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Autore: Juliet_Dianna    01/01/2016    0 recensioni
C'è chi crede nella sfortuna, chi nei mostri, negli angeli custodi o chi è semplicemente superstiziosa.
Jonathan non credeva in niente di tutto questo, la sua testa era tra le nuvole ma solamente quando pensava al suo futuro non di certo perché pregava che delle cose belle potessero accadere solo grazie alla sua fede. Era uno scrittore, le cose immaginarie, secondo lui, potevano esistere solo nelle sue storie. Tutto questo fino a quando un evento sconvolgerà la sua vita e si ritroverà faccia a faccia con il suo angelo custode, Sebastian.
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano da poco scoccate le 10 di sera e Jonathan stava rientrando dal suo corso di scrittura e per le stradine di New York si vedevano solamente gruppi di amici intenti a festeggiare non si sa cosa, le loro risate si sentivano anche attraverso le cuffiette di Jonathan che cercava di ignorarli, ma con scarsi risultati.

Quel giorno era più felice del solito, aveva vinto questa specie di competizione, creata dalla Signora Parker, che consisteva nello scrivere una recensione sull’ultimo film visto al cinema. Con i vari pro e contro, sceneggiatura, fotografia, attori e tutto ciò che rende un capolavoro cinematografico degno di questo nome.

Lui aveva recensito “la teoria del tutto” film da lui amato e tanto atteso, ovviamente non ci voleva una sua recensione per dire che quel film era un assoluto capolavoro.

Ma era realmente l’ultimo film che Jonathan aveva visto al cinema, quindi optò per quello. Poi considerando che grazie a quel film riuscì a vincere una sorta di certificazione firmata dalla sua insegnante, che ovviamente non valeva niente, e una penna di qualche marca famosa ma di cui lui ignorava l’esistenza. Un gran bel bottino che sarebbe andato a finire con gli altri piccoli tesori che aveva collezionato durante la sua vita.

Con zaino in spalla, dove si trovavano tutti i suoi effetti, il suo pc e i suoi premi, continuava a dirigersi verso casa sua. Ormai mancavano pochi isolati per arrivare al suo malandato portone quando anche attraverso le sue cuffiette riuscì a sentire un rumore assordante provenire da dietro di lui, una macchina stava sbandando violentemente e passava dal lo stare sulla strada fino ad arrivare sul marciapiede dove, pochi metri più in là si trovava Jonathan.

Si sentiva puzza di bruciato, probabilmente erano le gomme consumate dallo sfregare con l’asfalto.

Jonathan preso di sprovvista e non sapendo cosa fare si mise le mani sul volto quando vide arrivare l’automobile con i fari accesi verso di lui.

Tutto passò così in fretta che Jonathan non si accorse della presenza che si era materializzate di fronte a lui quando la macchina lo stava per investire. E che fece invertire la macchina e la mandò contrò un lampione situato lì vicino.

Il forte tonfo fece svegliare Jonathan da quello stato che la vista della macchina gli aveva provocato, si era letteralmente pietrificato.

Spostò le mani dal viso e solamente con un occhio aperto osservò la situazione vicino a lui, come se così la situazione sarebbe migliorata perché non stava utilizzando entrambi gli occhi per vedere, con le mani ancora tremanti ed il cuore che batteva all’impazzata si sistemò lo zaino sulla spalle ed osservò la fine che la macchina ed il suo autista avevano fatto.

Una nuvola di fumo che usciva dalla parte laterale della macchina si andava liberando nel cielo, era l’unica cosa che oscurava quel cielo stellato quella notte.

Jonathan notò qualcosa di strano e diciamo insolito su quel fumo, quel vapore grigio stava formando  una nuvola si ma quella nuvola aveva una forma strana. Se si guardava con molta attenzione quella nuvola poteva essere la sagoma di un uomo con delle ali. Qualcuno l’avrebbe paragonata ad un angelo.

Ma Jonathan non era molto interessato a capire se quel fumo assomigliasse o meno ad un angelo, diamine era appena quasi stato investito, e non si sa per quale strana fortuna fosse riuscita a scamparsela.

Mentre si stava avvicinando lentamente alla macchina, molte persone cominciarono ad avvicinarsi al luogo dell’incidente ed altre si affacciavano dalle finestre del loro appartamento sicuro.

Un tizio che Jonathan riconobbe perché faceva parte di quel gruppetto che aveva incontrato prima gli si avvicinò e cominciò a parlare:

“Ehi stai bene amico? Abbiamo sentito un rumore assordante e quando abbiamo guardato dalla tua parte ci siamo accorti che per poco non venivi investito da quel tizio.” Disse mentre altri suoi amici si avvicinarono all’attrazione del momento, cioè Jonathan e quella macchina ormai distrutta.

“Si sto bene grazie. Dovremmo andare a controllare l’autista e chiamare qualcuno.”

Disse Jonathan mentre ricominciava a sentirsi nervoso per quello che era appena accaduto. Le mani gli ricominciarono a tremare.

“Sicuro di stare bene? Non hai un bel colorito. E non ti preoccupare abbiamo già chiamato l’ambulanza e la polizia, dell’autista si stanno occupando quei tizi del bar dietro l’angolo e-”

“Ovvio che non ha un bel colorito ha appena visto passargli tutta la sua vita davanti, stava per morire. Tu come staresti?!” lo interruppe una ragazza con tono acido che stava accanto a lui con una birra in mano ed una sigaretta nell’altra.

Jonathan sapeva di non stare bene, sentiva le forze che se ne andavano dal suo corpo, doveva tornare a casa oppure si sarebbe messo a piangere davanti a quel gruppo di estranei che facevano finta di tenere a lui.

Lentamente dopo aver ringraziato, solamente per educazione, i suoi soccorritori si incamminò verso casa. Lo avevano già controllato, un infermiere sceso dall’ambulanza aveva fatto una breve visita a Jonathan e dopo aver visto che aveva solamente un piccolo graffio sulla mano, disinfettò la ferita e disse che andava tutto bene.

Purtroppo per l’autista lo stesso non era per lui, il nostro protagonista non sapeva esattamente cosa era successo a lui ma dall’apparenza era qualcosa di grave. Gli infermieri lo avevano caricato sulla barella e portato velocemente nell’ambulanza che partì subito dopo repentinamente. Era rimasta solo un’ambulanza nella zona.

La polizia mentre la ferita di Jonathan veniva disinfettata fecero alcune domande, lui era un giornalista, o almeno era quello che gli piaceva pensare, sapeva come rispondere per non avere problemi e per non essere messo in mezzo a questa storia assurda. Tanto alla fine gli aveva detto tutta la verità, lui non aveva visto quasi niente tralasciando la guida non molto sicura del criminale in questione. Per fortuna nessuno si era ferito.

Arrivato a casa buttò le chiavi sul mobile all’entrata del suo appartamento. Il padre quella sera non c’era, avrebbe lavorato fino a tardi. Nell’officina c’era molto lavoro ultimamente e questa era una buona notizia per entrambi, soldi in arrivo per il padre e più tempo da passare da solo per Jonathan.

Era stufo di rispondere a quelle domande del padre riguardo al suo futuro o altre cose che a Jonathan mettevano solamente ansia a parlarne.

Tremava ancora e il graffio sulla mano bruciava fortemente, quel dolore gli dava alla testa ed i suoi pensieri non erano logici a causa di tutto l’accaduto di prima. Si era persino scordato della faccenda del fumo.

Quella sera non aveva ancora mangiato quindi prese dalla dispensa una confezione di noodles istantanei, quelli sarebbero andati più che bene per il suo stomaco, era intento a preparare l’acqua per cuocerli quando senti un battito di ali piuttosto forte provenire dalla sala da pranzo che si trovava proprio accanto alla cucina, luogo in cui lui si trovava ora.

Senza pensarci andò a controllare magari il padre aveva lasciato la televisione accesa e Jonathan non se ne era accorto. Infondo era una cosa che faceva spesso e la maggior parte delle volte a Jonathan prendevano dei colpi perché pensava che ci fosse qualcuno in casa.

Ma per suo sfortuna, o fortuna dipende da come si vede la situazione c’era realmente qualcuno.

“Tu chi diavolo sei?” uscì un filo di voce dalla bocca di Jonathan quando disse quelle parole.

La persona di fronte a lui si stava sistemando  i vestiti abbottonando gli ultimi due bottoni della sua camicia e quando sentì la sua voce alzò il viso e due occhi verdi con qualche sfumature di azzurro e di oro lo osservarono.

“Che strano uso di parole hai appena utilizzato, per caso Lucifero è proprio ­­mio fratello.” Disse il ragazzo estremamente alto davanti a lui mentre continuava a sistemarsi la camicia bianco candido.

“Senti questa sera non sono proprio in vena di scherzare o esci da casa mia oppure chiamo immediatamente la polizia, sta a te scegliere.” Jonathan non poteva credere si essere riuscito a sembrare un minimo minaccioso con quella frase, non era decisamente una persona coraggiosa.

“E pensare che ti ho appena salvato la vita e che mi subisco tutte le tue lamentele e le tue pippe mentali ed è questo che mi merito?” si avvicinò lentamente a Jonathan e tante piccole piume nere cadevano dietro di lui come se gli si staccassero dal corpo, lasciando una piccola scia dal punto in cui era partito fino a  dove era arrivato, cioè ad un passo da Jonathan.

“Scusa ma davvero non capisco cosa vuoi dire, e  per quale motivo stai perdendo piume?  Fattelo dire sei inquietante.”

“Sono il tuo angelo custode, idiota.”
  
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