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Autore: Elissa_Bane    03/01/2016    0 recensioni
Nel 2221 la Terra è uno strano posto, dove vivono Angeli, Sirene, Metalupi, Draghi e Veggenti. Questa è la storia di Elaine, Alyssa, Gregory, William e Ursula. Questa è la storia che li ha portati a capire che ci sono segreti che a volte devono essere svelati e che non sempre la persona che inizia un viaggio è la stessa che ne uscirà. Questa è la loro storia.
[dal testo]
Non sappiamo cosa ci aspetta nel futuro.
Non ricordiamo il nostro passato.
Siamo soli, abbandonati persino dai nostri dei, che non hanno voluto udire alcuna preghiera.
Vogliamo vendetta su chi ci ha fatto tutto questo, su chi ci ha strappato alle nostre vite.
Vogliamo vendetta per i nostri morti, per le albe e i tramonti che non vedranno.
E state pur certi che avremo ciò che vogliamo.
Lotteremo fino a che la vittoria non sarà nostra, o finché il respiro non ci abbandonerà.
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The World Around Us'
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Nda: E eccoci qui, per l'ultima (non proprio) volta. Questo è l'epilogo, la fine assoluta della nostra storia. Nei prossimi tempi inizierò a pubblicare delle One-Shot, che saranno i ricordi dei nostri personaggi, le loro vite prima di Babilonia e della Volta. Scoprirete la storia di Elaine e di Will, di come si sono amati e odiati, del fratello dell' Angelo Cinereo, di James e della sua perduta mortalità, di Ursula, Alcuin, Gregory, Alyssa e Joanne. Di come si sono conosciuti, dei tempi che hanno vissuto, dei loro errori e dei loro successi. Conoscerete le trame di un Destino che, alla fine, fa pagare ogni felicità col dolore e ricompensa ogni tormento con la gioia. 
Purtroppo, però, We Might Fall è terminata per davvero, e la cosa mi rende triste, perchè scrivendola ho vissuto momenti bellissimi. Grazie a tutti voi che l'avete letta, commentata, amata o anche odiata. Grazie alle mie amiche, che mi hanno dato il coraggio di iniziare questa avventura. Grazie a Giulia, che è stata una Beta eccezionale e divertente. Grazie a Matilde per essere stata la mia prima lettrice e shippatrice di Elaine e William (non dimenticherò mai le tue incazzature ogni volta che a 'sti poveretti succedeva qualcosa).
Ma il grazie più grande va a Elaine stessa, che una notte d'inverno mi ha raccontato la sua storia.

 

We Might Fall
Epilogo
What We Left Behind.
 
Londra, 2322
Erano passati cento anni. Cento lunghissimi, eterni anni, e lui era ancora lì. In quello stupido cimitero nel quale non volava mai una farfalla, mai un passero, mai un usignolo. Mai nemmeno un corvo.
William Moriarty sospirò lentamente, accarezzando con la punta delle dita una lapide di marmo cinereo, quando un sospiro lo fece sobbalzare. Si voltò, in fretta, ansioso di sapere chi aveva spezzato l'incanto che lo teneva ancorato a quel luogo.
 
Cento anni. Da cento anni siamo stati separati, amore mio. Da cento anni e troppo orgoglio. Era lì, davanti a lui, ancora giovane. Sarebbero sempre stati giovani, ma lei aveva conservato una scintilla di innocenza nello sguardo, quella scintilla che ancora lo faceva tremare per tutto l'amore che gli dilaniava il cuore al solo vederla.
«Sei venuto» mormorò lei, schiudendo le labbra in un sorriso. E Will ritornò alla prima volta che l'aveva vista, alla prima volta che si erano sorrisi, più di cinquecento anni prima, a quella notte in cui tutto era iniziato.
«Ci eravamo dati tempo per pensare. E io ho pensato.» rispose, e il sorriso della ragazza si spense un pochino. Avevano deciso di separarsi, quando lei era guarita dopo il Tempio, perché c'erano troppi segreti, troppe tensioni tra loro. Troppe parole non dette e gesti affrettati. Ma con gli anni l'aveva perdonata, le aveva perdonato ogni cosa, perché per quanto sbagliasse, lo ferisse e si ferisse da sola, lei sarebbe sempre tornata da lui. A casa, a chiedere scusa. Vide gli anni scorrere nei loro occhi, la rabbia e il dolore e poi la voglia di rivedersi, così come era sempre stato, e si rese conto di aver perso cento anni della sua vita. Cento anni ancora che non avevano vissuto insieme.
«Avevi giurato di amarmi anche quando saremo stati vecchi e decrepiti, e ora la scelta è tua, William.» mormorò avvicinandosi un poco al ragazzo. Come dotate di vita propria le sue braccia si strinsero intorno ai fianchi della giovane, e accostò il viso ai suoi capelli. Ancora dopo così tanto tempo profumava di mandorle e miele.
«Io ho fatto la mia scelta. L'ho fatta cento anni fa, e l'avevo fatta ancora prima, e la farò ancora nel futuro. Dei, Elaine, quanto mi sei mancata!» esclamò, mentre faceva scorrere le mani sulla pelle chiara del volto di lei e la baciava. Gli era mancata immensamente e baciarla era come un respiro di sollievo, una boccata d'aria fresca. Un ritorno a casa.
«Portami a casa, Will» sussurrò lei cingendogli il collo con le braccia sottili.
Il Drago alzò il capo verso il cielo nero e gravido di pioggia e ruggì di felicità.
 
«Dovremmo parlare, lo sai questo, vero?» domandò William, una volta al caldo, stretti in una coperta davanti al camino della casa che aveva costruito per loro. Accese le fiamme con un disinvolto gesto del polso, anche se non ce n'era bisogno, perché ricordava l'amore della compagna per il fuoco, lo sguardo divertito e ammirato per quella piccola magia che lei non era in grado di capire.
«Di cosa?» Non si era sbagliato: gli occhi di Elaine s'illuminarono di colpo davanti alle fiamme crepitanti del camino e la ragazza tese una mano, per sfiorare le fiamme blu con le dita.
«Del bambino che abbiamo perso» lo guardò con gli occhi pieni di dolore, come ad implorarlo di lasciarla dimenticare almeno quello. «Di questi cento anni. Di quel giorno al Tempio. Di Ursula ed Alcuin.»
«Will» un sospiro, leggero «Smettila di ricordare.» in realtà era lei la prima a continuare a farlo, ad implorare nel silenzio il perdono di Ursula e di Alcuin, perché non era stata capace di salvarli, era lei la prima a sentire nelle orecchie le loro voci, le loro risate e il tocco della loro pelle sulla sua. Continuava, la notte, a piangere in silenzio per il suo bambino mai nato e a chiedere perdono anche a lui, per non essersi resa conto del fatto che Lucas fosse una spia. Continuava, la notte a svegliarsi tra le sue stesse urla, rendendosi conto solo molto tempo dopo che le sue mani e il suo letto non erano ricoperti del sangue di William.
«Quel giorno sei quasi morta!»
«Quasi» sussurrò ancora Elaine, prima di baciarlo. «Ma mi avete presa in tempo. Sto bene, stiamo bene.»
Will digrignò i denti «Le ali. Voglio vedere le tue ali.» L'Angelo scosse il capo, il volto sporcato da un sorriso amaro, e tolse il braccialetto di Frank, del figlio dei loro due migliori amici che finalmente riposavano insieme, perché Elaine era andata a riprendere le loro ossa e insieme al ragazzo le aveva seppellite sotto una grande quercia. Le ali si spiegarono dietro di lei con un fruscio: erano bellissime, come lo erano sempre state, ma le piume dell'ala destra formavano una sgraziata linea di un grigio più chiaro, nel punto in cui la pelle e la carne erano state squarciate dal masso che l'aveva colpita. Era l'unica cicatrice che Elaine avesse, e rimaneva solamente perché loro non erano arrivati in tempo e la pelle aveva già iniziato a riformarsi, inglobando il masso nella carne.
«Smettila di pensarci» lo riprese Elaine, sfiorando un'ala blu con le piume cineree. «Come stanno Alyssa e Jo?»
Will sospirò «A Parigi, che aspettano Leena e Frank. Ci hanno invitato a maggio, per il matrimonio.» Leena, la piccola bambina figlia di Lucas e Alyssa, che era nata mortale. Fragile come un soffio di vento, e Frank, che aveva sempre amato le cose fragili, se ne era innamorato al primo sguardo, alla festa per i sedici anni della ragazza. Due anni dopo le aveva chiesto di diventare la sua compagna, donandole anche l'Immortalità. «Gregory?»
«Hanno fatto pace, Will. Lui e Jaime, intendo. Si sono rimessi insieme circa due anni fa. Hanno detto che verranno al matrimonio.» Dopo la battaglia al Tempio, Greg aveva trovato il coraggio di raccontare tutto al compagno, che furibondo aveva fatto le valigie ed era partito, sena dire neanche una parola. Due anni prima era andato in Italia e lì per caso aveva rivisto Gregory. Due bottiglie di whisky e parecchi pugni dopo, sembravano almeno aver chiarito le cose, che poi erano ritornate lentamente ad essere meno dolorose per entrambe. E una mattina Jem aveva deciso che il tempo di scappare era finito.
Elaine sospirò, molto tempo dopo, quando erano entrambi mezzi addormentati. «Ho visto, prima, che accarezzavi la tomba di Luxury. Quando è morta?»
«Vent'anni fa. Era felice, anche se non ti aveva più rivista. Si era sposata con un'altra delle vecchie sacerdotesse, e avevano adottato due bambini. Ha avuto non so se dieci o undici nipoti.» quello che William non le disse, era che la sacerdotessa aveva lunghi capelli neri e occhi color dell'ossidiana, proprio come Elaine. Non le disse nemmeno che aveva chiamato la bambina adottata Elaine, né che aveva mormorato il suo nome con il suo ultimo respiro. Non lo disse, rimanendo in silenzio ad osservare il fuoco crepitare nel camino, mentre fuori la pioggia batteva.
 
La vita di un Immortale era piena di dolore e di gioia, di persone che ti sfuggivano fra le mani come sabbia e di qualcuna che rimaneva come un faro nella tempesta. Era una vita di fuga, sempre in movimento da un posto all'altro, da un secolo all'altro, ma a loro andava bene così. Finché si fossero amati, finché avessero avuto ancora qualcuno a cui aggrapparsi quando era notte e il ricordo dei fantasmi del passato tornava a dare fuoco ai loro sogni, finché avessero avuto l'un l'altro sarebbe andato tutto bene.
Il mattino sorse implacabile, illuminando una piuma grigia accarezzare pelle blu.
  
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