notizie che ha portato e che così tanto hanno turbato Leàr, collegato a sua madre, al libro scritto in zeyir, alla mappa dell'Altrove. E in qualche modo, collegato a lei.
«Finora solo poche persone fidate sono al corrente della tua esistenza; una di queste è l'ospite arrivato tre giorni fa, Gwenaël Lérei Alissien.»
Dove vuole andare a parare Leàr con quel discorso?
«Un'altra di queste persone è mia sorella, Jèssemin Avandine Talléran. Lei abita poco distante da qui, ad Arcénelly, ed è stata una cara amica di tua madre. So che hai sempre voluto vedere altri luoghi, per cui ho pensato che ti farebbe piacere partire con me e Gwenaël, il primo di Mirvel, per incontrarla.»
Non c'è più traccia di paura, ora, solo esaltazione. La porteranno in città, come ha sempre sognato! Non vede l'ora. Deve aspettare solo altri sette giorni, un tempo che le pare interminabile, e poi vedrà Arcénelly. La città, le persone, il mare. Volerà su un'aeronave! Quasi non può crederci.
«Mi piacerebbe moltissimo» sussurra in risposta, gli occhi grandi dalla sorpresa.
L'uomo di fronte a lei sorride.
«E poi credo che ti farebbe bene restare con lei.»
Quelle parole le si abbattono addosso una dopo l'altra e tutto il suo entusiasmo si smorza. Come sarebbe a dire, restare con lei? Leàr la sta abbandonando, in un luogo che non conosce, con persone che non ha mai visto?
«Non devi preoccuparti» dice lui, e il suo sorriso si allarga «Jèssa ti farà sentire a casa. Non vorrai stare qui da sola, chiusa in questo castello? Sicuramente sentirai la mancanza di qualche amico, che non sia io o Adh.»
Il lupo, sentito il suo nome, guaisce ancora; Sirya non risponde, come paralizzata.
Amici. Non ha mai preso in considerazione sul serio l'idea, visto che non ha mai avuto la certezza di poter andare in città – o in un qualsiasi luogo in cui ci fossero tante persone. Tutti quei cambiamenti, così di colpo, le danno le vertigini, come se all'improvviso le mancasse il terreno sotto i piedi. La morsa che le stringe lo stomaco, il respiro affannoso e il cuore impazzito le ricordano quella volta in cui è scivolata dal cornicione, arrampicandosi sul tetto. La sensazione è la stessa.
«Andrà tutto bene.» Nonostante si fidi di Leàr, la sua sicurezza non la tranquillizza. «Jèssa ha una figlia, che ha circa la tua età. Sarà facile, vedrai.»
Lei non risponde.
«Intanto, vuoi scendere a cena con noi? Così ti presento Gwenaël.»
Sirya resta in silenzio per qualche attimo, ancora scombussolata. Poi annuisce: Gwenaël le pare gentile.
Leàr allora si alza, le sorride ancora e le si avvicina. Le posa una mano sulla spalla; la ragazzina avverte il suo calore attraverso la camicia e il peso che la schiacciava si scioglie almeno in parte. Lui non la lascerà sola.
L'uomo è ormai fuori dalla porta quando, in un lampo, un pensiero si fa strada nella mente di Sirya. Esce anche lei nel corridoio e lo insegue per qualche passo.
«Aspetta!»
Leàr si volta.
«Se mia madre aveva due nomi ed era un'ayra, lo sono anche io.»
Lui annuisce. Sirya esita.
«Qual è il mio vero nome?» mormora poi.
Il volto di Leàr resta impassibile, ma i suoi occhi luccicano e non ricambiano il suo sguardo; fissano un punto indefinito sopra di lei.
«Sirya Mørken Airë.»
















 
******* Famigerato Angolino Buio *******
Tan tan taaaaan!
L'avevo detto che sarebbero capitate cose.
Dunque, ricapitolando: Sirya non riesce di nuovo a prendersi il suo fantomatico libro, in compenso ne trova un altro scritto in un incomprensibile pseudo-norvegese una lingua che doveva essere scomparsa, scopre una mappa che raffigura un luogo che non dovrebbe esistere, viene a sapere di essere un'ayra nonché la figlia di una persona che deve averne passate non poche e infine viene cacciata di casa affidata alla sorella di Leàr.
Ci sarà un collegamento tra il libro in zeyir e il secondo nome di Sirya? Perché Leàr cambia idea così di colpo, che c'entra Aenwyn in tutto questo? Spero di avervi incuriositi con questo capitolo *-*
Altra minuscola nota sull'ambientazione. Probabilmente si è capito, ma io lo dico lo stesso: gli ayra si distinguono dai larsti perché hanno due nomi ^^
Passando alle cose serie, ho fatto qualche conto e ho realizzato che questa storia sarà molto lunga. Probabilmente la dividerò in due o in tre, ma succederà sicuramente tra molti capitoli. Ultimamente sto aggiornando molto, voglio approfittare delle vacanze, ma ora mi immergerò nel vasto e insidioso mondo della chimica nello studio per cui sicuramente rallenterò - non ci metterò comunque mesi e mesi per il prossimo, non disperate.
Nient'altro da dichiarare, per cui adieu, ci si sente!

*sparisce in un buco nero appena evocato*
   
 
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