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Autore: Geo_L_C    05/01/2016    0 recensioni
Un ragazzo italiano si trasferisce in California per raggiungere il suo sogno: diventare scrittore e vivere nel suo stato preferito, l'America.
Comincerà la nuova vita lasciandosi un passato un pò stressante per ricominciare tutto da capo. Però farà l'incontro di una persona famosa che cambierà la sua vita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyler Posey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lettori, vi avverto... sono masochista. 
Un saluto!!


 
 

Chapter Four




Ora ho il classico blocco dello scrittore. So cosa scrivere e so anche come mettere giù la storia, solo che ripenso in continuazione a quello che è successo... è da qui che è partito tutto. Va bene, faccio un bel respiro profondo e ripartiamo a scrivere. Voglio piangere ma non vorrei farlo perché ne soffrirei. Cazzo. Cerchiamo di ripartire.
Mi svegliai la mattina successiva e sentivo le braccia di Tyler intrecciate alle mie. Con lo sguardo mi voltai per vederlo meglio. Il suo viso rilassato, gli occhi chiusi e le la bocca leggermente aperta mentre era ancora preso dal sonno. Lentamente mi girai dalla sua parte e accarezzai il suo volto.
Era lì con me, era stato con me tutta la notte. Lui si svegliò cercando di ritornare al presente. Mi guardò sbattendo più volte le palpebre, sorrise e mi strinse ancora più forte a Tyler.
-Buongiorno- disse con voce assonnata.
-Buongiorno a te- risposi, lui poi si sfregò una mano sulla fronte e strinse gli occhi dolorante. -Come ti senti?
-Ho i postumi. Un classico...
Sorrissi e mi avvinghiai a lui posando il capo sul suo petto. Sentivo il suo battito, era tranquillo ma sembrava allo stesso tempo agitato.
Sicuramente c'era dell'imbarazzo palpabile nell'aria. Iniziai ad accarezzargli il petto.
-Vuoi parlare di quello che è successo questa notte?- chiesi.
-Bè, siamo qui nudi, sdraiati a letto. Non c'è molto da dire- rispose.
-Si, lo so ma...- non sapevo come dirglielo. Volevo capire se da lui ci sarebbe stato solo quello o qualcosa in più. -Tyler, voglio essere completamente onesto con te. Non sto cercando quel genere di cose da una botta e via.
-Lo so.
-Quindi voglio sapere... la nostra relazione avrà altri risvolti?
Inizialmente sospirò e stette zitto per un lungo minuto. So a cosa stava pensando, stava cercando di capire se ci sarebbe stato davvero un possibile futuro tra di noi. Tyler si spostò da me sedendosi dandomi le spalle. Mi alzai per guardare i particolari di quella stessa schiena. Così forte e muscolosa.
Decisi quindi di sedermi anche io e iniziai a baciarlo sul collo, sfiorandogli le braccia con la mano destra, lentamente.
-Che cosa stai provando?- chiesi.
-Non lo so, provo tante cose- rispose, poi si voltò verso di me e iniziò a baciarmi passando una mano sul mio volto.
Stava succedendo di nuovo, eravamo entrambi eccitati e pieni di passione. Mi sdraiai, allargando le gambe per fare in modo che lui si mettesse in mezzo. Prese le gambe e sollevò delicatamente i fianchi, lo sentì entrare ancora una volta. Ci lasciammo trasportare dalla magia di quel momento.
Eravamo nuovamente uniti.
Ormai si era fatto tardi e, non appena entrambi ci rivestimmo, il cellulare squillò. Andai fuori sul portico di casa. Pat mi stava cercando. Risposi al cellulare e con un semplice saluto, anche se sapevo che ero nei guai, cercai comunque di rimanere tranquillo.
Non rispose, per un lungo minuto l'altro capo del telefono fu muto e io non sapevo nemmeno come introdurre un discorso, quindi dissi:
-Mi dispiace, so di essere in ritardo.
-Sei con lui vero?- rispose. Cavolo, sentire quel vuoto nello stomaco era come ricevere uno schiaffo dritto in faccia. Mandai giù un groppo alla gola per la tensione, non sapevo cosa rispondere ma non volevo di certo tenerglielo nascosto.
-Pat... ti posso spiegare più tardi?- chiesi gentilmente.
-Ti do la giornata libera. Ma che non ricapiti più- rispose con tono fermo.
-Fammi spiegare almeno...
-No Igor, non m'interessa. Divertiti.
Attaccò la chiamata, misi una mano sulla fronte, volevo capirci qualcosa su tutta questa dannatissima situazione ma, più ci pensavo, più ero confuso.
Tyler apparve da dietro la porta mentre si rinfilava la maglietta e sorrise, il viso assonnato.
-Va tutto bene?- chiese.
-Pat è arrabbiato- risposi. -Ha intuito che fossi con te. A quanto pare è molto geloso.
Tyler si avvicinò e mi prese i fianchi abbracciandomi, le sue labbra erano ad un palmo dalle mie. Io lo guardavo e gli accarezzavo il petto.
-Non ci ostacolerà Igor- disse. -Voglio stare davvero con te. Voglio almeno provarci.
Tyler, cavolo, Tyler Posey aveva davvero deciso di stare con me. Io pensavo che lui avesse gusti... diversi e invece...
Tornammo in città e passai la giornata più bella di tutte. Pranzammo insieme, passeggiammo sul lungo mare e prendemmo un gelato in uno dei parchi della zona. Verso tardo pomeriggio mi riportò a casa e, sull'uscio della porta non riuscivamo a staccarci l'uno dall'altro.
Ci baciavamo e continuavo ad avere le sue braccia intorno. Se tornassi indietro a quel bellissimo giorno, lo rivivrei mille e mille volte.
Passai la settimana perfetta con il ragazzo perfetto eppure sentivo che a lavoro, e non solo, c'era qualcosa di diverso. Pat faceva quasi fatica a salutarmi, Elsa aveva sempre una scusa pronta per non farsi vedere ne sentire. Si, qualcosa non andava e io volevo scoprire cosa.
Una sera scrissi alla mia amica/collega di trovarci al parco per parlare. Inizialmente cercava sempre una scusa per non vedermi ma la convinsi. Non appena la raggiunsi vedevo in lei qualcosa che mi celava alle spalle.
-Ciao- disse.
-Come stai?
-Bene... diciamo- risposi. -Che cosa sta succedendo? A lavoro mi state evitando tutti.
-Ma che dici?- si strinse nelle spalle e fece una risatina nervosa.
-Elsa, siamo amici vero? Allora dimmi che cosa state combinando alle mie spalle.
Fece un respiro profondo cercando le parole giuste per dirmelo:
-Igor... io sono sempre dalla tua parte lo sai, ma vedi... Pat ha minacciato me e le altre di essere licenziate se parliamo o usciamo con te fino a quando...
-Non rompo ogni rapporto con Tyler, vero?
-Si...
Lo stomaco si strinse così tanto che mi sembrava mi avessero tirato un pugno. Ripensare a quanta rabbia provai in quel momento me la fa salire ancora. È colpa sua... È tutta colpa di Pat.
Lasciai Elsa senza dire una parola, montati sulla Jeep e sfrecciai a tutta velocità verso casa di Pat. Volevo una spiegazione logica su quanto stava succedendo. Arrivai all'uscio della porta e bussai più volte con il palmo della mano aperta, così forte che mi sentì anche il vicinato.
Pat aprì la porta e mi si presentò davanti con solo i pantaloni della tuta, a petto nudo, piedi scalzi e birra in mano.
-Ah...sei tu- disse con tono da sbruffone. Si allontanò dall'uscio aperto per farmi entrare.
Io gli fui subito dietro e sbattei la porta d'ingresso con violenza.
-Si può sapere che cazzo hai nel cervello?!- chiesi rabbioso.
-Che ho io?- chiese di rimando.
-Si, perché stai cercando di rovinarmi la vita?! Perché ti comporti così? Perché cavolo continui a torturare il mio rapporto con Tyler? Perché...
-Perché ti amo Cristo santo!
Ecco cosa mi disse. Sbattè la bottiglia sul tavolo e io rimasi interdetto a guardarlo. Pat aveva appena aperto il suo cuore davanti a me. Era la prima volta dopo tanto tempo che non mi sentivo così combattuto come... quel momento.
-Non mi hai dato nemmeno il tempo di dirtelo che tu...- s'interruppe. Mi guardava con gli occhi di chi aveva pianto e sofferto per giorni. -Tyler cos'ha fatto per te? Cosa ti ha reso così felice con lui?
Non risposi subito, ero in piedi di fronte a lui e, ancora una volta, ero rimasto basito dalle parole di qualcuno.
-Allora?!- insistette.
-Lui è stato con me...- risposi, vidi del dubbio nella sua espressione e mi spiegai meglio. -Tyler si è presentato a me, si è interessato a me e non ha nascosto i suoi sentimenti. Cosa che tu non hai fatto, non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmi quello che provavi per me in questi sei lunghi mesi. Perché solo ora? Hai visto in Tyler un rivale?
-Tu non capisci.
-No io capisco bene Pat. Ti conosco da tanto, troppo tempo per vedere quando qualcuno è insicuro e non appena vede una possibilità sfumare cerca in tutti i modi di non farsela sfuggire. Vigliacco.
Lui con uno scatto mi raggiunse e mi mise alle strette spintonandomi contro il muro. Ricordo di aver provato una piccola scossa di dolore sulla schiena.
Ero terrorizzato da quegli occhi così rabbiosi. Mi prese dai polsi tenendoli stretti sui fianchi.
-Mi... mi fai male- balbettai. Lui non disse nulla, rimase fisso a guardarmi con cattiveria. Avevo paura che prima o poi mi avrebbe fatto del male.
Poi mi fece sollevare le mani posandole sul suo petto.
-Senti il mio cuore Igor...- disse. Ero così spaventato che il mio tocco divenne sensibile e sentì i suoi battiti così veloci. -Ecco quello che sento ogni volta che ti sto vicino. Mi baciò, con foga e prepotenza. No, non avrei mai permesso che lui continuasse a comportarsi come se io fossi qualche giocattolo nelle sue mani. Mi aveva deluso più di una volta. Tra il bacio sospirò ancora una volta che mi amava.
Non potevo sopportare oltre. Lo spintonai via e ricordo che le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Lo guardai in cagnesco, nessuno dei due trovò le giuste parole. Decisi che era venuto il momento di andarmene.
Camminai alla svelta lungo il viale prima di raggiungere la mia macchina. Scoppiai a piangere, singhiozzavo dal dolore che provavo. Non era fisico, ma qualcosa dentro di me. Presi il cellulare e composi il numero di Tyler. Dopo un paio di squilli rispose e, singhiozzando dissi:
-Ho bisogno di te.
 
   
 
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