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Autore: _Branwen_    05/01/2016    1 recensioni
«Che assurdità, un ballo qui alla DEAVA! E ancora più assurda io che mi sono lasciata coinvolgere dall'entusiasmo delle ragazze: sono ridicola» […]
«Minha querida, ti andrebbe di ballare con me?»

[Pierre/Chloe]
[Terza classificata al contest 'Per ogni kanji un pacchetto di sorprese!' indetto da Mokochan sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloe Klik, Pierre Vieira
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Don't stop dancing
Don't stop dancing
“I rischi.
Come ci rapportiamo a loro dice molto su noi stessi.
Ogni giorno, ogni momento, facciamo calcoli, valutazioni, discutiamo, prendiamo decisioni.
Ma quando si arriva al dunque, la verità è che se vuoi affrontare dei rischi, l'unica cosa che conta... è quella di correre quelli adatti a te.”
Being Erica
.


Camminava, avanti e indietro, nervosa e incerta, e ogni passo la rendeva ancora più concitata per via del rumore esasperante dei tacchi; se avesse potuto li avrebbe gettati via da una finestra, riservando poi al vestito la stessa fine, non senza essersi prima cambiata d'abito e rinchiusa in camera.

«Che assurdità, un ballo qui alla DEAVA! E ancora più assurda io che mi sono lasciata coinvolgere dall'entusiasmo delle ragazze: sono ridicola» fece, sperando poi che nessuno l'avesse udita.

Non aveva molta voglia di essere lì e non nascondeva a se stessa che avrebbe preferito di gran lunga restare a leggere, stesa sul letto e avvolta dal tepore del plaid che l'avrebbe accompagnata nelle avventure del regno del Ferelden: era stata completamente conquistata da Il trono usurpato.

Si strinse nelle spalle, appoggiandosi a una parete; non era ancora uscita dalla sua stanza e già immaginava alcune scene che avrebbe visto nella sala adibita per l'occasione a salone da ballo: un vorace Apollo che si gettava impavido su tutto il buffet – lasciando solo le briciole – mentre Silvia lo rimproverava a modo suo, Sirius che conquistava tutti con il suo portamento, elegante anche quando danzava, un timido Jun che cercava di farsi coraggio per chiedere a Tsugumi di ballare e, per ultimo, il colossale grande idiota che faceva il cascamorto con tutte.

Al solo pensiero di lui il cuore batté più velocemente e immaginò, seppur per un attimo, come sarebbe stato ballare con lui, ma il pensiero si dissolse immediatamente, certa che non sarebbe mai accaduto.
Andò di fronte lo specchio, osservando il vestito: era davvero bello e si sentiva affascinante indossandolo; dovette dare ragione alla principessa fessa che le aveva consigliato di prendere quell'abito, per poi essere approvato anche dalle altre ragazze. Le donava e le dava un'aria sognante, così lontana dal suo apparire rigida e distaccata.

Chissà cosa penserà vedendomi con questo vestito”, pensò, ma anche questa riflessione sparì come una bolla di sapone scoppiata, all'istante.

Scosse il capo, decisa a non pensarci più e, risoluta, prese il coraggio a due mani e aprì la porta per raggiungere le amiche; si sarebbe comunque divertita, almeno così sperava.

***

Pierre la stava aspettando, non vedeva l'ora che mettesse piede in quella sala e non appena la vide non poté fare a meno di sorridere.
La guardò muoversi: aveva un'andatura delicata che non avrebbe mai associato – a primo impatto – a quella ragazza che non perdeva occasione per tirargli un libro sulla fronte, colpendolo in pieno, ogniqualvolta superasse il limite con le sue battutine o con il suo osservarle le gambe, sbirciando sotto la gonna.

L'abito di satin bordeaux sembrava muoversi sinuoso assieme a lei a ogni passo, a ritmo con il sottofondo musicale che infondeva allegria. L'oro delle decorazioni catturava le luci del salone ed esaltava l'incarnato pallido di lei, specie sul collo e sulle spalle lasciate elegantemente scoperte; Pierre pensò che sarebbe stato piacevole farla rabbrividire, carezzandole la schiena nuda.
Il ragazzo continuava a fissarla, grato del fatto che lei fosse ancora lontana: forse non si sarebbe accorta che la stava osservando intensamente.

L'orgoglio gli fece drizzare la schiena quando lei si avvicinò e i loro sguardi si incrociarono; si sorrisero, ma non fu loro possibile scambiare qualche parola.

«Senpai-Pierre, vorrei chiederti un consiglio...» iniziò Jun, osservandosi le scarpe.
«Vuoi chiedere a Tsugumi di ballare, non è vero? Sicuramente non le proporrai una danza guardandoti i piedi, voglio sperare!» le parole ottennero il risultato che Pierre aveva sperato. Jun arrossì vistosamente e la sua risposta fu una conferma.
«E-ecco, io, veramente...» balbettò «sì, senpai, ma non ci riuscirò mai.»
«Mostrati più sicuro di te. È una cosa che vuoi con tutto te stesso, giusto?»
«Sì, certo.»
«Allora non essere timido, non tentennare, vai da lei e ti fai avanti» proseguì con tono fermo, convinto delle sue parole, non ammettendo repliche.
«E se dovesse dirmi di no?» fu la successiva – lecita, ammise Pierre – domanda dell'amico.
«Avrai avuto almeno il coraggio di provarci e non restare con il rimpianto derivato dalla paura.»

Mentre pronunciava quelle parole, i suoi occhi si indirizzarono istintivamente verso Chloe, accorgendosi che lo stava guardando.
La vide torturarsi un ricciolo mentre parlava con Reika, sembrava pensierosa e Pierre notò che la sua acconciatura era molto semplice e lassa; stava osservando ogni piccolo dettaglio e sorrise: si era aspettato un austero chignon che però non aveva, conoscendola.
Si diede dello stupido da solo, correggendosi mentalmente.

Chi mi dice che io la conosca da quel poco che ci ho interagito?” si chiese, dandosi la risposta da solo.
Quello che sapeva di lei era poco, troppo poco; era bastato per colpirlo, ma non era sufficiente; non lo era nemmeno per Chloe, pensò, che aveva visto qualcosa di lui, ma probabilmente si era fatta un'idea sbagliata.
Si maledisse per esser stato così imbecille, ma contava di rimediare al più presto, anzi, sperava.

In quel momento la musica cambiò e Pierre riconobbe un ritmo a lui molto familiare; gli sarebbero bastate sempre pochissime note per distinguere quella danza propria della sua terra, che lo aveva visto crescere sotto il sole e il calore della sua famiglia: la samba.

Gli sovvennero immagini della sua amata San José, del campo di calcio in cui aveva iniziato a compiere i primi piccoli passi di quello sport che sarebbe diventata la sua più grande passione che ardeva in lui come una viva fiamma – letteralmente –, il sostegno dei cari, l'affetto e l'amore di Esperança.

Esperança... l'aveva rivista poco tempo fa ed era bella come la ricordava, allegra come non avrebbe mai potuto essere il giorno delle sue nozze.
Adesso, quando ripensava a lei, non aveva più motivo di essere triste, ricordando avvenimenti lieti che avevano condiviso assieme e che dapprima erano diventati nel suo animo più pesanti di un macigno.

Erano i bei ricordi che permettevano alle persone di avere un posto nel suo cuore, anche se passati, ma era fermamente deciso di volerne costruire altri, non guardando più con nostalgia ai giorni trascorsi, ma con la consapevolezza di poter essere ancora felice.

Avrebbe corso il rischio, il rischio di essere felice, un rischio adatto a lui, unito alla sua voglia di ricominciare.

Vide Chloe parlare col fratello – sempre in mezzo come il prezzemolo nei pasti, quello, commentò con se stesso –, ma con passo deciso andò da lei.
Le avrebbe sorriso, sperando che arrossisse, specie sul naso, adorava quando succedeva.

«Chloe?» la chiamò, stando bene attento a non sfiorarla accidentalmente, per quanto la tentazione di toccare quelle spalle fosse palpabile.
La ragazza si voltò; fu contento di vederla sorridere e di vedere sul volto di Kurt un'espressione di vivo disgusto.
«Dimmi, Pierre.»
Pierre sfoderò il suo sorriso più luminoso e si rivolse ancora a lei. A dispetto del rumore attorno a loro, avrebbe potuto sentire ogni minimo sussurro di lei, la sua attenzione era tutta per Chloe.

Fece un inchino e prese la sua mano destra con delicatezza tra le dita, avvicinando le labbra, ma si fermò per un attimo, fissando Chloe negli occhi.
Chloe avvertì il respiro di Pierre sulla sua propria pelle e rabbrividì, le gote di nuovo rosse.

Le baciò le nocche, teneramente, assaporando il sapore della pelle fruttata di Chloe con le labbra e sentendola sospirare, mentre stringeva in risposta la sua mano.

«Minha querida, ti andrebbe di ballare con me?» sussurrò, sfiorandole ancora le dita, prolungando quel contatto.

Chloe annuì, sorridendogli ancora e, prima che Kurt potesse blaterare anche solo un “ma sorella, non puoi!”, la trascinò sulla pista da ballo, facendola volteggiare e deciso a voler conoscere la vera Chloe.



*Informazioni e note*

Nome autore (su forum e sito): Layla Morrigan Aspasia sul forum, _Branwen_ sul sito.
Titolo storia
: Don't stop dancing.
Pacchetto scelto
: “Fuoco”.
Fandom
: Sousei no Aquarion.
Personaggi
: Pierre Vieira, Chloe Klik.
Pairing
: Pierre/Chloe.
Introduzione
: «Che assurdità, un ballo qui alla DEAVA! E ancora più assurda io che mi sono lasciata coinvolgere dall'entusiasmo delle ragazze: sono ridicola» […]
«Minha querida, ti andrebbe di ballare con me?»
Note dell’autore
: Nella mia mente ho sempre pensato che la DEAVA potesse avere similitudini con la scuola del prof X e un liceo statunitense. L'idea di un ballo come missing moment lo trovo plausibile e lo colloco dopo Il primo amore dell'Aquarion, episodio in cui facciamo la conoscenza di Esperança.
I nomi S
an José ed Esperança (diciamocelo, è proprio da cliché delle soap latine, questo nome!) sono in portoghese, lingua del Brasile, così come l'appellativo “minha querida” (“mia cara”). Ho pensato che potesse essere bello oltre che più intimo il rivolgersi di Pierre a Chloe nella sua lingua, una cosa che farebbe solo con lei. Sono una romanticona, lo ammetto.
La formattazione per i dialoghi è quella usata dalla Mondadori (cavallo preferito non si cambia) e oltre alla citazione nel pacchetto ho inserito – citandoli – “letto” e “passione” e l'azione “maledirsi per essere stato stupido”.
Il titolo viene dall'omonimo brano dei Creed, mia grande fonte di ispirazione, e
Il trono usurpato è uno dei miei ultimi libri letti.
La faccenda del "prezzemolo in ogni pasto" è un'espressione popolare delle mie parti per indicare una persona presente sempre nei momenti meno opportuni e l'ho data a Pierre.
Un grazie di cuore a
emmevic per il betaggio e per la consulenza.
Spero che possa piacere e divertirvi così come io mi sono divertita scrivendola. Buona lettura e grazie per l'attenzione.



   
 
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