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Autore: AnyaTheThief    29/12/2015    1 recensioni
Una storia di Natale.
Brigitte cammina per le vie di Parigi. E' debole, malata e sola. Sta andando alla ricerca del suo angelo custode, l'unica persona che crede possa aiutarla.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Porthos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brigitte

 

Il silenzio e la solitudine l’avevano avvolta completamente. Da parecchio tempo erano diventati i suoi unici abiti e compagni. Nemmeno le campane di mezzanotte che rintoccando gioiose avevano annunciato l’inizio della festa erano riuscite a farle compagnia. La neve che le arrivava fino ai polpacci scarni contribuiva ad attutire ogni suono e a farla sentire come in una bolla di vetro.
Non poteva fermarsi, non poteva smettere di camminare, nonostante procedesse molto lentamente; se si fosse addormentata sarebbe stata la fine, se lo sentiva. E allora appoggiava un piede davanti all’altro lasciando che gli stivaletti consunti affondassero nella neve fresca.
Non ricordava quanti giorni fossero passati dall’ultima volta che aveva mangiato e ormai non sentiva più nemmeno i crampi allo stomaco, perché il freddo le faceva male più della fame, i calli più del freddo, il petto e la gola più dei calli.
Ma la solitudine le faceva male più di tutto.
Cercava di tossire piano, perché sapeva bene quale sarebbe stato il suo destino se qualcuno l’avesse vista aggirarsi in quel quartiere. Motivo valido per coprirsi il più possibile il capo con la pezza lisa e sudicia, dalla quale scivolava fuori una ciocca stopposa di capelli di un biondo spento che incorniciava il viso di un fantasma. Pallido, smorto, le labbra esangui, le gote tinte soltanto dello sporco della terra. Eppure negli occhi chiari e incavati si poteva ancora leggere che lì, da qualche parte, lei viveva.
Brigitte era ancora viva. E nella determinazione del suo sguardo chiunque avrebbe capito che non stava camminando solo per sopravvivere, aveva una meta ben precisa ed un unico pensiero la spingeva a reggersi in piedi: il suo angelo custode.
Lo aveva visto per la prima volta qualche sera prima, fuori dalla chiesa. Accucciata a ridosso di un muro laterale, ascoltava i canti natalizi e con un fil di voce seguiva la melodia.
Lui barcollava e rideva con altre persone. Era alto, altissimo dalla sua prospettiva. Anche se fosse stata in piedi, la sua statura da undicenne malnutrita avrebbe sfigurato in confronto a quel gigante scuro dall’aria gioviale. Aveva una bella risata, notò subito, e delle spalle così larghe che avrebbe potuto abbracciare cinque Brigitte in una volta!
Lo aveva fissato incantata e aveva sorriso debolmente, ma non pensava che lui l’avrebbe notata. E invece si era voltato nella sua direzione: nel giro di un istante le era preso il panico.
Aveva cercato di alzarsi velocemente e di scappare prima che lui si avvicinasse, ma era inciampata nei suoi stessi piedi. Poi un’ombra era calata sulla sua figura minuta, ma quando aveva sollevato lo sguardo la paura l’aveva abbandonata gradualmente. Davanti al sole che illuminava fiocamente la città, lui le sorrideva dolcemente e le porgeva una moneta.
Brigitte aveva allungato la mano esitante e l’aveva presa, stringendosela al petto, senza smettere di fissarlo per un attimo. Nella mano di lui era sembrato un soldino minuscolo, ma tra le sue dita tutte ossa pareva enorme e straordinariamente luccicante.
“Mi canteresti una canzone?” le aveva domandato improvvisamente.
Lei, che non se lo sarebbe mai aspettato e che aveva un nodo alla gola, aveva scosso il capo ed era arrossita violentemente.
“Porthos! Dai, andiamo!” proprio in quel momento lo avevano richiamato i suoi amici e lui aveva fatto loro un cenno. Lei aprì leggermente le labbra per intonare la melodia richiesta: non voleva che se ne andasse, non voleva restare di nuovo sola. Ma non un suono uscì dalla sua gola.
“Magari la prossima volta.” si era congedato il ragazzo.
E se n’era andato.
Da quel giorno Brigitte aveva iniziato a cantare molto più spesso. Per tenersi compagnia, per ripensare a lui, per fare pratica. Ma la tosse tormentava ogni strofa, i brividi le facevano tremare la voce e la paura di essere notata la tratteneva sulle note più alte.

“Beaucoup de gens vont en pèlegrinage,
Beaucoup de gens s’en vont à Bethléem.
Je veux y aller, j’ai assez de courage,
Je veux y aller, si je peux bien marcher…”

Intonava in un sussurro, guardando dritta davanti a sé. Era quasi arrivata. Sapeva che il suo angelo era un Moschettiere del Re, sapeva che l’avrebbe presa con sé, l’avrebbe curata e ripulita, nutrita e amata. La mamma le diceva sempre che un giorno avrebbe incontrato una persona del genere, anche se Brigitte non capiva come, se erano costrette a scappare sempre da tutti. Ma non aveva mai fatto domande.
La mamma sapeva tutto.
Non voleva ripensare né a lei né a Lilou ma quando il minimo ricordo faceva capolino, il flusso di pensieri non riusciva più a fermarsi.
La mamma se n’era andata esattamente diciotto giorni prima. Lo aveva fatto per lei, per la sua petite, non voleva che la vedesse morire, non voleva rischiare di contagiarla con la malattia che le aveva butterato la pelle e sfigurato i tratti.
Non aveva potuto nemmeno baciarla un’ultima volta.
Le salirono le lacrime agli occhi. Strinse i denti e continuò a cantare, mentre avanzava sempre più lentamente.

“Beaucoup de gens vont en…” un pungore le prese la gola, il petto fu scosso da un violento attacco di tosse che la spinse a terra. La neve davanti a sé era macchiata di cremisi.
Ma Brigitte era viva.
Si alzò di nuovo e riprese la sua lenta marcia. Per il suo angelo, per la mamma. Per Lilou… Lei sì che l’aveva vista morire sotto i suoi occhi. Ed è vero, le aveva fatto molto male, solo ripensando a quel giorno aveva potuto capire il gesto della mamma.
Fino all’ultimo aveva scodinzolato e le aveva leccato la mano, mentre lei e la mamma la accarezzavano. Era la sua migliore amica da quando era nata, era stata con la mamma mentre la partoriva in una squallida catapecchia, le aveva fatto la guardia mentre la mamma andava a rubare il pane al mercato e le aveva protette tante volte.
Quei bastardi l’avevano presa a calci e pugni fino a lasciarla in fin di vita.
Ma allmeno lei non se n’era andata da sola.
Come succederà a te.
No.
Beaucoup de gens vont en pèlegrinage…”
Solo pochi passi, riusciva a vedere l’arcata del cortile della guarnigione e non aveva intenzione di abbassare lo sguardo.
“Beaucoup de gens…”
Arrancò, tossì, ma non cadde.
Brigitte era ancora viva, sei viva, Brigitte, continua, fallo per lui, solo pochi passi e sarai in salvo per sempre. Continua a cantare.
“... s’en vont a Bethléem…”

La vista le si annebbiò all’improvviso: era completamente sfinita. Tossì di nuovo e si riaccasciò a terra come un sacco vuoto. 
Prima di cadere nuovamente nella neve, le sembrò che qualcuno stesse correndo verso di lei. Ma non fece in tempo a vedere se si trattava del suo angelo, perché tutto diventò bianco, poi bianco e rosso, poi nero.

Brigitte. Sei viva.

Quando sentì la voce della mamma, per la prima volta in vita sua, dubitò del fatto che le stesse dicendo la verità.
Non era altro che un minuscolo puntino nero nella città bianca. Un ammasso di stracci sul quale qualcuno sarebbe inciampato al mattino seguente, senza farci troppo caso. 
Eppure, improvvisamente, si sentì viva. Cos’era quella sensazione? Le sembrava di riconoscerla… Un piacevole tepore, il calore che l’avvolgeva, un buon profumo. 
Sì, lo ricordava, era il contatto umano. Qualcuno l’aveva sollevata da terra e la stava reggendo tra le sue braccia. Si sentiva tanto piccola in quella posizione, ma anche tanto protetta e amata.

Dio?
Le tornarono le forze a poco a poco, riuscì a riaprire gli occhi. Non era Dio, ma ci era andata molto vicino: era il suo angelo custode. Brigitte sorrise.
“Non ti preoccupare, starai bene.” la rassicurò lui. La sua voce era più calda e profonda di quanto ricordasse, i suoi occhi più amorevoli, il suo sorriso rincuorante.
Lei si accoccolò tra le sue braccia. Chiuse gli occhi e si godette il dondolare del passo lungo del Moschettiere.
Poi non ebbe più freddo. Porthos la fece sedere di fronte ad un camino, le lasciò vestiti asciutti e coperte, le ripulì il viso con un panno umido. Compiva quei gesti con una naturalezza tale che le fece pensare che avesse già accudito tanti altri orfani di strada come lei.
Non avrebbe mai pensato che quell’omone potesse muoversi in maniera tanto aggraziata.
“Grazie.” mormorò. I suoi grandi occhi infossati si specchiarono nel nero più profondo.
Porthos sorrise e la lasciò sola.
Gli abiti erano della sua misura, caldi e profumati. Le piacque pensare che li avesse comprati apposta per lei. Le coperte di lana pesante avvolsero il suo corpicino acerbo, facendole provare una goduria infinita.
Quando il Moschettiere rientrò,si sedette accanto a lei davanti al fuoco ed insieme guardarono le fiamme danzare e scoppiettare per alcuni minuti.
Brigitte non riusciva a non lanciargli occhiate di soppiatto, ma lui non si scompose.
La ragazzina si schiarì la voce: pensava di sputare ancora sangue, ma invece non accadde. Anzi, si sentiva molto meglio, tutti i dolori erano spariti come per miracolo.
Aprì le labbra, prese un bel respiro, e poi cantò.
“Beaucoup de gens vont en pèlegrinage...”
Porthos si voltò verso di lei con un largo sorriso soddisfatto ed intenerito.
Brigitte terminò la canzone senza interrompersi nemmeno una volta. Prese tutte le note, anche le più alte, senza timore ed infine sorrise anche lei di rimando.
Lui applaudì entusiasta.
“Sei stata brava, petite.”
L’aveva chiamata petite, come la chiamava sua madre. Porthos si alzò in piedi e le porse una mano, invitandola a fare lo stesso.
“Adesso riposati.” con un cenno le indicò un letto. Un letto vero!
Da che aveva memoria, non ne aveva mai nemmeno visto uno. Ora poteva addirittura entrarci e dormirci. Le salirono le lacrime agli occhi dalla gioia e non riuscì a contenersi: corse verso il letto con tutte le sue coperte e vi si fiondò sopra. Non sapeva nemmeno lei da dove avesse ritirato fuori tutte le energie per farlo.
Porthos rise - quella risata che tanto l’aveva colpita la prima volta - e anche Brigitte rise. Le venne in mente Lilou: l’ultima volta che aveva riso in quel modo era quando erano ancora in forze per giocare a rincorrersi.
Ma questa volta non pianse per la sua cagnolina, né per la mamma. Sapeva che la stavano guardando e che erano felici per lei.
Porthos si avvicinò al letto e le scostò i capelli dalla fronte.
“Dormi bene. Ora non devi più preoccuparti di nulla.”
E così chiuse gli occhi, lasciandosi andare in un sospiro.
Vide Lilou davanti al camino, accoccolata su un cuscino. Il suo pelo era lucido ed era molto più grossa di quello che ricordasse.
Sospirò di nuovo lentamente.
Anche la mamma era lì! Seduta ai piedi del suo nuovo letto le sorrideva dolcemente. Era bella,  bellissima, la malattia non l’aveva mai nemmeno sfiorata e portava uno splendido abito come quelli delle dame di Corte.
“Mamma!” avrebbe voluto esclamare, ma ne risultò un rantolo impercettibile.
“Vieni, petite. Sei stata brava. Sei arrivata in tempo per il Natale.” le disse, accarezzandole la fronte. 
Lilou si svegliò di scatto, come se avesse udito le loro voci. Scodinzolando si avvicinò al letto, con la lingua di fuori e gli occhi vispi. Le leccò una mano, mentre la mamma si chinava su di lei per posarle un bacio sulla fronte.
Brigitte sorrise e si addormentò.
“Ora non devi più preoccuparti di nulla.”
La neve scendeva silenziosa sul corpicino rannicchiato davanti alla guarnigione dei Moschettieri. Il manto candido era screziato di rosso, gli arti rigidi, il viso contratto. L’ultimo respiro esalato dalla ragazzina ancora aleggiava nell’aria in una nuvoletta densa. Racchiudeva le sue speranze, i suoi sogni, le sue fantasie, le sue canzoni, i suoi ricordi, la sua vita.
Sfumò nel nulla.
Brigitte era morta.

 

Era stato proprio Porthos a trovarla.
Si era svegliato con una strana sensazione quella mattina. Non riusciva a togliersi di testa quella canzone, ed in alcuni istanti della notte gli era persino parso di sentirla veramente entrare dalla finestra chiusa. Aveva dormito poco e male.
Avrebbe voluto essere felice come gli altri, ma non poteva. Di solito riusciva a non pensarci, a soffocare tutto dietro buone azioni e sorrisi, ma sapeva che quel giorno non sarebbe bastato: qualcosa lo turbava profondamente, smuovendogli una serie di sgradevoli sensazioni nello stomaco e nella mente. Era tutto troppo gioioso, troppo falso e, dannazione, troppo bianco.
Poi aveva visto quel mucchio di stracci sepolto sotto la neve.
Insieme ai suoi tre compagni l’aveva vegliata in silenzio fuori dalla guarnigione, mentre Aramis mormorava qualche preghiera.
La gente che passava non voleva certo rovinarsi la mattina di Natale fermandosi a pregare sul cadavere di una poveraccia, no, nessuno le aveva dedicato più di uno sguardo e poche parole.
Perché Brigitte l’avevano vista, tante volte. Sì, te la ricordi quella con la mamma e il cane? Quella che stava sempre fuori dalla chiesa. Poverina. Una volta le ho dato una moneta. Ma la mamma era malata, avevamo paura ad avvicinarci. Chissà dov’è finito il cane. E la mamma? L’abbiamo vista che era più morta che viva. L’abbiamo vista, ma cosa potevamo farci? La bambina era sempre in giro, l’abbiamo vista... L’abbiamo vista, ma non l’abbiamo vista.
Porthos fremeva dalla rabbia. Tuttavia, il dolore prese il sopravvento.
La prese in braccio. Lei non cambiò posizione, rimase come una statua rannicchiata. I suoi compagni si alzarono in silenzio. Erano con lui e condividevano il suo dolore, ma Porthos era certo che nessuno al mondo in quel momento poteva sentirsi più in colpa di lui.
Lo seguirono, in un rispettoso silenzio, fino a raggiungere il cimitero della chiesa di Saint Joseph des Carmes, quello per le persone vere, non la fossa comune per i mendicanti e gli straccioni. Trovò un angolino accanto ad un albero spoglio. Non c’era nessuno quando presero delle pale da un piccolo capanno ed iniziarono a scavare.
Terra e neve si mescolavano in un cumulo chiaro scuro, mentre la buca si allargava sempre di più. Porthos non scavò, non voleva più lasciarla da sola sulla neve: restò in piedi a guardare gli amici, gli occhi pieni di lacrime, un nodo alla gola che gli avrebbe impedito di urlare anche se fosse stato in pericolo di vita. Il respiro era rapido e tremante, le labbra serrate, le narici dilatate. Stringeva il corpo di Brigitte più che poteva, come se sperasse che trasmettendole calore avrebbe potuto risvegliarsi.
Quando la fossa fu abbastanza profonda, scese insieme a lei. La accompagnò fino in fondo. Le accarezzò la fronte prima di risistemarle di nuovo la pezza sui capelli, perché non soffrisse il freddo. Si sforzò di sorriderle. Avrebbe voluto dirle qualcosa, visto che erano soli, ma rimase zitto. Quando risalì, aiutato dai suoi compagni, D’Artagnan stava piantando una croce improvvisata, mentre gli altri iniziarono a ricoprire la tomba.
Aggrottò le sopracciglia e poi chiuse gli occhi.
Se solo avesse avuto la pazienza, quel giorno, di fermarsi ad aspettare che lei superasse la timidezza e cantasse di fronte a lui…
Se non fosse stato così di fretta, ubriaco e stupido…
Se l’avesse vista
Prese una manciata di terra e la gettò nella fossa. “Mi dispiace, petite”, riuscì a mormorare infine. Il vento gli sussurrò all’orecchio alcune note di quella canzone natalizia.
Pensò che da lì, lei avrebbe potuto sentire sempre tutti i canti della chiesa vicina.
Si levò il cappello e lo appoggiò sulla croce senza nome.

 
  
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