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Autore: Li_fe    30/12/2015    1 recensioni
Andrea Rossi è stato il tormento, per un anno intero, di Antonia.
Si è innamorata di lui. Si è innamora della persona sbagliata.
Ha sofferto tanto, senza meritarselo.
E' partita. Ha cambiato vita a Torino e, proprio lì, ha incontrato, crede, l'amore della sua vita: Marco.
Antonia è cambiata tanto. Non è più la ragazzina insicura di prima. Adesso è forte. Ed è bella. Bellissima.
Per problemi scolastici dovrà ritornare nella sua città natale, con lei però ci sarà Marco.
Ma, a volte, il passato bussa prepotentemente alla porta, e non ci resta che aprire.
Andrea farà ancora parte della sua vita. Sarà Antonia a decidere se chiudere definitivamente o spalancare quella porta per un nuovo inizio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Stay Strong. 
 
 


Purtroppo devo ritornare nel mio piccolo paesino perché devo ricominciare la scuola. Il quarto anno.
Sono sincera: non volevo tornare a casa. Preferivo rimanere qui, con Marco, con la sua famiglia e con i miei amici. Volevo frequentare il quarto anno a Torino.
I miei non me l’hanno permesso. Ce l’ho messa tutta, ma non è servito a nulla.
Non ero pronta.
Una parte di me non lo era.
L’altra, invece, non vedeva l’ora.
La cosa che mi faceva stare più male era il non avere più Marco con me.
E invece ci ha pensato lui a risolvere questa faccenda.
 
9 Settembre.
Io e Marco siamo appena tornati dall’allenamento. Siamo da soli in casa, i suoi sono andati a fare la spesa.
Sento il telefono di casa suonare e corro a rispondere, lasciando Marco nella sua stanza.
E’ mia mamma che mi da una notizia che non avrei mai voluto sentire.
Devo ritornare a casa, come la definisce lei ma, per me, quella non è ‘casa’. La mia casa è qui, a Torino.
Ma lei non lo capisce. E’ qui che mi sento protetta. Al sicuro, forse anche per Marco.
Ecco Marco. Come faccio con lui?! Molto probabilmente ci vedremo pochissimo, se non mai.
Come faremo?
Sono immobile, e guardo il vuoto. Sento qualcosa di caldo lungo le guance: lacrime.
Non piango da mesi. Me l’ero ripromesso. E adesso eccomi qui. A piangere.
Sento dei passi, ma non mi muovo di un millimetro. E’ Marco.
Appena mi vede mi corre incontro e mi abbraccia.
Sa già di cosa si tratta, ne abbiamo parlato pochi giorni fa.
“Era lei?” mi domanda con la testa immersa nei miei capelli.
“Sì.” rispondo fra i singhiozzi.
Mi accarezza il capo dolcemente.
“Non piangere, per favore. Non riesco a vederti così. Troveremo una soluzione. Te lo prometto.”
Mi stacco improvvisamente da lui, e lo guardo negli occhi. Ed urlo. Gli inveisco contro. Lui, che non se lo merita.
“Non dire cazzate! Non è vero! Non troveremo nessuna soluzione! Io tornerò lì e tu resterai qua! Ma infine, si sapeva, no?! Vite separate. E non fare promesse del cavolo!” Urlo come una pazza, piangendo.
Mi tira con un braccio e mi avvicina a lui. E mi bacia. Uno dei baci migliori. Uno di quelli che dicono “io ci sono, non ti abbandono”. Tutto questo è nello stile di Marco. E’ semplicemente Marco.
E infine mi abbraccia, cullandomi tra le sue braccia.
“Scusami. Tu non c’entri niente in tutta questa storia.” Rispondo lentamente, carezzandogli il collo.
“E’ qui che ti sbagli. Io c’entro. Dove sei tu, sono io. Dove vai tu, vengo io.  E sarà sempre così. Non ti lascerò partire da sola. Troverò una soluzione. Sto pensando di venire con te. In Campania.” Mi risponde tranquillo,  asciugandomi le lacrime dalle guance.
Mi stacco improvvisamente e lo guardo fisso negli occhi.
“Stai scherzando, vero? La tua famiglia è qui, a Torino!” rispondo ovvia.
“Tu sei la mia famiglia. Non ti lascerò da sola!”
“E’ da pazzi! Non possiamo! Potrebbe essere una cosa più grande di noi. Non mi va che tu molla tutto qua…per me.” Dico con gli occhi spalancati e la voce che va pian piano a sgonfiarsi.
“A me non va invece di vivere una relazione a distanza alla nostra età. Non lo faccio solo per te, ma soprattutto per me. So come sono fatto, e lo sai anche tu! Starei qui a farmi menate inutili. Impazzirei!” mi risponde con  un tono accesso.
Faccio un sospiro, e mi prendo dieci secondi per pensare e per formulare un pensiero giusto.
E’ tutto troppo…grande. Tutto troppo prematuro, me ne rendo conto. Siamo troppo giovani per vivere una situazione del genere; è anche vero però che, come ha detto lui, alla nostra età è difficile avere una storia con kilometri che ci dividono. Quindi mi chiedo: Posso essere per una volta, per una sola, un’egoista?! Posso pensare al mio bene, che automaticamente sarà il suo?
Forse da qui, da questo momento, le cose cambieranno, in bene o in male non lo so.. ma di sicuro cambieranno. Da me ho da risolvere delle piccolissime cose che credo di aver rimasto in sospeso, e credo sia proprio il caso di metterci un punto. Con Marco al mio fianco, potrebbe essere tutto più semplice.
Quindi credo che...Sì, posso!
Decido però di essere sincera con Marco; decido di raccontarli quello che veramente penso.
“E’ rischioso. Io penso che… sia troppo prematuro. Troppo..serio. Questo non perché io non abbia voglia di impegnarmi seriamente – anche perché mi sembra che il nostro rapporto sia più che..stabile e anche maturo di qualsiasi altra relazione di nostri coetanei, se vogliamo dirla tutta -, ma perché..ho paura di affrettare le cose più del dovuto. Ho il timore di rendere tutto troppo monotono, noioso. Non so se mi capisci…” dico con voce sicura.
“Ti ho capita. Credo che tra di noi le cose non possano mai essere noiose. CI conosco.” Mi risponde con un sorriso stampato sulla faccia.
Un’altra cosa che amo di Marco è la sua sicurezza, credo di non averlo mai visto vacillare in qualcosa. Forse è la cosa che mi ha colpita di più in lui.
“Rischiamo?” Rispondo avvicinandomi lentamente a lui.
“Decisamente.” Mi risponde avvicinandosi ulteriormente a me, e baciandomi con dolcezza.
 
 
 
 
Marco verrà con me. Partirà con me.
Ha convinto i genitori che, stranamente, hanno subito accettato.
Alloggerà da mia zia, – anche sorella della madre di Marco-  precisamente sotto di me.
La mamma di Marco mi ha confessato che, dal primo giorno in cui mi ha vista, ha subito pensato che, alla fine, io e Marco, ci saremmo fidanzati. Dice che ci completiamo.
Ed è vero. Lo penso anch’io.
Lo so cosa pensate: “neanche due mesi che stanno insieme – come coppia – che già lui decide di partire, di seguirla, per di più a 17 anni!”
Forse, se fossi stata dall’altro lato, avrei pensato anch’io la stessa cosa.
E’ una cosa che non si può spiegare a parole.
Io e Marco siamo legati. E non è solo amore. E’ qualcosa di più. E’ fratellanza, amicizia, complicità, telepatia.
E’ tutto un insieme di cose che mi portano a dire che, insieme, ci incastriamo perfettamente.
 
 
Finisco di mettere le ultime cose in valigia e la chiudo definitivamente.
“Allora, hai finito?” Mi sento abbracciare da dietro.
Inutile dirlo che è Marco.
Mi rigiro tra le sue braccia in modo da guardarlo in faccia. Posiziono le mie mani dietro il suo collo.
“Sì, ho finito. Si parte!” rispondo ridendo.
Lui in risposta mi bacia. Uno di quei baci che ti tolgono il fiato nei polmoni. Passionale. Impetuoso. Travolgente.
“Ehì, voi due! Staccatevi! Marco giù le mani da mia cugina! Gli stai facendo la radiografia in bocca! Adesso siete così, non voglio immaginare quando torneremo a casa. Come faccio a tenervi separati! Se siete da soli vi saltate addosso! Non si può! Ormoni giovanili, maledetti!”
Vi starete chiedendo chi sia questo pazzo. Bene. Vi presento mio cugino Federico.
Quello che mi vuole un casino di bene, ma è anche molto geloso.
Io e Marco ci stacchiamo ridendo, siamo abituati a queste mini-scenate.
“Salutiamo i genitori di Marco e partiamo. Forza!” continua Federico.
Io e Marco ci dirigiamo in soggiorno per salutare quelle splendide persone che mi hanno ospitata e trattata come una figlia.
 
 
Maria – mamma di Marco – raccomanda al figlio di tenere il cellulare sempre a portata di mano e, soprattutto, di rispondere alle sue telefonate.
E andiamo all’aeroporto. Io, Marco, e i miei due cugini pazzi.
In realtà dovevamo partire, precisamente, una settimana fa. Per problemi di biglietti non siamo riusciti a muoverci prima di oggi. 16 settembre.
Domani inizierà la scuola. E, stranamente, non vedo l’ora. Sono sicura che rimarranno tutti a bocca aperta vedendomi: ho perso 15 chili. Adesso ne peso 60.
Sono soddisfatta del risultato finale. Non poteva andare meglio.
Mi sento bene. Con me stessa. Con il mio corpo. Mi sento, semplicemente, a mio agio in un corpo che, finalmente, sento mio e, di cui, non me ne vergogno.
Voglio mostrare a tutti che la forza di volontà, a volte, è l’arma vincente.
 
 
 
Scendiamo dall’aereo alle 18:00 spaccate.
Sembrerà strano ma mi sento soffocare. Questo non è il mio posto. Non è il posto dove mi sento al sicuro, dove so che nessuno può ferirmi. Mi sento come in un vortice di emozioni contrastanti. C’è l’ansia, la paura e la voglia di riscatto.
Marco capta i miei pensieri e mi stringe la mano in una presa ancora più ferrea. E così, mano nella mano, varchiamo l’uscita dell’aeroporto, sicuri che insieme tutto sarà più facile da gestire.
 
 
Arriviamo a casa. I miei cugini si sono fermati al loro piano, portando Marco con loro. Lo vedo rivolgermi uno sguardo pieno d’amore e non posso fare altro che sciogliermi e ringraziarlo per qualcosa che non credevo potesse appartenermi. Il suo amore.
Suono al citofono e subito vedo mia madre corrermi incontro con le lacrime agli occhi. La vedo, a pochi centimetri da me, sbalordita, come se non riuscisse a focalizzare quello che ha d’avanti.
“La mia Antonia!” urla. La mia mamma urla. Perché per lei è tanto che non ci vediamo e avermi qui adesso per lei rappresenta quasi una rinascita.
La sento piangere nell’incavo del mio collo; la sento stringermi e sussurrarmi continui “quanto mi sei mancata, figlia mia!” E, lo ammetto, due lacrime sono scese anche a me.  Perché va bene trovarsi benissimo in un posto, sentirsi a casa e protetta li, ma l’amore di una mamma è più forte di tutto; alla fine ritornerai sempre nella persona che ti ha dato la vita e che ti ha cresciuta con tutto l’amore del mondo.
“Come sei dimagrita! Ti senti bene?” Si allontana da me e mi osserva ancora, quasi preoccupata.
“Mamma sto benissimo adesso. Avevo bisogno di un cambiamento e l’ho fatto. Sono in perfetta salute.” Le rispondo pensando che la prima preoccupazione delle mamme, quando non ci vedono da un po’, è quella del cibo.
“Sei ancora più bella, amore di mamma.” E scoppio letteralmente a piangere tra le sue braccia.
Poco dopo arriva mio padre che, proprio come la mamma, ha difficoltà a riconoscermi, ma poi mi corre in contro e mi abbraccia alzandomi da terra e facendomi volteggiare, proprio come facevamo quando ero più piccola.
Mi si scioglie il cuore vederli di nuovo. Un’emozione talmente forte da non poterla trattenere.
Entriamo dentro e racconto tutto quello che è successo a Torino, tutte le cose che ho visitato e tutte le persone che ho incontrato. Riferisco a mio padre il mio incontro con due giocatori della sua amata squadra e, per un momento, temo possa venirgli qualcosa.
“Cioè tu hai incontrato Marchisio e Bonucci?! Quanto ti invidio figlia mia!” E’ questa la risposta di mio padre. E io scoppio a ridere.
“Come sono? Che hanno fatto? Che ti hanno detto?” Il mio caro paparino mi inonda di domande e io non posso far altro che rispondere con il sorriso sulle labbra.
“Sono delle persone davvero gentili e genuine. Ho chiesto una foto e un autografo per te e si sono messi subito a disposizione, nonostante andassero di fretta.”
“Un autografo per me?!? E dove è?! Quanto ti amo figlia mia!”
Scoppio in una fragorosa risata, pensando che la loro mancanza l’ho sentita più di quanto pensassi e me ne rendo conto solo ora.
 
 
Non ho parlato di Marco con i miei genitori. Ho pensato che la prima a saperlo dovesse essere mamma. E poi le avrei chiesto di aiutarmi a riferirlo anche a papà.
“Mamma ti devo dire una cosa.” Esordisco così d’avanti a lei.
“So tutto. Appena ti ho vista; appena ho guardato i tuoi occhi luminosi, mi sono accorta che era dovuto tutto ad un ragazzo. Vorrei tanto ringraziarlo. La mia bambina è rinata anche grazie a lui.”
Sono sconvolta. Le mamme hanno un grande dono: riescono a capire tutto senza nemmeno una parola, solo guardando le proprie figlie negli occhi. E allora inizio a raccontargli tutto quello che è successo con Marco. Le dico anche che ha deciso di seguirmi e che ad ospitarlo sarà zia.
“Deve tenere molto a te se ha deciso di seguirti. Sono contenta della felicità e della spensieratezza che ti da questo ragazzo. Era da troppo tempo che non ti vedevo così. Brilli di luce propria.” E la abbraccio forte… perché le parole della mamma hanno un significato particolare e troppo importante. La abbraccio perché ha capito l’importanza che ha avuto e che ha Marco per me.
 
Mamma l’ho ha riferito a papà e lui non l’ha presa tanto bene. Nessuno può toccare la sua bambina. Gli è bastato guardarmi negli occhi per calmarsi e capire la mia felicità. E mi ha detto che starà sempre dalla mia parte. Testuali parole: “Se quel Marco ti rende felice, io non posso far altro che ringraziarlo. Come si dice? Avete la mia benedizione!”. Come posso non amarli, me lo dite?
 
 
Ho sentito Marco tramite telefono e mi ha detto che sta svuotando le valigie. Gli ho riferito quello che ho detto ai miei genitori, e lui si è dimostrato contento e soddisfatto. Ci lasciamo dandoci appuntamento stasera sul tardi perché “dobbiamo aspettare la mezzanotte! Ti sei dimenticata che domani avrai 17 anni?! La mia piccola donna! Ah, che bello! Vengo su da te in terrazzo tra poco. Ti amo da morire. ”  
“Il solito!” penso ridendo.
Decido di dirigermi nella mia stanza – rimasta perfettamente intatta; tutto al suo posto, come se non fossi stata lontana da casa –  e svuotare anche io la valigia.
Sono ormai le nove quando decido che, forse, è il caso che inizi a prepararmi. Conoscendo Marco fra qualche minuto me lo ritroverò in casa.
Mamma e papà non ci saranno stasera. Si sono scusati fino allo sfinimento ma, purtroppo, hanno un piccolo evento di beneficenza, dove non possono proprio mancare. Li ho rassicurati dicendo che sarei stata a casa tranquillamente, omettendo la presenza di Marco, ovviamente.
Dopo aver fatto la doccia, con  un asciugamano che a stento riesce a coprirmi il sedere, mi ritrovo con l’armadio spalancato. La scena ha del comico: io in quelle condizioni, con una faccia disperata, non avendo idea di cosa mettermi. Non voglio qualcosa di elegante, ne di troppo sportivo.
Scorgo, in fondo all’armadio, un vestitino davvero niente male. E’ nero, con uno scollo a canotta un po’ particolare – niente di volgare, naturalmente –, stretto fino alla vita e poi cade morbido sui fianchi con una gonnellina con delle leggere pieghe. Ci aggiungo anche una collana lunga con un ciondolo davvero carino. Per renderlo un po’ più sportivo, decido di abbinarci le mie amate converse alte bianche. I capelli li asciugo al naturale, in modo che siano un po’ ondulati e morbidi.
Mi guardo allo specchio e sono soddisfatta di me. Vedo il mio nuovo corpo trasformato e mi salgono, di nuovo, le lacrime agli occhi. Decido che non è tempo di frignare e che inoltre non ne ho motivo. Devo essere felice. Solo lacrime di gioia devono esserci.
Il mio pensiero, inconsciamente, vola alla giornata di domani. Credo sarà difficile. Si creerà una situazione nuova e non sono sicura di essere capace di gestirla.
Non sento e non vedo nessuno da mesi. Ho perso di vista anche le mie amiche, quelle con cui andavo d’accordo e, tutto sommato, avevo davvero un bel rapporto. Asia, Sofia ed Emma, sono state davvero importanti: loro sono state le prime con cui mi sono aperta. Ricordo quel giorno come una liberazione. Adesso che ho messo da parte anche loro, mi sento un po’ in colpa. Asia, Sofia ed Emma, in realtà, non c’entravano proprio niente. Solo che, forse anche non volendo, ho chiuso fuori anche loro. E non se lo meritavano, me ne rendo conto. Le ragazze non sanno neanche che sono stata a Torino per tutto questo tempo; non possono essersi aggiornate neanche tramite social network perché non ci entro da mesi ormai e non ho aggiornato assolutamente nulla. Forse si sono anche preoccupate.
Qualcuno interrompe i miei pensieri suonando alla porta. Corro ad aprire, sapendo già chi ci sia dietro la porta. Marco si presenta ai miei occhi in tutto il suo splendore. Indossa uno jeans nero che fascia perfettamente le sue gambe lunghe, e una T-shirt bianca con una strana fantasia.
Rido come un’ebete, pensando che sia davvero meraviglioso. Colma la nostra distanza e mi stringe tra le sue braccia, sollevandomi da poco dal pavimento. Pochissimo dopo fa unire le nostre labbra in un bacio tutto nostro. L’unica cosa che posso fare è liberare le mie mani da quell’intreccio meraviglioso e portare quest’ultime dietro il suo collo. Baciare Marco è sempre bello; ogni volta provo le stesse emozioni della prima volta.
“Ciao.” Mormora con voce roca sulle mie labbra.
“Ciao anche a te.” Rispondo, tuffandomi subito dopo, di nuovo, sulle sue labbra.
Dopo un po’ decidiamo che è ora di separarci e andiamo in terrazzo.
“Non ti ho detto che sei bellissima. Ti sei preparata per me?” Inizia con un tono dolce e conclude con uno malizioso. Questo è il mio Marco.
Scoppio a ridere.
“Mi ripeti in continuazione che sono bellissima, grazie a te, la mia autostima ha raggiunto il picco massimo. Preferisco non rispondere alla domanda, porco!”
Lo vedo ridere e avvicinarsi a me.
“Io ti amo.” La genuinità e la semplicità con cui Marco dice di amarti, mi colpiscono ogni maledettissima volta. Certe volte se ne esce dal nulla con questa frase..dice che non vuole che me ne dimentichi mai. Ma come faccio a dimenticarlo? Il suo sentimento è totalmente ricambiato.
“Anche io ti amo.” Non posso fare altro che rispondere con la pura e semplice verità.
E rimaniamo così: lui seduto sulla poltrona a dondolo e io in braccio tra le sue braccia. E ci sentiamo completi così, entrambi. 
 
 
 
“Ci pensi a domani? A scuola, intendo.” Sono le 23:40 e Marco mi pone questa domanda. Sussulto per la sorpresa, ma rispondo con la verità.
“Sì, ci penso. Non so se sarò tanto forte da non crollare. Non sopporto quegli sguardi. E sì, non saranno gli sguardi di mesi fa, ma non lo sopporto lo stesso. Ho paura di affrontare tutti quelli che mi hanno fatto sentire sempre non giusta.” Mi stringo ancora di più tra le sue braccia e affondo il mio viso nel suo collo.
Sento Marco carezzarmi i capelli dolcemente.
“Tu lo sai come la penso. Io credo tu sia una delle persone più forti, perché hai una grande volontà e tanta tenacia. Devi imparare solo ad infischiartene del giudizio degli altri. Antonia, guardami negli occhi…”
E lo faccio.
“..Hai iniziato questo percorso, hai raggiunto il tuo obiettivo ed è finito come tu speravi finisse..anzi pure meglio, visto che io, in teoria, sono un ‘fuori programma’. Il più bel ‘fuori programma’ che ci sia però, eh, specifichiamo. Dovresti essere solo felice per te stessa e non per gli altri.” Conclude.
“Quanto sei saggio.” La butto sul ridere, perché non mi va proprio di piangere. Le parole di Marco hanno sempre un peso pesante e particolare per me. Lui mi conosce, mi è stato accanto, mio ha supportato..ha tifato per me.
“C’è un’altra cosa che voglio chiederti…” domanda con  voce prudente.
E io mi irrigidisco…perché so dove vuole andare a parare.
“Dimmi.” Rispondo lo stesso, anche se so che si è reso conto del mio irrigidimento improvviso.
“Andrea.” E appena sento il suo nome finisco di irrigidirmi e tremo appena.
“Si?”
“Cosa proverai quando lo rivedrai?” sembra quasi timoroso.
“Io non lo so cosa proverò. Credo rabbia. Sì, la rabbia! Io non ero innamorata di Andrea, l’ho capito solo quando ti ho conosciuto. Io amo te. E lui non mi farà di nuovo del male.” Le lacrime spingono per uscire, ma le fermo perché, quell’essere meschino, non merita più le mie lacrime.
“Va bene. Ci sarò io, ok? Che ore sono?” Marco, capendo il mio turbamento forse, cambia argomento.
“Sono le 23:51.” Lo informo sorridendo.
“Ci facciamo una foto?” gli chiedo.
“Certo! E’ ora di aggiornare un po’ il profilo.”
Posiziono il telefono sul muretto e metto l’autoscatto.
“C’è l’autoscatto, muoviamoci!” informo Marco. Premo sul pulsante e corro da Marco.
Mi posiziono tra le sue braccia, mettendomi con le gambe incrociate. Marco appoggia la testa sulla mia spalla, come se mi stesse annusando, e io abbasso di poco la testa facendo un piccolo sorrisino che mi viene naturale.
E scatta. Decidiamo di stare ancora un po’ così, poi Marco mi da un leggero bacio sulle labbra e allenta la presa dal mio corpo; vado a recuperare il telefono e osservo la foto appena scattata. Faccio un sorriso ebete e penso che siamo proprio belli. Faccio vedere la foto anche a Marco e lui ha la stessa ed identica espressione mia.
“La pubblichi tu?” mi domanda Marco.
“Sì!”
La carico su facebook e ci aggiungo una piccola didascalia. “*Dove tu sei, quella è casa.” E pubblico.
Poco dopo iniziano ad arrivarmi delle notifiche. Sono gli amici di Torino, quelli con cui ho legato davvero tanto. Giacomo, Roberta, Giada, Claudio, Arturo, io e Marco: la combriccola che non si separava mai.
‘A belli! Pupa salutami l’amico mio!” Giacomo;
‘Tesoro! Quanto mi mancate! Non è vero… mi manchi solo tu, di Marco posso farne a meno!’ Giada;
‘Vi siete fatti belli stasera? Mi sa che si festeggia! Torino vi aspetta!’ Arturo;
‘Anto, siete l’amore! Tornate presto!’ Roberta;
‘Anto bella ricorda al tuo fidanzino di farsi sentire!’ Claudio.
Io e Marco leggiamo insieme i commenti di quei cretini e li rispondiamo subito. Continuano ad arrivare notifiche e noto che tra queste ci sono anche i ‘mi piace’ di Asia, Sofia ed Emma. Sorrido spontaneamente.
Una parte di me desidera arrivi presto domani per vederle. Perché, con mio stupore, mi sono mancate un bel po’.
 
“Amore…E’ mezzanotte! Tanti auguri diciasettenne!” e mi si butta addosso, stringendomi forte tra le sue  braccia e baciandomi ripetutamente.
“Grazie!” gli butto le braccia al collo e mi approprio delle sue labbra tanto belle. E’ un bacio vorace. Capelli tra le dita che vengono quasi tirati. Mani che non si staccano da dove sono e stringono con tanto amore e passione..e anche un pizzico di possessione.
“Grazie a te.” Mi risponde dopo esserci staccati per riprendere fiato. E io non posso far altro che sorridergli e stringerlo ancora un po’ tra le mie braccia.
 
 
 
La sveglia mi da il buongiorno. Un altro primo giorno di scuola sta per cominciare. Metterò di nuovo piede in quella scuola…e un po’ d’ansia preme per uscire.
Mando un messaggio a Marco dicendogli di svegliarsi perché l’incubo della scuola sta per cominciare.
Corro a farmi una doccia fredda pensando a cosa indosserò. Si sa come funzionano i primi giorni di scuola: tutti vogliono far notare i miglioramenti dell’estate. Premeditano i loro look già settimane prima, in modo da risultare perfetti e far parlare di se. A me non è mai fregato niente, sinceramente. Adesso però credo di trovarmi in una situazione particolare. Scusate il francesismo, ma devo: mi sono fatta il culo per sentirmi finalmente bene con me stessa. Nessuno immagina il mio cambiamento. E io non vedo l’ora di gustarmi le loro facce.
Alla fine opto per uno jeans chiaro sfumato ad alta vita un po’ strappato qua e la ed una maglietta corta bianca che cade proprio sulla vita del pantalone e non mi lascia niente scoperto; converse bordeaux alte ed ho finito. Lascio i capelli morbidi come la sera precedente e metto solo un leggero velo di blush e un po’ di mascara. Preparo la borsa con quel poco di materiale che potrà servirci per il primo giorno. E sono pronta per ritornare in quell’istituto che, nel bene e nel male, sicuramente mi ha fatto crescere.
 
 
Mamma e papà mi aspettano in cucina, pronti per farmi gli auguri. Mi abbracciano calorosamente e mi informano che poi festeggeremo per bene insieme. Mentre sto per andare alla porta prendo il telefono e controllo se c’è qualcosa di nuovo; trovo dei messaggi con gli auguri e notifiche riguardanti sempre gli auguri.
Apro la porta e Marco mi sta già aspettando. Indossa un paio di jeans chiari leggermente a vita bassa e una canotta lievemente più lunga nera ma con una fantasia bianca; ai piedi porta le sue immancabili vans nere. E io non posso fare altro che incantarmi. E, in un momento, me lo ritrovo addosso. Mi aggrappo al suo collo e avvicino il mio viso al suo. E lo bacio.
“Ancora tanti auguri, amore.” Mormora sulle mie labbra. Gli mordo il labbro inferiore e mi ritraggo.
“Grazie!”
E ci dirigiamo a scuola. E siamo in perfetto orario: 7:55. Le porte devono aprire alle 8:15; per arrivare alla mia scuola ci vogliono scarsi dieci minuti a piedi..quindi possiamo andare con calma.
 
 
 
 
“Marco! Sono le otto e venti!” sbraito come un’ossessa, perché non è possibile arrivare in ritardo proprio il primo giorno!
Come ci siamo riusciti?!
…Semplice: noi siamo arrivati in tempo a scuola, però ci siamo parcheggiati dietro al cortile e lì siamo rimasti a pomiciare..fino a perdere la cognizione del tempo. E ora siamo in ritardo.
Mi prende per mano e cominciamo a correre per arrivare in aula.
Quando arriviamo la porta è, logicamente, già chiusa.
Sono rigida come un palo e non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Marco mi guarda come per infondermi coraggio. E allora, a questo punto, faccio un bel respiro profondo e posiziono la mia mano sulla maniglia della – ormai – nostra classe. Guardo Marco un’ultima volta e lui, come risposta, mi lascia un bacio dolcissimo all’angolo della bocca.
Sento già la voce del professore e mi scappa una piccola risata, lo ammetto, pensando a cosa mediterà quest’ultimo appena vedrà anche lui ‘la nuova Antonia’; ovviamente penso anche alla strigliata che, sicuramente, ci farà.
Busso e, finalmente, premo la mia mano sulla maniglia.
“Avanti!” sento dire dal professore. E, a quel punto, spalanco totalmente la porta.
Io e Marco siamo davanti al prof e lo salutiamo educatamente, guardando solo lui e non gli altri alunni. Riesco però a sentire già dei bisbigli.
“Salve ragazzi! Desiderate qualcosa?” ci domanda il professore. Professore di matematica, specifico. Anche l’anno scorso era lui che occupava questo ruolo, quindi è una persona che mi conosce.
“Salve Prof.! Veramente siamo vostri alunni. Marco – e lo indico con la mano – è di Torino e da ora in poi frequenterà questa classe e quindi questa scuola.” Rispondo calma guardandolo negli occhi, non badando minimamente ai continui mormorii della classe. Riesco allo stesso modo a sentire, non volendo giuro, degli apprezzamenti del genere femminile verso il mio ragazzo. Mi impongo di stare calma perché non è proprio il caso di iniziare il primo giorno di scuola con una scenata.
“Piacere di conoscerla Professore!” si intromette Marco.
“Uh il piacere è tutto mio ragazzo. E’ sempre un piacere avere nuovi alunni in questa scuola. Io sono Riccardo Lordi e sono il vostro professore di matematica. Mi raccomando la puntualità!” Risponde l’uomo.
“Scusami ragazza…Tu non sei nuova, giusto?” Mi chiede all’improvviso il professore.
Mi scappa un sorrisino. Questo è il mio momento. Grazie Prof.
“No, non lo sono.” Rispondo calma, sentendomi addosso lo sguardo di tutti e la mano di Marco posizionarsi dietro la mia schiena, come per aiutarmi.
“Io ti conosco, ma hai qualcosa di diverso. Non ricordo il tuo nome.” Continua ancora il Prof.
“Sono Antonia Gagliardi Prof.” Rispondo ancora con calma.
Sento dei rumori in classe, dei mormorii non tanto silenziosi e dei sospiri trattenuti. Ma non guardo ancora nessuno di loro. Non è ancora il momento.
“Non è possibile!”
“Non ci credo!”
“Da dove è uscita!”
“Dove è stata tutto questo tempo?!”
“E’ un secolo che non la vedo!”
“Come cazzo è cambiata!”
“Ancora non ci credo!”
Questo è quello che riesco a captare e me ne compiaccio. C’è ancora qualcosa però che mi vieta di guardarli uno ad uno. E quindi di guardare in faccia le mie amiche di una volta; Federica, la persona che mi odia tanto senza che io conosca il motivo…e Andrea, quello che credevo essere il mio primo amore. La persona che mi ha fatto diventare, involontariamente sicuramente, quella che sono ora. Vai a vedere che alla fine devo pure ringraziarlo!
“Oddio! Ecco perché avevo l’impressione di conoscerti! Occhi belli non si dimentica facilmente!” Il professore, l’anno scorso, aveva l’abitudine di chiamarmi ‘Occhi belli’; diceva che gli piacevano troppo per non differenziarli dagli altri.
“Prof. Siete sempre lo stesso!” rispondo ridendo.
“Tu, invece, sei cambiata proprio tanto. Stai benissimo però, adesso brilli di più.” Continua il mio amato Prof.
“Grazie!” rispondo sorridendo sinceramente.
E solo a quel punto mi sento pronta per guardare gli altri.
Il destino vuole, infame quale è, che il primo sguardo che incontro è quello di un ragazzo, decisamente notabile tra la folla, con occhi neri ma che, per una strana logica, questi diventino azzurri; capelli castano scuro e piercing  al labbro. Semplicemente Andrea. Andrea Rossi. Il mio tormento. Il mio nemico da combattere.
 E’ cambiato Andrea…quell’aggeggio al labbro è nuovo e i suoi capelli sono ancora più scompigliati dell’ultima volta. Però, inutile negarlo, la sua bellezza rimane sempre intatta.
Il mio sguardo è ancora incatenato al suo; non so la mia espressione quale sia, ma so perfettamente quello che sto provando in questo momento. Rancore sicuramente. E anche tristezza e delusione…perché con quell’episodio che hanno architettato lui e Federica ha dimostrato la sua vera essenza. L’ho sempre sopravalutato, purtroppo.
Lo vedo che è stupido. Ho imparato un po’ a conoscerlo e qualcosa riesco a capire guardandolo. I suoi occhi mi squadrano e so, lo sento, che gli piace quello che vede. Ma io non sono più la ragazzina innamorata di mesi fa. Non capitolo più con un suo sguardo. Non tremo più con un suo sguardo. Il mio cuore non accelera la sua corsa per un suo sguardo.
Quando avrei dato per ricevere uno sguardo di questi qualche mese fa?
E invece…le cose cambiano. Noi cambiamo. I nostri sentimenti cambiano. E niente è come prima.
Sento la mano di Marco muoversi su e giù per la mia schiena. Mi volto e gli sorrido. E’ preoccupato Marco. Aveva paura che, dopo aver visto Andrea, tutto sarebbe nuovamente cambiato e io mi sarei riscoperta innamorata di lui, anche con un solo guardo. E invece no. Non mi ero sbagliata. I miei sentimenti verso Andrea sono svaniti.
Marco, vedendo il sorriso che gli ho rivolto, si tranquillizza, aumenta la sua presa sulla mia schiena e mi rivolge un sorriso radioso.
 Il secondo sguardo che incontro è quello di Federica. Quello che vedo nei suoi occhi è invidia. Ne sono sicura. Invidia, gelosia e, sicuramente, odio. E, per la seconda volta, me ne compiaccio.
Guardami stronza!
“Bene ragazzi! Ci sono due posti liberi in seconda fila..accomodatevi li per il momento.” Il professore mi riscuote dai miei pensieri e io e Marco ci dirigiamo dove il professore ci ha indicato e ci accomodiamo.
Io e Marco ci guardiamo negli occhi e entrambi sorridiamo. Mi aggrappo al suo braccio e gli do un piccolo bacio sul frammento di pelle scoperta del braccio. E lui mi da un bacio in testa e mi stringe a se. Non mi importa che qualcuno ci stia guardando. Si godessero lo spettacolo.
Guardo al mio fianco e noto che ci sono Asia, Sofia ed Emma che ci guardano ma, principalmente, guardano me con un sorriso sincero sulle labbra. E io non posso che ricambiare. Avrò modo di parlare con loro dopo spero.
Percepisco uno sguardo più profondo addosso, lo ammetto. E allora mi giro indietro. Ed è Andrea.
Ha lo sguardo da predatore, ma io non sono e non sarò la sua preda. Lo guardo con odio e ribrezzo e lui mi capisce subito. Mi rivolge così un ghigno che proprio non sopporto. E allora mi giro avanti e fanculo Andrea Rossi.
 
 
 
 
 
Bentornata all’inferno Antonia. L’incubo sta per iniziare.








 
Spazio Autrice: 
Hooola! E' da tanto che non aggiorno, lo so... e mi dispiace davvero tanto. Chiedo scusa a quelle persone tanto carine che avevano mostrato  interesse per questa storia..spero continuiate ad averlo, nonostante non sia, purtroppo, precisa nella pubblicazione. Mi impegnerò di più e migliorerò. 
Alloooora, passiamo al capitolo: è più lungo del solito e moolto corposo, infatti è avvenuto l'incontro tra Antonia e Andrea. Nel capitolo si fa riferimento al compleanno di Antonia..ecco..un piccolo spoiler sul prossimo capitolo: si baserà principalmente su questo. 
Ho creato un nuovo banner..spero vi piacca. E, se avete notato, ho cambiato i volti dei  personaggi. Poi ovviamente voi vi farete una vostra idea e forse li immaginerete diversamente. Fatemi sapere ciò che pensate...sul capitolo, sui personaggi, cosa vi aspettate accada..insomma ciò che vi sentite. Anche se fossero critiche ovviamente. 
Qui sotto vi posto le foto dei protagonisti: 

Antonia: 
      

Marco:



Andrea: 
   

A presto! 



 

 

 
 

 
  
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