Se qualcuno, sei mesi prima, le avesse detto che sarebbe finita con lo sposare quella stupida scimmia, Mamushi avrebbe di certo fatto divorare quel bugiardo dai suoi terribili Naga.
Invece eccola lì, davanti allo specchio della sua stanza, con sua madre sorridente e le sue sorelle che, tra lacrime di disperazione, le sistemavano l’abito da cerimonia.
«Sorellona, sei ancora in tempo per ripensarci…» piagnucolò Ao, mentre Nishiki accanto a lei annuiva.
«Non mi tentate» sbottò lei, stringendo i lacci sulla vita.
Certo, non aveva mai manifestato il suo consenso a quel matrimonio, ma non aveva nemmeno rifiutato con decisione; e come avrebbe potuto? Nonostante tutto, si ritrovava ogni giorno a osservare di nascosto il suo futuro marito, mentre un sospiro le sfuggiva dalle labbra increspate da un sorriso. Lui puntualmente la sorprendeva, le sorrideva con quella sua smorfia tenera e beffarda e lei, all’istante, recuperava la sua maschera sfacciata, facendogli una linguaccia. Era la loro routine, ormai, e lei non si riconosceva più. Che razza di maleficio diabolico le aveva fatto?!
«Sono certa che sarete felici, insieme» sorrise sua madre, acconciandole i capelli. «Ho sempre saputo che vi sareste sposati!».
«Mamma!» protestarono le sorelle, in coro.
Mamushi la fissò, sbalordita.
«Cosa… cosa hai detto?».
«Beh, cara, fin da quando eravate bambini tu e Juuzou avete sempre avuto un rapporto… particolare».
«Ma se non abbiamo fatto altro che prenderci a botte a ogni occasione buona!».
Sua madre scosse la testa, con l’aria di qualcuno che la sapeva lunga.

«Mamushi, hai ancora molte cose da imparare, sull’amore» le diede un bacio sulla tempia destra. «Spero che Juuzou sia un buon maestro, per te».
La ragazza rimase molto colpita da quelle parole. Juuzou, in quei mesi, era già stato in grado di insegnarle tanto. Aveva capito che non avrebbe mai potuto esistere senza di lui al suo fianco. Aveva imparato che, più di ogni altra cosa, desiderava costruire una famiglia con lui e tramandare ai propri figli i loro compiti e le loro conoscenze; ma soprattutto, aveva imparato che faceva parte della sua vita, ormai, per quanto si sforzasse di ostentare indifferenza.
«Dopotutto non ne capisce molto nemmeno lui, dell’amore!» rispose invece Mamushi, sbuffando.
Scoppiarono a ridere e, tra quelle risate, anche l’ultimo nastro fra i suoi capelli fu sistemato.
«Sei pronta, bambina mia. Possiamo andare».

 

«Piantala, Kinzou, mi dai sui nervi! Non mi sto suicidando, mi sto semplicemente sposando!».
«Appunto! Ti stai sposando con quella serpe! Hai presente, Hojou Mamushi? L’hai sempre odiata, da una vita a questa parte!».
Juuzou sbuffò, esasperato, mentre infilava il tradizionale abito nero. Renzou gli passò i sandali cerimoniali, con aria assorta.
«Kinzou non ha tutti i torti, fratellone. L’ultima volta che vi ho visti insieme Mamushi ti ha spaccato una bottiglia di sakè in testa!».
«Beh, è una tipa violenta, è vero… però mi ama, lo so, e anche io la amo» rispose, con un leggero sorriso sulle labbra.
Kinzou fece una faccia disgustata, prendendo un vaso tra le mani e fingendo di vomitarci dentro. Renzou, gli diede dei colpetti sulla schiena, sconsolato.
Juuzou sorrise sornione, sistemandosi i capelli.
«E poi io ho due fratelli, e lei due sorelle. Chissà se un giorno la nostra famiglia e la sua avranno altre parentele in comune…!».
I due ragazzi urlarono, terrificati, abbracciandosi a vicenda e facendo gesti di scongiuro.
«Non sia mai!» urlarono in coro.
Juuzou rise, allegro. Era sempre un piacere prendere in giro quei due idioti! Subito dopo, però, un bastone lo colpì alla nuca, facendolo urlare dal dolore.
Suo padre, dietro di lui, lo fissava con aria severa.
«Juuzou! Smettila di terrorizzare i tuoi fratelli».
«Stavo solo cercando di fargli capire che non è una tragedia sposare una delle figlie di Hojou… o almeno, non più di tanto».
«Non ci credi nemmeno tu» sbottò Kinzou, ma si astenne dal fare ulteriori commenti: non voleva che il suo amato fratello continuasse a cercare di “fargli capire” il suo punto di vista. Dopotutto la decisione era sua, peggio per lui!
«Andiamo, figlioli, comportatevi da uomini maturi, almeno per oggi. È un giorno molto importante e solenne. Chiunque di voi oserà disonorare la nostra famiglia avrà la giusta punizione dal sottoscritto».
I tre rabbrividirono, ignari che anche il padre, così come Juuzou, aveva la malsana abitudine di terrorizzare volutamente i propri figli.
Juuzou finì di prepararsi, fece un sospiro e si alzò in piedi. Suo padre poggiò entrambe le mani sulle sue spalle, annuendo con fiducia.
«È ora di andare».
Vedendo l’espressione solenne del padre, i tre fratelli annuirono con serietà, raddrizzando le schiene. Fu allora che Juuzou comprese appieno l’importanza del passo che stava per compiere. La sua vita sarebbe radicalmente cambiata e, con essa, anche quella della sua famiglia. Avrebbe avuto nuove responsabilità, nuovi impegni. Non si trattava solo di sposare Mamushi, ma tutto ciò a lei collegato. Il prestigio delle loro famiglie, la fiducia in loro di tutto il tempio. Non sarebbero mancate nemmeno le aspettative: era sicuro che sua madre gli avrebbe ripetuto ogni giorno di “volere un nipotino al più presto”.
Era pronto per essere un marito, un genero, un… padre?
Deglutì. La paura stava prendendo piede anche in lui, ma non l’avrebbe certo spinto a tirarsi indietro. Lui amava davvero Mamushi, e sapeva che, tra tutte quelle difficoltà, avrebbe sempre potuto fare affidamento su di lei. Ecco cos’era il matrimonio.
Annuì, deciso.
«Sono pronto. Andiamo.».