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Autore: Axel_Pendragon    02/01/2016    0 recensioni
Hydrus è un ragazzo di sedici anni come tutti, dal nome un po' particolare.
Si ritroverà immerso in un'incredibile avventura quando, venuto a sapere che qualcosa era andato a schiantarsi nel bosco vicino la sua città, entrerà in contatto con un oggetto non identificato che gli conferirà poteri speciali legati ai pianeti del sistema solare.
Da quel momento si troverà ad affrontare i bulli della sua scuola fino a scontrarsi con temibili avversari.
"Quando la luna sorgerà, le stelle danzeranno, quando il sole sorgerà, il tuo cuore danzerà con loro, quando le galassie si uniranno tu farai danzare gli elementi".
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO XI
Via col Vento

 
Al termine di quello strano sogno, fui svegliato dal clacson di una macchina che non voleva smettere di suonare.
Vidi l'orologio, erano le sette e mezza, i miei piani di dormire fino all'ora di pranzo per godermi la fine della scuola erano andati in fumo.
Mi girai e rigirai nel letto, tentando, ma invano, di ignorare quel dannato autista rompiscatole che non sembrava voler smettere di fare quel suo concerto di prima mattina.
Decisi allora di alzarmi per fare colazione ma, aprendo il frigo, notai che il mio amato latte era finito, mi toccò quindi vestirmi per scendere al bar più vicino a casa per fare una colazione come si deve.
Mi preparai, uscendo di casa e portandomi qualche moneta appresso, notai che la strada era meno affollata del solito, con la fine della scuola e le ferie prese da alcuni adulti, l'ambiente si era fatto più tranquillo e devo ammettere che la cosa non mi dispiaceva.
L'unica cosa che mi diede un po' fastidio, fu il rendermi conto che a quanto pare nella nottata aveva piovuto, date le grandi pozzanghere che si trovavano sul marciapiede, in una delle quali affondai il piede non avendola vista, il cielo era ancora tutto nuvolo.
‹‹ Questa giornata sta cominciando proprio bene! ›› dissi con tono ironico scuotendo il piede zuppo, continuai poi con l'avviarmi verso il bar.
Mentre proseguivo sul marciapiede, mi mise di buon umore il fattore di aver visto molti bambini che giocavano all'aria aperta con: palle, corde e frisbee, ridendo di gusto e godendosi il periodo di svago tanto atteso per tutto l'anno.
Arrivato finalmente al bar, notai una lunga fila di persone, non pensavo che così tanta gente avesse finito il latte!
Molti sicuramente si volevano semplicemente godere una colazione come si deve senza il dover mangiare e bere in fretta e furia per evitare di arrivare in ritardo a lavoro o a scuola.
Il posto faceva molto anni 80 con delle sedie in pelle, rosse, c'erano molte foto di persone famose che vi erano entrate, il bancone era molto lungo e, poste dietro a quest'ultimo, vi erano lunghe mensole sulle quali si trovavano  molte bottiglie di alcolici di tutti i generi.
Quando fu il mio turno, mi ritrovai davanti il barista, un ragazzo snello ed alto che portava una barba curata e dei capelli con la cresta che mi chiese ‹‹ Cosa desideri, ragazzo? ››
‹‹ Salve, guardi un cappuccino e un cornetto al cioccolato, grazie. ››
Il barista me lo preparò in pochissimo tempo e nel cappuccino, aggiunse un disegno con la cioccolata, era una stella.
Lo guardai sorridendo e ricambiò il sorriso poi portò il cornetto ed io pagai lasciando anche una moneta in più di mancia.
Presi posto nell'unico tavolo vuoto che riuscii a trovare, non credevo ce ne fosse uno libero per tutte le persone presenti in quel bar, allora mi sedei e iniziai ad addentare il cornetto proseguendo con un sorso del mio cappuccino ma la mia tranquillità fu disturbata da tre figure che mi si pararono davanti, inizialmente pensai a Billy e a quegli altri due poi sentii una voce che disse ‹‹ Saluti, forma di vita a base di carbonio! ››
Alzai lo sguardo e riconobbi i tre secchioni della mia classe ‹‹ Ah... ciao ragazzi, Daniel, James, Wilson, cosa ci fate voi in questo posto? ›› chiesi incuriosito continuando la mia colazione.
‹‹ Ah niente, ce ne stavamo andando ›› disse Wilson ‹‹ questo posto non fa per noi e per la nostra colazione ›› aggiunse Daniel.
‹‹ Capisco... beh, allora buona giornata ›› dissi educatamente.
‹‹ Ti volevamo chiedere come avessi fatto nel bosco ›› disse James ‹‹ corretto, le probabilità di rimanerci secchi erano molto alte! ›› continuò Daniel.
‹‹ Ancora? ›› domandai ‹‹ me ne hanno fatte fin troppe di questo genere di domande, ragazzi! ››
‹‹ Hai ragione ›› ammise Wilson ‹‹ allora ci congratuleremo semplicemente con te per il coraggio. ››
‹‹ Grazie! ›› dissi finendo anche l'ultimo pezzo di cornetto ‹‹ Ora scusate ma devo proprio andare, è stato un piacere. ››
‹‹ Anche per noi ›› dissero all'unisono, quei ragazzi erano veramente molto inquietanti il più delle volte.
Mentre uscivo dal bar, ancora inquietato dai tre secchioni, guardai l'orologio, si erano fatte le otto e mezza, il cielo non aveva accennato a schiarirsi e decisi di puntare dritto a casa con l'intenzione di stare un po' per gli affari miei.
Arrivato a casa dopo tutta una camminata, decisi di mettermi a leggere, guardai tra i libri della libreria di famiglia e ne notai uno che ancora presentava la plastica di protezione.
Lo tirai fuori e notai che con mia grande sorpresa i miei genitori, quando erano passati, me lo avevano lasciato, lo potei dedurre dal post-it che si trovava sulla plastica, sul quale vi era scritto "Un piccolo regalo per te, ti vogliamo bene" firmato mamma e papà.
Solitamente i miei genitori erano di quelli che se ti compravano un libro, sapevano che ti sarebbe piaciuto, così tolsi la plastica per cercare, oltre che la trama, anche il nome dell'autore.
Il libro era stato scritto da un tale Thomas Shuttle, il quale era molto sconosciuto anche su internet, lasciai stare la ricerca dello scrittore misterioso e passai a leggere la trama.
La storia si apriva in una città futuristica di un altro pianeta, Caelum, questo il nome del corpo celeste dove si apriva la nostra storia, un pianeta non comune, invisibile a tutti gli esseri dell'universo, invisibile ad ogni sorta di strumento di navigazione interplanetario, invisibile ad ogni astronave che solcasse lo spazio più profondo, lo stesso pianeta da dove tutto ebbe inizio, la dimora del Dio, creatore di tutto e tutti.
Da quel che si poteva leggere, dopo la creazione, il divino dispose a suo seguito dieci dei suoi figli, dieci vigilanti cosmici i quali avevano il compito di vagare attraverso le galassie con le loro ali per mantenere l'ordine che lui stesso aveva posto rimuovendo il Caos iniziale che sovrastava l'universo intero.
Tuttavia ce n'era uno, tra i suoi figli, tra questi vigilanti, che si era mostrato sempre più aggressivo e violento nello svolgere le sue mansioni, il suo nome era Lucifer, il più potente fra tutti i vigilanti, il ragazzo aveva distolto gli occhi dalla luce per abbracciare l'oscurità del Caos primordiale e nelle sue missioni aveva ottenuto tanto potere da essere quasi al pari di suo padre così un giorno lo sfidò per il controllo del tutto.
Ovviamente il Dio vinse ma non illeso, Lucifer, infatti, aveva usato le sue ultime forze per disegnare intorno al padre un pentagramma demoniaco che lo avrebbe legato per sempre a tutta la sua creazione e se il Dio avesse oltrepassato quel simbolo, sarebbe stata la fine per tutto e tutti.
Lucifer fu rilegato in esilio su Inferus, un pianeta di una galassia molto lontana.
Incapace di andarsene, perché dallo scontro con il padre perse un'ala, il caduto da allora vive ancora lì, tramando vendetta contro suo padre e tutto quello che comprendeva ciò che aveva generato.
I vigilanti cosmici da allora divennero nove e col tempo se ne succedettero diverse generazioni, iniziarono ad usare dei nomi in codice per tutelare se stessi e le persone che avevano accanto e a volte erano accompagnati da alcuni assistenti, questo il caso del protagonista, il primo tra i vigilanti, l'agente 000 e di quella che sarà la sua assistente, che prenderà il nome di agente raga00ina.
Il libro mi sembrava contenesse una bella storia o almeno dalla trama sembrava essere interessante.
Lo riposi nella libreria e mi ricordai dei maledetti compiti di matematica che la professoressa ci aveva lasciato per farci godere a pieno le vacanze estive.
Andai in cucina e sul tavolo, preparai tutto il necessario per svolgere quei dannati esercizi dei quali io non ne riuscii a fare nemmeno uno, m'iniziai ad innervosire, come facevo ad essere così scarso?
Gli esercizi che non mi venivano, decisi di saltarli e proseguire, li avrei svolti un'altra volta ma andando sempre più avanti le operazioni si facevano sempre più difficili e preso dalla rabbia dovuta al non riuscire, sbattei un pugno sul tavolo.
Mi diressi in camera mia e spalancai la finestra, posta al lato della scrivania, per prendere una boccata d'aria e mi misi a fissare il cielo, ad un tratto, mentre pensavo ancora a quanto fossi scarso in quella materia, la mia attenzione si spostò sulle nuvole che sembrava si stessero spostando in una maniera del tutto particolare.
Mucchi di nuvole si andarono ad unire come se dovessero formare una nuvola più grande, carica di pioggia, poco dopo notai che si stavano modellando l'una con l'altra e con mio grande stupore un'altra scritta apparve, lassù in alto nel cielo, "NEPTUNE".
Tirai su il braccio come se volessi arrivare a toccare quella scritta ma appena raggiunsi il limite dell'estensione del mio braccio, l'iscrizione nel cielo scomparve, le nuvole si diradarono e tutto tornò alla normalità.
Tutto meno che una leggera brezza che si alzò intorno al sottoscritto poi quella brezza iniziò a farsi più forte cominciando a turbinare attorno al mio corpo molto più vorticosamente.
Il tornado che si era formato non mi permetteva di vedere ad un palmo dal naso, letteralmente, sentii solo un grande fracasso alle mie spalle e caddi a terra molto probabilmente scivolando su qualcosa.
In preda al panico e non sapendo che fare mossi violentemente le braccia come per lanciare un fendente che lacerasse l'intero turbine e urlai ‹‹ Basta! ›› in quel momento tutta l'aria concentrata nel tornado si diradò e potei osservare l'ambiente intorno a me, la mia stanza era completamente sottosopra: libri ovunque, ante dell'armadio aperte, lenzuola del letto che erano andate a finire sulla scrivania per non parlare di tutti i fogli presenti che si trovavano sparsi dappertutto.
‹‹ Come cavolo... ›› corsi fuori di casa e mi guardai intorno, ansimando, avevo un'espressione tipica di chi cerca aiuto ovunque ma non lo trova, mi misi seduto sulla panchina dove solitamente aspettavo l'autobus davanti casa mia e mi misi le mani tra i capelli tentando di trovare una risposta logica a quello che era appena accaduto.
"Prima quelle piante alla festa, ora quel dannato tornado, che mi sta succedendo?" pensai ma non trovai risposta e decisi che era meglio tranquillizzarmi con una bella camminata.
Mi alzai dalla panchina e feci per mettere avanti il piede ma al primo passo, feci uno scatto in avanti di parecchi metri.
‹‹ Wooooo ›› feci un altro passo e la cosa si ripeté, continuò così parecchie volte ad ogni passo che facevo, quella che doveva essere una tranquilla camminata verso la gelateria si trasformò in una corsa alla velocità del vento senza freni, sotto le suole delle mie scarpe si trovavano due piccoli turbini che facevano come da propulsore ai miei piedi ‹‹ come ci si fermaaaaa?! ›› urlai, continuai a correre per diversi minuti, riuscivo a superare tranquillamente anche le macchine che mi si trovavano vicino e tutte le persone che superavo non si rendevano nemmeno conto del mio passaggio.
Dopo un po' che continuavo a correre, mi fermai, sentivo i piedi che andavano a fuoco e le scarpe erano completamente andate, fortuna vuole che fossero vecchie e mi accorsi di non essere troppo lontano da casa ma, essendo troppo stanco per camminare, decisi di aspettare l'autobus alla fermata lì vicino, quando finalmente arrivò e ci salii sopra mi misi seduto aspettando la mia fermata.
Giunto a destinazione, vidi che davanti alla porta d'entrata della staccionata che circondava casa mia, vi era una macchina parcheggiata completamente in divieto di sosta.
I miei genitori avevano messo un cartello gigante per quel motivo, per evitare che certi geni parcheggiassero lì, mi avvicinai alla macchina e notai che era la stessa automobile che in mattinata aveva iniziato a suonare ininterrottamente col clacson, una Carrera S, sembrava essere una macchina che costava, non mi sono mai interessato al mondo automobilistico, poi mi ricordai che fosse di proprietà  del vicino rompiscatole con il quale anche i miei avevano avuto da discutere.
Essendo mosso dal desiderio di spostare quella macchina e fargliela pagare a quell'idiota che aveva interrotto il mio sonno, decisi di testare un'altro po' quel mio nuovo potere.
Neanche il tempo di pensarci due volte che attorno alle mie braccia si formarono altri due piccoli turbini ‹‹ Spettacolare, certo che da un certo punto di vista è proprio figo quello che riesco a fare questi giorni ›› dissi mentre mi guardavo quei due tornado che avevo al posto delle braccia, poi spostai la mia attenzione sulla macchina.
La mia intenzione era solamente quella di spostarla ma, con uno slancio del braccio verso l'alto, successe dell'incredibile, sotto la macchina, ad una velocità assurda, si formò un altro turbine che fece volare via l'automobile la quale si andò a schiantare dall'altro lato della strada.
Rimasi a bocca aperta per il risultato ‹‹ Ommioddio! ›› esclamai stupito, in seguito rientrai in casa di corsa pregando che nessuno mi avesse visto.
Dentro casa mi sentii al sicuro... o erano gli altri che si dovevano sentire più sicuri?
Tentai di calmarmi in ogni modo e alcune volte mi affacciavo alla finestra per vedere se fosse arrivato qualcuno ma il pomeriggio proseguì tranquillo, mentre ancora tentavo di calmarmi mi arrivò una telefonata, era Jeff.
‹‹ Hey fratello, pare che domani sarà una giornata abbastanza ventosa, che ne dici di andare a provare il vecchio aquilone che ho ritrovato in cantina? ››
‹‹ Neanche morto! ›› risposi ‹‹ non voglio avere più nulla a che fare col vento! ›› e attaccai immediatamente.
Non ce la facevo più a sentire la parola "vento", tentai di distarmi in tutti i modi possibili, per tutto il pomeriggio me ne stetti attaccato al televisore a godermi ciò che trasmettevano, fino a che non arrivarono quei dannati metereologi per dare le previsioni del tempo ‹‹ Domani si prospetterà essere una giornata con forti venti sull... ›› non lasciai finire di parlare il metereologo e spensi la televisione.
‹‹ Cos'è? Una presa in giro? ›› iniziai ‹‹ Guarda te che scassa palle! ›› continuando a borbottare.
Arrivata l'ora di cena mi preparai un bel piatto di carne e sazio, me ne stetti in salone sul divano per tutta la serata con il mio computer, fino a quando non mi arrivò l'invito ad un evento su Facebook.
"Partecipa anche tu alla festa del Vento che si terrà domani nella nostra città!".
Chiusi violentemente il computer ringhiando e i due vortici che partivano dalle braccia si riattivarono da soli, completamente a caso, facendomi volare via dalle mani il computer che sì andò a schiantare sulla parete.
Senza più parole e tentando di mantenere il più possibile la calma, decisi di andarmene al letto ignorando totalmente le urla di un pazzo, fuori di casa, che imprecava qualcosa per la sua macchina... la gente è proprio fuori!
Fortunatamente mi addormentai dopo poco e... "non c'è due senza tre", ancora una volta feci un sogno del tutto particolare.
Questa volta riconobbi dov'ero, mi trovavo in salone mentre leggevo il libro che mi avevano regalato i miei, quando ad un certo punto iniziai a sentire delle voci, due in particolare, che si alternavano.
Inizialmente furono solo fastidiose, poi iniziarono a martellarmi la testa, erano insopportabili e non capivo da dove provenissero, mi buttai in ginocchio sul pavimento e notai un'altra scritta posta su di un libro che era appena caduto a terra, diceva "MARS".
   
 
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