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Autore: hanaemi_    30/12/2015    0 recensioni
{ Collegata a "Father." , ancora una volta abbiamo Maria, l'ipotetica figlia di Aramis e Anne }
« "Monsieur Aramis? La principessa in persona richiede la vostra presenza a corte."
Il moschettiere lanciò una rapida occhiata ai suoi compagni, per poi annuire e andare subito a prendere il suo cavallo, precipitandosi così a palazzo. »
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Nuovo personaggio, Queen Anne
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lullaby

 

{ Fandom: The Musketeers
Personaggi: Aramis, Queen Anne, Nuovo personaggio
Pairing: //
Parole: 692 (grazie a: http://www.freetiamo.altervista.org/index.php/conta-parole.html}


La febbre non voleva saperne di scendere. Maria era stremata, aveva freddo nonostante gli svariati piumoni e coperte sul suo letto e al contempo avvertiva un calore diffuso su collo e guance, più colorite del solito. Era a metà tra il voler collassare e il voler urlare, se solo ne avesse avuto le forze. Ad un tratto, con quel poco di volontà che le restava, si mise semiseduta e alzò la voce, attirando l'attenzione del medico e della madre poco lontani.

"Chiamatemi monsieur Aramis, per favore."
"Il moschettiere, vostra Altezza? Ma no, per quale motivo, state sicuramente delirando..."
" 'Il moschiettiere' prova una devozione per la sottoscritta che non è neanche un millesimo delle vostre messe insieme."
ribadì seria, sdraiandosi nuovamente. 
"Vi prego, non costringetemi a ripeterlo. Mandatelo a chiamare."

La Regina sospirò appena alla richiesta della figlia. Sapeva essere testarda anche nei momenti peggiori, proprio come suo padre... il suo vero padre. 
Alla fine scrollò la testa e chiamò un messo, affinché andasse in fretta alla guarnigione a svolgere il suo compito.


La guarnigione era in tumulto, quella sera. La notizia che la principessa fosse malata era ben presto giunta all'orecchio di tutta Parigi, ed Aramis non riusciva a prendere sonno. Camminava avanti e indietro nella sala comune, testa bassa e sguardo cogitabondo, mentre il desiderio di prendere il suo destriero e andare a palazzo si faceva sempre più forte.

"Aramis, rilassati, starà bene." provò a rassicurarlo Athos, prendendo poi un sorso di vino e buttando a terra le sue carte, vincendo così la partita con Porthos.
"Come posso essere tranquillo quando la principessa nonché mia figlia è a letto malata, mh?" sibilò lui a bassa voce in direzione dell'amico, allargando le braccia in un gesto di stizza.
"Per l'ennesima volta, Aramis, non è tua figlia. È la principessa di Francia, e sì, tutti noi siamo preoccupati per la sua salute."
"Davvero? A me non pare."

E stava quasi per lasciare la stanza, quando venne intercettato dal messo reale.
"Monsieur Aramis? La principessa in persona richiede la vostra presenza a corte."
Il moschettiere lanciò una rapida occhiata ai suoi compagni, per poi annuire e andare subito a prendere il suo cavallo, precipitandosi così a palazzo.

"Vostra Altezza..." si annunciò timidamente Aramis col cappello stretto tra le mani, dritto come un fuso sulla soglia della camera della principessa. Al suo arrivo tutti si voltarono a guardarlo, e Maria, raddrizzatasi appena, gli donò un pallido e tirato sorriso.

Poi gli fece cenno con la mano di entrare e disse: "Venite, avvicinatevi pure. Potreste lasciarci soli?" chiese poi ai presenti, cercando con lo sguardo gli occhi della madre. La Regina annuì e si avviò all'uscita, seguita da tutti gli altri. 

Una volta rimasti solo loro due, Aramis salì sulla pedana rialzata dove era sistemato il letto e si inginocchiò, allungando poi una mano a carezzare i lunghi capelli neri della ragazza. 

Maria gli prese una mano guantata e la strinse tra le sue, lo sguardo fisso sulle loro dita intrecciate.
"Monsieur, potrei farvi una domanda un po' particolare?"
"Tutto quello che desiderate, vostra Altezza."
"Potreste cantare per me? Qualsiasi cosa, non importa. Alla guarnigione i vostri compagni mi hanno detto che siete piuttosto bravo."


Aramis preso dall'imbarazzo si grattò un baffo con la mano libera, mentre cercava rapidamente di farsi venire in testa un ritornello qualsiasi. Poi illuminazione, sapeva cosa cantare: la nenia che amava sussurrarle da neonata, quando di nascosto andava a farle visita nella sua cameretta e se la stringeva contro il petto, riempiendola di più coccole possibili in quei pochi attimi.

Diede dunque un colpo di tosse e si accoccolò meglio accanto al letto della fanciulla, frattanto che questa si sistemava sul cuscino e chiudeva gli occhi.
"D'accordo. Allora, c'è questa ninna nanna che fa:
'Car tu vis dans mon cœur
Oui tu vis dans mon cœur
Dès maintenant, jusqu'à la nuit des temps
Tu vis dans mon cœur
Qu'importe le discours
Tu vivras dans mon cœur, toujours!' "


Cantò dolcemente, quasi in un sussurro, mentre con la mano continuava a carezzarle i capelli e con gli occhi fissava il suo pallido viso. 
La ragazza, quando la canzone terminò, sollevò le palpebre e lo guardò quasi stupita e con gli occhi leggermente inumiditi.


Dopodiché gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò, mormorandogli soltanto una parola all'orecchio.

"Padre!"

   
 
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