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Autore: ZoeLoveRock    05/01/2016    2 recensioni
"Aiuti?" Frank fece cenno di no col capo. Non sapeva cosa sperare: in un certo senso avrebbe voluto fargli indovinare quel monosillabo, ma al contempo era terrorizzato all'idea che il rosso scoppiasse a ridere. In un certo senso era divorato dall'ansia all'idea di rimanere in quel limbo senza una risposta, mentre nell'altro era tanto spaventato all'idea di averne una, che avrebbe potuto accettare l'idea di rimanere sempre prigioniero di quegl'attimi.
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Per non insospettire l'amico -era convinto che sarebbe tale ancora per poco- rilassò le spalle e fece un sorriso sfrontato. "Prego Gee, a te l'onore di indovinare il mio ultimo motivo per rimanere in vita."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Quale prendo?" chiese Mikey dubbioso. I suoi occhi si spostavano freneticamente tra il CD della Joplin e dei Nirvana.
"Quello della Joplin, ovvio!" rispose Gerard, come se fosse scontato.
"E se li prendessi entrambi?" chiese il fratello, con lo sguardo luminoso.
"Non se ne parla nemmeno!" esclamò il rosso, corrucciando le sopracciglia.
"Hey!"esclamò una voce conosciuta alle spalle di Gerard, che ignorò deliberatamente il suo cuore, che aveva deciso di darsi ai balli latino-americani.
"Ohi!" esclamò contento, guardando Frank che si avvicinava. "Siamo davanti ad un trauma: Joplin o Nirvana?" chiese il rosso, convinto che l'amico l'avrebbe sostenuto.
"Nirvana, che domande!" sorrise l'altro, facendo scoppiare a ridere Mikey. Frank osservò perplesso il ragazzo che aveva concentrato la sua attenzione sui due, guardandoli con uno strano sorriso. "Ma che ha?" chiese a Gerard, che si sentì avvampare. Vedendo il fratello in difficoltà, Mikey tornò ai suoi CD, mormorando: "Non so comunque quale scegliere..."
"Ma prendili tutti e due, no?" disse Frank, scrollando le spalle.
Possibile che sia così capra?! si chiese Gerard, che fulminò l'amico con lo sguardo. Se gli sguardi potessero incenerire... Frank si sarebbe trasfigurato in barbecue.
 
Erano cinque ore buone che i tre giravano per l'Expo di Milano, ormai molto svogliati. Mikey gongolava per via del suo CD, raffigurante una Janis sorridente; Frank cercava di capire il verso della mappa e Gerard si guardava attorno cercando di capire dove si trovassero, finché un leggero colpetto alla spalla non lo distrasse. Si voltò e vide suo fratello che lo guardava con un espressione esausta.
"Che c'è ora?" gli chiese, alzando un sopracciglio.
"Sono stanco." sentenziò, sollevando il mento e puntandogli addosso uno sguardo accusatore.
"Cosa posso farci?" domandò esasperato.
"Voglio tornare a casa!"
"Mikey, sembra che tu abbia sei anni!"
"Sei pur sempre mio fratello maggiore..." bascicò, trovando particolarmente interessanti i lacci della felpa.
"Allora dimmi, bel bambino, cosa può fare il tuo fratellone per te?" gli chiese ironico.
"Darmi il biglietto per tornare a casa!" sorrise l'altro.
"Mikey! Non hai nemmeno le chiavi di casa!" si impuntò il maggiore.
"Scusa Gee, ma credo che il tuo fratellino, a ventitré anni, sia abbastanza grande da andare in giro senza la tata." Si intromise Frank, cercando di far ragionare l'amico.
"Vi ricordate tutti dell'ultima volta, giusto?" commentò il rosso, arrampicandosi sui vetri. Mikey mormorò qualcosa che somigliava molto a è stato un incidente, ma quelle parole vennero sommerse dalle risate irrefrenabili di Frank, con le lacrime agli occhi dal divertimento. "Bene, se succede qualcosa non è colpa mia!" chiarì il rosso, assumendo un espressione seria.
"Mi dai le chiavi?" chiese Mikey, con uno strano sorriso.
"Cosa diamine hai in mente?!" chiesero gli altri due, vedendo la smorfia che si era disegnata sul viso dell'altro.
"Nulla, cosa potrei combinare... senza biglietto e senza chiavi?" chiese. Così Gerard si convinse a frugare nelle tasche e a porgere al fratellino tutto l'occorrente.
"Vedi di non fare casini..." lo ammonì, ma il biondo era già sparito nella folla.
"Che dici, facciamo due passi anche noi?" chiese Frank, mordicchiando l'anellino sul labbro inferiore. Gee si affrettò a distogliere lo sguardo, annuendo.
 
"Frank! Dove cazzo siamo?!" sbottò Gerard, seccato. Tanto per cambiare, si erano persi.
"Vicino ad una WiFi libera!" esclamò il piccolo contento. In effetti c'era un'icona che segnalava una zona con internet gratuito.
"E adesso non molli più il cellulare. No. Ora metti via il cellulare e chiamiamo un taxi quando vorremo tornare a casa."
"Ma che idee ti vengono?" chiese Frank, terrorizzato all'idea di passare ore senza il suo smartphone.
"Ottime idee, direi. E sicuramente meglio delle tue!" ribatté il rosso, afferrando l'amico per il cappuccio e trascinandoselo dietro.
"Riesci a non farmi fare il gambero?" si lamentò il moro, inciampando nei suoi stessi piedi. Allora Gerard lasciò il cappuccio, facendo perdere l'equilibrio a Frank. Quando si accorse che stava per toccare terra lo afferrò per un polso, bloccando la caduta. Il moro girò leggermente la testa, per riprendere fiato. Appena si rese conto dell'altezza a cui si trovava si affrettò ad alzarsi, paonazzo.
"Guarda, qui c'è uno spettacolo HipHop!" disse il rosso, inconsapevole della figura del cazzo che aveva appena fatto il suo migliore amico.
"Dove?" chiese Frank, tentando di togliere quei dieci secondi di vita dalla sua mente. Si massaggiò la nuca, imbarazzato.
"Dietro quell'arco là..." disse Gerard, osservandolo attentamente.
"Da quando ti interessano?"
"Da quando non ho nulla di meglio da fare." Fu la risposta laconica dell'amico. Il moro si limitò a seguirlo mentre si dirigeva verso un gruppo di ragazzi.
"Signore e signori..." diceva uno di loro "nel caso lo spettacolo vi sia piaciuto, potreste sempre lasciarci un'offerta! Si accettano banconote, chiavi...- di casa, anche la porche nuova va benissimo!- concluse con un inchino. Alcuni bambini corsero a depositare delle monete in un cappellino con la visiera.
"Ma è finito..." disse deluso il minore, che sperava in una distrazione.
"Beh, che dici, gli mollo le chiavi di casa?" chiese Gerard, tastandosi la tasca posteriore dei pantaloni. Frank sorrise, ma cambiò espressione quando vide la faccia preoccupata del rosso.
"Che è successo?"
"Ha Mikey le chiavi di casa, merda!" sbottò frustrato, passandosi una mano sui capelli "Non tornerà prima delle due, se ci va bene. Perché sono così pirla?!" ulrò, attirando l'attenzione di alcuni passanti.
"Gee, vieni. Adesso troviamo un modo di occupare il pomeriggio, okay? Poi vediamo cosa fare." Disse, cingendolo con una spalla. L'altro annuì, controllandosi ed appoggiandosi all'amico.
"Andiamo in libreria?" chiese, con lo sguardo da cucciolo. Sapeva che a Frank non piaceva, ma sapeva anche che gliel'avrebbe concesso. "Per una volta..." accettò, come da copione.
"Grazie..."
"Figurati, Gee..."
 
Frank e Gerard si erano imbucati in una piccola libreria, a cui si accedeva attraverso una scaletta in pietra ricoperta da rampicanti, dove il tempo sembrava scorrere in modo diverso dal resto del mondo. Mentre Gerard era perso in libri e fumetti, Frank si era rifugiato in un piccolo angolino stracolmo di vinili. Senza nemmeno accorgersi dell'orario, la proprietaria, con molto disappunto, si era vista costretta a cacciarli fuori a pedate, quando ormai era buio.
"Gee, guarda la luna..." disse Frank, affascinato.
"E senti la musica." Concluse Gerard, con un sorriso di beatitudine sul volto. Si diressero verso l'uomo che suonava delle canzoni dolci, nostalgiche, senza mai perdere di vista il satellite che brillava su un cielo particolarmente scuro, illuminato a sprazzi da getti che si innalzavano da una fontana. Il minore si strinse il piumone attorno al corpo, rabbrividendo. "Hai freddo?" gli chiese il rosso, abbracciandolo da dietro. Frank sentì un fremito che lo scosse da capo a piedi, piacevolmente stupito dalla dolcezza dell'amico. Si limitò ad annuire e mordicchiare il piercing sul labbro inferiore per stemperare la tensione, mentre entrambi osservavano l'uomo che suonava canzoni così belle.
"Frank, ti ricordi quest'estate?" gli chiese Gerard, appoggiando il mento sulla sua spalla.
"Gee, non ho l'haltzimer..." rispose il moro, stupito.
"Ma no, idiota. La sera, dopo il concerto..." mormorò il maggiore, un po' in imbarazzo.
 
"Posso?" chiese Gerard, bussando leggermente. In risposta Frank aprì la porta, con la testa voltata di lato.
"Frankie..." sussurrò, vedendo l'amico. Gli occhi e il naso arrossati di pianto, mentre il labbro inferiore tremolava. Il minore alzò lo sguardo, tirando su col naso. "Cosa... che ti è successo?" gli chiese, passandogli un braccio attorno alla vita, inconsapevole della scarica elettrica di cui era stato causa.
"Oggi... al concerto. I-io mi sono lasciato andare, troppo. Scusami tanto, Gee." gli disse, dispiaciuto.
"È per questo che piangi?" gli domandò, sgranando gli occhi.
"Anche... è che quando ci sei tu sul palco... hai-hai capito no? Quando..." sospirò, socchiudendo le palpebre "Scherziamo. Beh, tu sei perfetto. Io... mi hai visto, no? Oddio Gee, non so con che coraggio ti parlo." Sospirò, fissando il pac-man disegnato sulle sue calze.
"Ti riferisci a... a stasera?" gli chiese Gerard, non senza un certo imbarazzo. Sapeva che avrebbe fatto meglio a non ricordarselo. Non lì, non con lui. Sarebbe stato uno di quelle scene a cui pensare la sera, prima di addormentarsi. Il moro annuì, senza alzare lo sguardo. "Frank. L'hai detto tu no..? Noi...scherziamo." Disse, nonostante la gola terribilmente secca. Possibile che per lui fosse solo uno scherzo? Solo Gerard pensava -sperava- in qualcosa di più? Non voleva cedere, eppure per lui quello che succedeva sul palco non era una semplice performance, ma un modo per esprimere i suoi sentimenti. Se avesse potuto scegliere, se avesse avuto il coraggio di scegliere, non avrebbe regalato quei momenti così importanti ad un pubblico.
"Certo Gee." Fu la risposta di Frank. Quel tono così distaccato pesò come un macigno sul cuore del rosso, che cacciò a fatica il nodo che gli impediva di parlare. Non aveva idea di aver ferito l'amico, che sperava di essere smentito, in un modo o in un altro.
"E c'è dell'altro, giusto?"
"Giusto..."
"Puoi dirmi cosa?"
"Mi giudicheresti..."
"Non ti giudicherei mai. -Un vero amico è chi sa tutto di te e continua ad esserti amico."
"Questo è Kurt, non vale!" borbottò Frank, accennando un sorriso.
"Lo so, me l'hai fatto conoscere tu! Frankie..."
"Sì?" i loro sguardi si incrociarono in un istante, in cui avrebbero potuto capire tutto.
"Mi consideri un vero amico?" chiese. Frank avrebbe voluto urlargli di no, che non era un amico, ma molto di più. Non riusciva a mentirgli su una cosa così importante, era sicuro che si sarebbe sentito un verme. Pensò alle mezze verità, e gli sembrarono la strada migliore. Dopo un tempo che a Gerard sembrò infinito rispose: "Gee, tu sei tutto."
Appena Gerard udì quelle parole il suo cuore si fermò, per poi ricominciare a battere così forte che ebbe paura che Frank lo sentisse. Per coprire quel 'rumore' Gerard dovette trovare qualcosa da dire, e ripassò mentalmente quello che avrebbe potuto tirare fuori. "Anche tu lo sei Frank. Il problema è che penso di essere io quello imperfetto, tra i due. Quando ti vedo sul palco sei così spontaneo, meraviglioso. E faccio fatica a non sentirmi in soggezione..." No. Non era quello che avrebbe dovuto dire, non ci somigliava minimamente. Perché aveva detto quelle cose? Era il momento di Frank, avrebbe dovuto essere comprensivo. Ed ecco che si sfogava col suo migliore amico di quanto lui fosse unico.
"Gee, lo pensi davvero?" chiese il minore, fissandolo.
"Io... sì, certamente." fu costretto a rispondere. Non voleva monopolizzare il discorso, come spesso succedeva. Frank era sempre stato un tipo piuttosto silenzioso e riservato, così spesso le conversazioni erano guidate dal rosso, che parlava a ruota libera. Raramente il moro decideva di aprirsi quanto quella sera. Dopo che Gerard si fu dato mentalmente dello stupido una quantità infinita di volte, il minore ricominciò a parlare.
"Oltre a... quel fatto. Per cui mi sento in colpa, fra l'altro..." disse. Si chiese dove aveva trovato il coraggio di leccargli la faccia, ma pensò a soffermarsi vivo, quindi proseguì. "Ci sono anche volte in cui non mi sento a mio agio, per niente. Cioè, è come se al mio mondo mancasse qualcosa di fondamentale..."
"Cosa?" Gli chiese Gerard, guardando il più piccolo impegnato nel suo passatempo preferito di quando era nervoso: mordicchiava convulsamente l'anellino sul labbro inferiore, senza preoccuparsi -senza accorgersi- di quanto risultasse dolce.
"Sai, non riesco a capirlo." commentò il moro, detestandosi. Non voleva mentirgli spudoratamente, ma non poteva nemmeno dirgli la verità: era lui la parte mancante, irrinunciabile.
"Frankie, stasera sei un palo di legno... vieni?"chiese Gerard, sperando di rompere il ghiaccio. Il più piccolo si accoccolò tra le gambe del rosso, socchiudendo gli occhi.
"Gee?" gli chiese, a bassa voce
"Frankie..." mormorò il maggiore Accorgendosi che il moro aveva cominciato a piangere silenziosamente passò delicatamente il pollice sulla sua guancia, spargendo di più le lacrime.
"Hai un fazzoletto?" Gli chiese Frank, respirando rumorosamente.
"No, non immaginavo ch-che..."
"Non fa nulla." rispose il piccolo, facendo per asciugarsi con il dorso della mano.
"Aspetta..." mormorò Gerard. "Perché ti sei sentito a disagio stasera?" Frank rimase con la mano a mezz'aria, allibito dalla domanda dell'amico.
"Ho esagerato, te l'ho già detto. Scusami tanto, Gee." si dispiaque, abbandonando il braccio sul letto.
"Non hai esagerato, sai?" commentò il rosso, dando un bacio su ogni lacrima di Frank, che non aveva più tanta voglia di tirarle via. "Mi dici gli altri motivi..?"
"In realtà è che... è che quando quella parte di me manca, mi viene voglia di morire. Davvero, mi sembra che la mia vita abbia perso ogni colore. Come se non ci fossero abbastanza ragioni per sopravvivere." sospirò Frank, triste. Gerard era molto sorpreso dall'apertura dell'amico, ma non lo diede a vedere. "Ci sono molte ragioni per vivere, sai Frankie?" chiese, stringendolo più forte. Il piccolo affondò il viso nell'incavo del collo di Gerard, respirando il suo profumo di lampone, e mormorò "Credo anche io..." passarono la notte abbracciati, in un continuo dormiveglia. Un po' per l'essere insieme, un po'per parlare. Poi, quando il sole stava già entrando dalle finestre, Frank crollò sul petto di Gee, che, dopo aver giocato per un po' con le ciocche scure dell'amico, scivolò nel mondo dei sogni.
 
"Oh, quella sera. Sì, me la ricordo..."
"Beh, sì, ecco... ti ricordi, hai detto che non c'erano motivi per restare in vita, quando mancava quella parte di te. Giusto?"
"Giusto."
"Beh, se questa parte mancasse... non so, ora..? non credi che questo momento sia perfetto per rimanere in vita?" il minore gli avrebbe volentieri detto che in quel momento era con lui, quindi qualunque momento sarebbe stato perfetto per rimanere in vita, ma preferì tacere ed annuire, lasciandosi cullare dalle braccia del rosso, lo scroscio della fontana e la musica nostalgica. Non pensava di essere semplicemente meraviglioso agli occhi del ragazzo che gli stava accanto.
 
"Gee, ho un sonno terribile!" si lamentò Frank, salendo in treno. Era convinto del fatto che i suoi occhi si sarebbero rotti in mille pezzi se non li avesse chiusi subito.
"Se troviamo un po' di posti liberi puoi sdraiarti..." lo rassicurò il rosso, sottolineando la frase con un rumoroso sbadiglio.
"Là ce ne sono un po'!" esclamò il più piccolo, ciondolando in quella direzione. Gerard si sedette nel seggiolino laterale, accanto alle porte. "Se vuoi sdraiarti..." disse il maggiore, nonostante si sentisse le guance bollenti.
Frank, troppo stanco anche solo per imbarazzarsi, si distese lungo tutta la fila di sedili, appoggiando la testa sulle gambe dell'amico. Nel giro di un paio di minuti il minore russava piuttosto sonoramente, mentre Gerard fissava catalettico un tabellone, cercando di non far caso alla presenza piuttosto scomoda e pesante che era stravaccata su di lui. Quando anche il rosso stava per crollare, l'altro girò la testa, affondandola nel suo addome. Ovviamente, la sua prima preoccupazione non fu: 'ma come diavolo fa a respirare?!', essendo occupato a reprimere istinti ben più imbarazzanti. Frank, intanto, era convinto di essere in paradiso, cullato dal profumo dell'amico e dalla consapevolezza di essere semiaddormentato su di lui.
Ad un certo punto, però, il moro trovò il maggiore meno comodo di prima, così decise di strusciare la guancia su quello che pensava fosse il cellulare dell'amico, sperando di smuoverlo. Quando si accorse che Gerard era ancora più scomodo di prima, una piccola consapevolezza si fece strada nella sua mente intorpidita; dopo essersi maledetto mentalmente qualche miliardo di volte, decise di far finta di non essersi accorto di nulla, così regolarizzò il respiro e, contro la sua volontà, finì per addormentarsi davvero.
 
Quando Gerard aveva svegliato Frank, nessuno dei due aveva accennato a quello che era successo in treno, sia perché il minore non avrebbe dovuto esserne a conoscenza ché perché non era una cosa di cui si sentivano di parlare.
Il rosso aveva sentito Mikey, chiedendogli sue notizie -anche se Frank era convinto che volesse solo recuperare le chiavi-. "Gee, oggi sto dalla mia ragazza eh? Magari la prossima volta ti prendi il tuo mazzo." Aveva concluso brevemente. Gerard non gli fece notare che il mazzo di chiavi, in realtà, era suo, ma si limitò a fare un espressione scocciata, per poi rivolgersi al minore: "'Stanotte posso dormire da te, giusto?" gli chiese, fissandolo. Inutile dire che il moro aveva accettato -badando bene a nascondere l'entusiasmo-, e in quel momento stava cercando la chiave giusta.
"Che facciamo?" chiese il rosso, buttandosi a peso morto sul divano color senape dell'amico. Frank, per nulla stupito del comportamento dell'altro, propose di vedere un film. Dopo aver passato qualche minuto a scegliere una trama che convincesse entrambi, al maggiore si illuminò lo sguardo ed estrasse una videocassetta, contrassegnata da una semplice etichetta: concerto LA. La porse al moro, che la fissò per qualche istante con un'espressione indecifrabile sul volto. Lentamente alzò gli occhi e incrociò quelli leggermente lucidi dell'amico.
"Lo guardiamo?" chiese. Gerard annuì, immaginando già quei pochi minuti di registrazione. Nonostante la bellezza di rivivere quei momenti, la paura di ghiacciare la serata era forte per entrambi. Frank inserì il nastro nel registratore e lo fece partire. Anche se leggermente disturbate, le immagini si vedevano: il video era formato da piccoli frammenti della serata, con welcome to the black parade come sottofondo. Sul palco, con i loro "alter ego", che finalmente avevano modo di esprimersi; con le fans, firmando autografi e facendo foto; infine il backstage: tutti erano corsi verso il rosso tranne il minore, che lo fissava. Dopo aver sorriso a tutti, con un paio di battute, si era rivolto a Frank. Si mormorarono qualcosa, che venne oscurato dalla canzone e sorrisero, per poi abbracciarsi. Dopo quei pochi istanti il televisore tornò scuro, lasciando i due ragazzi imbambolati a guardarlo per un po'.
La voce di Gerard ruppe il silenzio che si era creato nel piccolo soggiorno: "Okay, ognuno di noi deve trovare cinque buoni motivi per rimanere in vita. E l'altro deve indovinarli."
Frank, inizialmente spiazzato dalla proposta, annuì perplesso. "Cominci tu eh..." commentò, allungandosi per prendere un blocco e una bic verde. "Su, scrivi. Poi faccio io." disse, porgendogli il tutto. Il rosso ci pensò per qualche istante, prima di scribacchiare qualcosa sulla carta giallognola.
"Ci sono!" esclamò, ripiegando in quattro il biglietto.
"Uhm... allora... la musica?" disse Frank, sicuro di aver fatto centro. Il rosso annuì, per nulla stupito. "I libri... e i fumetti."
"Cazzo Frankie! Sei una macchina da guerra!" si lamentò, puntando sulle ultime due parole scritte sul foglietto.
"Uh , eh..." il minore cominciava a trovarsi in difficoltà: sperava di azzeccarle tutte al primo colpo, ma si accorse di essere a corto di idee. "Le tisane? I pastelli? Giusto, la tavola grafica!" esclamò, vittorioso. Quando vide un cenno d'assenso da parte dell'amico cominciò a pensare all'ultima ragione di vita dell'amico. Ora che ci pensava ce n'erano molte, e non sapeva cosa scegliere. "Può essere l'inverno, la neve, i cervi..?" chiese, sapendo della passione del rosso per quella stagione. No. Si massaggiò la nuca, nervoso. "Ci sono! È *"
"Frank! Li hai beccati tutti, davvero. Su, vai..." il moro, data la velocità con cui aveva indovinato, decise di alzare la difficoltà del gioco. Quando ebbe deciso le sue cinque impossibili ragioni prese il biglietto e lo posizionò sul centro del divano, per resistere alla tentazione di cambiarne una. Nel giro di un paio di minuti lo cambio. Sicuro. continuava a ripetersi, fissando il pezzo di carta che sarebbe stato capace di distruggere quell'amicizia meravigliosa che legava i due da anni. In un modo o in un altro, il legame che li aveva uniti per tutto quel tempo si sarebbe modificato, per sempre. Gerard, del tutto inconsapevole dei pensieri che attraversavano la mente dell'amico, rifletteva su cos'avrebbe potuto dire. "Sono facili come le mie?" chiese, sperando in una risposta affermativa. Nemmeno a farlo apposta, Frank scosse il capo con aria saccente, tentando di tenere a bada il suo stomaco, che si contorceva.
"Aiuti?" Frank fece cenno di no col capo. Non sapeva cosa sperare: in un certo senso avrebbe voluto fargli indovinare quel monosillabo, ma al contempo era terrorizzato all'idea che il rosso scoppiasse a ridere. In un certo senso era divorato dall'ansia all'idea di rimanere in quel limbo senza una risposta, mentre nell'altro era tanto spaventato all'idea di averne una, che avrebbe potuto accettare l'idea di rimanere sempre prigioniero di quegl'attimi.
"Okay, avrai sicuramente messo la musica...."
"No Gee!" disse Frank, divertito.
"Ma non è uno dei motivi principali per rimanere in vita?" chiese, stupito.
"Ma non hai specificato 'principali'...." fu la risposta del moro.
"Quindi non ci sono motivi principali per rimanere in vita, giusto?"
"Solo uno."
"Quale?"
"Non lo saprai mai! Dai, comincia ad indovinare gli altri." sorrise il minore, fissandoi Gerard negli occhi. Più guardava quel ragazzo dai capelli rossi ed il sorriso luminoso, meno era convinto della sua scelta.
"Oh, allora... la tua chitarra?" azzardò il maggiore, con un sorrisetto ipocrita.
"Non è quella la ragione di vitale importanza.... ritenta e sarai più fortunato!"
"La TV? No, la guarda più Mikey... Giusto, cucinare!" esclamò, battendosi il palmo della mano sulla fronte..
"Ma sei pirla?" sbottò Frank, offeso da quell'insinuazione. Detestava cucinare, e quella era sicuramente una piccola vendetta dell'amico, anzi, poteva non essere l'unica.
"Il piercing?" chiese di nuovo il rosso. Possibile che ne avesse già indovinata una? Si rincuorò pensando che non le avrebbe sicuramente indovinate tutte e cinque, o almeno non avrebbe battuto il suo record. "Meno una!" urlò invece l'altro, facendo sobbalzare Frank. "Uhm... i cheesburger?"
Lo sguardo del moro gli disse che non aveva indovinato. "È un cibo?"
"Una sì! "
'Uh... patatine, pizza, crepes, gnocchi... no, lasagne?"
"Beccata... ora una facile e due difficili." disse il minore, sperando che non riuscendo a trovarle tutte -una, specialmente- l'amico rinunciasse.
"Sono piuttosto sicuro del fatto che nei tuoi cinque buoni motivi per vivere ci siano i vinili." Frank si mandò al diavolo da solo per l'ovvietà della cosa.
"L'ho fatto apposta, perché i prossimi due sono difficili"
"Ci starebbe la risata malefica finale, hai presente il 'muahaha' alla Frankenstein?"
"Posso farla?"
"No." rispose il minore.
"Okay, allora adesso devo davvero impegnarmi. Qualcosa per cui vale la pena vivere... può essere la radio?"
"Ma... Hai già indovinato?!?! Pensavo fosse difficile!" esclamò Frank, terrorizzato. Non era seccato dal fatto che l'amico avesse capito fin da subito la sua ossessione per alcune frequenze; bensì per quello che sarebbe avvenuto da quel momento in poi: era assolutamente consapevole del fatto che non sarebbe più stato come prima. Che loro, non sarebbero stati come prima. Che la loro relazione avrebbe preso una svolta ben precisa; non sapeva quale ma era cosciente del fatto che ne avrebbe presa una. Per non insospettire l'amico -era convinto che sarebbe tale ancora per poco- rilassò le spalle e fece un sorriso sfrontato. "Prego Gee, a te l'onore di indovinare il mio ultimo motivo per rimanere in vita."
"È quello fondamentale, giusto?"
"Sì" confermò, sapendo di non mentire.
"Quello più importante?"
"Sì ' ripeté, mentre la sua gola si faceva più secca.
"Senza il quale non potresti vivere?"
"Sì. " il minore si chiese se Gerard non avesse scoperto -letto, anzi- cosa conteneva il biglietto, ma la nausea divenne tanto forte che scacciò il pensiero.
"Quindi, se indovino questo, posso ricevere un premio?"
"Ma è un interrogatorio? Cazzo Gee, spara. Tanto lo so che non ci azzecchi..." rispose Frank, andando in ansia. Forse aveva davvero capito....
"Okay. Non posso scherzarci sopra giusto?"
"Un altra domanda e..."
"Ti stacco la testa a morsi e bla bla bla. Okay, serio e niente domande. Forse è la musica."
No.
"Oppure la nostalgia. È triste e meravigliosa."
Frank era convinto che Gerard fosse meraviglioso, ma preferì tacere. Sapeva bene cos'era la nostalgia, dopo aver passato del tempo lontano da persone che erano parti integranti della sua persona -come il ragazzo che in quel momento era semisdraiato sul suo divano, con un espressione ebete, beata e pensierosa insieme.
"Hai cinque tentativi Gee. Non uno di più." fenò, immaginando già il fiume di idee che si stava facendo strada nella testa dell'amico.
"Cinque?! Altri cinque dopo questi vero?"
"Certo."
"Mi fai fuoco/acqua/fuochino?"
"No, mai!" rise divertito il minore.
"Okay, cinque tentativi... i Beatles?"
"No... Non ci ho nemmeno pensato, in realtà"
"Non credo sia il successo..."
"Esatto, hai ancora tre tentativi."
"I tatuaggi?"
"Più seria.'
'Più seria dei tatuaggi?"
"Più seria di qualunque cosa possa venirti in mente."
"Gli amici..."
'No..."
"Basta, mi arrendo." sentenziò il rosso, abbandonandosi su un cuscino. Frank, invece, era letteralmente allibito: si era psicologicamente preparato all'idea che Gerard venisse a sapere di ciò che provava, si era fatto una quantità infinita di paturnie sulla sua reazione e ora si tirava indietro? Per lui era assurdo, semplicemente impossibile. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, cercando di formulare una frase sensata. Alla fine si convinse del fatto che far sapere al rosso i suoi sentimenti sarebbe stato uno atto troppo grosso, troppo compromettente e troppo avventato. Stava per tirare un sospiro di sollievo quando si accorse che il maggiore stava prendendo il foglietto e venire a conoscenza di quella cosa tanto importante, seria e fondamentale di cui l'amico non gli aveva mai parlato.
"Non provarci!" strillò con la voce più alta di un paio di ottave.
Inizialmente spaventato per la reazione dell'amico, ritirò la mano, per poi guardarlo perplesso. "Ma che diavolo..?"
"Intendevo dire che non hai indovinato, non puoi saperlo." spiegò il moro, cercando di trovare una modo per spiegare il comportamento di poco prima.
"Sì che lo voglio sapere. Tu sai i miei, io so i tuoi." fu la risposta.
"Non ci penso nemmeno!" rise.
"Ma io sì!" fece l'altro, con una linguaccia. Con un gesto fulmineo il Frank prese il biglietto e se lo mise in tasca, forse, un po'troppo in fretta. "Anzi, ti tolgo la tentazione e vado a fumarmi una sigaretta."
"Frank!" lo rimproverò il rosso, arrabbiato. Cosa diavolo poteva esserci in quel foglietto? Il minore però ignorò il richiamo dell'amico e si alzò, prendendo il pacchetto di sigarette dai jeans scuri. Non si accorse che quel biglietto tanto significativo era erroneamente scivolato fuori dalla tasca, e nemmeno che, non appena la sua sagoma sparì dalla porta, il rosso allungò una mano per afferrarlo. Non seppe che rimase per qualche istante indeciso se aprirlo o meno, e non seppe quanto palpitava il suo cuore quando prese una decisione.
Frank, intanto, aveva acceso la sua seconda sigaretta, sperando di riuscire a riordinare i pensieri che rimbalzavano da una parte all'altra della sua mente. Era riuscito a quasi-dichiararsi al suo migliore amico, era andato tutto a rotoli, dopodiché Gerard l'aveva quasi scoperto. Dopo aver ragionato sul suo gesto, non era successo nulla. Con questa considerazione tentò di placare il battito del suo cuore. Si infilò una mano in tasca per prendere quel biglietto, dargli fuoco, sperando anche di bruciare i sentimenti che provava per il ragazzo che in quel momento era separato da un muro. Non solo fisico, perché il soggiorno era esattamente dietro quella parete, ma anche l'imbarazzo che lo separava. Quando però nella tasca non sentì nulla, i suoi pensieri vennero istantaneamente proiettati sul fatto che il foglio non c'era, non era con lui. E se non era lì... ragionò velocemente, e quando intuì cos'era successo il suo corpo si stava già dirigendo verso la porta finestra. Dopo aver attraversato la cucina ed un piccolo corridoio, entrò velocemente nel soggiorno, e rimase spiazzato: Gerard non si era accorto della sua presenza, ma fissava il biglietto. Era seduto a gambe incrociate sul divano, col respiro affannoso e la bocca semiaperta, gli occhi spalancati. Da cosa? Dallo stupore, dalla rabbia, dallo schifo? Dall'agitazione, dall'incredulità? Un impeto d' ira travolse Frank, che con pochi passi era volato accanto al rosso.
"Gerard, cazzo! Per una volta che ti chiedo una cosa, perché non mi rispetti? E ora non so nemmeno come spiegartelo, tutto questo!" ormai, più che dall'imbarazzo, la mente del minore era inondata di flash, che mostravano le situazioni in cui aveva accennato, anche minimamente, alla sua attrazione verso il rosso. L'altro intanto, ingogiò la bile che gli si era formata in gola ed il mondo che girava attorno a loro due.
"Frank, scusami. Scusami tantissimo, non sapevo..."
"Eppure io te l'avevo detto, Gerard! Ti avevo detto che sei la cosa più importante, più della musica, più dell'ossigeno che respiro. E ora che ho ufficialmente rovinato la nostra amicizia, possiamo anche dircele in faccia, 'ste robe."
"Ho... h-ho appena rovinato la nostra amicizia?" chiese il maggiore, con voce strozzata.
"Cristo, sì! Come farei a guardarti in faccia, ora? Per ogni parola che dico, passa un secondo e me ne pento, perché sto dicendo tutto quello che vorrei dirti da tempo, ed è uno sfogo che semplicemente non riesco a controllare. E so che il mio essere innamorato di te ti fa schifo, so che puoi considerarlo sbagliato, so che puoi pensare che io sia una persona orribile, ma Gerard, non ce la faccio più!" urlò, voltandosi e strofinandosi la fronte con una mano. "E ora, anche se credo che ci sia arrivato chiunque, quel 'tu' era una delle cose più vere che io abbia mai detto in vita mia! Non volevo che tu lo venissi a sapere, perché sapevo che avrebbe portato a questo! Ad un imbarazzo totale, un amore non corrisposto, ad una rottura della ban..." non riuscì a finire quella frase, bloccato dalla mano gelida di Gerard sulla sua guancia accaldata.
"Credi che io non ti ami, Frankie? Davvero pensi sia così?" gli chiese, con voce del tutto controllata.
"P-perché dovresti? Insomma, non ho una cosa che vada bene, che sia in linea con te, col tuo modo di vedere il mondo..." mormorò, interrotto da qualche singhiozzo. "E non chiamarmi Frankie! Non dopo questa." disse, allontanandosi. La mano del rosso rimase sospesa a mezz'aria, immobile, per poi abbassarsi lentamente. "Spiegami perché cazzo l'hai fatto, Gerard!"
"Vuoi saperlo?" il moro annuì. "Perché avevo paura."
"Paura di cosa?! Di cosa avresti dovuto aver paura, Gerard?"
"Di trovare scritto il nome di una persona. Della ragazza di cui eri innamorato, tanto speciale da considerarla un motivo per vivere. E sappi che anche io avrei voluto scrivere 'Frank Iero', su quel dannato pezzo di carta. Ma no, non l'ho fatto. Figuriamoci, non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti. Sei sempre stato tu a spronarmi. E... mai, dico mai, mi sarei aspettato di scoprire di essere io, quella persona. Frank, io ti amo. E, sinceramente, non so come tu abbia potuto non accorgerti di tutto questo. E questa è una dichiarazione di merda, non so se esistano dichiarazioni perfette, ma la mia di certo supera le peggiori del mondo."
"Per me è stata perfetta..." disse il moro da dietro, abbracciandolo. Il cuore di entrambi palpitava ad una velocità tanto alta ce avrebbero avuto paura di morire d'infarto, se non fossero stati troppo concentrati l'uno sull'altro. Gerard si girò lentamente ed appoggiò la sua fronte su quella del moro, che era leggermente più basso. Si avvicinarono sempre di più, fino a che le loro labbra furono separate solamente da qualche millimetro.
"Ti amo, Frank." soffiò il rosso, ma non riuscì a finire la frase, perché la sua bocca venne sfiorata da quella del minore, e rimase impietrito. Solo quando la pressione aumentò, rispose al bacio. I loro corpi abbracciati, i loro respiri, le loro labbra. Era talmente impensabile e surreale che credette di trovarsi in un sogno, un meraviglioso sogno. Si staccarono, pur rimanendo abbracciati, e si strinsero forte l'un l'altro.
 
*entra di soppiatto*
LO SO. Non mi sono fatta sentire per un beeel po', ma sono impegnatissima tra arco, scuola e Vyc che canta The Yellow Submarine. E i nonni, e mia madre e il mio gatto. E i compagni che mi chiedono i compiti, che odio.
Comunque sono tornata con una Frerard…
Quindi, buon appetito a tutti e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
-Zoe
 
   
 
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