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Autore: Ziseos    08/01/2016    2 recensioni
"Se ti mostrassi i miei difetti, se non potessi essere forte..dimmi sinceramente: mi ameresti nonostante tutto?"
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Raccolta di One-Shot dedicate alle seguenti coppie:
1- Inside: Anakin/Padme
2- Outside: Han/Leia
3- Hidden: Rey/Kylo Ren
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Han Solo, Kylo Ren, Padmè Amidala, Rey
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Outside
 
Non era certo la più confortevole delle cabine, quello era sicuro.
La cuccetta era stretta e scomoda quella sera, nonostante fosse l’unico a occuparla.
Solitamente avrebbe fatto fatica ad ammetterlo, ma quella sera sentiva la mancanza dell’altro occupante che fino a pochi giorni prima occupava, per l’appunto, il posto accanto al suo.
E no, non era a Chewbe che stava pensando; il wookie infatti stava beatamente riposando nella cabina che si trovava dalla parte opposta a quella di Han.
Si riferiva ad una figura con decisamente meno pelo e dal profumo più piacevole.
Gli sembrava ancora di rivedere quella cascata di capelli scuri riversi sul suo cuscino, quegli occhi brillanti e profondi che fissavano sempre i suoi, e quel sorriso che sapeva far arrossire persino lui, l’arrogante contrabbandiere opportunista.
Era stato proprio il suo egoismo, la causa dell’allontanamento di Leia, avvenuto qualche mese prima.
Anzi, a dire il vero, era stato lui ad andarsene.
Forse era troppo stanco della vita sedentaria che conduceva su quel gran pianeta, dove ora il Generale Organa stava riorganizzando la rinascita della Repubblica, o semplicemente era stato un momento di codardia che lo aveva spinto a prendere le sue cose e ad andarsene via per un tempo indeterminato.
Però più ci pensava, più si rendeva conto che forse non era stata la scelta migliore.
Conosceva Leia, e sapeva che non l’avrebbe perdonato facilmente se mai fosse tornato da lei un giorno.
“Forse non era stata una così cattiva idea andarsene.”– pensò fra sè e sè.
Era frequente che litigassero per un nonnulla, e quella situazione finiva spesso con Han che si allontanava da casa per qualche giorno, tornando solo quando la situazione si fosse calmata.
Ma quella volta era diverso.
Se non fosse tornato, Leia non avrebbe mai voluto vederlo mai più.
Si diede mentalmente dello stupido, non appena si ricordò di cosa le aveva detto prima di partire.
“Non ce la faccio...non fa per me il ruolo di padre.”

Quando Leia gli si era avvicinata qualche mese prima, lui era completamente assorto nel riparare pigramente qualche parte del Millennium Falcon da solo, mentre Chewbe era ritornato su Kashyyyk per qualche tempo.
La aveva salutata senza nemmeno guardarla in volto, mentre continuava ad armeggiare con l’astronave; lei gli aveva detto che doveva comunicargli qualcosa di importante ma lui aveva risposto che se si trattava di cose riguardanti la Nuova Repubblica o questioni politiche, non voleva saperne.
“Han.”
Il tono secco e deciso di Leia, fecero intendere che quello che aveva da dire era DAVVERO importante.
Han si girò per guardarla negli occhi e per ascoltare, ma nulla avrebbe potuto prepararlo a quello che stava per sentire.
“Sono incinta.”
Quelle parole lo colpirono come un colpo di blaster al cuore.
Come il suo corpo se fosse stato colpito da una scossa,si tirò di colpo a sedere, ma sbattè la testa sulla pancia metallica dell’astronave.
Un grido di dolore, e di emozioni confuse proruppe dalla sua gola, mentre premeva una mano sulla parte lesa cercando di tirarsi in piedi.
Non ricordava bene cosa era successo dopo, le uniche cose che rammentava erano l’aria confusa e ferita di Leia, la sua voce che inveiva contro di lui e la figura della giovane donna che si allontanava da lui con aria delusa.
Era partito la mattina dopo, mentre tutto il pianeta ancora dormiva immerso nell’oscurità; aveva raggiunto Chewbe su Kashyyyk dopo poche ore, e si era allontanato.

Da quel giorno erano passati mesi da quando aveva dato sue notizie e , forse, era arrivato il momento di tornare.
Dentro di sè si sentiva responsabile per avere abbandonato Leia da sola a gestire questioni burocratiche importanti e a crescere un bambino da sola; si sentiva stupido, ma non poteva fare a meno di pensare che uno come lui non fosse tagliato per fare il padre.
Cosa avrebbe insegnato a suo figlio? A truffare, a sparare e a finire ricercato come lui in quasi tutta la Galassia, e cos’altro?
Era terribilmente combattuto...ma d’altronde, che razza di uomo lascia la propria donna sola in situazioni così delicate?
Forse una notte di sonno gli avrebbe schiarito le idee.
 
La notte la passò insonne, fra immagini di Leia sola, che gli passavano continuamente nella testa; desiderava tanto rivedere il suo volto sorridente, che si avvicinava al suo mentre sprofondava nel suo abbraccio.
La sua era stata una decisione folle, ma si rendeva conto che forse era la cosa giusta da fare.
Si alzò, recandosi verso la stanza di comando, una meta precisa nella testa.
Casa.
 

Le nausee non cessavano mai.
Ormai si era abituata a quel fastidio della gravidanza, che continuava ogni mattina.
Da quando era rimasta sola, con Han partito per chissà dove, si era dovuta dare da fare a gestire una Repubblica nascente ed un figlio che sarebbe nato di lì a poco tempo.
Un fremito alla pancia le provocò un leggero dolore, ed una smorfia sofferta le si disegnò in volto.
Era una donna forte, consapevole di esserlo, ma nonostante ciò sentiva che da sola non avrebbe potuto gestire tutte quelle pesanti responsabilità.
Si sedette su una delle sedie che circondavano il tavolo delle conferenze, situato al centro del nuovo Palazzo della Repubblica, osservando con sguardo spento la stanza vuota.
L’unica compagnia in quel momento era il bambino che si muoveva dentro di lei, nessun’altra voce o figura apparve lì.
Chiuse gli occhi per un attimo, cercando di rassenarsi e di riposare, dopo la lunga notte che aveva passato china sulle scartoffie burocratiche.
 
Era addormentata da ore ormai, il suo corpo necessitava un riposo urgente se non voleva collassare, quando un rumore di motori proveniente dall’esterno del Palazzo risuonò forte anche attraverso gli spessi vetri della stanza; spalancò di colpo gli occhi, e si tirò a sedere guardandosi intorno e mettendo subito una mano sul ventre con istinto protetivvo.
Non aveva dato il permesso e tantomeno sapeva che stava per atterrare una nave straniera..chi poteva essere?
Fece aprire il portone principale ed uscì all’esterno coprendosi gli occhi per evitare che la polvere sollevata dall’astronave potesse accecarla; gli alberi si piegavano e le acque del lago vicino si spostarono non appena il mezzo atterrò.
Leia sgranò gli occhi non appena la riconobbe.

Il Millennium Falcon era tranquillamente parcheggiato nel giardino che circondava l’intero Palazzo, e si trovava a qualche decina di metri da lei.
Questo voleva dire una sola cosa: se quell’idiota era tornato, sarebbe finito in guai MOLTO seri.
Non appena il portellone della nave si aprì, una figura in gilet nero, pantaloni scuri e camicia bianca stropicciata scese seguito da una figura più alta e con decisamente più pelo.
Quindi si era degnato di tornare, finalmente.
Prima spariva non appena le responsabilità lo chiamavano, poi decideva di tornare quando più lo aggradava; questa volta Han Solo non l’avrebbe passata liscia per nessun motivo.
Leia, furente ma con una maschera di indifferenza apparente in volto, si dirisse a patto svelto e deciso verso il giovane pilota, che si stava avvicinando con aria noncurante a lei.
Non appena furono vicini, Han non ebbe nemmeno tempo di parlare che un sonoro schiaffo gli arrivò dritto sulla guancia con una forza che nemmeno lui immaginava che Leia potesse avere; non fiatò nemmeno quando lei cominciò ad inveire contro di lui.
“TU...Dimmi solo con quale coraggio, dopo tutti questi mesi, ti ripresenti qui con questa faccai tosta, come se nulla fosse successo; credi forse che il tuo arrivo improvviso potesse farmi piacere, farmi sentire sollevata o cos’altro?! Beh, ti sbagli, se è questo che stavi pensando. Sappi che non ho più intenzione di..”
Si bloccò non appena Han la circondò e la strinse in un protettivo abbraccio, la sua testa sul suo petto, stretti l’uno accanto all’altra.
Erano pochi i modi in cui lui le aveva dimostrato di tenere a lei, ad eccezione di baci dati occasionalmente; ma quell’abbraccio, le era sembrato così intimo e così intenso, che mai un suo gesto così prima d’ora l’aveva mai sorpresa.
Voleva ribattere, dirgli di lasciarla anche se in cuor suo non lo pensava davvero, ma lui la fermò di nuovo.
“Mi dispiace, Leia.”
Quelle semplici, ed apparentemente poco significative, parole la colpirono nel profondo.
Han Solo, l’orgoglioso ed egoista capitano del celebre Millennium Falcon, aveva appena chiesto scusa ammettendo di avere sbagliato?
Era davvero un giorno insolito.
Piano, e con incertezza, Leia contraccambiò la stretta, passando le sue braccia dietro al collo di lui e tirandolo verso di sè, immersa nel suo abbraccio.
Erano come due bambini in fondo, discutevano per le cose più banali, non si guardavano per giorni e nessuno dei due voleva abbassarsi ad ammettere di avere sbagliato; eppure, si rendevano perfettamente conto che ormai si erano resi indispensabili l’uno per l’altra, opposti che scontrandosi, rimanevano uniti nel profondo, un legame che avrebbe resistito nonostante tutto.
“Nonostante tu sia un gran presuntuoso, maleducato e bugiardo...”
Rieccola. Forse l’abbraccio non aveva funzionato nemmeno quella volta.
“...odio sempre quando devi partire.”
Ah, allora forse aveva funzionato per davvero.
Sorrise con il volto appoggiato sulla spalla di Leia, stringendola di più a sè, e sussurrò qualcosa nel suo orecchio.

“Allora, cosa ne pensi del nome Ben?”
  
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