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Autore: YomiCrazy    03/01/2016    4 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Mentre percorreva le scale che l’avrebbero portata, finalmente, alla stanza finale, Harriet sospirò e si portò una mano alla fronte. La cicatrice le doleva e sicuramente voleva dire che qualcosa di brutto le avrebbe dato il benvenuto.
Una stanza in modalità anfiteatro, si presentò però al suo cospetto subito dopo la sala delle pozioni. In fondo ad essa, al centro, lo specchio delle brame.
Harriet rimase stupida del fatto che il potente oggetto fosse ancora lì, ma non fu quella la sua preoccupazione principale. Bensì l’uomo che si specchiava davanti.
Quell’uomo non era Piton.
E neanche Voldemort.

“L-lei?”
Chiese la bambina, quasi stupita e del tutto convinta che quell’uomo non poteva far del male a nessuno.
“N-No! Non può essere! Piton era… era lui che..”
“Si…”
La interruppe il professor Raptor.
“Lui era il tipo giusto, vero?”
Chiese, senza balbettare.
“Con lui in giro, chi sospetterebbe del p-p-p-p-povero, ba-b-b-balbettante, professor Raptor.”
Harriet piegò il viso, facendo scivolare i capelli di lato, avvicinandosi di poco.
“Ma quel giorno, alla partita di Quidditch… Piton ha cercato di uccidermi!”
Ricordava bene le parole di Hermione. Quell’uomo le aveva lanciato il malocchio alla scopa!
“Mmmmh…”
Fece Raptor, muovendo la testa.
“No, cara mia. Io ho cercato di ucciderti!”
Harriet lo fissò sbalordita. Pensare che qualcuno la volesse morta era spaventoso, ma sentirsi dire quelle parole le bloccò il cuore per davvero.
“E credimi – continuò il professore – Se il mantello di Piton non avesse preso fuoco interrompendo il mio contatto visivo, io ci sarei riuscito!
Anche con Piton che borbottava le sue contromaledizioni.”
Ad Harriet caddero le braccia a terra.
“Piton stava cercando di proteggermi?”
“Sapevo che eri un pericolo per me fin dall’inizio! – la interruppe anche Raptor – Specialmente dopo Halloween!”
“Allora… - ragionò la corvina – Lei ha fatto entrare il Troll!”
“Che brava Potter… Si.
Ma Piton, sfortunatamente, non c’è cascato. Mentre gli altri correvano verso i sotterranei, lui è andato al terzo piano per intercettarmi!”
Harriet fissava sempre più sbalordita il professore. Tutti i tasselli stavano andando al loro posto e per quanto fosse poco sveglia, capiva anche lei quel che Raptor diceva fra le righe.
Piton stava cercando di proteggere lei e la pietra.  
Il professore si girò verso lo specchio sbuffando, visibilmente disturbato da qualcosa. Harriet sentì dolore alla cicatrice di nuovo, fissando il turbante che l’uomo aveva in testa.
“Piton… Non mi lasciava quasi mai da solo, ma lui non capisce… Io non sono mai solo.
Mai.”
Harriet si strusciò con forza la cicatrice, cercando di capire il discorso di Raptor sopra il dolore.
“Allora – riprese il professore – Cos’è che fa questo specchio?”
Harriet fissò Raptor, cercando di capire dove fosse la pietra e come evitare di morire.
“Vedo quel che desidero – lo sentì dire – Mi vedo con in mano la pietra.
Ma come la prendo?!”
Usa la ragazza.”
Ad Harriet quasi venne un infarto. Non vi era nessuno in quella stanza a parte lei ed il professore, chi poteva aver parlato? Si guardò intorno incredula e spaventata, per poi esser richiamata da Raptor.
“Vie qui, Potter! …Subito!”
Harriet guardò il professore e, stringendosi le mani, si avvicinò cauta allo specchio, scendendo uno ad uno i gradini. Indugiò ed ingurgitò saliva, fermandosi poi davanti alla parete riflettente.
“Dimmi… - le disse Raptor – Cosa vedi?”
Harriet avrebbe immaginato i suoi genitori, ancora lì una volta, con lei, sorridenti e felici assieme. Ma non vide quello. La lei riflessa nello specchio le sorrideva furbetta e con un gesto repentino, aveva infilato la mano nel maglioncino ed aveva tirato fuori da esso una pietra rossa. La pietra filosofale.
Sgranò gli occhi sbalordita, sentendo il maglioncino diventare più pesante.
Lei aveva la pietra?
La Harriet dello specchio le fece l’occhiolino, infilando poi la pietra di nuovo nel maglione, girando la testa in modo che la coda le impedisse di impicciare i capelli con le dita.
La corvina fuori dallo specchio si sbalordì ancora ed abbassò gli occhi verso il maglioncino, facendo scivolare le dita sul taschino, stringendolo piano.
La pietra era lì!
Respirò con fatica, accorgendosi che fino a quel momento aveva tenuto i polmoni in assenza di ossigeno e si guardò ancora una volta allo specchio.
“Cosa c’è?!”
La riportò alla realtà il professore.
“Cosa vedi?!”
Harriet ingurgitò saliva e tentò una scusa.
“S-sto stringendo la mano a Silente. Ho… - indugiò – vinto la coppa della case, credo…”
Mente…”
Harriet respirò a fatica, sentendo ancora quella voce strascicata. Come faceva a sapere che non aveva visto quello, nello specchio?
“Dimmi la verità!”
Le urlò il professore, quasi in preda alla rabbia.
“Che cosa vedi!”
Harriet si girò verso Raptor spaventata ed indietreggiò di poco.
Fa parlare me con lei…”
Padrone, non ne avete la forza.”
Harriet indietreggiò spaventata e tornò verso gli scalini, concordando sul fatto che quell’uomo era strano.
Ho abbastanza forza per quessssto…”
Raptor cominciò a sciogliersi il turbante con lentezza ed Harriet decise di risalire il primo scalino, cercando di capire cosa stesse accadendo.
Di chi era quella voce?
Da dove veniva?
Si girò verso la porta, sperando di vedere Hermione scendere le scale seguita da Silente, pronti a salvarla, ma niente di ciò accadde.
Si girò nuovamente verso lo specchio e annaspò aria, vedendo il turbante slacciato. Quando il professore lo tolse, Harriet perse un battito.
Un viso era intagliato nella nuca di Raptor e cercava di stiracchiarsi e tornare alla sua forma normale. La corvina non capiva chi potesse essere, ma la voce che aveva sentito fino a quel momento apparteneva sicuramente a quella strana cosa.
Harriet Potter.
Ci rivediamo…”

Harriet era palesemente sbalordita. Aveva raggiunto il massimo dello sbalordimento e cercava di capire come facesse quella cosa ad essere viva sulla nuca di Raptor. Chiuse la bocca, accorgendosi fino a quel momento di averla tenuta spalancata, agganciando tutti i fili dei discorsi fino a formulare un unico pensiero.
“Vol-Voldemort?”
Si… - fece la faccia sulla nuca – Vedi cosa sono diventato? Vedi cosa devo fare per sopravvivere?”
Voldemort. Colui che aveva ucciso i suoi genitori e poi aveva tentato di farla fuori, ora era lì, di fronte a lei e le parlava come un vecchio amico.
“Vivere a spese di un altro… Sono un parassita…”
Harriet mandò giù aria e si accontento di averlo ridotto in quello stato. Se Voldemort, in quel momento, era solo una faccia parlante, questo voleva dire che non era poi così tanto forte.
Bere il sangue di unicorno mi rinvigorisce… Ma non può darmi un corpo tutto mio. C’è una cosa, però, che lo può fare.”
Harriet batté le ciglia e si allontanò di poco.
Una cosa che, quando si dice la sorte, sta nella tua tasca!”
La corvina si guardò il maglione e poi si girò per correre verso la porta, sperando che i suoi due amici fossero riusciti a richiamare Silente o minimo la McGranitt. La sua vita era in pericolo, Voldemort la stava minacciando e quando una barriera di fuoco le fermò la corsa, si accorse di essere in trappola e di essersi spinta troppo oltre.
Non era Voldemort il problema.
Ma Raptor.
Cercò invano di cercare un’altra uscita, ma il fuoco si era rapidamente sparso per tutta la stanza. Si fermò sullo scalino più in alto e si portò le mani al petto.
Non fare l’idiota… Perché andare incontro ad una morte orripilante…”
Harriet non riusciva a darsi tregua. Cercava in tutti i modi di trovare un varco e scappare di lì, ma niente in quella stanza sembrava aiutarla.
Unisciti a me… Vivi!”
Mai!”
Urlò lei, in un impeto di rabbia. Come poteva, Voldemort, chiederle una cosa del genere? Aveva ucciso i suoi genitori!
Il coraggio ce l’avevano anche i tuoi – riprese Voldemort, ridendo – Dimmi, Harriet… Ti piacerebbe vedere tuo padre e tua madre insieme? Possiamo farli tornare… Ti chiedo solo… Qualcosa in cambio…”
Harriet abbassò il viso verso il maglioncino, evitando di guardare i suoi genitori nello specchio. Voldemort voleva la pietra filosofale per risorgere e, in cambio, le avrebbe ridato sua madre e suo padre. Ne valeva davvero la pena?
Allungò la mano nel maglioncino, tirando fuori la pietra per poi passarla fra le dita. I lunghi capelli si spostavano facendo intravedere il colore rosso di essa ed Harriet indugiò.
Si… Così, Harriet… Non esiste bene e male… Esiste solo il potere… E quelli troppo deboli per averlo.
Insieme faremo cose straordinarie… Avanti, dammi la pietra!”

I suoi genitori scomparvero dallo specchio ed Harriet strinse l’oggetto fra le dita.
“Bugiardo!”
Urlò con quanto fiato aveva e tentò di indietreggiare, sentendo il calore delle fiamme ustionargli la schiena.
Uccidila!”
Tuonò Voldemort e la bambina prese un respiro.
Raptor volò verso di lei e la spinse sul marmo delle scale, facendole cadere la pietra. Le dita si stringevano intorno al suo collo e respirare era sempre più difficile. Era finita per lei? Cosa poteva fare?
Scalciò un po’ e poi poggiò le mani sul polso del professore, tentando di allontanarlo ma qualcosa di strano accadde.
Il braccio di Raptor cominciò a fumare e subito dopo delle grida raggiunsero le sue orecchie. L’uomo la lasciò respirare e lei tossì un paio di volte guardando la mano del professore sgretolarsi come cenere. Harriet si fissò le mani e sentì Raptor imprecare e chiedere cosa fosse successo.
Idiota! – continuò Voldemort – Prendi la pietra!”
La corvina fissò l’oggetto magico e poi, raccogliendo tutto il coraggio rimastole, si alzò e piazzò le mani a palmi aperti sul viso del professore. Come era accaduto alla mano, anche il volto cominciò a fumare e Raptor urlò ancora, allontanandosi di poco. Harriet si guardò le mani. Che potere aveva? Cosa era riuscita a fare?
Il professore si sgretolò in poco tempo e le vesti caddero a terra, facendo vagare per la stanza la polvere della sua pelle. Harriet indietreggiò guardandosi le mani ed ingurgitò saliva spaventata.
Cosa diamine era successo?
Girò il viso respirando con calma e fissò la pietra sulle scale. Si avvicinò e la raccolse, portandosi i capelli dietro la schiena. Sorrise, contenta di aver sconfitto Voldemort ancora una volta, ma un venticello freddo la raddrizzò.
Si girò sentendo qualcosa bisbigliare alle sue spalle e quando finì la piroetta, scoprì una nuvola di fumo ergersi e prendere la forma di un volto. Indietreggiò cercando di evitarla, ma quando quella la trapassò, urlò con tutto il fiato che aveva, vedendo il buio racchiuderla in un guscio.
E poi il pavimento freddo.
E poi il nulla.
 
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La luce del sole disturbò il sonno ristoratore di Harriet.
La bambina si mosse dolcemente fra le coperte, sentendo il calore di esse avvolgerla e proteggerla. Si issò sul letto, cercando di fare mente locale e si mise gli occhiali, trovandoli su un comodino accanto a lei.
E poi… wow.
Sul letto e sui comodini, lo spazio  era stato riempito di dolci, dolcetti, leccornie e cioccolato. Rise portando i capelli di lato e si sistemò meglio, guardando i colori delle diverse carte dei dolci.
“Buon pomeriggio, Harriet.”
La voce di Silente la risvegliò dalla sua felicità e tutti i ricordi tornarono a mente.
“Ah… - Fece il vecchio, guardando i dolci – Doni… Dei tuoi ammiratori?”
“Ammiratori?”
Chiese lei, piegando la testa.
“Quello che è accaduto nei sotterranei –cominciò Silente, arricciando le dita – tra te ed il professor Raptor… 
E’ segretissimo. Perciò, naturalmente, tutta la scuola lo sa.”
Harriet rise, fissando i doni portatole. Ciò la rendeva felice ma imbarazzata allo stesso tempo.
“Molte persone sono passate a vedere come stavi, Harriet… Perfino Fred e George Weasley. Ti hanno portato una tavoletta della tazza del gabinetto. Credo che abbiano creduto che l’avresti trovato divertente, ma madama Chips l’ha giudicata una cosa poco igienica e l’ha confiscata.”
Harriet allungò le labbra in un sorriso vero e proprio, ricordando il giorno in cui era salita sull’Hogwarts Express. La signora Weasley aveva rimproverato i gemelli e, scherzosamente, gli aveva chiesto di non fare pasticci o cose strane, come per esempio, inviarle una tavoletta del water. Neanche a dirlo, i due avevano cominciato a macchinarci sopra.
“Vedo che Ron ti ha risparmiato la fatica di scartare le tue cioccorane.”
Riprese Silente, attirando l’attenzione di Harriet.
“Ron era qui? - Chiese la bambina, stupita – Sta bene? Ed Hermione?”
“Bene… - Rispose Silente – Stanno bene tutti e due.”
Harriet si quietò, ma un altro pensiero le martellò la testa.
“Ah, la pietra! Dov’è finita?”
“Calmati… La pietra è stata distrutta. Io e Nicolas abbiamo parlato… Ed abbiamo deciso che questa era l’unica soluzione.”
“Ma così Flamel… morirà?”
Silente la guardò, capendo che lei ormai sapeva molte cose e le si sedette accanto, sul letto.
“Ha sufficiente Elisir per sistemare le sue cose, però sì. Morirà.”
Harriet sospirò e poi una nuova domanda le martellò la testa.
“Mi scusi, ma… Come ho fatto ad avere la pietra? Mi stavo fissando allo specchio e…”
“Ah… - La interruppe il vecchio – Vedi, solo una persona che avesse voluto trovare la pietra… Trovarla e non usarla… Avrebbe potuto prenderla…
E’ stata una delle mie idee più brillanti. Rimanga fra me e te, questo sì che è tutto dire…”
Harriet ridacchiò e si pettinò i capelli con le dita, fissando ancora i doni.
“Ora che la pietra è sparita – riprese però a chiedere – Voldemort non tornerà mai più?”
Silente indugiò e fissò un punto a vuoto.
“Ho paura… Che ci siano altri modi in cui tornare…
Harriet… Lo sai perché il professor Raptor non sopportava che tu lo toccassi?”
Harriet negò e lasciò le mani libere in grembo.
“Beh… A causa di tua madre. Lei si è sacrificata per te. Ed un atto come questo lascia il segno.”
La corvina si portò subito la mano sulla fronte, ma Silente negò immediatamente.
“Non è un segno visibile. Ti resta dentro, nella pelle.”
“Che cos’è?”
“L’amore Harriet… L’amore…”
La bambina sorrise e si lasciò coccolare dall’anziano signore che, proprio con l’amore, curò tutte le sue paure. Voldemort era stato sconfitto, ma non del tutto.
Incontrare l’assassino dei propri genitori era stato faticoso per Harriet e lo era stato ancora di più combatterlo, ma l’amicizia per Hermione e Ron e quel sentimento per Draco Malfoy… L’avevano risvegliata. E tutto il coraggio e la voglia di vivere era sfociata. Harriet aveva vinto una battaglia. La prima di tante.
 
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Madama Chips le aveva dato gli ultimi ritocchi di bende e poi l’aveva lasciata vestire per poi uscire. La cena sarebbe stata servita di lì a poco ed Harriet non aveva nessuna intenzione di perderla. L’unica cosa che la bloccò sul lettino, di nuovo, fu una testolina bionda che spuntò dal portone. La corvina osservò Malfoy superare a grandi falcate tutta l’infermeria, raggiungendola subito.
“Potter!”
“Malfoy…”
Strascicò lei, ridacchiando di nascosto.
“Perché stai ridendo?”
Harriet alzò le spalle, fissando Draco con il fiato corto. Aveva fatto tutta quella strada per vederla? Era una cosa dolcissima…
“Smettila di attirare sempre l’attenzione, dopo un po’ sei ripetitiva!”
…o forse no.
Harriet sbuffò sedendosi, iniziando a legare i capelli in una coda alta. Draco la guardò, abbassando il viso per riprendere a respirare regolarmente e poi infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Allora… - iniziò la corvina – Perché sei qui?”
“Ieri mi hai salutato pensando di non tornare viva?”
Harriet fissò gli occhi azzurrini del ragazzo, sorpresa. L’aveva beccata ed alla grande. Ma era la verità. Non era riuscita ad avvicinarsi a lui e quello era stato l’unico modo per salutarlo.
Abbassò il viso, mortificandosi a mo’ di risposta.
“Sei una stupida.”
“Malfoy, senti, se devi…”
“No, ascolta tu. – la interruppe il biondo – Smettila di cacciarti nei guai! E’ stato un gesto impulsivo e da grifondiota quel che hai fatto!”
“Come, scusa?”
Draco sbuffò e tolse le mani dai pantaloni, gesticolando qualcosa. Harriet lo guardò accigliata, cercando di capire se il biondo fosse venuto per confortarla o per darle contro.
“Mai più – lo vide dire – Mai più gesti impulsivi e da coraggiosi.”
Harriet si addolcì ed annuì, incrociando le mani in grembo. Draco rilassò le spalle e si avvicinò, passandogli dolcemente le dita sulle guance.
“Ti aspetto in sala grande – commentò sorridendo – Così potrò vedere la sconfitta sulla tua faccia.”
Harriet non aveva mai imprecato, ma quello, pensò, era sicuramente il momento più adatto per cominciare.
 
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L’entrata della sala grande era vicina ed Harriet non vedeva l’ora di incontrare i suoi due amici. Ripensava al tocco di Draco ed alle gentili parole fra le righe da lui dette. Si era preoccupato. Si era preoccupato per lei.
“Harriet…”
La voce di Hermione la risvegliò e la bambina alzò il viso, vedendo i suoi due amici.
“Hermione… Tutto bene?”
La bambina annuì ed Harriet girò il viso verso Ron, sorridendo.
“E tu, Ron?”
“Tutto bene – rispose il rosso. – Tu?”
“Tutto bene.”
Finì lei, sorridendo e raggiungendo i due ragazzi, abbracciandoli come se fosse la prima volta.
 
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Harriet aveva mangiato un casino quella sera. I discorsi delle persone che erano venute al suo tavolo, le congratulazioni di amici ed altri studenti, i litigi classici di Ron ed Hermione, perfino le bandiere verdi argento… Tutto le era scivolato sulla schiena, finalmente libera da quell’oppressione che le aveva regalato quell’anno scolastico. Voldemort l’avrebbe lasciata in pace almeno per un po’ e questo le dava la forza di riprendersi e trovare il modo di sconfiggerlo a dovere.
In quel momento, l’unico problema, era il sorrisetto di un certo serpeverde.
La McGranitt richiamò l’attenzione di tutti sbattendo il cucchiaino sul calice d’acqua ed Harriet quasi perse il cappello a punta nero, nel girarsi verso il tavolo dei professori.
“Un altro anno… - cominciò Silente – E’ passato. Ora, se ho ben capito, va assegnata la coppa delle case. La classifica è la seguente:
al quarto posto… Grifondoro con trecentododici punti.”
Tutta la sala applaudì ed Harriet sospirò affranta, fissando il sorrisetto di Draco. Quanto avrebbe voluto lanciargli una coscia di pollo…
“Al terzo posto… Tassorosso con trecentocinquantadue punti.”
Il solito applauso si fece largo nella sala.
“Al secondo posto… Corvonero con quattrocentoventisei punti.”
Un applauso più grande e qualche ululato rallegrò la sala. Harriet guardò il succo di zucca. Mancavano solo le serpi.
“Ed al primo posto… con quattrocentosettantadue punti… Serpeverde!”
Tutto il tavolo verde – argento si alzò sorridente e felice, gli applausi delle altre casate si mutarono in poco tempo ed Harriet guardava Draco di sott’ecchi.  Sapeva essere così dolce ma così stronzo…
“Si si, complimenti serpeverde – riprese Silente, poco dopo – complimenti, tuttavia… Alcuni recenti avvenimenti vanno presi in considerazione.”
Harriet fissò Hermione, come a chiederle quali e la riccia alzò le spalle, girandosi verso il tavolo dei professori.
“Ho alcuni punti dell’ultimo minuto da assegnare…”
Anche Ron si interessò, dopo quella frase. Harriet fissò Draco e poi tornò a guardare Silente.
“Alla signorina Hermione Granger, per il lucido uso dell’intelletto mentre altri erano in pericolo… cinquanta punti.”
Un coro si alzò in favore della riccia ed Harriet applaudì sorridendole.
“Secondo… Al signor Ronald Weasley – e qui, notò Harriet, Ron divenne più rosso dei suoi stessi capelli – Per la migliore partita a scacchi che si sia vista ad Hogwarts da molti anni a questa parte… cinquanta punti.”
Un secondo coro. Harriet strinse le mani a Ron e sorrise.
“E terzo… Alla signorina Harriet Potter… Per il suo sangue freddo ed eccezionale coraggio… Attribuisco a grifondoro… sessanta punti.”
Un altro coro di applausi ed Harriet si sentì quasi il cibo risalire dalla vergogna. Draco la guardava sbuffando ma poi le sorrise. Stronzo ma gentile.
“Ragazzi, con questi punti… siamo alla pari con serpeverde!”
Hermione aveva ragione. Li avevano quasi raggiunti, ma non bastavano.
“Ed infine – richiamo, ancora, l’attenzione Silente – occorre un notevole ardimento per affrontare i nemici… Ma molto di più per affrontare gli amici… Attribuisco dieci punti a Neville Paciock.”
Ultimo coro di applausi. Tutti si alzarono in piedi applaudendo il ragazzo che, preso dalla vergogna, sembrò quasi sotterrarsi sbalordito dai punti appena guadagnati.
“Presumendo che i miei calcoli siano esatti, sono del parere che un cambio di decorazioni… sia opportuno!”
Ed ad un battito di mani di Silente, le tende verdi-argento cambiarono colore, diventando rosso – oro. Lo stesso colore della casata dei grifondoro.
“Grifondoro vince la coppa delle case.”
Tutti i cappelli volarono in aria. Harriet ed Hermione si abbracciarono felici e gridarono tutte contente. La corvina poteva vedere Malfoy blaterare e sbuffare, fissandola con sguardo decisamente apatico. I festeggiamenti e gli abbracci, però, le fecero cambiare punto d’attenzione e la festa per la vincita della coppa la prese in pieno, facendole dimenticare tutte le cose brutte che erano accadute.
Si girò verso Hagrid, cercando di fuggire dalle grinfie di Lee Jordan, sorridendogli e salutandolo. Anche lui era fiero di lei.
 
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Il treno stava per partire. Hagrid urlava a tutti quanti di salirci ed Harriet si affrettò a passare Edvige ad uno degli assistenti di viaggio. Hermione la tirò, subito dopo, verso la cabina ma la vista di Malfoy la bloccò.
“Un momento.”
La riccia la fissò con sguardo torvo e poi entrò nel vagone.
“Hey…”
Disse lei, avvicinandosi. Draco la guardò con le labbra arricciate e poi schioccò la lingua.
“Finalmente le vacanze, così mi starai lontano, Potter.”
“Non sono io quella che ripete sempre ti tengo d’occhio.”
Il biondo si ingrugnì e si girò di scatto, ma Harriet lo bloccò prendendolo per un polso, fissandolo in quegli splendidi occhi. Quegli stessi occhi che all’inizio dell’anno l’avevano colpita.
“Mi… Mi scriverai?”
Draco la guardò un po’ stralunato, riprendendosi il braccio. Sembrava non esser intenzionato a rispondere o comunque era restio nel farlo. E poi abbassò lo sguardo.
“Lo farò.”
Harriet sorrise ed abbassò il viso arrossendo.
“Tutto bene Harriet?”
Hagrid spezzò quel momento e la corvina si girò verso il guardiacaccia, sentendo Malfoy urlare contro Tyger e salire nel vagone del treno.
“Hagrid…”
Disse lei, sorridendo.
“Pensavi di andartene senza salutare, eh?”
Harriet negò e poi fissò l’uomo cercare qualcosa nella giacca.
“Tieni, questo è per te…”
Un grosso album rosso fuoriuscì dal giubotto di Hagrid e la corvina lo aprì subito dopo incuriosita. Un album di foto. Un album di foto di lei e dei suoi genitori. Nella prima pagina erano raffigurati suo padre e sua madre con lei in braccio, felici ed uniti. Ad Harriet si strinse il cuore e lo chiuse, stringendolo al petto.
“Grazie Hagrid.”
L’omone le sorrise e poi la salutò, facendosi abbracciare.
“Ora vai, su Harriet, vai e… Senti, un’ultima cosa… Se quello scemo di tuo cugino Dudley ti dà qualche seccatura, puoi sempre… Minacciarlo di fargli spuntare due orecchie ed una coda.”
“Ma Hagrid… - rise lei – Non ci è permesso fare magie lontano da Hogwarts, lo sai bene.”
“Io si – rispose prontamente il guardiacaccia – Ma tuo cugino no, giusto?”
Harriet annuì e scappò via verso gli amici.
Mentre il treno partiva e lasciava Hogwarts, la corvina capì a pieno una cosa. Finalmente, dopo tanto tempo, aveva scoperto la verità, tutta la verità e quella, la scuola… Era il primo posto che poteva chiamare casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Non so neanche io come faccia ad essere pronto questo capitolo, ma eccolo qui!
Buon anno! Avete passato delle belle vacanze? Io ho festeggiato in un castello a tema Harry Potter il capodanno… E’ stato davvero bellissimo. E voi?
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e che l’hanno rivissuta con me. Ben presto comincerò a pubblicare il secondo capitolo della saga, intanto, se volete, potete trovarmi alla pagina fb Qui .
Grazie a tutti, buone feste ancora!


 
  
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