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Autore: Julietds    03/01/2016    1 recensioni
Kirk presta una visita notturna a Lars con l'intenzione di rivelargli i suoi veri sentimenti. Purtroppo per lui, la maledizione di quegli occhi verdi gli renderà l'impresa difficile...
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Kirk ripassò quelle parole più e più volte nella sua testa. Ti voglio, Lars. Ecco cosa provo per te. Lascialo e vieni con me, anche se solo per una notte. Più le ripeteva e più sembravano perdere di significato. Quando si accorse di essere sul vialetto di casa del batteria, era però troppo tardi per potersi tirare indietro. Troppo tardi per evitare la scottatura. Trentaquattro anni troppo tardi.

Il chitarrista deglutì. Improvvisamente gli sembrò che i suoi piedi fossero diventati di piombo e quei nove passi che lo separavano dall'uscio di casa furono faticosi da percorrere quanto la maratona a cui James lo aveva costretto a partecipare un anno prima. Il Generale gli aveva ordinato di mettersi in forma e così Kirk si era ritrovato coinvolto nell'incombenza di correre per sette kilometri dietro al suo cantante che non aveva smesso un minuto di blaterare quanto la sua dolce metà fosse esigente.

Tutte chiacchiere, ma Kirk avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una dolce metà del genere.

Quando le sue dita si mossero meccanicamente verso il campanello, un suono spettrale riecheggiò nelle orecchie del chitarrista. Una folata di vento gelido lo fece stringere nel suo impermeabile. Nonostante la stagione, le due di notte non erano proprio un orario indicato per fare visita ad un amico. Ed ecco il punto: Lars non era un amico e lui gliel'avrebbe finalmente detto.

Non si era mica rigirato nel letto tre ore per nulla.

Qualche rumore molesto provenne da dietro la dietro la porta, probabilmente il brontolio del partner del batterista o di Lars stesso, ma dopo qualche istante la porta si aprì e il danese si palesò davanti a Kirk. Aveva un'aria stanca, continuava a stropicciarsi gli occhi e sbadigliare in quei suoi ridicoli pantaloncini grigi e quella sua canottiera sformata bianca che lo facevano sembrare un barbone alcolizzato… tuttavia, non appena mise a fuoco, il batterista spalancò gli occhi. Subito le sue mani si coprirono i bicipiti cercando di scaldarsi mentre lo sguardo vagava alla ricerca di un motivo che potesse spiegare la presenza del suo migliore amico davanti alla porta di casa alle due di notte.

“Kirk!” esclamò. “C-che diamine ci fai qui? È successo qualcosa?”

Il riccio, da parte sua, continuava a tormentarsi le unghie e a tenere lo sguardo rivolto verso il basso. Non voleva incontrare quei tremendi occhi verdi che lo avevano fatto impazzire… non avrebbe più resistito a baciarlo, a quel punto; e Kirk sapeva che non poteva farlo così. Non doveva succedere. Non con l'altro in casa. Non di nascosto. Non alle due del mattino sul vialetto di casa sua. Alla fine, cedette ugualmente e alzò lo sguardo, quantomeno per mostrarsi cortese.

“Hey” balbettò timidamente, sorridendo appena.

“Tutto okay, amico?” chiese il danese, muovendo un passo in avanti per abbracciarlo. Amico, ouch. Kirk rabbrividì e i suoi muscoli si fecero tesi tutto d'un tratto, cosa di cui, evidentemente, l'altro si accorse. “Hey, tranquillo. Resto qui, okay? Mi dici che succede?”

Kirk scosse la testa incapace di formulare anche solo una frase di senso compiuto. Era stato uno stupido a credere di potercela fare.
“Mi… Mi domandavo se… ehm… tu o James aveste per caso una copia delle chiavi dello studio.”

“Lo studio?” chiese confuso il batterista.

Sì, era una scusa perfetta. Il chitarrista annuì. “Sono… Lani mi ha… cacciato di casa. Voglio dire… abbiamo litigato. Speravo di poter dormire in studio e magari approfittarne per continuare a sistemare i riff di oggi…”

Lars annuì non convinto. “Sicuro? Faresti meglio a dormire qualche ora… Se vuoi puoi restare qui per stanotte” propose. Un brontolio proveniente dalle camere da letto gli fece da eco.

“Ehr… Non vorrei disturbare la vostra…intimità” mormorò il moro. Il danese gesticolò intimandogli di entrare.

“Non dirlo neanche per scherzo. Se James avrà dei problemi di intimità solo perché tu sei qui, andrà a farsi fottere!”
Così dicendo, il danese accolse Kirk in casa sua e lo spogliò dell'impermeabile.

“Lars!” urlò il cantante, dal piano di sopra.
“Smettila di urlare, brutto idiota! C'è qui Kirk!” rispose il batterista scuotendo la testa. “Beh, il letto degli ospiti sai dov'è… è già fatto, per fortuna. Sicuro di stare bene?” domandò ancora una volta scrutando l'altro.

Kirk annuì prontamente. “Certo, certo. Grazie per avermi ospitato.”

“Figurati…” rispose calorosamente Lars. “Ora tornò su da quel viziato della mia dolce metà o sveglierà tutto il quartiere!” Mentre il danese correva su per le scale, il chitarrista mise su un sorriso plastico e si avviò verso la camera degli ospiti.

Non ce l'aveva fatta, alla fine. Stupido, stupido Kirk. Se non altro ora era sotto lo stesso tetto del suo amato, adesso. Amato che era tornato da James, in camera da letto, con cui ben presto si sarebbe dato da fare alla portata delle orecchie di tutti gli ospiti della casa, ovvero le sue, lui che era l'unico a non trovare divertente i rumori molesti di quei due.
Razza di idiota. Kirk ripassò quelle parole più e più volte nella sua testa e, alla fine, se le tenne per sé mentre si addormentava con i gemiti dei suoi due compagni di band in sottofondo.



 
   
 
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