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Autore: Pandora_2_Vertigo    04/01/2016    1 recensioni
La storia di Kristina non è terminata. Seguito di Sangue Misto. Caldamente consigliato leggere la prima parte per poter capire Chiaro di Luna e i suoi personaggi.
Dal capitolo III
"...
Quel profumo ha risvegliato in me una catasta di emozioni.
Gioia, so a chi appartiene, lo riconosco ancora nonostante sia passato un secolo dall’ultima volta che l’ho sentito;
Rabbia, per come quella persona è svanita dalla mia vita, all’improvviso;
Preoccupazione, non so come si sia salvato, se stava bene, se era ferito…se è ancora come lo ricordo;
Curiosità, è davvero lui? O mi sto sognando tutto?
Paura, se mi sto sbagliando? Se non è lui, ma un volgare vampiro affamato? E se anche è lui, se è cambiato?
..."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kristina'
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1.

La mia arma è il pugnale. La luna riflette su di esso i suoi raggi argentei, che fanno risplendere il metallo nel buio della notte.
Denver è la mia città, la mia casa. Ogni sera sfido la sorte per proteggerla, la morte mi è in parte compagna.
La lama tintinnante scalfisce la pelle marmorea, ma da quelle ferite non sgorga sangue. Polvere eri, polvere sei e polvere ritornerai. Un colpo ben assestato all’altezza del cuore e un pulviscolo si libera nell’aria.
Muovo la testa a destra e a sinistra, rapida, per far scrocchiare il collo. Mi sistemo il corto giubbotto di pelle, ritiro la mia arma e mi volto verso la strada. La prossima traversa, la prossima via. Il destino mi aspetta per giocare con la vita.

Un altro immortale, o così lui crede. Gli spunto alle spalle, prima che aggredisca qualcuno.
Niente vittime innocenti per stanotte. Niente cibo per te.
Un calcio allo stomaco, un pugno al volto. Tu sei duro, quasi di roccia, ma io non sono da meno.
La lama brilla nella notte e si conficca nel petto.
Chi è cacciatore e chi preda, ora?

Il cuore batte, ma lento.
Sono sempre meno umana, la mia duplice natura si sta rivelando per quello che è.
La mia pelle riluce rischiarata dalla luna, colgo i suoi raggi sul tetto di un palazzo.
Ho ancora l’adrenalina che scorre nelle vene, la mia droga!
Con lei mi sento viva! Ne ho bisogno.
Ripenso a chi ero fino a qualche tempo fa. Un sorriso storto mi compare sul volto, un ghigno.
In parte rimpiango quell’innocenza che mi caratterizzava in ogni situazione. Vedevo il bene nel cuore di ognuno, anche dove il cuore ormai non c’era più.
La croce pende sempre dal polso, la pietra azzurra emette riflessi color cielo sul mio volto candido, sulle labbra colorate di rosso. La guardo ciondolare avanti e indietro, segue i movimenti del braccio, mi ipnotizza, come facevano i suoi occhi.
Mi rialzo.
Scendo le scale antincendio, accendo la moto e parto a tutta velocità. Casco nero in testa. L’aria primaverile mi scompiglia i lunghi capelli che ne fuoriescono.
Entro in casa, sbatto giubbotto e casco sul tavolo, mi stendo sul divano in pelle nera.
Quello è rimasto, non l’ho cambiato.
È sparito l’angolo bar, lì ora c’è un letto a due piazze, adoro dormire comoda. Le bottiglie di alcolici sono in una teca, vicino al tavolo, dall’altra parte della stanza
Mya dal sofà di fronte mi raggiunge e si accuccia sulla pancia fusando.
- Ciao micia, sono tornata.
Mi addormento così, fissando l’ampia vetrata che dà verso l’esterno, da cui filtrano i raggi delicati della luna.

 
Vede le luci della città. Si sta avvicinando, sta ritornando.
Crede che nessuno si ricordi più di lui, pensa di poter tornare tranquillo.
Cinque anni sono una quantità di tempo sufficiente per dimenticare.
Si domanda se il suo appartamento sia ancora libero.
Sorride a se stesso, scuote la testa. La sua risata rimbomba nell’abitacolo dell’auto nera sportiva. Troppo silenzio, accende la radio, cambia varie stazioni. Alla fine infila un cd e si rilassa, continuando a guidare tranquillo.
Ha degli affari da concludere. Un lavoro da portare a termine.
Il suo scopo è fare pulizia, lo pagano per questo. Eliminare le creature inutili, quelle che danno fastidio, la spazzatura. Uomini, vampiri, mostri. Non fa differenza.
È diventato un mercenario.
È forte, molto più forte.
Il suo aspetto è pressoché invariato, ma più maturo, diverso seppur la sua pelle non si rinnovi.
La sua pelle è morta.
Il suo cuore non batte.
Non respira, non ne ha bisogno.
Arriva in fretta alla sua vecchia dimora, riconosce la finestra, vede dell’ampia vetrata libera da tapparelle.
Sorride. Scuote la testa. Di nuovo.
Capisce che deve trovarsi un nuovo rifugio.
Lo sapeva.
Ritrovandosi in quella strada ripensa alle ultimi avvenimenti in quella città, alla lotta, a come silenziosamente si era defilato.
Ripensa a lei, che non aveva saputo difendere. Storce la bocca in una smorfia.
Parte sgommando e si allontana.
Il motore romba, le gomme stridono sull’asfalto.
Rabbia. Verso se stesso. Stringe più forte in volante dell’auto, spinge di più sul pedale dell’acceleratore.



Il sonno sta per avvolgermi totalmente, come il dolce anestetico del mio dolore.
Sento dei rumori da fuori. Una macchina parte sgommando a tutta velocità.
Mi sveglia.
Mannaggia a te, pirata della strada.
La pelle del divano aderisce ai vestiti, non mi permette di muovermi come mi pare e piace.
- Maledizione – urlo.
Mi alzo di colpo, spaventando Mya che dormiva ai miei piedi.
Mi sbatto sul letto, mi giro e mi rigiro.
Sbuffo.
Il sonno se n’è andato, la stanchezza no.
Riprendo casco e giubbotto. Chiudo a chiave la porta. Scendo le scale. Tiro fuori la moto.
L’accendo e parto.
Girovago tranquilla. Arrivo ad un semaforo. Rosso, accosto.
Una macchina nera spunta dà in fondo alla strada, rapida percorre la distanza e inchioda anch’essa al semaforo, di fianco a me.
Ma và sto deficiente, penso.
Provo a sbirciare dentro, ma l’auto ha i vetri oscurati.
Sgasa. Sgasa di nuovo.
Amico mi stai sfidando?
Dò un quarto di giro alla manopola del gas, il mio motore ruggisce basso.
Mi risponde.
Mezzo giro.
Sgasa ancora. Allora vuoi la guerra!
Un giro intero, la lancetta del contagiri sale, quasi fino al rosso.
Pronta.
Il verde arriva presto. Alzo il piede col quale mi sostenevo e parto. Riesco a non far impennare la moto, che docile ruggisce e sale di giri. Alzo la punta del piede, mentre schiaccio la manopola della frizione, metto la seconda.
La macchina è affianco a me, mi tiene testa, buona ripresa, bel gioiellino.
 

Accelera, il motore sale di giri, frizione, cambia, accelera ancora.
Il rumore copre la musica che esce dalle casse dello stereo.
Tiene testa alla moto.
Quella sfida lo eccita. Gli ci voleva un diversivo.
C’è poca gente in giro, è notte, le strade sono semi deserte. Possono correre quanto vogliono.
Cambia ancora. La strada è dritta, lunga, ma la fine si sta avvicinando. Destra o sinistra.
Passano una traversa.
Lampeggianti blu, sirene della polizia.
Impreca, non vuole smettere di divertirsi, ma nemmeno farsi prendere.
I poliziotti non riescono a tenergli testa. Arriva al bivio. Lui gira a sinistra, la moto a destra.
Si defila.
Farsi arrestare è l’ultima delle cose che desidera.



La sfida è finita pari, ma ora è sfuggire alle autorità la mia preoccupazione.
Mantengo alta la velocità, passo per i vicoli, lì le volanti non mi possono seguire. Faccio qualche scorciatoia. Giungo a casa.
Parcheggio.
Il tempo di ributtarmi sul letto e bussano alla porta.
Bussare è un eufemismo, a momenti me la sfondano.
- Arrivo, arrivo!
- Apri Kris.
- Eccomi, eccomi!
Spalanco veloce la porta, tanto ho riconosciuto la voce, so chi è.
Mi stampo un sorriso malizioso sul volto e faccio due occhini da cerbiatta.
La divisa blu, gli dona terribilmente.
- Ciao Will, tutto bene?
Mi passa di fianco, entra in casa.
- Certo, accomodati pure – dico sarcastica e richiudo la porta.
- Kristina smettila, eri di nuovo tu vero? Non posso sempre pararti le chiappe!
È arrabbiato. Corruga la fronte, così è ancora più adorabile.
Mi avvicino lentamente, mi appoggio a lui e gli tolgo il berretto.
- Sto parlando seriamente!
Infilo la mano tra i suoi capelli, lo spingo verso l’altra estremità della stanza, verso il letto.
- Kris ascoltami! Stai tirando troppo la corda. Non posso più…
- Oh sì che puoi – lo interrompo posandogli il dito indice sulle labbra.
Rapido mi sposta il dito.
- Smettila per favore! – mi dice serio.
Sbuffo e lo faccio cadere sul letto. Lo seguo subito e comincio a baciarlo.
Ho ancora in corpo l’eccitazione della sfida di poco prima.
- Kristina…Monica…
- La tua cara mogliettina non dirà nulla nemmeno stasera se ritardi…– dico tra un bacio e l’altro.
Lo convinco, si arrende a me. Ci spogliamo a vicenda frenetici.
Consumiamo del sano sesso. Perché questo è, senza amore.
Solo un puro atto fisico, ogni tanto. Una scappatella per lui, uno sfogo per me.
Nessun sentimento oltre l’amicizia ci lega.
C’è stato qualcosa qualche anno fa, un breve storia, ma non eravamo felici. Lui invece con Monica lo è…o forse lo era.



Ritorna Kristina, ma questa volta abbiamo anche un altro punto di vista. La storia è già completamente scritta quindi spero di essere abbastanza costante con gli aggiornamenti. Buon anno! Pandora

 
  
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