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Autore: BalthierSan    30/12/2015    0 recensioni
Salve a tutti! E' da un po' che pensavo di crearmi un account e pubblicare qualche storia che mi diverto a scrivere. Ed ecco, questa ho iniziato a scriverla poco fa, il primo capitolo è veramente corto per i miei standard, è una prova per vedere se qualcuno è interessato a leggere questa particolare storia che ho in mente. E' la mia prima Fan Fiction che pubblico in questo sito e spero possa essere di gradimento a tutti coloro che sceglieranno di leggerla. Buona lettura! E mi raccomando, recensite! recensite! recensite! ^-^
Detto questo, passiamo direttamente alla storia in sè. I primi capitoli di essa sono ambientati prima delle vicende che tratta il gioco di FFXII, nella capitale dell'Impero Arcadiano. Chi conosce bene il gioco, può già ben immaginare chi riguarda questa storia! eh eh eh c: Beh, se siete interessati a vicende del passato di uno dei protagonisti più amati del mondo dei videogiochi, fate un saltino, leggete, godetevela e lasciate una vostra opinione! Buona lettura!
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Balthier, Cid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Laith, non lamentarti sempre.
 
Un giovane ragazzo, alto, probabilmente della stessa età degli altri, ma con le fattezze più mature si avvicinava ai due con passo lento. Gli stivali neri fino a metà gamba e i pantaloni color beige attillati slanciavano la figura del giovane che veniva pefettamente incorniciata dalla camicia bianco candido e la giaccia, bianca anch'essa, odornata da ricami d'oro. I capelli sembravano sottili fili d'erba che ondeggiavano a ritmo di vento, gli occhi, freddi a primo impatto, nascondevano in realtà qualcosa di molto profondo. 
Laith si ricompose senza aggiungere altro, lanciò solo un'occhiata di fuoco al giovane appena arrivato.

- Ora che sei arrivato possiamo andare, Ffamran. Avanti, o il nostro ritardo sarà irrecuperabile.

Si avviarono tutti e tre dopo un silenzio assenso.
Il vento non cessava di soffiare, il colletto della camicia di Ffamran sventolava donando al giovane una nota di ribellione dovuta ai bottoni slacciati che lasciavano solo immaginare, senza far intravedere niente. I due ragazzi intrattenevano una sottile conversazione mentre Kalista li precedeva allegramente.

-Allora, stai meglio?
Chiese ffamran all'amico mentre camminava al suo fianco.

-Si, spero che incidenti del genere non capitino più. Tu piuttosto, come mai hai fatto ritardo?
Laith aveva da subito osservato l'amico notando che la sua mano destra era sempre rimasta in tasca dal momento del suo arrivo.

-Ti lamenti che sono sempre in ritardo e poi mi chiedi anche il motivo? - Rispose il bel giovane sbeffeggiandolo.

-intendevo dire... Qualcosa ti ha trattenuto?

-Mh.. ti stai preoccupando per niente, Laith, io sto bene.

-Perché non vuoi dirmi la verità? Perché svii in continuazione le mie domande? È ovvio che mi preoccupi per te..

Stava iniziando ad agitarsi, lui e Ffamran erano veramente molto legati, da sempre, ma il comportamento dell'amico fraterno, a volte, era incomprensibile.
Pronunciando quella frase aveva stretto di istinto il pugno della mano e con rabbia aveva dato uno strattone all'aria. Si prese la spalla dolorante con la mano rimasta libera, dovette fermarsi e stringere i denti, il dolore era troppo forte.

-Sei uno sciocco, come sempre. Anche se ti dicessi ogni cosa, finire solo per allarmarti e farti preoccupare inutilmente. Non potresti fare nulla comunque. Devi pensare alla tua salute ora, questa spalla è ancora troppo dolorante. Questa sera lo dirò a mio padre non appena rincaserà. 

-N..No Mido..

-Ora su, forza -
Ffamran lo aiutò a ricomporsi e avvicinò il viso a quello dell'amico per sussurargli qualcosa. -Avanti, non vorrai farti vedere debole davanti a Kalista.. 

Non fece in tempo a pronunciare il suo nome che la ragazza li aveva già raggiunti. Sembrava visibilmente preoccupata in volto.

-Hei.. hei.. che succede? Ti senti male? Laith, rispondi.

-eh.. no no, sto bene, è stato solo un istante.. proseguiamo.

Avevano attraversato l'intero quartiere Tsenoble assieme e ora si ritrovavano in mezzo ad un fiume di persone nella piazza centrale della Capitale. Molti passeggiavano, c'erano piccoli nobili che erano accompagnati dalle loro balie, donne che sedute a dei tavoli chiacchieravano davanti ad una tazza di infuso caldo e tanti altri. Non si può dire che non ci fosse trambusto, ma Archades rimaneva sempre e comunque la città composta degli aristocratici più sofisticati di tutta Ivalice. 
I tre giovani si confondevano perfettamente tra le persone, tra le quali c'era persino qualcuno che si fermava a salutare Ffamran riconoscendolo. 
 Un giovane nobile si diresse verso i tre ragazzi, si lisciava i lunghi capelli biondi, con fare altezzoso e abiti aristocratici cercò di darsi un tono di superiorità, se non, provocatorio.

-Guarda chi si rivede, hai finito di scappare? 

Laith e Kalista si voltarono per vederlo in volto, mentre la reazione di Ffamran fu ben diversa. Dopo un sospiro di rassegnazione riprese a camminare senza cogliere la provocazione, ma non fu così per gli altri.

- Di nuovo..- Borbottò a denti stretti tra sè e sè Laith.

- Qui non sta scappando nessuno, c'è solo uno fastidiosissimo scarafaggio che si ostina a provocarci. Vattene o passerai dei guai. -
Kalista reagì d'istinto le sue parole erano cariche di rabbia accumulata.

Ffamran scosse il capo e decise che non avrebbe potuto lasciare Kalista da sola, in pasto al lupo. Si girò pronto a dare una risposta secca a quel damerino da niente.

- Ah, sentite signori!- il biondo si mise ad urlare tanto da attirare non poca attenzione, la gente iniziava ad avvicinarsi e a chiudersi a cerchio attorono ai ragazzi. -Non ammetto minacce da una come te, come ti permetti? La pagherai! Una sgualdrina da quattro soldi senza neanche un cognome che osa minacciare il Delfino della famiglia Sathur, questo è un affronto bello e buono! Vero, padre?

Un uomo molto alto, vestito praticamente come il figlio si fece largo tra la folla e affiancò il giovane che ormai stava sbraitando a tutta la piazza.

-E il prediletto dei Bunansa non si vergogna a girare con una persona del genere. Tsk, la tua famiglia è veramente caduta in basso, Ffamaran Bunansa, non c'è più paragone con la grande casata Sathur.

Laith si guardava intorno e vedeva i volti delle persone incuriosite, altre indignate. Si rivolse a Ffamran. 

- Che facciamo? Non è una gran bella situazione. 

Kalista si stava mordendo il labbro a guardare quello spocchioso ridere di fronte a lei dopo averla insultata, un po' per rabbia, un po' per vergogna pensando che, magari, era stata veramente troppo avventata a dar ossigeno a quel falò. 

-Semplice.- Rispose Ffamaran all'amico per poi rivolgersi di nuovo ai due provocatori. -Avete ragione, Nobile, non c'è paragone tra le nostre due casate, la vostra, per quale immagino tutti i presenti provino una smisurata stima, non ha eguali in fatto di maleducazione e doppi giochi. Non avete nulla di pulito e, guardatevi, si addice ad uno del vostro appellativo, fermarsi in piazza ad insultare una povera ragazza che in realtà non ha fatto nulla di male? 

-Ci ha minacciati!- Rispose il biondo in modo agitato.

- E non sono forse solo parole? Ha sguainato una spada o imbracciato un fucile, forse? In fondo le parole sono niente, non valgolo nulla.... Come voi e tutta la vostra famiglia. Non è poi, sulle parole che create la vostra illusoria fama?

Ffmran era sarcastico, sempre fermo sulla propria posizione, con il suo immancabile sorrisetto beffardo di sfida sul volto. Molti dei presenti si meravigliarono di come un giovane della sua età potesse tenere testa ad un capo casata e suo figlio senza perdere nemmeno un briciolo di pazienza. 
Il giovane Sathur rimase allibito, stava scoppiando di rabbia. Quell'atteggiamento, in effetti, avrebbe mandato in bestia chiunque. Il padre, nonostante l'affronto ricevuto, riuscì a rispondere.

-Tu sai essere arrogante proprio come tuo padre. Ma questa volta non mi sembra qui a salvarti. Ricordati le mie parole giovane Bunansa, per questo affronto e tutti gli altri passati, tutta la tua famiglia pagherà, verrete sotterrati e schiacciati dalla nostra potenza, non sarete più nulla e verrete dimenticati, è solo quello che meritate. 

Ffmran non aveva alcuna paura, non si mosse di un millimetro, dava sicurezza ai suoi due amici. I suoi occhi cambiarono, stentava a rispondere. Il suo corpo poteva sembrare immobile ma dentro stava ribollendo e non voleva altro che dare una lezione a quei due sbruffoni che trovavano diletto ad infangare il nome della sua famiglia. Non era ancora abbastanza matura da mantenere completamente la calma, ma c'era qualcuno che aveva ascoltato in disparte che sapeva farlo benissimo al posto, qualcuno che lo stava insegnando giorno dopo giorno, proprio al giovane Bunansa. 

-Credo possa bastare così, Signori, continuare a proferire parole a vanvera non crea una buona immagine della vostra famiglia nè tanto meno, migliora quella che già avete, non trovate? Non ingaggiate la battaglia di una guerra già persa in partenza.

Il tono calmo, deciso e fredo attirò l'attenzione di tutti. I due Sathur impallidirono vedendo chi gli aveva appena rivolto quelle parole, mentre Ffmran fu piuttosto sollevato in cuor suo di veder arrivare suo padre.
Il giovane biondino rimase in silenzio, così come gli altri della sua età, sapendo che dal momento in cui vi era il capo casata Bunansa in mezzo non avrebbe dovuto fiatare. Suo padre, d'altro canto, voleva dire eccome, ma non fece in tempo a riordinare le idee che Cid prese la parola di nuovo. 

-Non lo trovi un po' meschino, eh? Trasmettere l'astio che provi nei miei confronti a tuo figlio e farlo ricadere sul mio. Ti do un consiglio, da nemico.- Lo sguardo di Cid si fece glaciale, solo chi lo stava guardando negli occhi notò la differenza, le sue parole non avevano cambiato tono. -Non ammetterò altri teatrini del genere in futuro, vattene, lascia perdere, porta avanti il nome della tua famiglia senza infamare necessariamente quello delle altre. E porta rispetto a chi sta più in alto di te, altrimenti, lo sai, potresti ritrovarti fuori da Archades senza neanche accorgertene. 

Ffamran era sicuro che sarebbe finito di lì a poco o, addirittura, che quei sarebbero scappati con la coda tra le gambe non appena suo padre avesse finito di parlare, d'altronde, non aveva mai perso uno scontro verbale. Il giovane decise di avvicinarsi a Kalista insieme all'amico. La prese per un braccio, senza usare la forza.

-Ora calmati Kalista, va tutto bene. 

-Mi disp..-
La giovane era dispiaciuta era dovuto intervenire il padre Ffamran per mettere a tacere quei due velocemente, si sentiva in colpa, si sentiva una stupida. Ma l'amico non aveva parole di rimprovero per lei in quel momento, solo rassicurazioni.

- Ne riparleremo una volta a casa, ora non preoccuparti. Te lo ripeto, va tutto bene.

-..Mido...

   
 
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