Hai la stessa, dissonante bellezza di una risata che finisce in pianto, La stessa grottesca fragilità infantile, Che avresti dovuto abbandonare, che non dovrebbe appartenerti. Hai la stessa elegante ipocrisia di un giorno di sole invernale La stessa vuota anima di un boia consumato E non riesco, non posso amarti Non riesco ad abbandonarmi nel tuo sguardo Straniato con cui condanni il mondo - e forse me. Non vorrei esserti così legata. Ma sei me.