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Autore: Adeia Di Elferas    03/01/2016    4 recensioni
Melissa Mao fatica nel cambiarsi da sola la medicazione a una ferita in all'altezza della scapola. Ad un certo punto l'arrivo di Kurz interrompe i tentativi della ragazza, ma le offre la possibilità di ricevere un prezioso aiuto. [storia ambientata in un momento non meglio definito della storia, anche la ferita di Mao di cui si parla è inventata da me, quindi non cercate troppi riferimenti alla storyline principale]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurz Weber, Melissa Mao
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Full Metal Fanfiction!'
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~~ Melissa cercò inutilmente di guardarsi la ferita allo specchio. Forse aveva sbagliato a voler cambiare le bende da sola. Non era facile medicarsi una ferita sulla scapola senza l'aiuto di nessuno...
 “Ehi, sorellina Mao, sei qui?” la voce di Kurz, in quel silenzio quasi totale, la fece sobbalzare.
 “Che c'è?” chiese Melissa, sperando di poter rispondere alla richiesta di Kurz prima che la raggiungesse nello spogliatoio.
 “Niente, mi chiedevo che fine avessi fatto...” disse la voce del ragazzo, sempre più vicina: “Che stai facendo?”
 Melissa, ancora tutta storta nell'intento di vedere meglio il proprio riflesso nel piccolo specchio, sbuffò: “Fatti gli affari tuoi Kurz!”
 Subito dopo, però, senza riuscire a evitarlo, mentre raddrizzava di nuovo la schiena, le uscì un piccolo gemito. Nel muoversi senza troppe cautele, aveva tirato la pelle ancora fragile, rischiando di far sanguinare di nuovo quella ferita che, seppur superficiale, faceva un male assurdo.
 “Sempre molto gentile, eh, sorel...” Kurz era arrivato alla porta dello spogliatoio e la voce gli era morta in gola, quando aveva visto Melissa seduta su uno sgabello davanti a uno specchio, la schiena scoperta, il resto del busto nascosto da un asciugamano e tutto il necessario per cambiare la medicazione sulla panca lì accanto.
 “Vattene.” disse piano Melissa, senza guardarlo.
 “Posso aiutarti?” chiese in tutta risposta il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli biondissimi.
 Melissa scosse la testa. Nel profondo, si sentiva ancora una Marine e non si sarebbe certo fatta assistere in una cosa del genere da un suo sottoposto che non faceva altro che approfittare di ogni occasione per allungare le mani sulle ragazze...
 Tuttavia proprio il suo passato nel corpo dei Marines le aveva insegnato una regola d'oro: non aver paura di chiedere aiuto a un commilitone quando necessario.
 Perciò, pur controvoglia, disse: “Se proprioci tieni... Prendi quel disinfettante e passalo sulla ferita.”
 Kurz annuì in silenzio e recuperò il bottiglino di disinfettante che stava sulla panca. Bagnò una garza col liquido dall'odore pungente e poi si chinò un poco per tamponare la ferita di Melissa.
 Quando la garza toccò la pelle ancora molto irritata e sensibile, Melissa dovette reprimere un piccolo verso di dolore.
 Kurz cercò di fare in fretta, ma non poteva diminuire il fastidio provato da Melissa, e questa cosa lo faceva sentire stranamente impotente. Per quanto lo volesse, in quel momento non poteva aiutarla più di quanto non stesse già facendo.
 Melissa, pur non volendolo ammettere nemmeno con se stessa, stava apprezzando la delicatezza con cui Kurz stava passando la garza imbevuta di disinfettante sulla ferita.
 Quando il ragazzo ebbe finito, Melissa non poté ricacciare indietro un sospiro liberatorio.
 “Sei una donna forte, Mao.” fece Kurz, accennando a un sorriso, che Melissa vide perchè riflesso nello specchio che aveva di fronte.
 “Ho avuto ferite peggiori. Questo è solo un graffio.” si schermì lei, cominciando a prendere il necessario per finire la medicazione e passando il tutto a Kurz.
 “No, no, so quello che dico. Sei una donna forte.” ribadì Kurz, cominciando a posizionare la benda e subito sopra il cerotto.
 Melissa sentiva il respiro un po' caldo del suo subalterno sul collo. Era così vicino, in quel momento... Stava chino su di lei, per riuscire a fare un buon lavoro, non per altro, sì, però...
 “Ti ho sempre ammirata per la tua forza.” proseguiva Kurz, mentre Melissa si scopriva a chiudere un momento gli occhi per cercare di restare presente a se stessa.
 “Sai...” riprese Kurz, stendendo il cerotto con la mano, le sue dita calde e un po' ruvide che sfioravano la pelle nuda della schiena di Melissa: “Credo che se mai io decidessi di mettere la testa a posto e sposarmi, lo vorrei fare solo con te.”
 'Solo con te'. Aveva detto proprio così.
Ci fu un lungo momento di silenzio. Kurz sollevò la mano dalla schiena di Melissa e lei si sentì arrossire.
 Con un rapido sguardo allo specchio, Melissa si accorse che anche Kurz era arrossito e quello non era affatto un buon segno. Lui non si imbarazzava mai, per simili frasi...
 “Non che ci abbia mai pensato davvero. A sposarmi, intendo.” si affrettò ad aggiungere il ragazzo, incrociando le braccia sul petto: “Però, se proprio non resisti all'idea, sappi che sono qui!” e finalmente il suo solito sorriso da dongiovanni fece capolino sul suo volto, spezzando tutto d'un colpo la tensione che si era creata.
 “Farò finta di non aver sentito quello che hai appena detto.” disse Melissa, fingendosi oltremodo oltraggiata: “E ora esci, che devo rivestirmi.”
 “Va bene... Come se mi avessi ringraziato, eh?” sorrise Kurz abbozzando un inchino servile: “Ti aspetto qui fuori se vuoi.”
 Melissa non disse nulla e lo lasciò uscire, prima di andare a recuperare i vestiti che si era tolta quando ancora credeva di riuscire a medicarsi da sola.
 “Sei pronta?” domandò Kurz, rientrando nello spogliatoio all'improvviso.
 Anche se era già rivestita, Melissa trovò irritante quella sua invadenza e così gli gettò contro l'asciugamano.
 Kurz l'afferrò al volo, stringendolo tra le mani. Il pensiero che fino a pochi minuti prima in quell'accappatoio ci fosse stata avvolta Melissa gli fece battere il cuore più velocemente.
 “Sai – prese a dire Kurz, mentre la ragazza lo avvicinava per riprendersi lasciugamano – a volte mi dimentico che hai sei anni più di me.”
 “Oh, ma che frase gentile da dire a una donna.” commentò Melissa, piegando l'asciugamano e rimettendolo nel suo armadietto.
 “No, non fraintendermi...” fece Kurz, con un cipiglio tanto serio da insospettire il suo superiore: “Solo che a volte... Ci si sente così soli...”
 Melissa lo guardò per un lungo momento, cercando di leggere in quegli occhi color del mare, di solito così scanzonati, qualcosa di diverso dalla malinconia che li pervadeva, ma non ci riuscì.
 Così, per tirarlo un po' su di morale, gli diede una pacca sulla spalla: “Non sei solo. Ci sono io. E Sousuke. E Tessa. E tanti altri. Se penserai ai tuoi commilitoni come alla tua famiglia, non ti sentirai più solo.”
 Kurz fece un debole sorriso che pareva più un ghigno amaro: “Se lo dici tu...”
 Attraversarono il corridoio senza dirsi nulla e solo quando le loro strade stavano per dividersi, Kurz trovò il coraggio di dire: “Posso davvero pensare a te come se fossi parte della mia famiglia?”
 Melissa strinse il morso, sporse le labbra in fuori e fece segno di sì col capo.
 Kurz sorrise, apparentemente rasserenato: “Grazie, Mao.” e le strinse per un momento una mano nelle sue.
 “Ah – soggiunse Melissa, appena dopo la stretta – se provi a ripetere a qualcuno quelle assurdità sul matrimonio che ti sei lasciato scappare prima, ti ammazzo. Ricordatelo.”
 Kurz scattò sull'attenti e, con un risata soffocata, imboccò un corridoio opposto a quello che doveva prendere Melissa, e sparì.

 

   
 
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