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Autore: parabatouis    29/12/2015    3 recensioni
“Mh, Fedè, perché non metti tu il puntale?”
Il milanese si girò, ghiacciandolo con lo sguardo.
“Sei uno stronzo” disse “E potevamo prenderlo più basso l’albero!”
[...]
Ogni volta era una conferma che anche lui lo guardava in quel modo.
Ogni volta era un battito perso ricordare che lo trovava bello, che lo amava, che provava ancora quello che gli aveva detto la sera prima, dopo aver fatto l’amore.
[Midez] [MikaXFedez]
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Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cold outside;


Federico era poggiato alla ringhiera e guardava il paesaggio: la città era la stessa di sempre, con la solita quiete della mattina, ma in lontananza si scorgeva un po’ di neve sulle cime delle montagne.
Stava tremando di freddo ma dal momento che stava fumando fuori al balcone, con massimo 5° quando il sole era così gentile da concedergli la sua luce, e indossava una semplice maglietta, sarebbe stato impossibile il contrario.
E dovette ringraziare il cielo che Michael stesse facendo la doccia in quel momento, altrimenti sarebbero volati insulti apprensivi in lingue totalmente sconosciute a Federico.

Fece l’ultimo tiro e spense la sigaretta, lasciando il mozzicone nel posacenere sul tavolino. Corse dentro e tirò un sospiro di sollievo, rilasciando una nuvoletta di fumo, ora non provocato dalla sigaretta, e si sentì improvvisamente riscaldato.

Sfregò le mani tra loro e aprì l’armadio, alla ricerca di qualcosa di caldo da indossare.

“Tu ha fumato un’altra volta fuori?” chiese una voce fin troppo familiare.
Federico si girò piano, come un ladro colto con la refurtiva in mano. Lo sapeva, era solo questione di tempo: le docce non sono eterne.
“Emh.. no?”
“Sì invece, il tuo naso è tutto rosso!” esclamò indispettito Michael e attirò l’altro a sé, prendendogli le mani tra le sue.
“E le tue mani sono gelide. Oh, idiot
Scosse la testa.
“Questo è perché tu non indossi mai maglioni di mia maman” aggiunse poi, ridacchiando.
Il milanese ricambiò la risata, trattenendosi dal rivelare quanto orrendi trovasse quei maglioni. Ma davvero orrendi.

Michael, intanto, lo guardava sorridendo e gli carezzava le mani, tentando di scaldarle.
Gli si leggeva negli occhi l’euforia: il periodo natalizio si stava avvicinando e Mika era più felice di un bambino.
Da Gennaio a Novembre era un uomo normale, elegante e serio ma a Dicembre Mika scompariva e tornava il piccolo Michael: indossava il suo pigiama di caldo cotone, di una taglia più grande e decorato da omini di zenzero, perdeva ore ed ore a fare shopping natalizio, perdendosi tra decorazioni stupide, regali e palline. Ogni anno la casa si riempiva sempre più di rosso, a Natale. Ogni anno un nuovo Babbo Natale di ceramica, un nuovo pupazzo di neve luminoso, una nuova renna di pelliccia finta.
Correva di qua e di là, come un bambino iperattivo, cercando il luogo adatto per posizionare i suoi nuovi acquisti.
E così abbelliva la casa, come da piccolo appendeva ovunque i suoi schizzi natalizi. Joannie lo raccontava sempre.
Federico aveva iniziato ad amare il Natale grazie a Michael. Non che prima lo odiasse ma non era mai stato un evento importantissimo. Il cibo, i regali, la famiglia riunita lo rendevano felice ma mai niente e nessuno ci era mai riuscito quanto il sorriso di Mika.
Quel sorriso spensierato che lo riportava all’infanzia, all’atmosfera di Parigi quando aveva sei anni, a quella di Londra quando ne aveva quindici.
Quel sorriso che brillava più delle decorazioni di Milano.
Quel sorriso che amava più delle decorazioni di Milano che, per quanto tentassero di essere notate dal rapper, non ci riuscivano: lui vedeva solo e soltanto Mika.

Quest ultimo aveva ora intrecciato le dita con le sue e lo stava trascinando al piano di sotto, dove padroneggiava un abete grande e spoglio.

“Vado a prendere le palline, dobbiamo metterci al lavoro!”
Federico sbuffò, Michael scoppiò a ridere e accese lo stereo, inserendoci il must have del Natale: un disco pieno di canzoni natalizie, tra nuove e grandi classici. Poi scomparì in direzione della soffitta.

Ne ritornò con tre scatoli impilati l’uno sull’altro, camminando a tentoni perché non riusciva a vedere davanti a sé. Federico avrebbe voluto anche aiutarlo ma quella vista lo divertiva troppo.

Dopo venti minuti il più piccolo era già stanco ma l’albero nemmeno parzialmente riempito.
Michael fingeva di non essersi accorto che Federico stava appendendo le palline solo nella parte inferiore. Gli veniva da ridere ma era estremamente intenerito dal fatto che l’altro non arrivasse più su del quarto ramo.

E così, quando arrivò il momento di mettere il puntale, decise di infierire.

“Mh, Fedè, perché non metti tu il puntale?”
Il milanese si girò, ghiacciandolo con lo sguardo.
“Sei uno stronzo” disse “E potevamo prenderlo più basso l’albero!”
Mika sorrise, prese il pezzo mancante dalla scatola e glielo lanciò.
Federico accolse la sfida e, sebbene sapesse di non arrivarci, si alzò sulle punte e cercò di posizionare per bene la decorazione.
Michael si intenerì a quella vista e, dopo molti tentativi vani, gli si avvicinò e gli cinse i fianchi con le mani. Prese il puntale e lo posizionò sulla cima senza fatica, sorridendo.
“Bastardo” sussurrò il più piccolo, girandosi tra le sue braccia.
Friendly reminder che sei un nano” rise l’altro, guardandolo negli occhi.
“Ma il mio nano preferito” aggiunse poi, soffiando leggermente sulle labbra dell’altro.
Federico rabbrividì e fece scontrare le loro labbra in un bacio dolce e casto. Gli carezzò la guancia con la mano destra mentre con la sinistra gli levò una pallina di mano, lanciandola dall’altra parte della stanza.
Mika rise e si staccò dalle sue labbra, continuando a guardarlo negli occhi. Poi volse lo sguardo all’albero e lo osservò.

“Bisogna finire qui” disse, prendendo altre palline dallo scatolo e sistemandole sui rami.
Ma la mente di Fedez era partita, non vedeva altro che Michael. Non era un semplice bacio che voleva.
Scosse la testa e continuò ad addobbare, sperando di finire presto.
Seguirono svariati minuti di lavoro, qualche pallina lanciata contro l’altro, qualche bacio rubato mentre si tentava di sistemare le luci.

Quando l’opera fu completata, il più alto la osservò compiaciuto e, con le mani ai fianchi, sorrise soddisfatto, palesando un “Bellissimo!”
“Bellissimo” ripetè di rimando l’altro.
“Bellissimo ma mai quanto te” si corresse Michael, girandosi a guardare Federico negli occhi.
Il più piccolo avvampò, diventando più rosso del piccolo Babbo Natale seduto sul camino.
Non era abituato.
Gli capitava spesso di essere sommerso da complimenti: quelli di sua madre, sua nonna, le amiche della nonna, le sue fans. Ma non si sarebbe mai abituato a quelli di Michael. Ogni volta era un’emozione assurda.

Ogni volta era una conferma che anche lui lo guardava in quel modo.

Ogni volta era un battito perso ricordare che lo trovava bello, che lo amava, che provava ancora quello che gli aveva detto la sera prima, dopo aver fatto l’amore.

Ogni volta era un tremito dell’anima ricordare che no, non aveva cambiato idea. Che no, non era andato via come gli altri. Che no, non era scappato alle prime difficoltà. Ma era lì. Era lì, gli sorrideva, lo coccolava, lo faceva sentire al sicuro tra le sue braccia.

Che no, non sarebbe mai scappato.

Mika fece per avvicinarglisi quando all’improvviso esclamò “Ma io amo questa canzone!” e corse verso lo stereo, alzando il volume al massimo.


Baby it's cold outside,
been hoping that you'd drop in,
I'll hold your hands, they're just like ice.
Beautiful, what's your hurry,
listen to the fireplace roar.
Beautiful, please don't hurry,
put some music on while I pour.

Il più grande tornò dall’altro, accennando qualche passo di danza, e lo prese di nuovo per mano, facendogli fare una piroetta al centro del grande salone.
“Ma sei ubriaco?” rise l’altro, parecchio contrariato. Quanto odiava ballare.
Michael gli fece segno col dito di stare zitto e lo costrinse a seguirlo nei suoi strambi passi di danza. Federico non si oppose nemmeno più di tanto, sapeva che sarebbe stato inutile.

Man, your lips look so delicious, waves upon a tropical shore” cominciò a canticchiare Michael, seguendo il ritmo in sottofondo.
Il cuore del più piccolo perse un battito. Amava sentire il libanese cantare ma quelle parole. Oh, quelle parole. Non capiva molto d’inglese ma qualcosa lo afferrava.
E bastava che Mika pronunciasse lips per creargli scompensi.

Lips.
Federico si accorse di star fissando le labbra del suo ragazzo da un po’. Quest ultimo arrossì leggermente, come ai primi tempi, ma poi un sorriso malizioso si formò sul suo volto.

Mind if I move a little closer? cantò, seguendo la canzone, e si avvicinò al più piccolo, mettendogli una mano sul fianco destro.
Federico gli poggiò le braccia sulle spalle, circondandogli il collo, e gli regalò uno dei sorrisi più sinceri della giornata.
Odiava ballare, sì, ma amava essere tra le braccia del suo uomo.

“Ti amo” sussurrò pianissimo Federico, quasi volesse nascondere le parole sotto la musica.
“Ti amo anche io, nano
Si scambiarono un ultimo sguardo poi si abbandonarono ad un bacio più lungo, passionale e carnale dei precedenti.
Non era un semplice bacio che Federico voleva.
 



Saaaalve!
Prima di tutto grazie per aver letto, spero lasciate un commento o un voto e spero di cuore vi sia piaciuta.
Ci ho messo un po’ di tempo a scriverla e non sono del tutto convinta del risultato ma vabbè.
Fatemi sapere il vostro parere, invece!

Ps: mi scuso per l’altra mia storia, la long, se qualcuno l’avesse letta, ma non riesco proprio più ad aggiornare.. forse un giorno lo farò.
O forse ne comincio un’altra, non lo so proprio. Per adesso mi dedico alle OS.
“E chi se ne frega?” cit.

Grazie ancora.
Alla prossima storia!
Love u,

Mars



 
  
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