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Autore: Hana_Weasley    29/12/2015    2 recensioni
- KURTBASTIAN -
Kurt vive a New York, studia alla NYADA, lavora a Vogue.com e la sua vita non potrebbe essere più felice, se non fosse che non ha mai davvero trovato il vero amore, iniziando così a perdere fiducia in quell'amore raccontatogli fin da quando era piccolo.
E' la vigilia di Natale e Kurt si ritrova su un aereo diretto a Lima, per festeggiare le vacanze insieme alla sua famiglia.
Non aveva certo programmato di innamorarsi ma un ragazzo dagli occhi verdi e un sorrisetto strafottente appare all'improvviso e stravolge tutti i suoi piani.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note Autrice:
Salve, uhm.
Ho scritto questa fanfiction dopo aver letto un post su Facebook e mi sono immaginata i Kurtbastian in quella situazione. 
E' la prima volta che scrivo di loro - di solito scrivo dei Klaine- quindi chiedo venia se ciò che state per leggere non vi piacerà. E' molto più complicato di quanto pensassi scrivere di Sebastian come personaggio principale e Kurt e Sebastian. 
Però era da tanto che volevo scrivere di loro e quando mi si è presentata l'occasione l'ho presa al volo!
Quindi... la storia è ispirata ad un fatto realmente accaduto e ringrazio la ragazza che raccontando il tutto, inconsapevolmente mi ha dato questo prompt! 
Volevo poi ringraziare Silvia che mi ha dato qualche consiglio per mettere a posto un paio di cose <3
La storia è per Anto, Andy e Costy che si lamentano sempre (insieme a me) che non ci sono mai abbastanza Kurtbastian su EFP!
Buona lettura!

La mia pagina facebook: https://www.facebook.com/hweasleyefp/


 
The one time that Kurt Hummel met the love of his life on a plane. 

Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
-Blaise Pascal


24 Dicembre.


Kurt viveva ormai da tre anni a New York.
Quando era un giovane liceale sognatore si era sempre ripromesso che non avrebbe più messo piede nella vecchia e troppo stretta per lui Lima, Ohio. Ma solo dopo essersi allontanato tanto da casa, Kurt si era reso conto che alle volte sentiva nostalgia di quel familiare rifugio.
Così Kurt aveva subito trovato un compromesso: tornava alla sua città d'origine solo per le occasioni speciali quali compleanni e varie ed eventuali festività.
In quei tre anni quindi il ragazzo era tornato spesso a casa e non si era mai allontanato dalla sua famiglia, a cui voleva un grandissimo bene.
La vita di Kurt non era male.
Dopo quattro infernali anni di liceo si era trasferito a New York insieme alla sua migliore amica Rachel e dapprima aveva lavorato per Vogue.com e poi aveva anche iniziato gli studi alla NYADA, un prestigioso college che spianava la strada per il teatro a Broadway, il sogno di Kurt fin da quando era un bambino.
Il ragazzo era un gran lavoratore, tanto che a lavoro in quei tre anni era diventato uno dei migliori e anche un ottimo studente. Alla NYADA era senza ombra di dubbio uno dei più eccezionali, complice anche il fatto di avere una voce fuori dal comune.
L'unica cosa che poteva considerarsi deludente nella sua vita era l'argomento amore.
Kurt aveva avuto uno o due ragazzi e qualche storiella avventurosa da una notte ma mai nulla di davvero serio.
Forse però era sua la colpa. In fondo Kurt era sempre stato diffidente in ogni sua relazione quando alla base di ognuna di esse dovrebbe esserci la fiducia reciproca.
O forse era anche colpa delle differenze tra lui e i suoi partner che non sono mai riusciti a comprendersi sul serio, a prendersi.
Kurt non voleva qualcuno di uguale a lui, sarebbe stato impossibile andare d'accordo, conosceva il suo carattere difficile. Però voleva qualcuno che fosse romantico – come i principi di quelle fiabe che sua madre gli leggeva quando era un bambino- ma che al tempo stesso riuscisse a tenergli testa e a non lasciarsi travolgere dall'uragano che era. Voleva qualcuno che lo comprendesse. Qualcuno che lo amasse.
Ma Kurt stava lentamente iniziando a smettere di credere alle favole sull'amore vero ed eterno che amava da bambino. Stava mettendo tutto sé stesso nella scuola e nella sua carriera lavorativa trascurando un amore che a detta sua non sarebbe mai arrivato.
Quindi Kurt non cercava l'amore, nonostante fosse una cosa che internamente bramasse moltissimo e certo non si sarebbe aspettato di trovarlo in quell'occasione.
Era la vigilia di Natale e Kurt si trovava all'aereoporto in attesa che venisse chiamato il suo volo per Lima. Stava ovviamente andando a festeggiare le vacanze di Natale insieme alla sua famiglia e ormai non vedeva l'ora di rivedere suo padre, riabbracciare i suoi amici e festeggiare insieme alle persone care.
Si sentiva meno il vuoto nel suo petto in quelle occasioni.
Venne ridestato dai suo pensieri sentendo l'autoparlante chiamare il suo volo, e prese il trolley incamminandosi verso il gate per Columbus.
In poco tempo prese posto sul sedile contrassegnato sul suo biglietto e si mise comodo. Cominciò a preparare l'occorrente per il viaggio e lo mise sul piccolo tavolino di fronte a lui. Quello, in pochi istanti, si riempì di molti oggetti quali cuffiette per la musica, riviste di moda e libri vari.
Kurt non era mai stato molto incline al socializzare. Certo, conversava con tutti senza problemi ma si sentiva piuttosto a disagio a rivolgere la parola a sconosciuti. E poi non capiva perché dovesse fare conversazione con una persona che non avrebbe rivisto più in tutta la sua vita. Il ragazzo quindi preferiva ascoltare le numerosissime canzoni che aveva sul suo smartphone, accompagnandole magari a Vogue o altre riviste di moda che portava sempre con sé. In caso di viaggi lunghi invece si godeva un bel libro.
Anche a lui erano capitate persone fastidiose e rumorose che cercavano in qualsiasi modo di cominciare una conversazione ma ormai Kurt aveva imparato a gestire anche loro, quindi non lo spaventava più nulla ed era pronto a tutto.
Così Kurt quando notò l'arrivo del suo vicino di viaggio lo ignorò bellamente.
L'aereo decollò e Kurt potè iniziare ad ascoltare la sua amata musica dopo aver avvisato suo padre della partenza. Il giovane ragazzo accanto a lui sembrava tranquillo e ciò rincuorò Kurt. Nessun litigio col vicino.
Kurt però, mentre lo osservava di sbieco, non potè fare a meno di notare qualcosa.
Era un ragazzo incredibilmente bello. Diamine se lo era!
Uno di quei ragazzi che Kurt avrebbe sicuramente puntato se si fossero trovati in un gay bar.
Sembrava piuttosto alto e magro ma con una buona muscolatura. I capelli, di un castano chiaro, erano acconciati in modo perfetto ma al tempo stesso sbarazzino e gli occhi erano di un intenso verde.
Era davvero un bel vedere, Kurt dovette ammetterlo tra sé e sé.
Nonostante la tentazione però Kurt continuò a non rivolgergli la parola, ma in compenso gli rivolse molti sguardi, alcuni probabilmente molto palesi.
Il viaggio doveva essere iniziato da poco più di una mezz'oretta quando il ragazzo accanto a Kurt mise giù il libro e si stiracchiò. Lanciò poi un'occhiata trafelata a Kurt, e sul suo viso comparve un'espressione interessata. Il ragazzo si soffermò ad osservare accuratamente Kurt, notando il fisico asciutto ed alto, il viso privo di imperfezioni, la pelle candida. Osservò poi il suo volto, la bocca rosea e sottile, i capelli ordinati e soprattutto quegli occhi di ghiaccio.
Era decisamente un bel bocconcino ma stranamente non voleva attirare la sua attenzione per fare qualcosa, o farselo come dir si voglia. Piuttosto era rimasto colpito da Kurt, nel suo insieme, e voleva assolutamente conoscerlo, parlare con lui e scoprire di più su quell'interessante ragazzo che gli stava accanto.
Tutto ciò era una novità. Lui di solito evitava di attaccarsi troppo alle persone e certo non amava fare conversazione con gli sconosciuti; se questi erano accettabili concedeva altro.
Un po' quindi lo spaventarono quei pensieri ma ormai aveva un chiodo fisso nella mente e doveva assolutamente parlare al ragazzo. Cosa poteva dirgli, però?
Non gli sembrava molto propenso a conversare e doveva trovare qualcosa che attirasse la sua attenzione.
Lo osservò un altro po' e solo dopo poco si accorse che stava leggendo Vogue.
Che clichè vivente, pensò il ragazzo.
Ma fu proprio grazie a quello che riuscì a dire qualcosa.
In quel momento stava passando sul corridoio un passeggero, probabilmente si dirigeva al bagno, e stava indossando i vestiti più imbarazzanti della storia di tutti i vestiti, tutti insieme.
Mr. Privo di Gusto portava una camicia hawaiana, un jeans a zampa di elefante e tanto per aggiungere la ciliegina sulla torta aveva i sandali con i calzini.
Se poi si contava l'abbinamento dei colori si poteva raggiungere l'apice del ridicolo e la definitiva morte della moda.
A quanto sembrava il ragazzo accanto a lui era appassionato di moda quindi decidse di approfittarne.
“Oh mio Dio, ma si è vestito al buio stamattina?”
Kurt sentì quelle parole vicino al suo orecchio e alzò lo sguardo dalla rivista puntandolo sul suo vicino che lo sta guardando con un sorrisetto decisamente fastidioso sul viso e che poi gli fece cenno verso l'uomo. Kurt quindi si volse ad osservare l'uomo, incuriosito e quando mise a fuoco l'immagine sbarrò gli occhi di colpo, sconvolto.
“Penso di star per morire. Che orrore!”
“Una bellezza come te non dovrebbe meritare la morte, piuttosto che uccidano quell'uomo.” scherzò il ragazzo facendo ridacchiare Kurt. Ci stava decisamente provando.
“Sono d'accordo.”
“Sebastian Smythe.” si presentò il bell'imbusto.
“Kurt Hummel.” In fondo cosa c'era di male a flirtare un po' con quel ragazzo? Era bello, sembrava simpatico, non c'era davvero nulla di male.
“Bene, Signorina, questo viaggio mi sta annoiando terribilmente e magari non sarebbe male farsi un po' di compagnia, non pensi?”
Il modo in cui lo disse fece tremare Kurt di eccitazione da capo a piedi. Kurt notò anche il nomignolo privo di originalità che gli aveva affibbiato e si rifiutò di farsi sconfiggere sul sarcasmo. Era lui il re degli stronzi, lì.
“No, non penso sia male. Allora, Mangusta, cosa ci facevi a New York?”
Sebastian sorrise soddisfatto. Gli piacque come gli tenne testa! Sembrava davvero il suo tipo. A quel pensiero si schiaffeggiò mentalmente. Lui non aveva un tipo.
“Mi sono trasferito due anni fa per frequentare la NYU dove studio giurisprudenza.
La mole di studio è sempre stata molta quindi è da quando me ne sono andato che non torno più a casa, a trovare la mia famiglia. Quest'anno sono riuscito a liberarmi almeno per qualche giorno e così sto facendo una sorpresa ai miei genitori.”
“Oh, scommetto che ne saranno entusiasti!” commentò Kurt.
“E cosa fai a New York oltre che a studiare?”
“Lavoro in un giornale, nulla di famoso ma non è malaccio come lavoro e poi ovviamente la sera mi diverto.” disse malizioso. “Invece questa signora qui cosa ci fa nella Grande Mela?”
Denti da cavallo, non ti conviene abusare della mia pazienza!” Kurt finse un rimproverò ma tra sé e sé dovette ammettere che si stava divertendo.
“Ooh, qualcuno è in quel periodo del mese!” esclamò Sebastian con tono scherzoso.
Kurt finse di essersi offeso e poi gli tirò uno schiaffetto sul braccio scoppiando poi a ridere quando si accorse di avergli fatto più male del dovuto.
“Ehi, non ridere di me!”
“Comunque, per rispondere alla tua domanda, sono a New York da tre anni e studio alla NYADA.”
“La NYADA? La scuola di teatro? Quanto sei checca, Kurt!”
“Riparliamone quando avrò vinto un Tony.” ribattè il ragazzo, alzando il mento fieramente. Poteva sembrare il tipico stereotipo del gay, ma lui era diverso dagli altri. Lui avrebbe avuto successo e questa convinzione non gliel'avrebbe levata dalla testa nessuno.
“Modesto il ragazzo.” Sebastian si limitò a commentare sarcastico.
“Cos'altro fai poi?” riprese il discorso.
“Poco altro. Lavoro da Vogue.com,” qui Sebastian alzò gli occhi al cielo e si guadagnò un altro schiaffo da parte di Kurt. “e per il resto del tempo mi concentro sul fare provini per musical a Broadway.”
“E la tua famiglia è di Columbus?”
“Lima. Un paesino inculato di cui nessuno conosce la sua esistenza.”
“Oh, ho presente. Sono di Westerville, so come ti senti!”
Il loro discorso venne interrotto dall'hostes che chiese loro cosa volessero per pranzo. Kurt prese una semplice insalata accompagnata da acqua naturale mentre Sebastian pretese del caviale e del caffè corretto con del cognac. Ciò fece ridacchiare incontrollabilmente Kurt generando perplessità in Sebastian.
“Perchè continui a ridere? È imbarazzante!”
Ma Kurt non ne voleva sapere di smettere e la sua unica giustificazione fu: “Solo tu potevi chiedere su un aereo ciò per pranzo. Quanto sei idiota!”
Kurt così passò tutta la durata del pranzo a ridere e scherzare con Sebastian che appena poteva se ne esciva con qualche battuta squallida e ridicola, solo per sentire Kurt ridere. Perchè quando Kurt rideva c'era qualcosa di magico nell'aria. Sentire la sua risata frizzante e vederlo così libero gli faceva battere forte il cuore. Perfino poter vedere quei dentini scrutabili solo quando il ragazzo rideva con leggerezza era una vittoria per Sebastian. E probabilmente, se si fosse trattato di qualcun altro si sarebbe tirato un colpo in testa o direttamente ucciso perché non esisteva che Sebastian, proprio quel Sebastian Smythe, cadesse nel più banale e longevo clichè: il colpo di fulmine.
Ma in quel caso si trattava di Kurt e Kurt era qualcosa di ultraterreno ed impossibile da non ammirare. Quindi Sebastian non si considerò così tanto idiota per essere caduto schiavo dei suoi occhi limpidi e puri.
Kurt e Sebastian continuarono a parlare del più e del meno. Parlarono di ciò che li circondava, delle tendenze e di loro stessi senza però mai rivelare nulla di personale. Sarebbe stato troppo quello, per una persona che non avrebbero più rivisto.
In quelle discussioni i due scoprirono di essere più simili di quanto pensassero, ma al tempo stesso di avere dei caratteri completamente diversi. Detto così sembrava un controsenso ma per loro un senso lo aveva eccome.
Scoprirono di essere stati entrambi parte di un Glee Club alle superiori e una piccola parte di Kurt, che venne messa subito a tacere, si rammaricò di non aver conosciuto Sebastian al liceo, magari proprio durante una gara di glee. Forse era il destino, riflettè.
Erano a metà viaggio e sia Kurt che Sebastian stavano godendo della compagnia l'uno dell'altro in un silenzio per niente imbarazzato. Avevano parlato per tutto il tempo andando da argomenti futili come la musica, i film, la cucina ad argomenti dalle sfumature più serie e in quel momento si stavano prendendo un momento di silenzio. Forse per interiorizzare il tutto.
A spezzare il silenzio però ci pensò Sebastian.
“Sai, Cenerella, se ci fossimo trovati in un'altra situazione non avrei esitato a metterti le mani addosso.”
“Mi stai dicendo che hai secondi fini?” Kurt già sentì formarsi un nodo alla gola e non riuscì a capire come ciò fosse possibile. Non avrebbe dovuto importargli di un ragazzo appena conosciuto. Ma l'idea che Sebastian avesse instaurato una conversazione con lui solo per dare sfongo ad un prurito, uno sfizio gli dette incredibilmente fastidio.
“Mentirei se ti dicessi che non ne avevo, ma c'è qualcosa di diverso.
La prima cosa che ho notato di te è stato ovviamente il tuo corpo da ninfa ma c'era anche qualcos'altro. Qualcosa che mi ha spinto a parlarti e a non comportarmi come mio solito. E sì, vorrei tanto avere l'onore di un incontro ravvicinato con il tuo culo regale ma non ho intenzione di farlo. Non voglio che tu sia solo uno dei tanti che mi sono fatto, voglio ricordarti. Queste ore con te sono state piacevoli e io voglio un ricordo di ciò che non si riduca ad una scopata.”
Kurt rimase piuttosto stupito dalle sue parole.
Aveva capito che Sebastian aveva una vita sessuale piuttosto “ampia” e il suo discorso dapprima lo imbarazzò per quanto riguardava il desiderio che il ragazzo provava ma poi lo lusingò. Perchè mai nessuno gli aveva dato così importanza, figurarsi uno sconosciuto. Sebastian con quelle poche parole aveva per un attimo alleviato tutto il dolore che Kurt provava.
Kurt ebbe anche una terza reazione. Gli si gonfiò il cuore. Anche Kurt avrebbe voluto ricordare quelle ore e già sapeva che quando sarebbe arrivato a casa sarebbe stato malissimo per quella inevitabile separazione.
Sebastian sarebbe potuto essere la sua ancora di salvezza, un nuovo inizio. Sebastian poteva essere la persona che Kurt aspettava fin da quando sua madre gli leggeva le fiabe con protagonisti principi e principesse; fin da quando alle elementari sognava ad occhi aperti di sposarsi e canticchiava la marcia nuziale col velo della madre; fin da quando alle superiori fantasticava sulla sua vita newyorkese insieme al ragazzo dei sogni.
Sebastian poteva essere quella persona che poteva colmare il vuoto interiore di Kurt.
Ma Sebastian non poteva essere tutto ciò.
Sebastian era stato solo una piacevole pausa dalla solitudine e dalla tristezza.
Un passante nella lunga strada che era la vita.
Kurt prese un respiro profondo per trattenere le lacrime che già premevano per uscire. Avrebbe avuto tutta la notte per piangere e abbandonare definitivamente il suo sogno romantico. Sentì una leggera pressione sulla mano e posò lo sguardo su di essa accorgendosi che era stata ricoperta da quella grande di Sebastian che aveva poi preso ad accarezzare con il pollice il palmo.
Rimase in silenzio, beandosi di quelle carezze e dovette poi aver perso la cognizione del tempo perché ad un tratto sentì qualcosa di pesante poggiarsi sul suo petto e solo dopo si accorse che era la testa di Sebastian che si era addormentato mentre viziava la sua pelle. Kurt osservò il volto beato del ragazzo dormire profondamente e sorrise dolcemente alla visione. Era bellissimo.
Kurt gli scompigliò leggermente i capelli e poi decise di lasciarsi andare al sonno anche lui, poggiando la testa sopra la sua.


Kurt dormì per il resto del viaggio e si risvegliò in un intreccio di arti dieci minuti prima dell'atterraggio.
“Buon pomeriggio, Bella Addormentata.” esordì Sebastian.
Kurt si stropicciò gli occhi e sbadigliò. “Da quanto sei sveglio?”
Sebastian finse di pensarsi, puntando gli occhi al cielo e portandosi un dito al mento. “Mhm… una quindicina di minuti.”
Kurt vorrebbe chiedergli perché non lo abbia svegliato e perché non abbia smesso di stringere la sua mano e non si sia staccato da lui ma decide di lasciar perdere e non farsi domande.
Era stato incredibilmente piacevole e a Kurt non era dispiaciuto per nulla. Sebastian molto probabilmente non lo avrebbe più rivisto e quindi non importava.
L'atterraggio fu frenetico e il viaggio terminò troppo in fretta per i gusti di Kurt e Sebastian che avrebbero volentieri affrontato altre venti ore di aereo se questo significava stare in compagnia dell'altro ragazzo.
I due ragazzi dovevano dirigersi in parti opposte dell'aereoporto di Columbus. Kurt doveva andare a prendere le sue tre valigie – perché anche se sarebbe rimasto a Lima solo qualche giorno non avrebbe mai potuto rinunciare a tutte le sue cose- e Sebastian invece sarebbe dovuto andato a prendere un taxi.
“Bene, è arrivato il momento... Ciao, signorina.”
Kurt gli sorrise e poi prese un grosso respiro per farsi forza.
“Ciao, Mangusta.” gli disse, facendo ridacchiare Sebastian.
I due si allontanarono che ancora stavano sorridendo e Kurt sentì i suoi passi come un qualcosa di incredibilmente pesante.
Ci vollero pochi istanti per accorgersi di non aver fatto gli auguri di Natale a Sebastian.
Kurt non ci pensò su due volte e rincorse il ragazzo. Quando lo raggiunse lo bloccò per lo zainetto che portava e Sebastian si voltò, sorpreso.
Quando però vide Kurt la sua espressione si aprì in un piccolo ghigno, uno di quelli che aveva fatto innervosire Kurt per tutta la durata del viaggio, ma che segretamente aveva adorato.
“Senti già la mia mancanza?”
Kurt roteò gli occhi. “Mi sono dimenticato di farti gli auguri di buon Natale.”
Sebastian guardò Kurt senza dir nulla ma sempre con quel ghigno fastidioso in faccia. Forse ho sbagliato a rincorrerlo, pensò Kurt mordendosi il labbro inferiore.
Decise quindi di non rendersi ridicolo ancora di più.
“Quindi buon Natale!” gli disse nervosamente.
E in quel momento accadde qualcosa che se lo avessero raccontato a Kurt, lui avrebbe probabilmente riso in faccia a quella persona per quanto tutto ciò fosse ridicolo e patetico.
Sebastian gli prese il viso tra le mani e poi lo baciò, in mezzo ad un aereoporto dell'Ohio.
Lo baciò con dolcezza e lentamente mentre con le mani gli accarezzavano le guance. Kurt allora rispose al bacio con la stessa passione e portò le braccia a cingere il lungo collo di Sebastian.
Sebastian lo baciò e poi con la punta della lingua fece pressione sulle labbra di Kurt che subito schiuse per lasciar passare la lingua del ragazzo. Il bacio divenne così più passionale e profondo e alla fine fece gemere silenziosamente Kurt che si allontanò mentre Sebastian affondava il volto nell'incavo del collo di Kurt e inspirò profondamente il suo dolce odore.
Poi si staccò e avvicinò la bocca all'orecchio di Kurt. “Buon Natale anche a te, Kurt.”
Corse via.
Kurt invece rimase impalato sul suo posto, completamente immobile, con un sorriso ebete sul volto chiedendosi se tutto quello che era accaduto era successo realmente o era stato tutto un bellissimo e irrealizzabile sogno.

 
**
 
30 Dicembre.


Kurt la sera prima era tornato a New York dopo aver passato i precedenti giorni a festeggiare insieme alla sua famiglia.
Ne aveva anche approfittato per rivedere i suoi vecchi amici del Glee Club, quelli che erano tornati per le feste alla piccola città o che non se ne erano mai andati.
Nonostante ciò Kurt era spento e non era riuscito neppure a fingere come faceva di solito tanto che il padre e perfino Mercedes, una delle sue più grandi amiche, gli avevano chiesto se ci fosse qualcosa che non andasse.
Burt sapeva che Kurt non era pienamente soddisfatto della sua vita e si sentiva solo ma quella era la prima volta che neppure la loro compagnia era servita a Kurt come sollievo. Burt era sicuro fosse accaduto qualcosa che aveva stravolto la vita di suo figlio.
Sperò ardentemente che fosse qualcosa di bello. O eventualmente qualcuno di bello.
Kurt per tutti quei giorni non era riuscito a levarsi dalla testa Sebastian.
Ovunque andasse e qualsiasi cosa dicesse Sebastian era sempre lì presente e Kurt non riusciva a scacciarlo dalla sua mente.
Passava le giornate a pensare a quel ragazzo, al suo sorriso, alle sue labbra e a rivivere i momenti che avevano passato insieme, mentre la notte piangeva perché sapeva che sarebbe dovuto andare avanti e non poteva aggrapparsi al ricordo di Sebastian se non voleva autodistruggersi.
Kurt quindi aveva deciso di tornare a New York prima di capodanno per tentare di ritornare alla sua vecchia vita e dimenticare Sebastian.
Per il momento non ci stava riuscendo, aveva passato tutta la mattinata e la sera precedente in pigiama a guardare film strappalacrime.
Così decise di fare qualcosa e si vestì come sempre impeccabilmente per andare da Starbucks a prendersi un bel caffè. Se poi sarebbe stato in vena sarebbe pure passato al negozio di cd.
Kurt era in fila per ordinare il suo caffè quando vide entrare nel negozio qualcuno di familiare. Dapprima pensò si trattasse solo un miraggio, una visione della sua sciocca mente che aveva voglia di prenderlo in giro.
Ma sembrava incredibilmente reale e a Kurt battette forte il cuore mentre lo osservava, il respiro mozzato.
Sebastian proprio in quel momento si voltò e incrociò i suoi occhi. Spalancò la bocca, sorpreso di vedere Kurt.
Era davvero convinto che non lo avrebbe più rivisto e aveva passato i precedenti giorni a struggersi per non avergli chiesto il numero di telefono o dirgli qualcos'altro. Ma in quel momento Kurt era lì e lui aveva una nuova occasione per stare accanto a quel meraviglioso ragazzo.
Sorrise e lo stesso fece Kurt, mentre i loro occhi erano l'uno nell'altro, il rubino nel lapislazzuli.
Senza che se ne rendessero conto Kurt e Sebastian fecero qualche passo fino a quando non si trovarono l'uno di fronte all'altro.
A quel punto Sebastian fece un inchino scherzoso in sua direzione ma Kurt non volle giocare, non in quel momento.
Lo afferrò per la nuca e lo baciò con passione.
Sebastian per un attimo fu sorpreso dal gesto ma poi prese a rispondere al bacio.
Quando si separarono, Kurt riaprì gli occhi e lo baciò di nuovo all'angolo della bocca. Sebastian sorrise mentre gli accarezza delicatamente i fianchi.
I due poi si allontanarono e Sebastian fece uno dei suoi soliti sorrisi.
“Piacere, Sebastian Smythe e sono pazzo di te.” gli disse, allungando una mano in sua direzione.
Kurt la afferrò e la strinse. “Piacere Sebastian. Io sono Kurt Hummel e sono anche io pazzo di te.”
Kurt si rese conto che forse Sebastian sarebbe potuto davvero essere il suo principe, la persona che aveva atteso per tutta la vita e che avrebbe colmato quel vuoto.

 

  
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