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Autore: Asya_B    01/01/2016    2 recensioni
[ Fire Embelm: Awakening ] [ Henry ]
'' Ancora una volta i suoi piedi si posarono sul polveroso campo di battaglia, ed ogni passo alzava fuliggine e odore di sangue secco, l'eco di grida lontane e il silenzioso battere incessante delle lacrime.
Il vento che soffiava dal campo nemico gli infondeva sicurezza e febbrile attesa per l'imminente scontro, e lesto preparò il suo tomo di magia nera, affiancato dai compagni d'armi decisi in egual misura a riportare all'accampamento le loro membra sanguinanti.
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Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Of Sacred Blood

Ancora una volta i suoi piedi si posarono sul polveroso campo di battaglia, ed ogni passo alzava fuliggine e odore di sangue secco, l'eco di grida lontane e il silenzioso battere incessante delle lacrime.
Il vento che soffiava dal campo nemico gli infondeva sicurezza e febbrile attesa per l'imminente scontro, e lesto preparò il suo tomo di magia nera, affiancato dai compagni d'armi decisi in egual  misura a riportare all'accampamento le loro membra sanguinanti.
Avanzavano cauti sotto le direttive di Boris, un giovane stratega dal passato offuscato.
Le terminazioni del corpo di Henry fremevano e gli si dipinse un ghigno sulle labbra, mentre gli occhi sorridevano beati come immersi nella bellezza infinita del tramonto, i capelli leggermente mossi dal vento e insudiciati dalla polvere.
Le dita accarezzavano la stoffa di buona fattura, mentre con sguardi rapidi e sottili analizzava la situazione, nel caso in cui il ragazzo non avesse avuto riflessi abbastanza pronti per gestire tutto il campo.
Boris fece mentelocale e mostrò la sua decisione: accerchiare il nemico dai tre lati a loro disposizione e costringerlo a compattarsi e mettersi all'angolo da soli. Come topolini in trappola.
Henry capiva poco di tattiche, combatteva per istinto - e una sorta di necessità - , ma aveva constatato che quella era probabilmente la più efficacie quando era possibile attuarla. Quel ragazzo aveva davvero talento; alcuni compagni avevano perso la vita combattendo, ma mai fu errore di giudizio, semplicemente una sfortunata unione di mala sorte e debolezza.
Ma Henry aveva cominciato da poco ad affezionarsi ai Pastori, quindi quelle perdite non furono poi gravi per lui, e anzi sul momento gli offrirono anche il macabro spettacolo di corpi dilaniati, ossa stridenti ed un bagno di sangue e lacrime che lentamente prosciugavano di calore e vitalità quelle carni devastate. E poi tornava in sé, evitando un fendente, e ogni volta era infuso di nuova forza e speranza, perché non voleva ridursi a quel modo, alla stregua di un essere informe e privo di individualità riconoscibile, abbandonato senza dignità. Inoltre, se fosse morto non avrebbe certo potuto godersi l'estetica e la teatralità che il dolore dona ai visi e ai corpi splendidamente solcati da purpurei fiumi in piena.
Avanzò un passo e lentamente cominciavano a dividersi tre grappoli dell'esercito di Ylisse.
L'inizio della battaglia era da una parte il più facile e dall'altra il più impegnativo. Aveva a disposizione completa la sua forza e quella dei compagni senza riserve, ma ci voleva anche dell'intuito per saperla calibrare bene e non rimanere senza energie e deboli in momenti cruciali.
Generalmente Henry dava il meglio di sé ad inizio battaglia. Pareva volteggiare tra le linee nemiche eludendo gli attacchi e li avvolgeva in livide colonne di magia nera o in incandescenti cerchi. Era difficile colpirlo quando si muoveva così elegantemente, come se danzasse al ritmo cadenzato e stridente dei colpi ferrei, al calpestio del terreno e fosse esaltato dal coro celestiale che in dolore si alzava indistintamente dal campo. Conosceva il ritmo che governa l'uomo, anche se molto probabilmente più per istinto guerresco che per studi attenti, dal momento che fuori dal campo di battaglia non era così cauto e leggiadro.
Avanzò ancora. Nowi era in un altro gruppo. Le sorrise mostrando dolcemente i denti, augurandole buona fortuna. Anche Ricken non era con lui, ma tra la folla non riusciva a scorgerlo e tantomeno poteva rallentare o fermarsi per cercarlo meglio, dal momento che doveva procedere secondo la tabella di marcia. Voleva salutare anche lui, ma non ci riuscì.
Camminavano lentamente per i primi metri che li separavano dai nemici, altrettanto cauti. Improvvisamente, i gruppi laterali scattarono per poter bloccare i nemici e prepararli all'attacco del gruppo centrale, guidato da Boris.
Corsero ai limiti del campo di battaglia per evitare un attacco obliquo, che li avrebbe fatti indietreggiare e avrebbe rovinato i piani dello stratega, poiché in questo modo si offriva al nemico la possibilità di scappare mentre retrocedevano.
Inizialmente gli avversari furono colti impreparati e gli attacchi di difesa risultarono piuttosto fiacchi ed eludibili, tanto che non furono riportate ferite gravi, ma quando agirono frontalmente riuscirono meglio a contrattaccare.
Henry era in prima fila. Fu colpito da un dardo sulla guancia, ma la mira dell'arciere fu poco precisa, quindi la vide capitolare ed impuntarsi a terra con la coda dell'occhio. Si distrasse per pochi secondi quando improvvisamente sentì la carne aprirsi e lasciare un taglio discretamente profondo, e dei rivoli di sangue gli rigarono il volto fino al mento, per poi macchiare la tunica.
Non fece in tempo  a realizzare la ferita che un'altra freccia volò in sua direzione. Riuscì in tempo a notarla per coprirsi il volto con il braccio, e a fermarla fu proprio il bracciale dorato che chiudeva le sottili maniche in stoffa trasparente nera. Portò avanti a sé la mano e pronunciò la prima maledizione di quel giorno, che si abbattè sull'arciere che lo aveva preso di mira. In breve tempo l'oppositore fu avvolto da fiamme violacee che lo fecero crollare a terra con una terribile espressione impressa sul volto.
A Henry scappò una risata, ma si passò una mano davanti alla bocca cercando di tornare serio. Non ci riusciva proprio e mai ci era riuscito. Semplicemente tutto quello gli faceva ridere.
Gettò a terra una pira infuocata esattamente davanti ad un avversario in corsa, che ne rimase intrappolato fino a che, spente le fiamme, non ne rimase che un corpo carbonizzato dal viso e dall'identità indecifrabile. Gli passò accanto lanciandogli un ghigno e ancora attaccava l'esercito plegiano, lasciando pochi soldati ai compagni, mentre l'eco delle sue risa rimbombava sempre più prepotente nel campo di battaglia e gli martellava nella testa come pioggia fitta su un debole tetto in legno.
Uno spadaccino gli si fece contro, estraendo la lucente spada che brillava di rosso tra le fiamme. Attaccò Henry con uno scatto ferino che riuscì ad evitare con difficoltà. Alzò la mano per avvolgerlo in un Nosferatu, sentendosi debole, ma il nemico approfittò della sua momentanea debolezza per affondargli la lama in un fianco. Questa volta Henry non fece in tempo a spostarsi e sentì ogni millimetro di quella spada affilata traversagli il corpo, i vasi capillari si ruppero con violenza e, non appena la spada sarebbe stata rimossa, sarebbero esplosi in una calda doccia contro l'avversario e sul suo corpo indebolito.
Gli occhi cominciarono a pungergli per il dolore intenso, ma si morse le labbra per trattenere ogni espressione che avrebbe potuto mostrare la sua debolezza.
Posò una mano sulla testa dell'avversario che fermò il fendente sorpreso da quella mossa.
Con un occhio chiuso a sopportare in silenzio la carne che pulsava contro la lama fredda, strinse la presa sul nemico e usò Nosferatu contro di lui. La magia nera penetrò immediatamente lo spadaccino, avvolgendolo in una morsa che lo strinse fino a lasciarlo esanime e rantolante. Quando Henry si accorse che era morto o quasi lo gettò a terra in preda alle sue convulsioni, mentre sentiva il dolore al fianco sanarsi leggermente.
Cadde anche lui, si portò istintivamente una mano sulla ferita e sentì sgorgargli tra le dita il caldo e ferroso liquido. Cercò di tirarsi su per non scoraggiarsi.
Era definitivamente entrato nella parte più dolorosa della battaglia: la difesa e la resistenza senza abbastanza energie. Ci era passato tutte le volte precedenti, eppure non aveva mai imparato che questa sua tecnica era assurda. Non gli erano mai bastate le ossa rotte e le ferite ad insegnargli che prima o poi quella tecnica lo avrebbe ucciso. Ma lui amava il rischio, e dal momento che ogni volta si era salvato confidava nelle sue sempre più crescenti capacità.
Si rialzò più motivato di prima ed esplose in una fragorosa risata guardando il cielo. Poi riabbassò lo sguardo verso la terra e aprì gli occhi, scrutando il campo di battaglia con morboso compiacere.
Si buttò ancora nella mischia e con fatica evitò diversi attacchi, mentre la sua magia con rinnovato vigore colpiva ogni anima ostile sul suo cammino.
Ricevette diverse ferite minori, che sommandosi lo indebolirono fortemente. Faceva difficoltà ad alzare le braccia poiché marchiate da tagli, e si trascinava dietro la gamba sinistra, martoriata da una magia di tuono e per le ferite provava dolore ad appoggiarla.
Ora poteva solo cercare di difendersi. Aveva ancora Nosferatu e qualche magia decentemente forte a sua disposizione, ma questa volta sentiva che non sarebbe bastato. Quando cadde a terra, nel fango increspato di sangue, non ebbe la forza di rialzarsi e si sentì la preda più debole. Una prima lacrima scivolò prepotentemente dalle ciglia inferiori, accarezzò la ferita bagnandola dolorosamente. Fu seguita da altre, che sgorgavano dai  suoi occhi come da una fonte limpida in alta montagna.
Cercò ancora di alzarsi per vincere la debolezza, animato dal fatto che già una volta pensò di essere sul punto di morire e riuscì a salvarsi.
Si mise in ginocchio con gli occhi brillanti di speranza e ancora lucidi.
Provò ad impuntare a terra il piede ancora buono per ricominciare a combattere. Ci mise tutte le forze, ma quelle membra stanche da sole non potevano reggere più il suo peso.
Alzò lo sguardo e vide un arciere che da lontano puntava verso di lui. Cercò in fretta il tomo Nosferatu nel fango ma non riuscì a trovarlo, quando si voltò per vedere l'avversario lo vide lasciare la corda, mentre la freccia gli correva contro.
Non chiuse gli occhi. Trattenne solo il respiro per gli interminabili secondi in cui il dardo percorreva la distanza dall'arco  fino al suo occhio destro e in quel breve frangente  gli vennero in mente mille cose e solo quando la punta penetrò l'iride sentì le forze abbandonarlo definitivamente per quel giorno e per sempre.
In preda alla sofferenza volse gli occhi al cielo e cominciò a perdere la vista. Nel buio rivide per pochissimi attimi la sua vita. In così breve tempo non seppe dare un bilancio, sapeva solo che se avesse vissuto anche poco di più, avrebbe usato quel poco che gli rimaneva con la grande saggezza che non aveva mai avuto.
Rivide in rapidi fotogrammi come fossero lampi diversi splendidi visi che lo avevano accompagnato e infiniti momenti in cui la morte era così lontana da lui, perché, ironicamente, sarebbe potuto solo che morire di felicità.
<< Argh, questa è la fine per me… così oscura… così calma… così… meravigliosa- >>
Esalò il suo ultimo respiro accasciandosi a terra nel lercio fango che gli macchiò il viso, mentre il corpo debole si rilassava, assieme ai muscoli facciali.
Chiuse gli occhi, per non riaprirli mai più.


~ Note ~

Salve! E' una vita che non scrivo più non solo su EFP ma in generale ahahah Quindi speriamo di aver fatto un ritorno in grande stile!
Il mio stile immagino sia fortemente cambiato, e rileggendo il testo mi sono accorta che metto troppi aggettivi neanche stessi facendo un poema epico ahahah
Il titolo è il nome inglese del capitolo in cui si incontra Henry ( quello italiano non c'entra nulla ahaha) e la frase finale è quella che pronuncia in punto di morte tradotta direttamente dall'inglese ( dal momento che non mi è mai morto non so quale sia la sua in italiano )
Spero vi sia piaciuto questo pieno di felicità! Ahahaa povero ragazzo...
Buon 2016 a tutti e tante care cose! Magari ci si vede in una recensione * occhiolino intensifies *

P.S.= Dieci punti a chi trova la citazione colta! (>.0)b
 
   
 
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