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Autore: MarcoBacchella    04/01/2016    1 recensioni
Un'ultima, ennesima, edizione della Guida vagamente vaga a Oxford e dintorni.
Marco Bacchella, scrittore, studente, filosofo, pilota di autotreni e di gattini, racconta la sua vita a un povero barista che serve drink fin troppo economici.
Di certo Marco ubriaco non tralascerà dettagli. O almeno spera.
Nota: Dal capitolo 19 in poi ci saranno le sempre più recenti edizioni della guida.
A breve uscirà una copia cartacea, mi toccherà levarlo da qua
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Il Gran Finale"



Il ventinove luglio, purtroppo, fu privo di avvenimenti. 
Non successe nulla degno di nota. 
Ed è frustrante, perché ho anche tentato di inventarmi un argomento, ma questo avrebbe reso tutto l'esperimento che rappresenta questo libro invalido.
Ma è un rischio che avrei dovuto calcolare.


Il trenta luglio, invece, per festeggiare la nuova amicizia che si era creata, o semplicemente per trascorrere le ultime 24 ore rimaste assieme, io, Sandra e Angelica decidemmo di passare un pomeriggio ai Christchurch Meadows. 
Tra una cosa e l'altra, Angelica mi spinse a trovare gli accordi per "Hey there Delilah" e di provare a suonarla. Ovviamente, non del tutto contro la mia volontà, ma sicuramente le anatra non gradivano.
Abbiamo già parlato in precedenza di quanto le anatre siano effettivamente degli animali spregevoli senza nessun tipo di pietà.
Ma non pensavo potessero arrivare fino a questo punto.
Mentre Angelica e Sandra si rivelavano ottime coriste, uno sciame di anatre assassine ci circondò senza darci via di fuga. 
Questo ci portò a difficoltà estreme. 
In primis il fatto che non potevamo scappare. 
In secondo piano il fatto che ci stavano attaccando. 
Ma d'altronde, la reazione è capibile. 
Sapevano che stavo suonando male. 
Forse non erano apprezzatrici del suono del mio ukulele.
Forse è ora di cambiare le corde. 
Pensavo di iscrivermi a un qualunque talent show tanto per farmi due risate.
Fortunatamente per me e per il mio ukulele, un baldo giovine scacciò questo branco di predatori affamati di carne di hipster, ma quando la polvere si era posata, non c'era traccia del baldo giovine. 
Secondo la Rowling quel baldo giovine ero io.


Sapete la passione che mette il mio multiverso mette per rendermi la vita in-narrabile? 
Beh, neanche io, ma scommetto tanta.


Neanche cinque minuti dopo che i volatili si erano dispersi in piccoli gruppi broccolanti, una barca piena di studenti approdò davanti a me. 
Ora, quando intendo "barca piena di studenti" intendo dire che si può, per poco più di 20 sterline, affittarsi una barca a remi per cinque persone e pilotarla per un paio d'ore.
Questi studenti non erano i migliori navigatori sulla piazza: Infatti dovetti salire io per aiutarli. 
Vi ricordate la balla del fatto che sono gentile e caritatevole?


Non sono mai stato ad un corso di nautica, dovetti imparare nel 2013 come far andare una di quelle barche, quando io e Charlotte ne prendemmo una. 
Filò tutto liscio finché lei non mi lanciò in acqua. 
Come riportai quegli studenti a riva, però, è difficile da narrare. Mi tolsi le scarpe e imbracciai entrambi i remi, e forse solo grazie alla Dea Bendata non feci annegare 4 persone quel giorno. 
Quindi, studenti romani che ho salvato, io ci ho rimesso un paio di calzini, mi aspetto una birra la prossima volta che scendo a Roma. 
Quando tornai a casa per fare la valigia e farmi una doccetta, mi dimenticai il taccuino.
Ma fortunatamente, lo ritrovai quando tornai la sera, con l'aggiunta di una frase: "Dimentico il taccuino al parco e Sandra lo ritrova. La adorerò e venererò per sempre".
Ed effettivamente accadde proprio questo: Per la fretta lasciai il taccuino dove questo libro una volta stava nascendo sotto forma di appunti nei Christchurch Meadows.

Prego, ringraziate tutti Sandra Di Leo per la lettura che state per concludere.

Quindi devo ammettere che senza Sandra questo libro non ci sarebbe stato.


Quando tornai e ripresi il taccuino dalle mani di Sandra, vidi con la coda dell'occhio L. Non era felice. Mi avvicinai tentando di ritrovare l'intimità del giorno prima, ed L fece la stessa cosa. Ci avvicinammo e ci baciammo, come per ricordarci dei secondi felici del giorno prima. Lei, con le lacrime agli occhi, io con la speranza di un bacio infinito. Per un attimo eravamo soltanto io e lei,  il fresco dell'estate inglese che entrava nelle maniche, la calma del bacio.
Dopo la fine di questo, lei si avvicinò e mi sussurrò piano:
"Se tu abitassi ad Oslo mollerei tutto per stare con te." La guardai negli occhi, senza sapere realmente che dirle. Di certo non la amavo, ma lei era l'unico fatto realmente positivo dopo Charlotte. Ed esattamente come Charlotte, avrei voluto fare pazzie per stare più tempo con lei, solo perché i miei attimi di felicità erano con loro, ed erano il placebo al dolore radicato più profondamente, un dolore che mi porto dietro da troppo tempo.
L non interpretò bene il mio silenzio e scappò in lacrime. Non la seguii e non so perché. Non volevo che soffrisse come avrei sofferto io, forse.


Come molti ragazzi con problemi d'amore, mi rifugiai nell'alcool. 
Ma non fui il solo. 
Infatti decidemmo di rifugiarci nell'alcool in diversi.
Io, Sandra, Angelica, due ragazzini norvegesi di quattordici anni e un finlandese di cui non ricordo il nome, ma ricordo che puzzava di redbull. 
Andammo in una piazzetta "infrattata"[1] dove stappammo delle birre comprate da Tesco per festeggiare.
Tutto filava liscio, fino a che uno dei quattordicenni non chiese perché bevevamo alcool. 
Non ne capiva il motivo. 
"Perché bevete alcool? Ha un sapore terribile!" 
"Non si beve l'alcool per il sapore. Si beve il succo ai frutti rossi per il sapore. Si beve alcool per mascherare l'odore di rancido che è dentro di noi."
"Wow Bukowski, tieni a bada il tuo pessimismo." mi rispose. Neanche finì di sminuire la mia fantastica locuzione che la polizia guidò piano piano all'interno della piazzetta. L'arrivo delle forze pubbliche scatenò una fuga, ovviamente. 
Alcune persone, come me, Angelica e Sandra, riuscirono a salire sul bus giusto, altri no. 
Infatti, Neil, il ragazzino svedese a cui ho tentato di insegnare qualcosa, finì sul pullman sbagliato.
Finì a cinquanta miglia da casa sua. 
Non riuscimmo a sederci sul double decker che il mio telefono suonò. 
“Fabio”.
"Marco, mi hanno appena chiamato dall'ufficio, che è stato chiamato a sua volta dalla polizia. Hanno visto degli zaini gialli canarino scappare. Ne sai qualcosa?"
"No, io sono già a casa."


Arrivato per l'ultima volta ad Abingdon, vidi Fabio e Amir dentro un pub. L'omino di Forlì mi vide. Lo aspettai fuori dal locale.


So che userai l'espediente dell'ultima conversazione che hai avuto con me per una rottura del quarto muro all'inglese, ma devi smetterla di proiettarti nelle altre persone. Prima pensavi che la tua verve polemica fosse quella di Parini, poi ti sei proiettato su Tommy, poi su Ramsey, poi su me. La verità è che sei troppo giovane per avere le idee chiare. Non pensare al futuro. Ragiona su come vuoi il tuo presente e combatti perché sia come vuoi.” 
Fabio non si smaterializzò nell'aria, ma ci facemmo un cenno di saluto, per poi avviarmi a casa. Con calma tornai, nel modo più lento possibile, per respirare a pieni polmoni l'aria di Abingdon-upon-Thames.


Se state leggendo questo capitolo mentre siete a Oxford o in qualsiasi altra località in vacanza studio, spegnete immediatamente l'ebook (o chiudete il libro) e vivete senza l'aiuto di questa pagina il vostro ultimo giorno.
Con me dovreste aver capito come ci si può divertire, ma questa pagina porterà solo tristezza.
A me ha portato tristezza viverla e scriverla. 
Lasciatela stare finché non sarete in Italia o in qualunque sia il vostro paese d'origine.
Parlo di voi Molisani.


Per questa ultima parte immaginatevi uno di quei montaggi da film con una canzone relativamente triste, probabilmente di qualche cantante italiano indipendente molto malinconico in sottofondo mentre le scene più importanti passano con la sola canzone in sottofondo.
Io che bacio per l'ultima volta L, Thor che mi abbraccia con uno zoom delle sue labbra che sussurrano "Runkekamerat", il gruppo norvegese che parte. 
Io, Angelica e Sandra che fumiamo l'ultima sigaretta inglese, il gruppo italiano che sale sul pullman diretto all'aeroporto, io che saluto i ragazzi di Roma al gate e gli prometto che a capodanno mi avrebbero visto a Campo dei Fiori, io che salgo sull'aereo, uno zoom finale sulla campagna inglese che si allontana, mio padre all'aeroporto che mi aspetta, una stretta di mano a Fabio, e poi, il mio letto. 
Lo schermo diverrebbe nero, e a caratteri italici bianchi apparirebbero i versi di una qualsiasi canzone inerente anche solo vagamente.
Dissolvimento a stella perché fa tanto anni 90, poi un primo piano della mia faccia barbuta che sorride, per poi vedere dei titoli di coda davanti alla mia faccia, e come sfondo ai titoli di coda un me chinato sulla tastiera a digitare, digitare e digitare. 
Poi, una classica rottura del quarto muro e io che mi giro per dirvi qualcosa di stupido, tipo "comprate il libro, devo mangiare".



La realtà è che in due anni che sono stato a Oxford ho conosciuto sì l'amore per ben due volte, ho conosciuto si una felicità passeggera, ma è anche vero che entrambe le vacanze sono finite con io che venivo abbandonato.
Questo libro, essendo di spunto auto-biografico non avrà un lieto fine.
Il finale è abbastanza ovvio.
Io torno a casa e mi metto a scrivere, e proseguo con la mia vita di tutti i giorni.
perché questa non è una commedia romantica dove alla fine io e L coroniamo il nostro amore facendo dei figli sardi-scandinavi-asiatici, e non finisce neanche con un volo dritto in Svezia per rivedere Charlotte.
Finisce in un modo piuttosto monotono, senza nessun avvenimento interessante.


Grazie per aver letto "La Guida vagamente vaga ad Oxford e dintorni", esperimento sociale, diario di viaggio, documentario su quanto l'umanità sia fantastica. 
Molte storie necessitano un finale.


Altre un prequel.


Io mi accontenterò di un finale semi aperto.


O di un film.


Qualcuno vuole fare un film tratto dal mio libro?





[1] Nascosta. 
[2] In Inghilterra sono verniciati così i camioncini della polizia




"Sono le sei e un quarto. Ora è finita? "

"All'incirca. Devo rompere il muro un'ultima volta."

"Dai, su, muovi il culo"





















Ringraziamenti.


A Garrincha Dischi, che ha gentilmente deciso di non denunciarmi per tutte le citazioni agli artisti che essa rappresenta.
A Samanta Porrini, che mi ha spronato con le sue recensioni positive durante uno dei miei tanti blocchi dello scrittore
Alla mia fan numero uno, Lucrezia Tatriele
A Sandra di Leo, per aver raccolto il mio taccuino da terra
A Giorgia Nicchiarelli, ufficialmente la prima lettrice di questo libro, anche se in uno stato piuttosto differente rispetto a quello che si vede ora.
A mio zio, che mi ha donato il fantastico divano che ha aiutato alla scrittura di questo testo.
Ad Angelica Aureli, per avermi fatto imparare "Hey There Delilah"
Non potete immaginare quanto si rimorchi se sai fare quella.
A Hiro Fuji per aver speso del tempo per creare quella che è la copertina di questo tomo













Quindi, hai finito il libro. 

Sei contento?  

Dimmi, quante ore ci hai messo? 

Quante ore impiegheranno per districarsi nelle tue frasi?

Quante ore verranno sprecate per colpa tua?

C'è qualcuno che ha voglia di leggerti?


Non è importante. Io ho dato il meglio. 

L'unico perdente è colui che non prova neanche.


Fin



  
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