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Autore: miriade    05/01/2016    2 recensioni
“Farò in modo di farti trascorrere una giornata indimenticabile. Noi due. Solo noi due. Andremo ovunque vorrai.” gli aveva detto Arthur con quel sorriso che Merlin tanto adorava, tendendolo per mano, poco prima di lasciarlo tornare a casa “Sarà il giorno più bello della tua vita”.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note iniziali: questa OS mi è venuta in mente stamattina, dopo aver passato ieri notte e parte della mattinata a leggere ff, prima tra tutte “Do it for me” di nirveil, che ringrazio di nuovo per avermi dato l’ispirazione (e per avermi fatto piangere).
 
 
Il giorno
 
 
“Farò in modo di farti trascorrere una giornata indimenticabile. Noi due. Solo noi due. Andremo ovunque vorrai.” gli aveva detto Arthur con quel sorriso che Merlin tanto adorava, tendendolo per mano, poco prima di lasciarlo tornare a casa “Sarà il giorno più bello della tua vita”.
Il moro sorrise “Sei il solito megalomane, Pendragon”
“Lo so” dichiarò divertito “Ma farò in modo che sia così. Farei qualsiasi cosa per te.”
Merlin lo baciò.
 
La sua storia con Arthur era quanto di meglio potesse aspettarsi dalla vita.
Si conoscevano da dodici anni, da quando Merlin poco più che diciottenne pensò che era ora di cercar lavoro e diventare indipendente. Lo trovò presso Uther Pendragon, l’austero padrone dell’hotel più famoso di Londra, conosciuto per i suoi prezzi non propriamente economici e per le sue dimensioni, era enorme, quanto un castello. Chiunque ci avesse alloggiato ne era uscito soddisfatto, non una lamentela era mai uscita.
Quell’hotel era munito anche di un bar, ed era esattamente lì che Merlin lavorava.
Quando venne assunto fu una benedizione per lui, del resto l’alternativa era lavorare in un negozio di cosmetici (1) vicino casa sua, e non gli sembrava proprio il caso.
Conobbe il figlio del proprietario, Arthur (l’Asino biondo, come lo definiva lui), dopo un paio di settimane che lavorava lì.
Appena lo vide ne rimase incantato, non aveva mai visto un ragazzo più bello. Venne completamente stregato da quegli occhi azzurri, limpidi come il mare, che davano vita ad uno sguardo così profondo da togliere il fiato.
“Perché mi stai fissando?” furono le prime parole che gli rivolse, riportandolo alla realtà.
“Io… Ehm… Niente, amico, ero solo distratto” rispose lui in modo abbastanza impacciato.
“Ci conosciamo, per caso?” chiese il biondo.
“No…” rispose con voce talmente bassa da sembrare un sussurro.
“Allora non siamo amici.”(2)
Merlin concordò con lui “Però potremmo esserlo.”
Mossa azzardata, Emrys.
Mentalmente si diede dell’idiota, perché diamine l’aveva detto?
Il figlio del padrone si mise a ridere.
Ecco” pensò Merlin “Ora comincerà a sfotterti.”
“Non sapevo che per diventare amico di qualcuno bisognasse chiederlo”
“Be’… Ecco… Io… Scusami.”
“E adesso perché dovresti scusarti?”
“Non volevo infastidirti.”
Il biondo davanti a lui gli sorrise.
Merlin Emrys, stai calmo
Disse a se stesso.
“Sono Arthur Pendragon” e gli porse la mano “E il tuo nome è?”
“Merlin!” rispose in tutta fretta, poi cercò di darsi contegno e ripeté “Merlin Emrys.”
E si strinsero la mano.
 
 
Da lì al diventare inseparabili il passo fu breve.
Arthur andava sempre più spesso al bar per aiutarlo, lo difendeva dai rimproveri di suo padre quando Merlin combinava qualche disastro e a tarda notte, quando ormai erano certi che non sarebbe più venuto nessuno chiudevano tutto e rimanevano loro due a parlare, sempre con una bottiglia di birra in mano. Le loro chiacchierate divennero una tradizione a cui non davano accesso a nessuno, quel momento era per loro. Solo Arthur, Merlin e la birra.
Entrambi adoravano i parchi divertimento, era una vera e propria fissazione e per questo fu il posto in cui andarono durante la loro prima uscita come amici. E ci tornarono molte altre volte.
Giorno dopo giorno, Merlin si innamorava sempre di più, ignaro che ad Arthur stesse accadendo la stessa identica cosa.
 
Anche le loro famiglie e i loro amici se ne accorsero.
Uther fu il primo. Non ci mise molto a capirlo: il modo in cui suo figlio difendeva il nuovo arrivato, il modo in cui lo guardava, il modo in cui gli sorrideva e lo rimproverava, non gli furono indifferenti. Ci mise un po’ ad accettarlo, ma alla fine ci fece l’abitudine e lasciò che suo figlio conducesse la sua vita come voleva e soprattutto con chi voleva.
 
 
Dodici anni passarono in fretta e nessuno dei due ancora si era deciso a fare la prima mossa.
Avevano paura, cosa del tutto naturale.
Merlin non riusciva a pensare che Arthur lo vedesse come qualcosa di più di un amico.
Arthur aveva lo stesso pensiero in mente.
Questo li aveva frenati per anni.
Molte volte uno dei due era stato sul punto di dichiararsi e non ci era riuscito, terrorizzato dall’idea che l’altro non ricambiasse e si rovinasse così una sincera amicizia. (3)
 
Fino a quella sera.
Erano intenti in una delle loro chiacchierate notturne e, stranamente, il loro argomento di conversazione era proprio l’amore.
Era strano che ne parlassero, certo, a volte era capitato, ma normalmente i loro sproloqui riguardavano ciò che accadeva ogni giorno all’hotel o di sport o di politica o di qualsiasi altra cosa.
Quella sera era tutto diverso. Avevano chiuso più tardi perché un ragazzo aveva avuto l’idea di chiedere alla sua ragazza di sposarlo proprio in quel posto, quando tutti se ne erano andati. I due erano rimasti immobili ad osservare quella scena senza proferir parola, entrambi immaginavano di essere al posto di quella coppia felice, di avere il coraggio del ragazzo, di guardarsi negli occhi e dirsi tutto quello che provavano.
Anche dopo la chiusura, mentre erano intenti a mettere in ordine, nessuno dei due parlò. Il silenzio regnò fino a che Arthur non lo ruppe con una domanda che paralizzò l’altro.
“Merlin, ti sei mai innamorato?”
Il moro non si aspettava una domanda del genere, ragion per cui restò per qualche secondo (che per entrambi parvero interminabili), zitto, con gli occhi fissi sul suo Asino Biondo.
Si!” avrebbe voluto rispondergli “Lo sono stato e lo sono ancora. Di te, Arthur, mio asino, mio amore, mio compagno. Tu non hai idea di quanto vorrei stringerti a me adesso e non lasciarti più.
“Non saprei dirlo” rispose, invece, un po’ “Sono secoli che non sto con qualcuno.”
Già, la sua ultima relazione risaliva ad anni prima, a poco dopo aver conosciuto Arthur, infatti ora non si stupiva più se pensava che la persona in questione fosse una ragazza bionda con gli occhi azzurri, ma quello era il periodo in cui doveva ancora dare un nome a quello che provava quando stava con il suo compagno di lavoro, anche se dopo tempo, a mente fresca era arrivato alla conclusione che semplicemente già lo sapeva e la sua dannata coscienza aveva cercato qualcuno di simile ad Arthur ma al tempo stesso diverso da lui.
“Ma ci sarà stato qualcuno di diverso dagli altri.” Continuò il biondo.
“Non credo.”
“Ho come la sensazione che tu mi stia mentendo”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Sfuggi al mio sguardo. Ormai ti conosco da anni, riesco a capire benissimo quando sei sincero o no.”
“Potrebbero anche essere affari miei.”
Da quando parlava con tono così arrogante?
“Pensavo ci dicessimo ogni cosa”
“A volte certe cose è meglio non dirle. Fidati.”
Improvvisamente, nonostante fossero in piena estate, tutto divenne freddo.
“Allora scusami.” il suo tono non era mai stato così distaccato “Solo che, sei sempre così solare, rendi allegro chiunque, che non so come potresti essere se ti innamorassi.”
Il moro pensò che se solo Arthur sapesse che parte di quell’allegria era dovuta a lui, e che lui amava già qualcuno con tutto se stesso, si sarebbe rimangiato le parole appena dette.
“Come potrei essere?” chiese incuriosito.
“Non saprei, di certo non inizieresti a saltare come una ragazzina, ma immagino che sorrideresti per un nonnulla, faticheresti ad arrabbiarti, abbracceresti tutti e…” interruppe la frase guardando il suo amico con un sorriso incredulo “Ma questo tu già lo fai.”
Merlin sorrise “Già, ma non farlo suonare così ridicolo.”
“Quindi c’è davvero qualcuno e tu non vuoi dirmelo”
Il “Sì” come risposta fu del tutto automatico, quella conversazione stava prendendo una strana piega, il che incuriosiva entrambi.
“Non te lo dico perché non so quale potrebbe essere la tua reazione.”
“Sai che non ti ho mai giudicato.”
“Certo, però non è questo il problema.”
“E allora qual è?”
“Arthur!” non aveva urlato, vero? “Questa persona è… La più importante che conosca, a cui tengo di più di ogni altra cosa e io… Non saprei cosa fare se la perdessi.”
“E sarebbe colpa mia?” chiese il biondo incredulo.
“In un certo senso…”
Arthur sentì l’impulso di piangere, non solo per stupida accusa, ma anche perché ormai era certo che non avrebbe mai potuto avere Merlin, e questo gli spezzò il cuore.
“Sai, anche io ho qualcuno… A cui tengo più che a me stesso, in un certo senso capisco quello che vuoi dire e anche io ho paura di rovinare tutto.”
Il giovane Merlin Emrys si sentì esattamente come il suo amico poco prima e non riuscì a parlare.
Vedendo che lui non apriva bocca, Arthur continuò “Però” prese le mani del moro tra le sue stringendole forte “Non voglio che questo ci separi”
“Non lo permetterò” concordò l’altro.
Entrambi erano come sotto incantesimo, si guardavano in un modo così intenso, così sincero che ciò che avvenne dopo fu del tutto naturale.
Senza rendersene conto si erano avvicinati sempre di più, fino ad unire le loro labbra in un tenero bacio. A Merlin tremarono le gambe e Arthur se ne accorse, così lo strinse più a sé come se stesse cercando di impedire a qualcuno di portarglielo via.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi, senza parole, ma al tempo stesso felici.
 
 
“Alla fine non avevo niente da temere” sussurrò Merlin poco più tardi tenendo Arthur stretto tra le sue braccia.
“Sono completamente d’accordo.”
 
 
Non si erano mai sentiti più felici.
 
 
Il giorno dopo Merlin era diretto al suo primo appuntamento con il ragazzo che aveva sognato per anni. Uther era già stato avvisato della loro assenza, quindi in campo lavorativo non avrebbero avuto problemi.
Arthur gli aveva promesso il più bel giorno della sua vita, e lui era felice già al solo pensiero di quello che avrebbero fatto. Ancora non avevano deciso niente, ci avrebbero pensato una volta incontratisi davanti ad una videoteca, luogo più vicino alle case di entrambi.
L’appuntamento era alle 10:20 e Merlin, come al solito era in ritardo. Sperava con tutto se stesso di non doversi beccare un rimprovero anche il giorno del primo appuntamento, sarebbe astato alquanto imbarazzante. Il ragazzo rise immaginandosi Arthur intento a borbottare mentre lo aspettava, sicuramente stava lanciando qualche insulto, tipico di lui.
Decise che era ora di correre, e visto che non c’era molta gente in giro, non travolse nessun pedone con la sua fretta e questo fu un miracolo.
Arrivò sfinito al semaforo, solo le strisce pedonali lo separavano da Arthur, che già l’aveva visto e il suo sguardo non lasciava presagire niente di buono.
Merlin gli sorrise prendendo fiato pregando che quel semaforo si muovesse a diventare verde.
Oh e muoviti!” pensò “Già sono in ritardo!
Il semaforo parve ascoltare le sue richieste e la sua luce s’illuminò di verde.
“Finalmente” borbottò e attraversò.
Arthur lo aspettava dall’altro lato della strada, e Merlin non vedeva l’ora di raggiungerlo nonostante l’imminente strigliata che avrebbe ricevuto.
Non gli importava, almeno era con lui.
 
Nessuno dei due però, si accorse che in quel momento, un’auto, guidata da un uomo ubriaco, aveva girato l’angolo.
O meglio, Arthur se ne accorse…
Ma fu troppo tardi.
 
Per Merlin semplicemente il mondo divenne nero all’improvviso…
 
Doveva essere il giorno più bello della sua vita…
 
 
 
Arthur non si era più innamorato.
Tutti gli dicevano che in qualche modo, benché doloroso, doveva accettarlo e andare avanti.
Lui non ci riusciva.
Lo vedeva ovunque, al bar, in strada, dietro ogni angolo e in ogni persona con gli occhi blu. Lo rivedeva in sua madre, Hunith, che quando aveva saputo la notizia aveva urlato, pianto, rotto qualche vaso e si era lasciata cullare dalle braccia di Arthur che aveva fatto l’unica cosa che gli era venuta in mente. Adorava quella donna e vederla in quello stato fu un colpo al cuore per lui. Quando si riprese fu lei a consolarlo e Arthur gliene fu grato.
Hunith era l’unica che lo capiva, e l’unica che ancora dopo anni non gli aveva chiesto di dimenticare, perché nemmeno lei l’aveva fatto.
Ogni mattina la andava a prendere e insieme andavano al cimitero, e al contrario di quel che si possa pensare non era quella la parte più dura, come non lo era stata la morte di Merlin. Il momento più duro era il dopo, era l’idea di una giornata, e di tante altre, senza di lui.
Insieme si sostenevano e Arthur finì per diventare come un secondo figlio per la donna, anche se mai avrebbe sostituito Merlin, e di questo ne erano consapevoli.
 
Una mattina erano, come sempre, al cimitero, sarebbe stato il suo compleanno quindi gli avevano portato dei fiori nuovi, più belli. Come da tradizione.
Rimasero più del solito a guardare la foto di quel ragazzo sorridente dagli occhi blu che non c’era più. Poi, Hunith si abbassò per dare un bacio alla foto del figlio “Buon compleanno, tesoro mio” disse, poi si incamminò per andarsene.
Arthur le chiese di aspettarlo all’uscita, l’avrebbe raggiunta entro pochi minuti.
Si soffermò a guardare quel volto che mai avrebbe dimenticato e che spesso sognava. Sorrise.
“Mi manchi…” poi fece per andarsene, ma si girò nuovamente e sussurrò quelle parole che non gli aveva mai detto in vita.
“Ti amo…”
E raggiunse Hunith.
 
 
 
 
*Angolo dell’autrice*
Come avrete capito, le storie che ho letto tra ieri e oggi non erano proprio felicissime, e io davvero non so come sia riuscita a scrivere questa OS, o meglio, a finirla, perché è andato tutto bene fino a che non ho steso la fatidica parte. Mi sono detta “Scrivi e poi piangi”, e l’ho fatto.
Mi sono sentita molto sadica.
 
Qualche annotazione.
 
1) Negozio di cosmetici: ehm… In realtà non c’è molto da dire su questa cosa, solo che Eurydike capirà la citazione (Cara, lo sai che ti voglio bene, vero?)
2) Il primo dialogo tra l’Asino e il moretto è chiaramente ispirata al loro primo incontro nella serie.
3) Il fatto che i due ci mettano i secoli dei secoli per dichiararsi è prova di quanto sia fessi xD (ma noi li amiamo comunque).
 
Bene, spero che la storia vi sia piaciuta e che nessuno voglia uccidermi *nel caso si prepara a scappare*
Miriade =)
 
   
 
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