Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: Fenici_Bianche    28/12/2015    3 recensioni
Noxus invia un barlume di speranza agli Anziani di Ionia: un'offerta che potrebbe, in un futuro, condurre le nazioni alla pace tanto agognata dal popolo di Ionia, stremato dal conflitto per difendere la parte meridionale dell'isola.
L'inaspettata chiave per schiudere le porte alle trattative è Sona, ma non tutti sembrano concordare sulla soluzione: il Principe Jarvan IV non è ben disposto a cedere alle richieste di Jericho Swain e la stessa Maestra delle Corde è dilaniata dai dubbi. Anche se lei accettasse, quale tranello potrebbe celarsi oltre i cancelli dell'oscura nazione? Davvero può esistere bontà e bellezza in un luogo tanto tetro? O alla prima occasione riceverà una pugnalata alla schiena?
Una fanfiction nata per analizzare i rapporti di forza fra alcuni degli Stati più importanti di Runeterra, a seguito della dichiarazione, da parte della Riot, della non esistenza della Lega delle Leggende a Valoran.
Si vis pacem para bellum?
*STORIA IN MOMENTANEO RIASSESTO*
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sona, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1

Note: Questa storia nasce dalla grandissima passione che ho maturato, nei panni dell’evocatrice AngryPh03n1x, per la lore di League of Legends e per i suoi personaggi. Ho voluto cercare di parlare un po’ dei rapporti difficili che intercorrono fra le città-stato del continente, soprattutto ora che la presenza della Lega delle Leggende all’interno del mondo di Runeterra non è più canon, in particolare delle tesissime relazioni fra Demacia, Ionia e Noxus dopo la riconquista del sud di Ionia e la Battaglia di Kalamanda. E ho voluto farlo sfruttando gli occhi di Sona, per il momento ancora una comunissima abitante di Demacia. Potevo esimermi dal far maturare anche un pairing che, ultimamente, mi ha preso molto? Ovviamente no, anche se preferisco mantenerlo ancora segreto! Spero che la lore di League of Legends, recentemente aggiornata con storie a dir poco interessanti e belle, non muti molto dalla pubblicazione di questo capitolo e spero di riuscire a portare a compimento questa opera con costanza, prima che ogni cosa come la conosciamo si trasformi per sempre! :P

Ringrazio il mio ragazzo, in arte Thurin, per il sostegno e per la solerzia con cui mi corregge e mi aiuta a migliorare di continuo, sperando di far riscontrare tutto questo nella fanfiction!

Ah, giusto! Vi auguro anche una buona lettura! ^^

 

Si vis pacem

Capitolo 1 – Un’offerta di pace

Quel giorno doveva essere un giorno qualunque. Sona si era alzata presto come solito e aveva abbracciato con gli occhi blu la grandezza della città dalla finestra della camera. Il cielo era terso, il sole splendeva come silenziosa promessa di tranquillità e l’estate appariva nella sua piena maturazione; aveva scelto con cura i vestiti che avrebbe indossato per passeggiare nella piazza principale di Demacia, si era indaffarata nella biblioteca centrale a cercare i libri da cui trarre ispirazione per le prossime composizioni. Tornata a casa, aveva preso a leggere nello studio della dimora Buvelle, le sue dita affusolate avevano tracciato ogni nota interessante, ogni nozione pregna di significato e il suo cuore le aveva meditate e trasformate in sinfonia.

Quel pomeriggio aveva inseguito la musica. Le mani si erano mosse veloci sulle corde dell’Etwahl, ogni accordo pizzicato era un gradino che si aggiungeva ad una scala in crescendo, la cima era una melodia capricciosa e sfuggente. L’aveva cercata freneticamente, disperata si era affacciata alle porte dei ricordi, a piene mani aveva raccolto le composizioni passate e le aveva trapassate da parte a parte per trovare gli accordi mancanti, le ultime note prima della conclusione.

Il componimento ancora scappava, saltava nella sua mente quasi volesse spiccare il volo e non fare più ritorno e Sona aveva accelerato, note sempre più acute e cristalline si erano issate per raggiungerlo. Suonavano chiare e genuine come le parole di un innamorato.

Non scappare, resta qui con me, sei la mia ragione di vita!

E le dita erano arrivate a toccare la nota finale, la melodia si era lasciata soggiogare da quella confessione così passionale da incatenarla alla voce dell’Etwahl, che ora squillava trionfale. Aveva imprigionato ogni idea volatile e l’aveva piegata al suo volere. La melodia si era spenta e le dita di Sona avevano smesso di suonare.

Allora si era alzato un applauso dall’altra parte della strada, i vicini non avevano resistito a dimostrare l’ammirazione che provavano per la sua musica. I suoi occhi erano diventati lucidi udendo quella manifestazione di stima: la sincerità della sua arte aveva fatto tintinnare le corde del cuore di quelle persone trasportandole oltre la barriera delle mura della sua casa.

Quel momento carico di commozione l’aveva fatta sorridere come se fosse la prima volta. Il suo cuore si era concesso parole che lei, purtroppo, mai avrebbe potuto pronunciare.

Sono felice.

Nella stanza dell’ambasciata di Ionia, il ricordo di quella giornata stava svanendo come l’inchiostro su un libro mangiato dal tempo. Sona si ritrovò a pensare che, in un certo senso, gli occhi imperiosi con cui il Principe Jarvan IV la stava fissando erano fin troppo simili al rodere incessante delle termiti della carta. Anche quegli specchi blu, profondi e penetranti, stavano sgretolando poco a poco ogni sua certezza.

Distolse lo sguardo in preda al panico, cercò sostegno dall’altra parte del tavolo. Ad accogliere il suo volto spaesato, il viso algido e sprezzante di Irelia fissava l’Esempio di Demacia con una furia malcelata dal rumore ritmico e pesante delle dita sui gambali dell’armatura rossa. Mosse poco il capo di fianco sperando di incrociare gli occhi di Karma con i suoi, una speranza che svanì appena fu esaudita: la donna la scrutava con un’espressione vacua, gli occhi lucidi presagivano un dolore e una paura parte del suo animo pacifico. Il timore di doversi scontrare con un prezioso alleato per una questione di principio.

Sona si pietrificò. Il respiro non riusciva a scenderle giù nei polmoni; il terrore portò il suo sguardo verso l’unico amico nella stanza: Xin sedeva sulla poltroncina a capo del tavolo, poco distante da lei. Era teso e preoccupato, osservava il futuro sovrano come se non avesse intravisto in lui, nel corso degli anni, quel fare autoritario con cui sedeva rigido e altezzoso, quel modo di porre il suo potere al di sopra di ogni atteggiamento formale. Nessuno sembrava in grado di contrastare apertamente quella forza fisica e diplomatica che riempiva la stanza con la sua figura imponente e le sue decisioni irremovibili.

Sona chiuse gli occhi mentre sentiva  scattare la serratura di una gabbia.

«Vostra Altezza non voglio credere che siate serio!»

Sobbalzò spalancando gli occhi. Karma scrutava il Principe Jarvan IV con il labbro inferiore stretto fra i denti, Sona non si aspettava quella reazione proprio da parte sua.

«Osate rivolgervi a me in questo modo, dopo che ho deciso di restare ugualmente? Avete organizzato l’incontro a mia insaputa» Infierì il futuro sovrano di Demacia. Karma scattò indietro, come ferita.

«Come osate voi attaccarci così? Ionia non è un burattino nelle mani di Demacia!» Irelia appoggiò la mano sulla spalla di Karma, gli occhi infuocati sempre fissi su quelli del principe.

«Siete molto coraggiosa o molto stupida a voler contraddire chi vi ha dato ospitalità nel suo regno, Volontà delle Lame.»

«Siamo alleati e non servi ai vostri ordini! Se pensate il contrario gli Anziani dovranno riconsiderare il sostegno al vostro paese!»

«Vi abbiamo sostenuto contro l’invasione di Noxus ed è questo il vostro ringraziamento?!»

«Vostra Altezza!», «Irelia!» Ci vollero pochi secondi perché Xin Zhao e Karma intuissero la deriva della discussione. Jarvan era scattato in piedi e si era diretto deciso verso la donna. Lei si era issata in piedi, le lame sollevate sopra la testa. La magia di Karma la bloccò sul posto, mentre Xin s’inseriva fra i due in procinto di attaccarsi. Il Siniscalco di Demacia si era lanciato verso il principe, con tutta la forza che aveva in corpo lo respingeva lontano dall’incidente diplomatico imminente. Se Karma appariva troppo basita da rimproverare la compagna, suppliche miste a imprecazioni prorompevano da Xin: invocava i nomi del nonno e del padre dell’Esempio di Demacia e invocava il rispetto per gli alleati, ma subito le sue parole si tramutavano in rabbia quando sentiva Jarvan spintonarlo, completamente sordo alle sue richieste. 

Sona aveva gli occhi chiusi ma vedeva ugualmente quello che stava accadendo: il dono dell’orecchio assoluto le permetteva di cogliere le sfumature nell’andatura dei passi di Jarvan e Irelia, l’incrinatura nella voce di Karma e la preoccupazione nel tono di Xin. Non aveva bisogno di vedere quello che la sua mente aveva già dipinto: una sinfonia di furia la cui esplosione pareva inevitabile e terribile.

E tutto per causa sua.

Aprì gli occhi e si rese conto che le lacrime scendevano lungo le guance rosse di vergogna. Si sentiva così umiliata da voler sprofondare, così stupida da meritarsi la sorte con cui il principe l’aveva minacciata di fronte alla sua decisione. La condanna all’eterno silenzio: nessuno avrebbe più potuto udire la sua musica e mai lei e il suo strumento avrebbero potuto lasciare i confini di Demacia. Se le era sembrata una decisione ingiusta qualche minuto prima, ora avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.

Invano cercò di asciugare le gocce prima che cadessero sulla lettera appoggiata sull’Etwahl, fautrice della tempesta che in quel momento imperversava nella stanza: una grafia elegante aveva impresso parole ambigue e studiate, scorrevano lungo la carta come stoccate di uno spadaccino. Sona non aveva dubbi sul fatto che, il supremo Generale di Noxus, sperasse di colpire i nemici di sempre e ridere immaginando le ferite apportate dalle sue mosse calcolate.

Mia carissima Karma, onorevole Anziana di Ionia,

Aspettavo con grande impazienza la vostra lettera, non sapete quale euforia mi riempie il cuore leggendo i vostri inviti alla pace, davvero insperati in questi tempi difficili. Mia cara vorrei che poteste vedere il sorriso che mi procurate con la vostra inusitata diplomazia, siete l’unica esponente politica di tutta Runeterra di cui potrei tessere le lodi. Non riesco neppure a decidermi se dovrei sentirmi preoccupato di un tranello che tentate di celarmi, o compiaciuto perché non credete che Noxus sia così terribile come lasciate intendere altrimenti.

Avrei voluto negarvi ancora il piacere di una risposta, mi dispiace riferirvi che l’Alto Comando nutre come sempre un certo dissapore verso le vostre idee indipendentiste, ma debbo ammettere che le vostre incessanti richieste hanno saputo impietosirmi. Non vorrei illudervi con una promessa che non potrei mantenere, ma la vostra preghiera di accettare qualunque dono possiate offrire per avvicinare le nostre fazioni a un trattato di pace, ha sortito un effetto su di me e sulla corte.

A tal proposito, ricordate l’incontro per la pace promosso dalla Regina del Freljord? Di quell’evento due sono le cose di cui ho nostalgia: la prima le vostre canapè in stile ioniano, fu un grande dispiacere non poterle più gustare dopo la vostra ultima vittoria. La seconda, gli splendidi componimenti della Maestra delle Corde.

Voi non comprendete le usanze e la cultura della nostra nazione, ma sono sicuro che rammentiate bene il nostro motto: “La forza sopra ogni cosa”. Ora sarò io ad esortarvi: convocate la meravigliosa Sona Buvelle e riferitele il desiderio dell’Alto Comando di Noxus di poter godere nuovamente delle sue magnifiche doti. Se la vostra forza reggerà davanti ai vostri alleati, forse saremo in grado di rivalutare le vostre abilità di autodeterminazione come popolo.

L’Alto Generale di Noxus Jericho Swain.

Quelle lusinghe erano suonate dolcissime nell’animo di Sona. A nulla era valso controllare l’emozione quando aveva alzato gli occhi dopo aver letto la lettera la prima volta: le sue guance erano comunque arrossite di piacere. Uno degli esponenti politici più importanti di tutto il mondo aveva riconosciuto il suo valore artistico, pur avendola udita in un’occasione soltanto. Aveva toccato qualche anfratto buio nella mente di quell’uomo all’apparenza interessato esclusivamente all’arte della guerra.

La sua testa si era mossa in un cenno d’assenso, ancor prima che l’imbarazzo, davanti allo stupore di Karma e di Irelia, potesse raggiungere la sua mente. Aveva accettato la richiesta di un nemico senza pensarci. Se avesse agito con più cautela, forse avrebbe evitato di offendere l’onore di Demacia, forse avrebbe evitato di scatenare quello scontro che non accennava a placarsi.

Le maniche della giacca erano imbrattate di lacrime, era impossibile frenare il tremore che le scuoteva le spalle, fragili sotto il peso di una domanda terribile: cosa sarebbe successo se fosse stata la causa dello scioglimento dell’alleanza fra Demacia e Ionia?

«Ora basta!» Il trambusto s’interruppe. Sona smise di singhiozzare, impietrita. Karma si frappose fra Irelia e Jarvan, le sue spalle si alzavano e abbassavano al ritmo del respiro teso e concitato mentre fissava gli occhi accesi di una luce nuova nell’indignazione pura dello sguardo di Jarvan.

«Vostra Altezza abbassate le armi, vi prego!»

«Ancora osate sfidare la mia autorità?! Non intendo sottostare a questo affronto!» Irelia si fece avanti spostando Karma con un braccio, le lame restarono alte su di lei.

«Smettetela, ne ho abbastanza delle vostre arie! Siete solo un pallone gonfiato!» Non fu il Principe a colpirla con una furia tanto provocata. La mano scura di Karma, impregnata di magia, si posò sul petto di Irelia. Sona restò immobile, nemmeno Xin e il Principe riuscirono a fare alcunché: osservavano come spettatori di una scena di combattimento al di fuori della loro portata.

 La ragazza deglutì a vuoto, scrutava la faccia basita e pallida di Irelia: non c’erano tracce di squarci sulla splendente armatura rossa, non fuoriusciva sangue dalle narici o dalla bocca. Ma le sue lame precipitarono prive di volontà attorno a lei.

«Irelia. Basta» Sona spalancò gli occhi. Quella non poteva essere la voce di Karma: un eco profondo, melodioso e minaccioso. Lava che gorgogliava impaziente all’interno di un vulcano.

Uno spillo d’energia rossa, un frammento del passato, le annebbiò la vista per un istante.

La testa della Volontà delle Lame si piegò in silenzioso assenso.

Il colore della magia esalò come fumo dalla mano della diplomatica pacifista. Lasciò che Irelia respirasse rumorosamente curva su se stessa, un colpo di tosse sfuggì oltre i lunghi capelli neri che celavano il viso. Sona avrebbe voluto aiutarla ma trattenne l’istinto, impaurita al solo pensiero di una sua reazione feroce.

Karma si era rivolta nuovamente verso Jarvan. Xin si era scostato dalla traiettoria della donna, nel rivolo di sudore che colava dalla fronte e nell’espressione esasperata, si coglieva tutta la fatica di un uomo obbligato a fronteggiare troppe novità in un giorno.

Il Principe non sembrava scosso, pareva che nulla potesse smuovere i suoi nervi. Eppure aspettò che fosse l’alleata a riprendere la discussione.

«Vostra Altezza vi prego di perdonarci» Sona era incredula: la voce di Karma era la stessa di sempre e piena di rammarico.

«A cosa debbo le vostre suppliche, Illuminata?» Se l’improvviso ritorno alla normalità lo aveva preso in contropiede, l’uomo non lo diede a vedere. Ma la lancia tornò al suo fianco.

Karma respirò piano, poi riprese:

«Io e Irelia abbiamo sbagliato a non riferirvi le nostre intenzioni subito, vi abbiamo dimostrato una grave mancanza di rispetto» Jarvan assentì magnanimo. Si sedette nuovamente sulla poltrona a capo tavola e invitò Xin e Karma a fare altrettanto con i loro posti.

«Volete aggiungere altro?» La donna annuì mentre sosteneva Irelia per farla sedere accanto a sé.

«Vostra Altezza è uomo di grande acume. Voi sapevate che non era nelle nostre intenzioni  offendere il vostro onore».

«Volevamo offrire a Sona Buvelle il tempo necessario per riflettere sul contenuto della lettera, con questa premura abbiamo indetto una riunione prima che Vostra Altezza potesse raggiungerci» Jarvan massaggiò il mento marcato, pensieroso. Nel corpo proteso di Karma si leggeva tutta la speranza imprigionata in lei. Anche Sona scrutava il Principe da dietro il fazzoletto con cui aveva asciugato le lacrime. Pregava, singhiozzava e ancora tamponava il pianto.

«Dunque rinnegate il vostro tentativo di tradire la fiducia di Demacia»

«Lo rinneghiamo» Sona sobbalzò. Irelia aveva una voce flebile e roca, anche se sedeva con la schiena dritta e la faccia aveva ripreso colore.

«Ebbene vi credo, siete perdonate» A quel verdetto, l’atmosfera si distese improvvisamente. Karma non si preoccupò di nascondere un sospiro di sollievo che liberò le spalle gonfie di paura. Si sistemò composta sul divanetto e si celò alla vista di Jarvan dietro la massiccia figura di Irelia.

Sona non avrebbe voluto trovarsi di fronte a lei, non voleva scorgere il volto rigato da lacrime sottili. Si sentiva profondamente in colpa per la frustrazione che le aveva causato, per la fatica e l’umiliazione in cui l’aveva trascinata.

Qualcosa nel capo chino della musicista doveva aver spinto Xin a scendere col viso per incrociare lo sguardo della ragazza. Venature rosse ghermivano il blu degli occhi e quando provò a stirare un sorriso sulle labbra arricciate, ogni cosa divenne opaca e luminosa.

Un breve calore alla spalla, una stretta fugace, fu l’unica consolazione che il tempo le concesse.

«Ebbene, quali sono state le conclusioni del vostro incontro?» Il principe reclamò il ritorno alla discussione.

«Volevamo spiegare a Sona le implicazioni della lettera, ma siete arrivato nel momento in cui stava prendendo una decisione affrettata» Gli occhi della Volontà delle Lame bruciarono sull’artista. Sona riuscì a sostenere solo per poco lo sguardo, dovette chinare il capo mortificata.

Avrebbe voluto tenere testa alla dignitaria di Ionia con coraggio ed orgoglio. Avrebbe voluto intimare a Jarvan di dimostrare rispetto per Karma. Un calore strano si arrampicò dal suo stomaco fino alla gola, come se volesse uscire dalla bocca muta.

Le corde dell’Etwahl vibrarono allo stimolo di una mano invisibile.

«Avete riflettuto sulla vostra condotta superficiale, Maestra delle Corde?» La paura assalì la ragazza. Annuì frettolosamente e cercò di concentrarsi sull’Etwahl: le corde dello strumento le scivolavano via fra le dita bagnate, dovette pizzicarle con forza e lentamente per riuscire a produrre un suono decente. Avrebbe potuto asciugarle, ma il tono perentorio della richiesta le aveva suggerito di non mettere alla prova la scarsa pazienza del principe.

Il freddo dello sguardo inquisitore svanì solo quando la musica emerse, magica e delicata, dall’Etwahl. Sona si abbandonò al suono: per pochi momenti dimenticò la tristezza e l’angoscia per le minacce di Jarvan. Esistevano solamente lei, l’Etwahl e l’armonia creata dalle loro voci: una udibile e l’altra racchiusa nel cuore dell’artista.

Il sentimento di rivalsa che le aveva inondato il corpo si affievolì, mitigato dal tono  proveniente dallo strumento.

Vostra Altezza, porgiamo le nostre scuse per la nostra avventatezza. Le parole del vostro nemico erano malevoli e studiate, hanno approfittato della nostra ingenuità.

Sona non sapeva come definire quella voce, era la fusione della magia e della musica dell’Etwahl, essa suonava metallica ma armoniosa insieme al resto delle note prodotte dalla sua abilità. In base ai sentimenti che l’artista voleva confluire nella melodia, le parole si sollevavano sempre educate ed adatte al contesto in cui si trovava.

La ragazza pregò che fossero abbastanza per placare la rabbia del futuro re di Demacia.

«Siete fortunata Maestra delle Corde, la vostra musica mi ha impietosito e sono disposto ad accettare le vostre scuse. Vi sia da monito per la vostra superficialità» Sona avvampò ancora, ma il tono di Jarvan si era decisamente ammorbidito. Scelse di continuare a suonare, seppure in modo meno potente di prima: la musica la calmava, non voleva tornare a piangere od a dimostrare di nuovo la sua inettitudine. E sapeva che avrebbe indotto anche il resto dei presenti a domare un po’ le emozioni.

«Vostra Altezza, io e Karma vogliamo riferirvi che siamo d’accordo nel mandare Sona Buvelle a Noxus» Un tuffo al cuore colse l’artista, le fu impossibile proseguire con l’Etwahl. Xin ormai non cercava neanche più di nascondere le difficoltà che quella discussione gli stava provocando: il suo viso era ghermito dalle mani agganciate alla pelle come ami di un pescatore e le labbra erano assottigliate dalla furia con cui erano morse dai denti. Sona avrebbe tanto voluto sorridere di fronte a quell’immagine un po’ buffa, ma dovette frenare di nuovo le emozioni.

L’Esempio di Demacia lasciava presagire tutt’altri sentimenti.

«Ah davvero? Avete delle buone ragioni?» Irelia avrebbe potuto dare peso all’ironia presente nella domanda astiosa, ma decise di soprassedere e rispose senza alcuna inflessione nel tono:

«Non sappiamo nulla di Noxus e questa potrebbe essere l’occasione ideale per studiare da vicino i nostri nemici. Crediamo che Jericho Swain stia escogitando un incidente diplomatico per gettare fango su Ionia e Demacia…»

«E ritenete che questa ragazza sia adatta ad un compito così rischioso? Dopo l’incidente diplomatico che ha rischiato di scatenare oggi con la sua condotta incresciosa?!» Jarvan interruppe la donna, aveva i denti digrignati ed una rabbia malcelata nella voce, ma Irelia non ebbe timore nel mostrare un sorriso altezzoso.

«Siete ancora arrabbiato con questa ragazza dopo averla sentita suonare?» Per la prima volta dall’inizio della riunione, il Principe spalancò gli occhi sorpreso. Sul suo viso si leggeva chiaramente il desiderio di controbattere in modo piccato, ma in pochi istanti i suoi occhi si chiusero in segno di resa. Sona accolse come un piccolo riconoscimento della sua bravura il suo sprofondare contro lo schienale della poltrona, sconfitto di fronte all’evidenza.

«Suppongo che abbiate ragione» Gli occhi dell’uomo incrociarono quelli dell’artista per un breve momento, una fugace occhiata indagatrice che la fece sentire piena d’imbarazzo.

«Inoltre, Sona Buvelle è una civile» Irelia riprese più disinvolta «le sue posizioni non potrebbero essere associate ufficialmente al vostro governo e nemmeno al nostro, nel caso in cui i piani di Jericho Swain avessero successo…» Il ghigno si tramutò in un sorriso amaro «potrete sempre dare la colpa alla condotta incresciosa della vostra suddita» Questa volta fu il turno della donna di scrutare il viso della ragazza. C’era una grande pietà nei suoi occhi neri, indusse Sona a provare tanto disgusto e paura per se stessa: dopo quello che aveva scatenato quel giorno, il terrore di cadere in uno degli intrighi che la corte noxiana avrebbe potuto architettare per distruggere la sua reputazione, divenne così reale da maledire il suo atteggiamento insensato. Il cambiamento del Principe nei confronti di un suo viaggio a Noxus non le apparve più come il ritorno del sovrano alla ragionevolezza.

Avrebbe messo la parola fine al suo futuro personale ed artistico.

«Vostra Altezza, il Consiglio degli Anziani di Ionia ripone molta fiducia in questa apertura da parte dell’Alto Generale di Noxus» Karma intervenne, la sua voce era ricolma di speranza.

«Per troppo tempo abbiamo lottato strenuamente per difendere il nostro diritto alla libertà, il nostro popolo non ne può più di questa guerra continua e per quanto l’Alto Generale sia conosciuto per la sua ambiguità…»

«Siamo disposti ad accettare il rischio, se questo potrà condurci ad aprire le trattative per la pace!» Esclamò infine ispirata, le lacrime erano un debole ricordo su quel volto felice come non mai dall’inizio della discussione. Per quanto Sona fosse contenta del miglioramento della dignitaria, provava orrore. Avrebbe messo a repentaglio la sua vita per un barlume di speranza effimero e pericoloso.

L’espressione assorta del Principe le serrò lo stomaco in una morsa gelida.

«Mio signore aspettate!» La Maestra delle corde era meravigliata, non credeva che Xin avrebbe avuto la forza di prendere parola: si era issato in piedi, si era sistemato dietro di lei ed aveva appoggiato le mani sulle sue spalle con fare protettivo. Un calore confortevole le scese fino al cuore, rinvigorendo il suo spirito.

«Non contesterò la vostra decisione, ma voglio che riflettiate: io so che genere di posto sia Noxus» La ragazza rabbrividì, non aveva mai udito Xin parlare del misterioso passato nella città. Sentì le dita dell’uomo stringersi attorno alle sue spalle, prima che lui continuasse con lo stesso tono stoico:

«E’ una fogna».

 

 

To Be Continued

Next: Capitolo 2 – Sussurri nelle ombre

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: Fenici_Bianche