Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kotoko_chan    11/01/2016    2 recensioni
Breve storia in cui i nostri protagonisti dovranno affrontare un nuovo attacco e avranno a che fare con i loro sentimenti più profondi. Buona lettura =)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Fumo.
 
Fumo ovunque.
 
Caldo.
 
Un caldo opprimente che non permetteva di respirare come si deve.
 
Voci lontane.
 
Urla strazianti.
 
“EREN!”
 
Eren?
 
“EREN!!!”
 
“Eren…”
 
Se solo avesse saputo che cosa sarebbe successo di lì a poche ore, a quell’ora forse, poteva stare tra le sue braccia in un posto sicuro.
 
12 ore prima
 
Erano le 08:30 del mattino e l’intera squadra del capitano Levi era in piena attività. Tutti si stavano occupando di pulire il rudere in cui si erano accampati la sera prima. Per via della stanchezza, il capitano era stato clemente posticipando il momento delle pulizie al giorno dopo e ora, girava con uno strofinaccio legato in testa, inseguendo i suoi sottoposti, passando le sue lunghe dita anche nei posti più assurdi, torturando così i poveretti con eccessivo zelo.
Mikasa e Armin si stavano occupando della pulizia della cucina mentre, Eren e Jean, erano occupati a scaricare i carri dei viveri necessari. Il capitano aveva comunicato che si sarebbero fermati lì per qualche giorno fino al ritorno del comandante Elvin.
Eren si mise sulle spalle alcune coperte, intenzionato a portale ai piani superiori. Quella notte si erano arrangiati dormendo ammassati nelle stalle tranne il capitano Levi, l’unico ad aver tirato a lucido la sua camera. Stranamente aveva concesso ad Eren la possibilità di dormire con i suoi compagni; di solito, a causa delle direttive ricevute, doveva passare la notte nei sotterranei per controllare eventuali trasformazioni.
Nonostante ciò era nervoso, non tanto per il timore di trasformarsi in titano e divorare tutti ma perché, nell’ultimo periodo, ogni volta che posava i suoi enormi occhi smeraldo sul capitano Levi provava sentimenti contrastanti. C’erano momenti in cui credeva di provare ammirazione in uno dei migliori soldati della storia e lo guardava con orgoglio cercando di apprendere il più possibile da lui. In altri momenti invece, il suo cuore accelerava velocemente per un semplice tocco, quando lo guardava con i suoi occhi così piccoli eppure ricchi di significato e, quando pronunciava il suo nome, Eren.
“Eren”.
“Proprio così” pensò chiudendo gli occhi.
“Eren”,
“Mmm…”
“Ohi, Eren! Dormi in piedi?”
Eren aprì gli occhi e si voltò velocemente, trovando il capitano in persona intento ad osservarlo perplesso. Aveva calato il fazzoletto che gli copriva la bocca durante le pulizie e, con un altro, si stava asciugando le mani bagnate.
“Capitano Levi!” esclamò lui battendo i piedi e portandosi il pugno destro sul cuore.
A causa di quel movimento, fece cadere le coperte, alzando nuvolette di polvere.
“Maledizione!” imprecò mentalmente.
Si chinò per raccoglierli, sotto lo sguardo furioso del capitano.
“Capitano, mi dispiace… le lavo immediatamente!” disse impressionato dalla rabbia che usciva come un’aura minacciosa da quella figura così piccola.
“Chi si è occupato dei corridoi?” chiese con un sibilo.
“Eh?” chiese confuso.
“Chi-si-è-occupato-della-pulizia-dei-corridoi-Jaeger!”
Eren arretrò di un passo. Quando era così furioso tutti cercavano di stargli alla larga.
“Sa-Sasha, signore!” rispose evitando il suo sguardo.
“Quella mocciosa che mangia a sbafo, me la pagherà cara!” disse irritato.
“S-sì!”
Levi gli scoccò un’altra occhiata furiosa e se ne andò senza aggiungere altro. Eren tirò un sospiro di sollievo, felice che non se la fosse presa con lui. Si sistemò meglio le coperte sulla spalla destra e tornò indietro, se non le avesse lavate il capitano come minimo lo avrebbe scuoiato vivo. Uscì fuori dal rudere dirigendosi verso il corso d’acqua che aveva individuato la sera prima al loro arrivo. Il sole gli illuminò il volto, costringendolo a socchiudere gli occhi per non rimanere abbagliato e, inspirò a pieni polmoni quell’aria così fresca. In città era molto più pesante e nell’ultimo periodo non sentiva altro che l’odore putrido dei corpi in decomposizione. Da quando era entrato nella legione esplorativa non aveva fatto altro che vedere i suoi compagni cadere uno dopo l’altro a causa dei giganti. Temeva sempre che questo potesse succedere anche alla sua nuova squadra. Cosa avrebbe fatto se avesse perso sua sorella Mikasa o il suo migliore amico Armin? Gli importava perfino di quel bastardo di Jean. E poi, cosa avrebbe fatto se fosse venuto a mancare il capitano Levi?
Strinse convulsamente la coperta immersa nell’acqua gelida del fiumiciattolo. Cos’era quel sentimento che provava? In tutti gli anni della sua vita aveva sempre provato dei sentimenti di attaccamento nei confronti della sua famiglia e dei suoi amici, quindi perché il suo cuore batteva così forte al sol pensiero del capitano?
Tirò fuori la coperta strizzandola per eliminare l’eccesso d’acqua e la depositò sull’enorme masso posto accanto a lui. Pensieroso, si sdraiò sull’erba, coprendosi gli occhi con il braccio destro.
“Che pace” pensò “chissà se con la conquista del mondo troveremo bei posti. Acque bollenti, lande ghiacciate, distese di sabbia…”
Nonostante fosse cresciuto e sapeva che espugnare il mondo dai giganti fosse difficile, continuava a sognare. Forse avrebbe avuto una casa tutta per sé proprio come il rudere in cui stavano alloggiando, con un corso d’acqua come quello. Mikasa con suo marito avrebbero portato i suoi nipoti a giocare lì. Armin lo vedeva bene nei panni di insegnante… Jean forse si sarebbe dato una calmata decidendo di sposarsi. Lui invece avrebbe vissuto nella sua accogliente casa, partendo spesso in compagnia del capitano Levi per esplorare le terre incontaminate…
Si alzò di scatto spalancando gli occhi.
“Aspetta un attimo. In compagnia del capitano Levi? Eren riprenditi!!!”
Si passò entrambe le mani sulla testa scompigliandosi con forza i capelli.
“Maledizione!”
“C’è qualche problema?”
Un’ombra oscurò la sua visuale e alzò gli occhi per guardare il nuovo venuto.
“Capitano” disse lui alzandosi immediatamente “non stavo poltrendo, stavo…” si chinò per raccogliere una coperta e corse ad immergerla nell’acqua.
“Eren” disse lui avvicinandosi.
Si accomodò accanto a lui, adagiandosi piano sull’erba fresca. Eren cominciò a strofinare con rigore, ignorandolo. Il suo cuore batteva forte e sentiva il volto accaldato.
“Calma Eren. Calma!” pensò.
“Eren” lo chiamò nuovamente afferrandogli un braccio.
Eren si voltò verso di lui, il volto arrossato e gli occhi lucidi. Grazie al sole brillavano come due smeraldi.
“Se hai qualche problema puoi parlarne con me” disse pacato togliendoli di mano la coperta.
Cominciò a lavarla al suo posto, con molta cura, come se stesse lavando un essere umano.
“Sto bene” disse di getto Eren prendendo un’altra coperta. Non poteva stare fermo mentre il capitano lavava al suo posto.
Levi si fermò, guardandolo con attenzione. Stava strofinando quella coperta con foga, come se stesse combattendo una battaglia personale.
“E’ successo qualcosa che ti ha turbato?” chiese riprendendo a lavare.
Eren gli lanciò un’occhiata non credendo alle sue orecchie. Da quando il capitano era così gentile? Forse aveva una speranza?
Scosse la testa esterrefatto.
“Ma quale speranza! Eren, basta! Sei un uomo e lo è anche lui! È il tuo capitano! Anche se lo trovi estremamente carino…”
“Rientro” disse all’improvviso alzandosi.
Doveva andare via di lì, prima di commettere qualcosa di cui si sarebbe pentito per sempre. Posò la coperta sull’erba ma, dopo un paio di passi, una mano fredda e bagnata bloccò il suo braccio.
“Ehi ragazzino, la mia pazienza ha un limite e se continui a fare così ti spezzerò tutte le ossa del corpo” disse minaccioso il capitano, stringendo la presa.
Eren sorrise sprezzante, voltandosi lentamente verso di lui. Quel contatto non era spiacevole ma tutto il contrario.
“Si aggiusterebbero in poco tempo” replicò coraggiosamente.
Inizialmente il capitano spalancò gli occhi per quella risposta. Non era da tutti risponderlo così, a testa alta, poi li strinse con fare minaccioso.
“Stai giocando con il fuoco, bastardo”.
“Lo so” confermò lui liberandosi dalla presa con uno strattone. Se fossero rimasti ancora così, probabilmente gli sarebbe saltato addosso senza contegno.
Imbarazzato da quei suoi stessi pensieri, gli diede le spalle, sperando che non avesse visto il suo rossore. Il capitano si avvicinò e lo voltò con forza.
“Ma che…” disse Eren chiudendo gli occhi pronto a subire il colpo. Aveva esagerato e lo sapeva.
Rimase stupito quando però, una mano fredda, si fermò delicatamente sulla sua fronte. Aprì gli occhi trovando a pochi centimetri di distanza il capitano Levi che con espressione concentrata lo stava fissando.
“Non hai la febbre” disse perplesso “eppure sei rosso in volto e sembri accaldato”.
“Sono nella merda! Mi ha scoperto!” pensò cercando di allontanarsi al suo tocco solo che il capitano lo aveva anticipato scostando la mano.
“… oppure…”
“Cazzo!” era talmente impallidito da aver perso in un batter d’occhio tutti i segni d’imbarazzo.
“… ti sei trasformato?”
Eren sospirò di sollievo. La sua trasformazione in titano comportava l’aumento della temperatura corporea. Però se gli avesse detto una bugia di quella portata forse gli avrebbe per davvero spezzato tutte le ossa del corpo.
Deglutì nervosamente mentre il capitano continuava ad osservarlo in attesa di una risposta. Una leggera brezza tirava da nord, scompigliando i capelli corvini del capitano e, i suoi occhi piccoli sembravano più lucenti. Era l’effetto del sole?
Non seppe cosa accadde dopo, non ricordò nemmeno il motivo per cui l’aveva fatto. Per pararsi il culo? Probabile. Sapeva solo che aveva detto la più grande cazzata della sua vita.
“Capitano, lei mi piace!”
Il silenzio che scese tra i due fu talmente lungo che Eren credette di morire per la vergogna. Il capitano lo stava guardando con la bocca aperta e gli occhi spalancati, troppo sorpreso per poter dire qualcosa.
“Eren” riuscì a dire infine.
“Lo dimentichi!” esclamò lui diventando più rosso.
“Eren, ascolta…” ritentò.
“Non mi avrà preso sul serio? Ah! Mi stanno chiamando!” disse cercando un motivo per svincolare.
“Jaeger” disse con tono freddo.
“Bene, l’ho fatto incazzare… cazzo Eren, cazzo!”
“Noi non possiamo stare insieme” disse fissandolo in volto.
L’imbarazzo di Eren scomparve, sostituito dalla delusione. Cosa si aspettava d’altronde? Una risposta affermativa? Doveva essere un pazzo.
“Siamo in guerra Eren, non possiamo perdere tempo in relazioni inutili e dannose. Capisci cosa intendo?” continuò con la sua solita compostezza.
“S-sì…” mormorò lui guardandosi con imbarazzo gli stivali.
“Ed ora vai aiutare gli altri, finisco io qui. Farò finta che non sia successo nulla” ordinò con tono autoritario.
Eren annuì e, a testa bassa, scappò verso il rudere, troppo imbarazzato per parlare. O forse perché temeva di piangere di fronte a lui?
Levi si avvicinò al fiumiciattolo prendendo una coperta e immergendola nel fiume. Iniziò a strofinarla finché la buttò sulle altre con rabbia. Si sedette con un tonfo sull’erba coprendosi il volto tra le mani. Che cosa aveva appena fatto? Era da tanto che osservava con interesse particolare quel ragazzino. Tutto era iniziato a causa della raccolta di dati sulle sue abilità da titano poi, con il tempo, aveva iniziato ad osservarlo anche al di fuori di quel contesto. Gli piaceva la sua determinazione, il suo coraggio, la sua testa calda, il suo sorriso. Per non parlare degli occhi… due smeraldi che cambiavano tonalità in base la luce, diventando ogni volta sempre più magnetici.
Abbassò le mani osservando con aria assente lo scorrere lento del fiumiciattolo. Non poteva avere relazioni in quel momento, non che fosse proibito da qualche legge della legione ma, sapeva che Eren sarebbe diventato il suo punto debole. Come avrebbe fatto, durante la battaglia, a mantenere la concentrazione necessaria per salvare i membri della sua squadra se sapeva che anche Eren era in pericolo? Doveva trattarlo come tutti gli altri. Inoltre non sapeva quando tutto sarebbe finito, lui poteva morire da un momento all’altro e non avrebbe sopportato un altro dolore così forte nella sua vita. Aveva già perso tutto e non voleva rivivere più momenti così dolorosi.
“Ho fatto la cosa giusta” pensò riprendendo a pulire.
Eppure, nonostante la decisione appena presa, il suo cuore pesava più di qualsiasi gigante che avesse mai incontrato.
 
***
 
Era passata da poco l’ora di pranzo e i ragazzi stavano oziando pigramente sul prato di fronte al rudere, godendosi gli ultimi raggi del sole autunnale. Mancavano all’appello solo Levi, Eren, Mikasa e Armin che si erano allontanati per poter osservare Eren dopo la sua trasformazione in titano.
Eren non era proprio dell’umore giusto per essere osservato con intensità dal capitano, neanche sotto forma di titano e Mikasa, cogliendo il suo malumore, lo allontanò dal resto del gruppo per poterne parlare, anche perché Levi e Armin stavano decidendo quale fosse il luogo adatto per la trasformazione.
“Eren, tutto ok?” chiese preoccupata.
La sua cara sorellina sapeva leggerlo come un libro aperto e non riuscì a mentirle. Dopotutto aveva capito da molto tempo l’interesse che lui provava nei confronti del capitano, forse prima di Eren stesso.
“Mi ha rifiutato…” mormorò con un filo di voce tanto che, Mikasa, dovette sporgersi verso di lui per sentirlo “… e… fa male da morire, Mikasa”.
“Ok, lo uccido” commentò semplicemente mentre il suo volto assunse un’aria omicida.
“No! Mikasa!” urlò lui quando vide la sorella andare verso il capitano.
Fu un attimo. Ci fu un’esplosione e il braccio che aveva protratto verso di lei divenne bollente, ingigantendosi a dismisura. L’afferrò con forza, smozzandole il respiro.
“E-Eren…” riuscì a dire senza fiato, il volto contratto dal dolore.
Il capitano e Armin furono subito al fianco di Mikasa. Armin guardava l’amica con apprensione mentre Levi stava cercando di capire cosa fosse successo.
“N-non re…respiro” disse Mikasa “Eren…” aggiunse supplichevole verso il fratello.
Eren aveva il volto contratto dalla paura e non sapeva cosa fare. Stava cercando in tutti i modi di allentare la presa, senza successo.
“Non-ci-riesco!” sillabò a fatica, in tono disperato.
“Eren, cerca di respirare, rilassati” disse Armin correndo verso la sua direzione.
Per tutta risposta la presa divenne più forte e Mikasa urlò.
“EREN!”
L’urlo proveniva dai suoi compagni, giunti sulla scena dopo aver sentito il boato.
“Pazzo bastardo, che stai facendo a Mikasa? Liberala subito!” urlò Jean raggiungendolo.
“State tutti indietro!” ordinò il capitano.
La sua voce risuonò tutt’intorno e i ragazzi si zittirono lanciando occhiate agitate a Eren e Mikasa che intanto faceva sempre più fatica a respirare.
“E-Eren…” mormorò lei.
“Eren” lo chiamò il capitano con calma. Si avvicinò lentamente, fissandolo negli occhi.
Eren si voltò dalla sua parte, sconvolto. Non sapeva cosa fare e aveva paura che il capitano lo stesse guardando con disgusto. Quando decise di ricambiare lo sguardo vide che lui era tranquillo e non lo stava giudicando.
“Eren, va tutto bene. Respira con calma, rilassati” disse con tono pacato.
“C-ci sto provando!” urlò agitato.
“Ce la puoi fare, concentrati”.
Eren obbedì e chiuse gli occhi respirando. Pian piano si rese conto di riuscire a controllare il braccio.
“Sì!” esclamò.
La mano si aprì all’improvviso e Mikasa cadde a terra tossendo.
“MIKASA!” urlarono all’unisono Jean e Armin.
“S-sto bene” balbettò mentre i due ragazzi la aiutavano ad alzarsi.
Eren riuscì a liberare il suo braccio che guardò con profondo disgusto: stava per uccidere sua sorella, l’unico membro della famiglia rimasto.
“Eren” disse Mikasa avvicinandosi, sostenuta da Armin e Jean “va tutto bene” aggiunse con tono rassicurante.
Lui alzò lo sguardo leggendo la rabbia negli occhi di Jean e l’ansia negli occhi dei suoi amici.
“Sono un mostro…” mormorò osservando le sue mani tremanti.
“No, Eren…” iniziò Mikasa ma fu tutto inutile.
Si morse un dito e con un’esplosione che costrinse tutti a scappare, si trasformò in titano.
“EREN!” urlarono all’unisono Armin e Mikasa.
Lui li ignorò, correndo via, il più lontano possibile da loro. Che cos’era diventato per fare del male a sua sorella?
“Un mostro!”
Che diritto aveva di vivere tra gli esseri umani quando non era in grado di regolarsi?
“Sono un mostro!”
Stava sfrecciando come una saetta, distruggendo tutto al suo passaggio, incurante del panico che stava seminando tra i pochi abitanti rimasti in quella zona. Ciò che desiderava era sparire dalla faccia della terra: aveva fatto del male a sua sorella, deluso i suoi amici che avevano posto tanta fiducia in lui e aveva ricevuto un rifiuto netto dal capitano Levi.
Rallentò la corsa. Come poteva guardare in faccia il capitano dopo ciò che aveva fatto?
“Non posso più restare qui, sono un mostro!”
 
***
 
L’intera squadra Levi era in fermento. Tutti erano corsi all’interno per indossare l’attrezzatura per effettuare il movimento tridimensionale e a sellare i cavalli. Dovevano seguire Eren e riportarlo alla ragione, non potevano permettersi di lasciarlo scorrazzare liberamente, lo avrebbero ucciso o peggio: si sarebbe fatto uccidere di proposito.
“Maledizione!” sbottò Armin con mano tremanti. Era la terza volta che cercava di indossare l’attrezzatura, con scarso successo.
“Dai qua” disse Mikasa con la sua solita aria di compostezza.
“Mikasa… stai bene?” chiese l’amico preoccupato.
“Sì” rispose frettolosamente correndo verso l’esterno. Già buona parte della squadra stava salendo in sella, pronti a partire all’inseguimento.
Il capitano Levi stava urlando degli ordini dal suo cavallo, creando una formazione che permettesse alla squadra di circondare e far ritornare umano Eren. Nonostante la sua aria autoritaria, Mikasa riuscì a cogliere l’agitazione negli occhi del capitano che da freddi erano diventati ardenti. Era determinato, non voleva perdere Eren per nessun motivo e, osservandolo meglio, capì che non era solo perché lo stava studiando o per altro, provava qualcosa per lui, ne era certa.
“Capitano Levi” lo chiamò avvicinandosi a cavallo.
“Ackermann” disse appena la vide “resta sul mio fianco destro e Arlert” continuò guardando Armin dirigersi verso la loro direzione “sul mio fianco sinistro. Al momento noi tre siamo gli unici che possono portarlo alla ragione, quindi cercheremo di salire su di lui. Tutto chiaro?”
“Sì!” dissero all’unisono determinati.
“Gli altri cercheranno di rallentarlo. Andiamo!” urlò rivolto alla sua squadra “dobbiamo recuperare Eren prima che sia troppo tardi!”
“SIII!!!” urlarono spronando i cavalli.
Partirono all’inseguimento, rintracciando immediatamente le sue tracce e notando i danni che aveva creato al suo passaggio.
“Questo sarà difficile da trattare con il governo” borbottò Jean.
Gli altri non aggiunsero altro e Levi digrignò i denti. Sapeva che era vero: se Eren non fosse morto in quell’occasione, ci avrebbe pensato il governo.
“Capitano!” disse improvvisamente Armin allarmato.
“Cosa succede?” chiese.
“Eren… credo si stia dirigendo verso le mura!”
Levi lanciò un’occhiata veloce alla sua sinistra riflettendo.
“Questo vuol dire che…” disse Mikasa incredula.
“… ha deciso di unirsi ai giganti” concluse Armin.
Mikasa strinse gli occhi e spronò il cavallo, imitata dal resto del gruppo.
“Quel bastardo! Dobbiamo fermarlo!” urlò Jean stupendo tutti. Non era mai stato in buoni rapporti con Eren e quel cambio repentino li aveva sorpresi.
Il capitano rimase in silenzio, guardando dritto di fronte a sé, nella speranza di individuare Eren. Se solo vicino al fiume gli avesse confessato i suoi sentimenti… forse in quel momento si sarebbero trovati insieme, in qualche stanza del casolare abbandonato.
“Maledizione!” sbottò.
“Capitano!” urlò Connie improvvisamente “le mura!!”
“Le vedo babbeo!” urlò di rimando, infastidito.
“No! Guardi meglio!” replicò senza timore.
Levi strizzò gli occhi e riuscì a vedere una figura gigantesca che tentava di arrampicarsi.
“Eren!” esclamò Sasha.
Si affrettarono in quella direzione pronti ad intervenire quando, improvvisamente un boato li costrinse a distogliere lo sguardo da Eren per posarlo verso l’alto. Una testa enorme stava facendo capolino dalle mura, guardando nella sua direzione.
“Berthold…” disse Armin incredulo.
“Perché proprio ora!?” urlò Jean.
La mano gigantesca di Berthold lanciò qualcosa all’interno delle mura rallentando per un momento la corsa della squadra.
“Ma cos…” disse Connie stupito.
“GIGANTI!!!” urlò Sasha “STA BUTTANDO I GIGANTI ALL’INTERNO DELLE MURA!”
“EREN!” urlò Armin quando si accorse che stavano per cadere addosso a lui.
Eren, accorgendosi della presenza del gigante colossale, si scansò in tempo, evitando gli altri. L’urto provocato dalla caduta dei giganti, generò alcune scosse lievi che spaventarono i cavalli.
“Buono!” urlò Mikasa cercando di calmare il suo cavallo, imitata dall’intera squadra.
Intanto Eren si era allontanato dalle mura, guardando con odio verso l’alto. Cosa diavolo stava succedendo? Perché quell’attacco improvviso? E poi perché proprio in quel momento?
Il gigante colossale emise un suono spaventoso che costrinse tutti a tapparsi le orecchie, inclusi i giganti caduti oltre le mura. Solo Eren continuava a guardare in alto, agitato.
“EREN!” sentì urlare.
Si voltò e vide l’intera squadra ricognitiva correre a cavallo verso la sua direzione. Alcuni lo superarono, lasciando i cavalli e utilizzando l’attrezzatura per attaccare i giganti.
“EREN!” urlò Mikasa salendo su di lui “sei impazzito? Come ti è venuto in mente di fuggire via così!?”
“Eren!” esclamò Armin raggiungendo Mikasa “stai bene?”
Eren per tutta risposta li afferrò con la mano e li depositò vicino ai cavalli.
“Eren! Cosa diavolo stai facendo ora!?” disse Mikasa arrabbiata.
Lui fece cenno con le sue mani titaniche, invitandoli ad andare via.
“Ma perché? Cosa sta succedendo? Che significa quell’urlo?” chiese Armin velocemente.
Eren li spinse contro i cavalli e si mise nuovamente dritto correndo verso la squadra.
“EREN!” urlò Armin.
“Seguiamolo” disse Mikasa.
Corsero verso le mura, evitando i corpi dei giganti appena uccisi dalla squadra ricognitiva e da Eren al suo passaggio. Dovevano arginare l’invasione, prima che fosse  troppo tardi. All’improvviso Eren emise un urlo talmente potente da costringere anche il gigante colossale a fermarsi nel lanciare i giganti all’interno delle mura.
I titani si voltarono a guardarlo per poi iniziare a uccidersi tra di loro, consentendo alla squadra ricognitiva di ritirarsi e portare in salvo i feriti. Levi si diresse immediatamente verso Eren, pronto ad arrampicarsi su di lui per parlargli. Man mano che si avvicinava si rese conto che qualcosa non andava: Eren continuava a guardare Berthold agitato.
“Eren…” disse cercando di capire.
Anche se Berthold avesse sfondato le mura favorendo l’ingresso dei giganti, potevano sfruttare il suo potere per tenerli lontani. Per quanto potesse essere gigantesco, Berthold era lento nei movimenti e non sarebbe stato difficile da sconfiggere…
Eren improvvisamente corse dalla sua parte allungando la sua mano gigantesca verso di lui. Lo afferrò e, per l’effetto della rincorsa, andò a sbattere con la schiena contro le mura.
“Ma cosa diavolo…?” disse Levi cercando di aprire un varco tra le dita possenti di Eren.
Un forte terremoto lo fece cadere e sentì la sua squadra urlare ed Eren irrigidirsi. Aprì la mano e il capitano vide che, nel punto in cui stava pochi secondi prima, qualcosa di gigantesco era caduto creando un’enorme voragine. Da essa emerse una figura familiare che lo mise in allarme.
“Reiner” disse.
Come se l’avesse sentito, il gigante corazzato si voltò lentamente verso di loro. Eren si alzò in piedi di scatto e corse verso gli alberi più vicini. Levi si mantenne, sbigottito: Eren non era il tipo da fuggire così davanti ad un nemico, il più delle volte l’aveva dovuto bloccare per il suo eccessivo altruismo.
Nel momento in cui raggiunse gli alberi, lo depositò sul ramo più vicino e, dopo uno sguardo fugace, corse nuovamente verso le mura.
“EREN!” urlò Levi capendo.
Era corso lì per salvarlo, non voleva che Reiner lo uccidesse.
“Capitano!” urlò Jean raggiungendolo.
Il resto della squadra si sparse sui vari rami, osservando impotenti la battaglia che stavano conducendo Eren e Reiner.
“Dobbiamo fare qualcosa! Gli altri giganti sono morti grazie ad Eren, ma Reiner è un osso duro. È molto più forte di lui!” disse Connie agitato.
“Non me ne frega un cazzo! Io vado da mio fratello!” urlò Mikasa.
“Ferma” ordinò calmo Levi, guardando l’intera scena della battaglia.
Eren sembrava per il momento in grado di tener testa a Reiner, i giganti erano tutti i morti, tranne uno: il gigante colossale stava osservando la scena dall’alto.
“Dobbiamo dividerci” disse “metà della squadra aiuterà Eren a sconfiggere Reiner, l’altra affronterà il gigante colossale. Al momento è distratto dalla battaglia e non sta continuando a lanciare giganti, quindi dobbiamo risalire le mura”.
La squadra ascoltava con attenzione le parole del capitano: non erano più le reclute impaurite da tutto e tutti, erano dei veri soldati determinati, pronti a dare le loro vite per salvare il resto degli esseri umani che vivevano all’interno di quelle mura.
“Jean, tu guiderai la squadra che attaccherà Berthold. Puoi scegliere chi vuoi, tranne Mikasa e Armin, mi aiuteranno qui con Eren”.
“Sì!”
Nel giro di pochi minuti si separarono partendo all’attacco. Levi, prima di abbandonare la loro postazione sugli alberi, lanciò un’occhiata verso l’interno, nella speranza di scorgere i rinforzi. Aveva mandato Connie a chiedere aiuto e sperava che si sbrigasse a tornare, non sapeva per quanto tempo sarebbero riusciti a tenere a bada ben due giganti anomali. Aveva deciso di non mandare Armin e Mikasa con Jean perché sapeva che non si sarebbero concentrati, troppo preoccupati per le sorti di Eren. Anche lui in realtà, nonostante avesse deciso di rifiutarlo per il bene della sua squadra durante le missioni, in quel momento si sentiva in colpa per quella decisione e avrebbe fatto di tutto per salvare Eren e i suoi compagni. Dovevano tornare in città e doveva portare Eren con sé… se solo non lo avesse rifiutato… Se solo avesse pensato per una volta a sé stesso…
La battaglia infuriava ed Eren mostrava segni di cedimento mentre Reiner era carico.
“Dobbiamo impedirgli di portarlo di nuovo via!” disse Mikasa salendo su Eren.
“Capitano, non credo che vogliano rapirlo” disse Armin affiancandolo mentre con un balzo evitavano una pedata “vogliono ucciderlo” concluse arrampicandosi anche lui.
Levi strinse gli occhi irritato. In effetti gli attacchi erano molto più violenti dell’ultima volta e Reiner cercava di puntare al collo con ferocia. Eren era una mina vagante troppo pericolosa per i giganti anomali, non sapevano che piani avevano ma uno come lui, che possedeva il potere di controllare i giganti, schierato con gli umani, doveva morire.
“Bastardo!” urlò Levi puntando la nuca.
Le spade rimbalzarono, frantumandosi, perché Reiner aveva cristallizzato la parte per difendersi.
“Maledizione!” urlò Armin.
Mikasa si lanciò all’attacco e con movimenti eleganti, riuscì a ferire in più punti il gigante corazzato. Reiner barcollò portandosi le mani dietro alla nuca istintivamente ed Eren gli sferrò un pugno facendolo cadere a terra.
“SI!” urlò Sasha vittoriosa.
Un pugno improvviso nella sua direzione la fece volare per parecchi metri, facendola poi cadere contro un albero, il corpo immobile, l’ombra di un sorriso.
“NO!” urlò Armin scansando un altro pugno.
Eren si avventò contro Reiner con ferocia, costringendo la squadra ad allontanarsi. Erano diventati un groviglio di corpi, impossibile da distinguere, i colpi sempre più feroci. Intanto dalle mura si sentirono delle urla strazianti: alcuni stavano precipitando, i corpi in fiamme, altri invece si stavano allontanando velocemente. Dal corpo del gigante colossale fuoriusciva un’enorme calore che aveva costretto i soldati a fuggire.
“Stiamo subendo troppe perdite!” commentò Armin spaventato.
Ora negli occhi dei suoi soldati poteva cogliere la paura di morire, quella paura che li attanagliava in ogni battaglia ma mai come in quella occasione: stavano affrontando due giganti anomali e la situazione non era a loro favore.
Levi strinse i pugni, guardando impotente la scena. Per la prima volta non sapeva bene come agire, sapeva che dovevano restare lì ma allo stesso tempo voleva mettere in salvo la sua squadra, Eren… Un boato assordante li costrinse a tapparsi le orecchie e Levi vide del fumo proveniva dalla base delle mura.
“No…” disse abbassando lentamente le mani.
Il gigante colossale aveva creato un’apertura consentendo ai giganti di entrare.
“Non di nuovo…” mormorò Armin spaventato. Mikasa gli si avvicinò e lo prese per mano, avevano entrambi già vissuto quella scena e sapevano cosa voleva dire. Si voltarono entrambi verso un sanguinante Eren che era riuscito a calciare lontano Reiner, anche lui guardò verso le mura e chiuse gli occhi consapevole di ciò che stava accadendo. Voltò la testa verso sua sorella e il suo migliore amico e, con gambe tremanti si mise in piedi, pronto ad emettere il grido che li avrebbe aiutati ad arginare l’invasione. Purtroppo però, Reiner era tornato alla carica, riuscendo a strappargli un braccio.
“EREN!!” urlarono all’unisono Armin e Mikasa.
Corsero verso la sua direzione, pronti ad aiutarlo. Mikasa riuscì a salirgli addosso ferendo al braccio con le sue spade mentre Armin correva verso Eren.
Fu un attimo.
Come se stesse allontanando una zanzara fastidiosa, Reiner colpì con uno schiaffo Mikasa che volò di parecchi metri, poi si voltò verso Eren e afferrò Armin, stritolandolo davanti ai suoi occhi.
Eren spalancò gli occhi, incredulo. La scena era stata talmente rapida da renderla irreale: la mano titanica di Reiner si spalancò, facendo cadere a terra il corpo senza vita di Armin, il suo migliore amico, compagno di avventura, il fratello che non aveva mai avuto…
 
“Dove hai preso quel libro Armin? È proibito!”
“Lo so, ma guarda Eren cosa c’è al di fuori delle mura! Acque bollenti, lande ghiacciate, distese di sabbia… immagina se riuscissimo ad uscire e visitare questi posti, niente più mura a delimitare la nostra vita, solo spazi incontaminati e la nostra libertà…”
 
Guardò verso destra dove il corpo inanimato di Mikasa si era fermato a pochi metri di distanza da alcuni fiori selvatici…
 
“Qualunque cosa accada, noi saremo sempre insieme Eren. Sempre”.
 
L’urlo che emise costrinse tutti suoi compagni a voltarsi verso di lui e Levi corse immediatamente dalla sua parte, infliggendo prima il colpo di grazia al gigante contro cui stava combattendo. Doveva sbrigarsi…
Eren si era alzato in piedi e il braccio gli era ricresciuto in un colpo.
Correre…
Era visibilmente stanco ma allo stesso tempo il suo sguardo era determinato.
Più veloce…
Eren si avventò su Reiner e la battaglia riprese con più ferocia di prima.
Doveva raggiungerlo prima che fosse troppo tardi…
Un colpo deciso da parte di Reiner fece saltare la testa di Eren e il suo corpo umano fu scaraventato a qualche metro di distanza.
“EREN!” urlò Levi.
Lo raggiunse con un balzo, afferrando quel corpo troppo caldo per essere umano. Intorno a loro si formarono delle fiamme dovute ad alcune esplosioni. Il fumo non gli permetteva di vedere molto e ed Eren era diventato talmente caldo da bruciargli le braccia. Il suo corpo cercava di rigenerarsi ma non stava reagendo come al solito, le ferite non si stavano rimarginando e il sangue colava copioso da tutte le sue numerose ferite. Delle voci urlavano i loro nomi e alcune urla di dolore lo trafissero come una pugnalata al cuore.
L’attacco.
I titani.
La morte.
Tutto era finito.
“L…Le…vi…”
Lui posò lo sguardo su un morente Eren, incapace di trattenere le lacrime.
“S…sca…scappa” rantolò.
“No” disse lui stringendolo forte.
“D…devi…viv…ere…”
“Non posso farlo senza di te” ammise.
Eren riuscì a spalancare gli occhi per la sorpresa e un debole sorriso comparve sul suo volto tumefatto.
“Capitano…” riuscì a dire con il poco fiato rimasto.
Chiuse gli occhi lentamente, sorridendo ancora, mentre Mikasa ed Armin porgevano le loro mani per afferrarlo.
“Eren…” mormorò il capitano posando un delicato bacio sulla sua fronte.
Il rumore della battaglia divenne assordante e un’ombra colossale avvolse entrambi come un mantello nero, pronto a portarli in un nuovo mondo dove avrebbero vissuto finalmente in pace.
 
 
Angolo della follia @.@
Ciao a tutti! Sono nuova in questo fandom, quindi è la prima volta che scrivo una storia con protagonisti Eren e Levi. Inoltre non mi era mai capitato di scrivere una storia del genere, con morte e devastazione ovunque.
Spero che vi sia piaciuta e che siate clementi.
Ciao ;)
 
P.S. ho scritto altre storie su altri fandom, se vi va andate a controllare il mio profilo ;)
   
 
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